ashtray_bliss
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martedì 7 agosto 2018
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tully; ovvero l'altra faccia della maternità.
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Bisogna ammettere che con disarmante onesta e dissacrante realismo Tully mette in scena quello che per molte donne e madri rappresenta un vero e proprio calvario. Ovvero quella difficile condizione caratterizzata da depressione post partum mista a stress ed esaurimento nervoso tipico di chi deve crescere dei bambini piccoli assorbendosi spesso il peso e la fatica della gestione interamente sulle proprie spalle.
Mantenendo sempre un tono leggero che non appesantisce il prodotto, ma senza nemmeno cedere eccessivamente nella rappresentazione comica o parodistica, la coppia vincente di Cody e Reitman, forniscono un'amara parabola attuale e verosimile di quello che comporta la maternità; meglio ancora, in cosa realmente consista la maternità.
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Bisogna ammettere che con disarmante onesta e dissacrante realismo Tully mette in scena quello che per molte donne e madri rappresenta un vero e proprio calvario. Ovvero quella difficile condizione caratterizzata da depressione post partum mista a stress ed esaurimento nervoso tipico di chi deve crescere dei bambini piccoli assorbendosi spesso il peso e la fatica della gestione interamente sulle proprie spalle.
Mantenendo sempre un tono leggero che non appesantisce il prodotto, ma senza nemmeno cedere eccessivamente nella rappresentazione comica o parodistica, la coppia vincente di Cody e Reitman, forniscono un'amara parabola attuale e verosimile di quello che comporta la maternità; meglio ancora, in cosa realmente consista la maternità. Non bisogna infatti essere donne e/o madri per accorgersi sin da subito della fatica, dello stress, delle difficoltà di una donna, Marlo, alle prese con due bambini piccoli dei quali uno con bisogni e necessità particolari, e un neonato in arrivo. Marlo appare infatti spenta, esausta, stanca, sfiancata sin da prima di partorire, ricevendo il minimo di aiuto e comprensione da parte del marito, necessariamente assente per lavoro pur di mantenere la famiglia. La situazione peggiora notevolmente con la nascita della bambina facendo precipitare Marlo in un girone infernale di lavoro, notti insonni, allattamento, cura della neonata e degli altri pargoli in attesa delle attenzioni e dei servizi che ci si aspetta da una madre a quell'età. L'asfissiante routine quotidiana porta la donna sull'orlo di un esaurimento nervoso, aggravando il suo già provato benessere ed equilibrio psicofisico fino a quando la donna si deciderà ad accettere l'accattivante proposta del fratello: assumere una tata notturna. Una night nanny che si occupi del bebè e di tutti i suoi bisogni, eccetto ovviamente quello della poppata, e che in questo modo sia di concreto aiuto alla mamma aiutandola a riposarsi le ore della notte e rimettersi in sesto recuperando un po' di serenità e colore.
La tata si presenta sotto forma di una giovane e sgargiante studentessa universitaria, piena di vitalità, humor, intelligenza, energia positiva e intraprendenza che un po' attira e altrettanto spaventa la neomamma Marlo. Tutte le titubanze, i dubbi e le paure delle madri che devono lasciare per la prima volta i propri figli neonati con le tate sono perfettamente disegnate dagli autori i quali rendono lo svolgimento dell'opera il più naturale e verosimile possibile. Nonostante però il carattere premuroso ma esuberante di Tully le due donne riusciranno presto a trovare molti punti di contatto, scoprendo di avere molto più in comune di quel che credono. E nonostante l'evidente age gap che separa - ma non divide- entrambe, sia negli anni che nel fisico e nel ruolo sociale ricoperto, ognuna sarà in grado di sostenere l'altra, creando complicità e dando il via ad un solido rapporto di reciproca amicizia. Sopratutto Tully si mostrerà in grado di contaminare Marlo della sua verve e vitalità, della gioia di vivere, studiare, divertirsi e dirigere la propria vita in assoluta libertà donando nuovamente alla donna che sino a poco tempo prima sprofondava, letteralmente, in una sovrumana mole di lavoro, affaticamento e depressione il senso della bellezza della vita. Anche quando essa prevede tre figli a carico e un marito perlopiù assente. Solo quando Tully annuncerà a Marlo di volerla lasciare, poichè arrivata solo per colmare un vuoto (frase-chiave nel discorso tra le due donne che serve a spiegare gli eventi a seguire) che Marlo si sentirà di nuovo il mondo crollarle addosso e si rivedrà sprofondare in un vortice snervante che non attinge solo all'affaticamento e alla depressione post partum ma ad una nuova e più concreta sfida nella sfera della salute ed equilibrio mentale e fisico. Grazie ad un finale a sorpresa, catartico e rivelatorio, che ricorda molto il modus operandi di Shyamalan sempre pronto a spiazzare lo spettatore, in egual misura Tully è in grado di stupire e col suo amaro, anzi agrodolce finale, riesce a riportare i riflettori sotto un tacito problema sociale al quale spesso chiudiamo gli occhi; il bisogno d'aiuto, gridato in silenzio, di tutte quelle Marlo che con uno o con tre figli non se la cavano da sole nel ruolo materno.
Lontano dagli stereotipi e dallo stigma sociale spesso associato alle madri che chiedono l'aiuto di tate, nonne, asili etc. Tully, privo di retorica e senza polemica, pone delle attuali e pungenti riflessioni sulla necessità di ascoltare e accogliere le voci (anche quelle in sottovoce) di tutte quelle madri e mogli che quotidianamente si prendono carico della famiglia silenziosamente e pazientemente, anche quando il vuoto interiore diventa insopportabilmente grande, pesante e devastante tanto da soffocarle. Senza perdere di vista il tono leggero, talvolta brioso della pellicola Reitman e Cody regalano un'affresco agrodolce sul rapporto tra maternità e sanità mentale fotografando parallelamente in modo impeccabile il confronto generazionale tra due donne diversissime l'una dall'altra che nonostante tutto riescono ad aiutarsi e sostenersi scoprendo, in fondo, di non essere così diverse.
Charlize Theron attrice immensa che si riconferma ancora una volta uno dei volti più versatili e in gamba della nostra epoca. Qui con i suoi 23 kg in più, grossa e sfiancata incarna alla perfezione la disperazione di una madre sulla soglia dei 40 anni senza una via d'uscita dall'insormontabile mole di lavoro - casalingo - quotidiano. Altrettanto brava e convincente Mackanzie Davis nel ruolo della vibrante tata Tully dimostrandosi in grado di reggere egregiamente il confronto con la sua controparte premio Oscar.
In definitiva Tully è un dramedy pienamente riuscita, un ritratto sociale attualissimo e importante che in modo leggero e senza esasperare i toni della narrazione costruisce un vivido affresco del mondo moderno partendo da una tematica molto ben definita e orientata ma riescendo ad affrontare molteplici tematiche non meno complesse o importanti, quali lo scambio e confronto generazionale, i vantaggi della vita da ragazze e signle a scapito di quella di mogli e madri, i molteplici lati oscuri della vita casalinga e della maternità in generale e quello più importante di tutti; il nostro rapporto con la sanità mentale, lo stress e il modo in cui il nostro corpo percepisce e reagisce a tali condizioni. Da vedere: 3/5.
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udiego
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giovedì 26 luglio 2018
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tully
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Per la terza volta insieme, dopo Juno e Young Adult, il regista Jason Reitman e la sceneggiatrice Diablo Cody, con Tully proseguono il loro percorso di emancipazione femminile, portando in questa occasione sul grande schermo una donna ormai così inglobata dalla vita familiare da non riuscire più a pensare ad altro. E solo con la conoscenza di questa esplosiva tata notturna, la protagonista riuscirà a prendere in mano la sua vita di donna e attuare quel cambiamento di cui aveva tanto bisogno.
Nel suo percorso di maturazione Marlo non cerca in Tully solo qualcuno che la aiuti ad accettarsi per quello che è, una madre non convenzionale, dalla natura gioiosa e ribelle, ma rivendica in quella giovane e bella ragazza il suo desiderio di essere mamma affettuosa e donna affascinante allo stesso tempo.
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Per la terza volta insieme, dopo Juno e Young Adult, il regista Jason Reitman e la sceneggiatrice Diablo Cody, con Tully proseguono il loro percorso di emancipazione femminile, portando in questa occasione sul grande schermo una donna ormai così inglobata dalla vita familiare da non riuscire più a pensare ad altro. E solo con la conoscenza di questa esplosiva tata notturna, la protagonista riuscirà a prendere in mano la sua vita di donna e attuare quel cambiamento di cui aveva tanto bisogno.
Nel suo percorso di maturazione Marlo non cerca in Tully solo qualcuno che la aiuti ad accettarsi per quello che è, una madre non convenzionale, dalla natura gioiosa e ribelle, ma rivendica in quella giovane e bella ragazza il suo desiderio di essere mamma affettuosa e donna affascinante allo stesso tempo. Reitman e la Cody sono bravi nello strutturare l’opera in modo che lo spettatore riesca ad immergersi nelle difficoltà che una mamma con tre figli, di cui uno problematico ed un altro neonato, può incontrare nel corso della quotidianità, costruendo il racconto unicamente dal punto di vista femminile: le conversazioni notturne tra le due donne partono dal confronto sulla gestione della casa, fino a raggiungere i più intimi desideri di Marlo, che ambisce ad avere una vita che la soddisfi anche in quanto donna, ancora giovane ed affascinante.
Lo script è sorretto dal buon affiatamento che le due attrici riescono ad esprimere sul set: una Charlize Theron, ingrassata 23 kg per questo film, brava e capace di immergersi in un personaggio, che si faticava a pensare rientrasse nelle sue corde ed una Mackenzie Davis ormai vicina alla completa maturazione attoriale. Il tutto si mantiene sempre su livelli leggeri, regalando all’opera una certa freschezza e godibilità. Oltre a questi aspetti positivi, però, il film ha il difetto di concentrarsi unicamente sul rapporto tra le due protagoniste, limitandosi a mostrarci le fatiche di una mamma con tre figli piccoli ed il suo disperato bisogno di sentirsi ancora donna, senza approfondire le varie sfumature dei diversi personaggi che si incontrano durante la vicenda.
Luci ed ombre nel finale, con un piccolo colpo di scena, che da un lato ha il merito di rendere credibili alcune situazioni un po’ troppo sopra le righe, ma dall’altro svuota l’opera del proprio spirito. Ovviamente per evitarvi qualsiasi tipo di spoiler non vi anticiperemo nulla, ma di certo non potrete notare anche voi, dopo il termine della proiezione, di avere la sensazione che il filo del percorso si sia spezzato proprio nelle battute conclusive. Detto questo, il duo Reitman-Cody ci confeziona comunque un lavoro positivo ed emozionante, con alcuni difetti, ma anche con diversi momenti positivi, capaci di strappare un sorriso e di regalare emozioni allo spettatore.
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felicity
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venerdì 2 agosto 2019
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ritratto meraviglioso di difficoltà e tristezza
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Prendendo atto che da molti punti di vista la vita da genitore è un peggioramento, Tully ha un’onestà disarmante nella sua amarezza, nel suo rappresentare le sfumature del tempo che passa e dei mutamenti della personalità.
Le riflessioni retrospettive all'origine del blocco psicologico di Marlo innescano un racconto in cui la maternità, né demonizzata né beatificata, è il pulsante che innesca una resa dei conti con il passato e con la fine del desiderio.
Uno scontro tutto autoreferenziale, privato, colpito solo a distanza dall'eco dei rapporti all'interno del nido famigliare.
Tully parla di verità che troppe volte vengono edulcorate dal costume comune, della necessità di voler per forza trovare il bello nelle difficoltà della vita, mettendo a nudo il difficile ruolo del genitore femminile di cui viene restituito un ritratto meraviglioso per le sue difficoltà e l’assoluta tristezza.
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Prendendo atto che da molti punti di vista la vita da genitore è un peggioramento, Tully ha un’onestà disarmante nella sua amarezza, nel suo rappresentare le sfumature del tempo che passa e dei mutamenti della personalità.
Le riflessioni retrospettive all'origine del blocco psicologico di Marlo innescano un racconto in cui la maternità, né demonizzata né beatificata, è il pulsante che innesca una resa dei conti con il passato e con la fine del desiderio.
Uno scontro tutto autoreferenziale, privato, colpito solo a distanza dall'eco dei rapporti all'interno del nido famigliare.
Tully parla di verità che troppe volte vengono edulcorate dal costume comune, della necessità di voler per forza trovare il bello nelle difficoltà della vita, mettendo a nudo il difficile ruolo del genitore femminile di cui viene restituito un ritratto meraviglioso per le sue difficoltà e l’assoluta tristezza.
Charlize Theron in stato di grazia, trattenuta e insieme vibrante nel mostrare la disperazione quotidiana della sua eroina di tutti i giorni.
L’arco narrativo che l’attrice riesce perfettamente a delineare, grazie anche alla volontà di mettere in discussione la sua prorompente avvenenza in favore della verità del personaggio.
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flyanto
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martedì 3 luglio 2018
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una tata in aiuto
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“Tully” è il nome della baby sitter che arriva in soccorso alla mamma stressata protagonista del film.
Ella, infatti è una donna di circa 40 anni, sposata ad un bravo ed innamorato marito con cui ha due figli e da cui ne aspetta un terzo. I due bambini, un maschio ed una femmina, impegnano la donna tutto il giorno ed, inoltre, il ragazzino, che ha dei problemi comportamentali, ha bisogno di essere seguito in modo particolare. Il marito, lavorando duramente tutto il giorno per poter mantenere la famiglia è di poco aiuto alla donna che sempre di più, con la routine e gli innumerevoli problemi quotidiani sta cadendo in uno stato fisico e, soprattutto, psicologico di forte stress ed esaurimento.
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“Tully” è il nome della baby sitter che arriva in soccorso alla mamma stressata protagonista del film.
Ella, infatti è una donna di circa 40 anni, sposata ad un bravo ed innamorato marito con cui ha due figli e da cui ne aspetta un terzo. I due bambini, un maschio ed una femmina, impegnano la donna tutto il giorno ed, inoltre, il ragazzino, che ha dei problemi comportamentali, ha bisogno di essere seguito in modo particolare. Il marito, lavorando duramente tutto il giorno per poter mantenere la famiglia è di poco aiuto alla donna che sempre di più, con la routine e gli innumerevoli problemi quotidiani sta cadendo in uno stato fisico e, soprattutto, psicologico di forte stress ed esaurimento. La situazione precipita quando nasce il terzo figlio, una bambina, ma fortunatamente, dopo pochi mesi, interviene una giovane ed efficiente baby sitter notturna che aiuterà la protagonista notevolmente, cambiandole completamente l’esistenza…..
Il regista Jason Reitman ritorna nelle sale cinematografiche con questa sua nuova pellicola tratta ancora una volta, come le sue precedenti “Juno” e “Young Adult”, dalle opere della sceneggiatrice Diablo Cody, ma quasi tutti i suoi films (per esempio: “Chloe”), in realtà, presentano dei personaggi femminili ed affrontano problematiche legate alle donne, giovanissime o meno che esse siano. In ogni caso, anche in questa occasione, Reitman riesce a costruire un’opera interessante, realistica e piacevole in cui ogni donna si può riscontrare sicuramente, senza cadere però mai nell’eccessiva drammaticità che appesantirebbe sicuramente il film. Le storie rappresentate, infatti, sono ‘leggere’ o, meglio, intrise di un tono lieve con cui le svariate tematiche vengono trattate di volta in volta, giungendo così a creare un lavoro affatto superficiale, anzi, il contrario, ma, ripeto, accattivante e quanto mai spontaneo.
Inoltre, occorre specificare che i due personaggi femminili di “Tully” vengono ottimamente interpretati sia da Charlize Theron nel ruolo della mamma stressata, (e, peraltro, svilita nel fisico con 23 chili in più presi dall’attrice appositamente), che da Mackenzie Davis in quello della fresca ed energica tata “Tully”.
Il, film, è altamente consigliabile e diviene ancor più interessante perché riserva anche un finale che qui non occorre assolutamente svelare per non rovinarne la sorpresa.
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