elgatoloco
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sabato 5 ottobre 2019
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metahorror
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"Ghostland"(2018, Pascal Augier, che è anche autore di soggetto e sceneggiatura)è tout court definibile, direi, solo quale"metahorrror", in quanto è una continua riflessione su ciò che à vero o meno, anzi meglio su ciù che è reale o meno, dove la vicenda della ragazza che aspira ad essere scrittrice e fa "valide fughe in avanti"per preconizzarsi come tale e d eredita con altre familiari una villa inquietante, abitata da bambole antiche, con tutte le vicende(?)che seguono(?) è solo un pre-testo, in realtà, per ulteriori riflessioni e considerazioni. Potrei citare Nietzsche per cui il caos (quello inizilae.
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"Ghostland"(2018, Pascal Augier, che è anche autore di soggetto e sceneggiatura)è tout court definibile, direi, solo quale"metahorrror", in quanto è una continua riflessione su ciò che à vero o meno, anzi meglio su ciù che è reale o meno, dove la vicenda della ragazza che aspira ad essere scrittrice e fa "valide fughe in avanti"per preconizzarsi come tale e d eredita con altre familiari una villa inquietante, abitata da bambole antiche, con tutte le vicende(?)che seguono(?) è solo un pre-testo, in realtà, per ulteriori riflessioni e considerazioni. Potrei citare Nietzsche per cui il caos (quello inizilae. che myhos e logos peraltro teorizzano), ma direi che la sana"confusion"ingenerata nello spettatore-ascoltatore(il sound-track non solo musicale qui è assolutamente fondamentale)serve a farlo riflettere ulteriormente, sempre che non intenda il cinema come mero"divertissement"... La bambola, poi, di per sé inqueitante: quasi"persona"(che letterlamente nell'espressione latina mutuata dall'etrusco, vuol già dire"maschera")in quanto sta tra la maschera e l'automa, con tutte le caratteristiche inquietanti ad essi(entrambi)inerenti, in quanto simile alla figura umana e da loro diversa. Ecco allora che qui siamo lontanissimi da tutto il repertorio horror sulle bambole, proprio in quanto apparentemente molto vicini....Le interpreti Chrystal Reed, Emilia Jones, Anastasia Philips, Taylor Hirckosn, Mylène Farmer e le"presenze"maschili come in particolare Rob Archer sono pienamente funzionali al progetto dell'autore completo Pascal Augier in questo notevole film franco.canadese che ritengo sia stato visto pochissimo nei cinema sia in Italia sia anche(con eccezionI)altrove. . El Gato,
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giovedì 19 settembre 2019
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film da vedere
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angelo67
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lunedì 25 febbraio 2019
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finalmente!
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Finalmente un horror che non è incentrato su spiriti e possessioni demoniache!
Ho trovato la pellicola molto orginale,ricca di colpi di scena e suspence.
Se vogliamo trovare un aspetto meno riuscito, questo sta nella costruzione delle figure dei “cattivi”, i due inquietanti maniaci. Nessun approfondimento psicologico su questi due mostri, una cosa un po' atipica in un genere in cui spesso è proprio la figura del cattivo ad essere costruita con maggior attenzione.
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gufetta76
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lunedì 31 dicembre 2018
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agghiacciante
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Film lento senza senso, senza storia, violenza e sadismo gratuito. Tempi sbagliati nel climax, scena già viste che sfiorano il ridicolo.
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winchester_94
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venerdì 21 dicembre 2018
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il ritorno di laugier tra violenza e rassegnazione
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Brutalità e sottomissione. Sono queste le reazioni che suscita la casa delle bambole, un’opera in cui la disgregazione narrativa, porta allo spaesamento che è parte integrante del disturbo stesso. Il crollo mentale delle protagoniste, messo in scena dal regista rappresenta una ventata di aria fresca per il genere horror, sempre più legato a soluzioni registiche e stereotipi scontati.
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Brutalità e sottomissione. Sono queste le reazioni che suscita la casa delle bambole, un’opera in cui la disgregazione narrativa, porta allo spaesamento che è parte integrante del disturbo stesso. Il crollo mentale delle protagoniste, messo in scena dal regista rappresenta una ventata di aria fresca per il genere horror, sempre più legato a soluzioni registiche e stereotipi scontati.
Beth e Vera insieme alla madre Pauline si trasferiscono in una villa, avuta in eredità dalla zia, assidua collezionatrice di bambole. Una notte, fanno irruzione due intrusi con l’intento di uccidere la famiglia, ma la madre, riuscirà ad avere la meglio, salvando così le figlie. Dopo sedici anni, questo fatto continuerà a segnare profondamente le ragazze, soprattutto Vera, incapace di superare il trauma, mentre Beth decide di esorcizzare le sue paure diventando una scrittrice di successo.
In seguito ad una richiesta di aiuto da parte di Vera, sua sorella fa ritorno dai suoi cari scoprendo che gli orrori di un tempo, sono tornati.
Pascal Laugier, firma la sua quarta pellicola tornando alle atmosfere di Martyrs, dove ancora una volta fa capire allo spettatore che il vero mostro non risiede nel fantasma o nel vampiro bensì in qualcosa di più terreno, l’essere umano. Il regista Francese valorizza l’ambiente della vicenda, la casa, assume un ruolo fondamentale nella storia, contraddistinta da una scenografia e una fotografia che accentuano la sua dimensione asfissiante, mentre le perversioni e le violenze perpetrate dai killer, delineano i contorni del labirinto, in cui le due adolescenti sono intrappolate.
Quando lo spettatore, pensa di aver compreso ormai quali possano essere le varie risoluzioni e azioni dei personaggi ecco che l’autore da il via, attraverso il montaggio, scandito da flash back e da flash forward, ad una disgregazione a livello narrativo, suscitando nello spettatore uno stato di claustrofobia.
La macchina da presa focalizza la sua attenzione nelle vittime, i dettagli, in particolar modo gli occhi, trasmettono il senso di impotenza e di rassegnazione che si respira all’interno dell’abitazione, mettendo in secondo piano i due estranei, rendendoli quasi due entità maligne.
Ghostland si dimostra essere uno degli horror più interessanti di quest’ anno, Laugier come è tipico della sua filmografia da inizio ad un gioco sadico con i suoi personaggi e allo stesso tempo con gli spettatori, dove la sottomissione, la solitudine e la violenza regnano sovrane all’interno della villetta di campagna, dove Beth e Vera si confondono con le bambole.
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fabio1967
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domenica 16 dicembre 2018
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tetris narrativo al servizio di bambole di vetro
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Le aspettative erano elevate, avendo ancora nella mente lo splendido Martyrs, vero e proprio film culto per gli amanti del genere thriller/horror tra i quali mi annovero senza titubanze.La delusione alla fine e' stata proporzionata all'attesa, di fronte ad un intreccio frammentato che propone due livelli distinti di narrazione, la realta' di quanto accade davvero e la visione onirica di una delle due giovani vittime, la quale per sfuggire all'atrocita' di quanto e' costretta a subire si rifugia in uno scenario idilliaco. Il tutto portato avanti senza indizi che possano farlo percepire come tale se non da meta' film in avanti, per farci arrivare alla corretta "composizione" della storia solo verso la fine.
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Le aspettative erano elevate, avendo ancora nella mente lo splendido Martyrs, vero e proprio film culto per gli amanti del genere thriller/horror tra i quali mi annovero senza titubanze.La delusione alla fine e' stata proporzionata all'attesa, di fronte ad un intreccio frammentato che propone due livelli distinti di narrazione, la realta' di quanto accade davvero e la visione onirica di una delle due giovani vittime, la quale per sfuggire all'atrocita' di quanto e' costretta a subire si rifugia in uno scenario idilliaco. Il tutto portato avanti senza indizi che possano farlo percepire come tale se non da meta' film in avanti, per farci arrivare alla corretta "composizione" della storia solo verso la fine. Gran parte dell'attenzione quindi, si sposta verso il tentativo di comprendere cio' che accade realmente, rimanendo per lunghi tratti in attesa di risposte che si manifesteranno, ma alle quali si arriva irrimediabilmente distolti dal piacere di godersi la storia. Se togliamo l'esercizio del "tetris narrativo" al quale il film ci costringe (piacevole magari per alcuni, a mio avviso distraente e vittima di un fastidioso autocompiacimento), rimane una storia banale, che ripete uno schema troppo semplice per risultare stimolante. La tensione e' buona ma le scene di violenza sono spesso girate in stile videoclip, veloci e con riprese movimentate, rarissime sono le inquadrature fisse che insistono sul particolare splatter. Una nota a mio avviso convincente e' la trovata di ammutolire gli aggressori, totalmente privi di dialoghi, parlano per loro le azioni brutali e deviate che mettono in atto, apparentemente senza una motivazione se non il pretesto di vendicarsi rispetto ad un futile battibecco iniziale. Anche il loro aspetto e' svelato un poco alla volta, all'inizio solo tratteggiato nei contorni macabri ed ambigui, poi sempre piu' delineato, fino a svelare i dettagli piu' inquietanti.
Nel complesso un film che non aggiunge niente di significativo se non il farci ritrovare a tratti un'atmosfera horror vagamente anni 80, tra bambole lampeggianti e tumefazioni artigianali. La buona recitazione dei protagonisti o la claustrofobica e suggestiva ambientazione non bastano a risollevare una pellicola che profuma maledettamente di occasione sprecata.
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domenica 16 dicembre 2018
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agghiacciante
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Era penoso e veramente agghiacciante.
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ale75
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sabato 15 dicembre 2018
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noioso e ridondante
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L'horror non è certamente il mio genere, anche se il maestro Argento dei primi film mi piace moltissimo.Da vent'anni in qua, e mi tengo stretta, il genere è scaduto e, a mio modestissimo parere, non è da questo film che si possano trarre elementi di riconciliazione. La miglior cosa riuscita è il creare confusione nello spettatore, che permane anche alla fine della visione.Pur sciogliendosi l'intreccio (niente di originale, ma una rivisitazione di trame arcinote nella letteratura horror) nella comprensione dell'incubo reale, restano molti dubbi nello spettatore. Questo aspetto lo ritengo importante, perchè suggerisce elementi di riflessione (ne sono testimone io stessa, che, non appena tornata a casa, sono corsa a leggere varie recensioni per tentare di scioglierli, quei dubbi, che tuttavia permangono).
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L'horror non è certamente il mio genere, anche se il maestro Argento dei primi film mi piace moltissimo.Da vent'anni in qua, e mi tengo stretta, il genere è scaduto e, a mio modestissimo parere, non è da questo film che si possano trarre elementi di riconciliazione. La miglior cosa riuscita è il creare confusione nello spettatore, che permane anche alla fine della visione.Pur sciogliendosi l'intreccio (niente di originale, ma una rivisitazione di trame arcinote nella letteratura horror) nella comprensione dell'incubo reale, restano molti dubbi nello spettatore. Questo aspetto lo ritengo importante, perchè suggerisce elementi di riflessione (ne sono testimone io stessa, che, non appena tornata a casa, sono corsa a leggere varie recensioni per tentare di scioglierli, quei dubbi, che tuttavia permangono). Per il resto, troppe forzature, sia nei personaggi che nella casa delle bambole. Mi sono annoiata parecchio, soprattutto nel "secondo atto" del film. Scene violente ma non spaventose e, appunto, ridondanti.
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venerdì 14 dicembre 2018
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che dire, fantastico!
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Era da tempo che non guardavo un horror thriller così bello. Molta suspense, una realtà da scoprire. Consiglio un sacco.
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gianmarco groppelli
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venerdì 14 dicembre 2018
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per ashtray-bliss da gianmarco
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No, di fatto la mia recensione nel Forum e' preceduta dall'intestazione con il mio nome che comprende semplicemente quello che faccio (GIANMARCO GROPPELLI: CRITICO CINEMATOGRAFICO-SCRITTORE-POETA-AFORISTA-SAGGISTA) a posto. Complimenti ancora per come scrivi. Saluti, Gianmarco.
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