onufrio
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lunedì 30 marzo 2020
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senza arte, nè parte
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Un racconto sottotono che narra gli inizi di carriera di Alberto Sordi in un ventennio compreso fra il 1937 ed il 1957. Reso sin troppo semplicistico e sterile, riduce di molto la grandezza del personaggio, valorizzando di conseguenza la semplicità dell'Albertone quotidiano, nei rapporti con la propria famiglia e con l'amico Fellini. Non c'è enfasi, nè passione, un ritratto senza calore, inespressivo. Sufficiente la prova di Edoardo Pesce, il quale ovviamente, non può imitare Sordi, in quanto artista inimitabile.
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wolvie
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mercoledì 25 marzo 2020
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albertone nazionale
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Primi anni della carriera dell' Albertone nazionale, interpretato al meglio da Edoardo Pesce , ma Luca Manfredi alla regia offre una prova troppo televisiva, tant'è che al finale ci si aspetta la preview della prossima puntata. Lo stile è tipicamente da sceneggiato televisivo con i personaggi di contorno, anche semplici figuranti messi al posto giusto (notate quante volte il prete passa davanti al portone di casa Sordi).
Alcuni passaggi sono ben esaminati: il rapporto di Sordi con le donne, con sua madre (2 scene al letto di morte sono troppe), si predilige narrare l amicizia con il giovane Fellini, fino alla nomination all' Oscar per "Il Bidone".
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Primi anni della carriera dell' Albertone nazionale, interpretato al meglio da Edoardo Pesce , ma Luca Manfredi alla regia offre una prova troppo televisiva, tant'è che al finale ci si aspetta la preview della prossima puntata. Lo stile è tipicamente da sceneggiato televisivo con i personaggi di contorno, anche semplici figuranti messi al posto giusto (notate quante volte il prete passa davanti al portone di casa Sordi).
Alcuni passaggi sono ben esaminati: il rapporto di Sordi con le donne, con sua madre (2 scene al letto di morte sono troppe), si predilige narrare l amicizia con il giovane Fellini, fino alla nomination all' Oscar per "Il Bidone".
Un film corretto, direi discretamente filologico, forse grazie all' apporto di Tati Sanguineti come consulente, ma rimane un operina nazionalpopolare, e forse è giusto così.
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