A l'Abordage

Un film di Guillaume Brac. Con Salif Cissé, Asma Messaoudene, Soundos Mosbah, Benjamin Natchouang, Édouard Sulpice Titolo originale A l'abordage. Drammatico, - Francia 2019.
   
   
   

Amore e utopia in riva al fiume

di Fabio Ferzetti L'Espresso

Se in agosto la penuria di bei film tocca livelli record, si può sempre fare un giro (gratuito) su Mubi, piattaforma d' autore che oltre a proporre cicli di classici lancia nuovi talenti. L' ultimo in ordine di tempo, il francese Guillaume Brac, porta nel mondo di oggi il metodo e la poetica di nomi come Eric Rohmer o Jacques Rozier, due padri della nouvelle vague che fecero del vagabondaggio geografico-sentimentale e del cinema a basso costo ma ad alta definizione morale, una scuola ricca di volti e di storie (soprattutto Rohmer; l' irregolarissimo Rozier, oggi 94enne e alle prese con un' incredibile causa di sfratto, ha avuto minor fortuna). Portare quel metodo nel presente significa affrontare un mondo che ha tutt' altro rapporto con le immagini e l' autorappresentazione. I personaggi di Rohmer non si mandavano sms e tantomeno foto sul cellulare. Quelli di Brac sì, almeno in quest' ultimo film (Mubi propone tutta una personale). Nato come esercitazione per gli allievi del Conservatorio d' arte drammatica di Parigi, dunque scritto e girato sul tamburo, "A' l' abordage" parte lungo la Senna, a Parigi, dove il baldanzoso Félix aggancia la fulva Alma per ballare e poi passare la notte insieme, ma prosegue sulle rive di un altro fiume, nel Midi, dove Félix giorni dopo si presenta a sorpresa alla perplessa Alma. Trascinandosi dietro il tenero Chérif, più lo sconosciuto che li ha portati fin lì in auto anche se Félix e Chérif su Bla Bla Car si erano spacciati per ragazze. E molti altri personaggi si aggiungeranno. A questo punto bisogna dire che Félix e Chérif hanno la pelle nera, anche se Brac fa di tutto per non enfatizzare questo "dettaglio" concentrandosi sui sentimenti, sulla difficoltà di capirsi (a vicenda, ma già capire se stessi non è facile), e su un perenne passaggio del testimone che movimenta questo girotondo facendone un micro-romanzo di formazione collettivo pieno di sentimenti, conflitti e soluzioni a sorpresa. Perché tra corse in bici e babysitting selvaggio, riconciliazioni e risse improvvise, ognuno vede negli altri qualcosa che gli altri non sanno, ognuno anche senza volere insegna qualcosa agli altri, ogni amore, amicizia o inimicizia si trasforma prima o poi nel suo contrario. Rohmer era un' altra cosa, certo. Ma Brac e i suoi attori giocano con coraggio e malizia la carta rischiosa dell' utopia.
da L'Espresso, 14 agosto 2021


di Fabio Ferzetti, 14 agosto 2021

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