winchester_94
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venerdì 21 dicembre 2018
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il ritorno di laugier tra violenza e rassegnazione
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Brutalità e sottomissione. Sono queste le reazioni che suscita la casa delle bambole, un’opera in cui la disgregazione narrativa, porta allo spaesamento che è parte integrante del disturbo stesso. Il crollo mentale delle protagoniste, messo in scena dal regista rappresenta una ventata di aria fresca per il genere horror, sempre più legato a soluzioni registiche e stereotipi scontati.
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Brutalità e sottomissione. Sono queste le reazioni che suscita la casa delle bambole, un’opera in cui la disgregazione narrativa, porta allo spaesamento che è parte integrante del disturbo stesso. Il crollo mentale delle protagoniste, messo in scena dal regista rappresenta una ventata di aria fresca per il genere horror, sempre più legato a soluzioni registiche e stereotipi scontati.
Beth e Vera insieme alla madre Pauline si trasferiscono in una villa, avuta in eredità dalla zia, assidua collezionatrice di bambole. Una notte, fanno irruzione due intrusi con l’intento di uccidere la famiglia, ma la madre, riuscirà ad avere la meglio, salvando così le figlie. Dopo sedici anni, questo fatto continuerà a segnare profondamente le ragazze, soprattutto Vera, incapace di superare il trauma, mentre Beth decide di esorcizzare le sue paure diventando una scrittrice di successo.
In seguito ad una richiesta di aiuto da parte di Vera, sua sorella fa ritorno dai suoi cari scoprendo che gli orrori di un tempo, sono tornati.
Pascal Laugier, firma la sua quarta pellicola tornando alle atmosfere di Martyrs, dove ancora una volta fa capire allo spettatore che il vero mostro non risiede nel fantasma o nel vampiro bensì in qualcosa di più terreno, l’essere umano. Il regista Francese valorizza l’ambiente della vicenda, la casa, assume un ruolo fondamentale nella storia, contraddistinta da una scenografia e una fotografia che accentuano la sua dimensione asfissiante, mentre le perversioni e le violenze perpetrate dai killer, delineano i contorni del labirinto, in cui le due adolescenti sono intrappolate.
Quando lo spettatore, pensa di aver compreso ormai quali possano essere le varie risoluzioni e azioni dei personaggi ecco che l’autore da il via, attraverso il montaggio, scandito da flash back e da flash forward, ad una disgregazione a livello narrativo, suscitando nello spettatore uno stato di claustrofobia.
La macchina da presa focalizza la sua attenzione nelle vittime, i dettagli, in particolar modo gli occhi, trasmettono il senso di impotenza e di rassegnazione che si respira all’interno dell’abitazione, mettendo in secondo piano i due estranei, rendendoli quasi due entità maligne.
Ghostland si dimostra essere uno degli horror più interessanti di quest’ anno, Laugier come è tipico della sua filmografia da inizio ad un gioco sadico con i suoi personaggi e allo stesso tempo con gli spettatori, dove la sottomissione, la solitudine e la violenza regnano sovrane all’interno della villetta di campagna, dove Beth e Vera si confondono con le bambole.
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fabio1967
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domenica 16 dicembre 2018
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tetris narrativo al servizio di bambole di vetro
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Le aspettative erano elevate, avendo ancora nella mente lo splendido Martyrs, vero e proprio film culto per gli amanti del genere thriller/horror tra i quali mi annovero senza titubanze.La delusione alla fine e' stata proporzionata all'attesa, di fronte ad un intreccio frammentato che propone due livelli distinti di narrazione, la realta' di quanto accade davvero e la visione onirica di una delle due giovani vittime, la quale per sfuggire all'atrocita' di quanto e' costretta a subire si rifugia in uno scenario idilliaco. Il tutto portato avanti senza indizi che possano farlo percepire come tale se non da meta' film in avanti, per farci arrivare alla corretta "composizione" della storia solo verso la fine.
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Le aspettative erano elevate, avendo ancora nella mente lo splendido Martyrs, vero e proprio film culto per gli amanti del genere thriller/horror tra i quali mi annovero senza titubanze.La delusione alla fine e' stata proporzionata all'attesa, di fronte ad un intreccio frammentato che propone due livelli distinti di narrazione, la realta' di quanto accade davvero e la visione onirica di una delle due giovani vittime, la quale per sfuggire all'atrocita' di quanto e' costretta a subire si rifugia in uno scenario idilliaco. Il tutto portato avanti senza indizi che possano farlo percepire come tale se non da meta' film in avanti, per farci arrivare alla corretta "composizione" della storia solo verso la fine. Gran parte dell'attenzione quindi, si sposta verso il tentativo di comprendere cio' che accade realmente, rimanendo per lunghi tratti in attesa di risposte che si manifesteranno, ma alle quali si arriva irrimediabilmente distolti dal piacere di godersi la storia. Se togliamo l'esercizio del "tetris narrativo" al quale il film ci costringe (piacevole magari per alcuni, a mio avviso distraente e vittima di un fastidioso autocompiacimento), rimane una storia banale, che ripete uno schema troppo semplice per risultare stimolante. La tensione e' buona ma le scene di violenza sono spesso girate in stile videoclip, veloci e con riprese movimentate, rarissime sono le inquadrature fisse che insistono sul particolare splatter. Una nota a mio avviso convincente e' la trovata di ammutolire gli aggressori, totalmente privi di dialoghi, parlano per loro le azioni brutali e deviate che mettono in atto, apparentemente senza una motivazione se non il pretesto di vendicarsi rispetto ad un futile battibecco iniziale. Anche il loro aspetto e' svelato un poco alla volta, all'inizio solo tratteggiato nei contorni macabri ed ambigui, poi sempre piu' delineato, fino a svelare i dettagli piu' inquietanti.
Nel complesso un film che non aggiunge niente di significativo se non il farci ritrovare a tratti un'atmosfera horror vagamente anni 80, tra bambole lampeggianti e tumefazioni artigianali. La buona recitazione dei protagonisti o la claustrofobica e suggestiva ambientazione non bastano a risollevare una pellicola che profuma maledettamente di occasione sprecata.
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ashtray_bliss
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mercoledì 27 giugno 2018
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orrore, bambole e torture in un film snervante.
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Horror di forte impatto che deraglia più volte nella fantasia, varcando i limiti della realtà e seguendo la protagonista negli oscuri meandri della mente e nei meccanismi di autodifesa messi in atto dalla stessa. Ma anche un film che cita e omaggia la letteratura, ovviamente di un genere ben preciso; quello dell'orrore. Ne da prova l'avvenente Laugier che nel suo terzo film, dopo il successo del controverso Martyrs, omaggia apertamente il maitre della letteratura horror e fantastica (ma anche sci-fi) H. P. Lovecraft sin dai titoli d'apertura predisponendo lo spettatore per il seguito. Cosa ci spinge a creare questi universi immaginari che esprimiamo attraverso la scrittura? Scriviamo solo per il piacere di creare o forse per impedire alla nostra mente di cadere a pezzi, in definitiva per impedirci di impazzire? Queste sono alcune delle domande/ leit motif poste dal regista e ricorrenti per gran parte della durata.
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Horror di forte impatto che deraglia più volte nella fantasia, varcando i limiti della realtà e seguendo la protagonista negli oscuri meandri della mente e nei meccanismi di autodifesa messi in atto dalla stessa. Ma anche un film che cita e omaggia la letteratura, ovviamente di un genere ben preciso; quello dell'orrore. Ne da prova l'avvenente Laugier che nel suo terzo film, dopo il successo del controverso Martyrs, omaggia apertamente il maitre della letteratura horror e fantastica (ma anche sci-fi) H. P. Lovecraft sin dai titoli d'apertura predisponendo lo spettatore per il seguito. Cosa ci spinge a creare questi universi immaginari che esprimiamo attraverso la scrittura? Scriviamo solo per il piacere di creare o forse per impedire alla nostra mente di cadere a pezzi, in definitiva per impedirci di impazzire? Queste sono alcune delle domande/ leit motif poste dal regista e ricorrenti per gran parte della durata. Laugier crea in tal modo un mondo dove il reale sarà soppiantato dal tono surreale, il concreto verrà spazzato via dall'immaginario e l'irreale, il sogno si tramuterà in incubo e il tutto avverrà in un fluido ma costante crescendo di follia, paranoia e delirio, una frenetica corsa per la sopravvivenza e per mantenere salda la residua sanità mentale delle protagoniste. Descritto così potrebbe dare l'idea di un'opera confusionaria ma in realtà non c'è nulla lasciato al caso, nessuna incertezza o dubbio riguardo le vicissitudini delle giovani protagoniste vittime in primis di una brutale home invasion. Ogni tassello entra infine al suo posto e non vi saranno dubbi riguardo il susseguirsi degli eventi. Laugier però mette le carte in chiaro sin da subito: vuole giocare con le nostre di certezze, vuole sobbalzare ogni progressiva certezza acquistiamo, fotogramma dopo fotogramma, e restituircelo con un colpo di scena a metà film che ribalta tutto.
Incident in a Ghostland non è un horror psicologico, nè un vero e proprio home invasion movie e tantomeno una pellicola a tinte soprannaturali. Eppure questi elementi sono presenti e vengono egregiamente amalgamati in un film dal carattere tosto, crudo, violento e a tratti sadico che metterà a dura prova i nervi degli spettatori, specialmente di noi donne. Il film, a parer mio, viene secondo solo al terrifico e brutale The Seasoning House per i sentimenti di rabbia, disgusto e inquietudine che risveglia specialmente in noi spettatrici-donne che assistiamo ad una massiccia e totalmente insana dose di violenza, sia fisica che psicologica, che subiscono le protagoniste, per di più adolescenti (un elemento che di per sè aggiunge fragilità ai soggetti in causa). Gli anglosassoni giustamente definirebbero la visione di questo lungometraggio nerve-wracking ed il termine calza a pennello l'esperienza sensoriale, e non solo visiva, provocata dal prodotto in questione.
Nonostante prenda le distanze dalla rappresentazione totalmente verosimile delle dinamiche, a differenza del dolorosamente realistico The Seasoning House, e sia caratterizzato da un tono a tratti surreale, specialmente nella caratterizzazione dei sadici serial killer, il film riesce comunque a provocare quel senso di nausea e disgusto che accompagnano lo spettatore sin dopo la visione. Non abbiamo a che fare con un prodotto splatter o slasher ma Ghostland di Laugier non nasconde la sua indole verso la tortura rendendo il prodotto meno appetibile ai palati di soft e teen horror dalla portata mainstream. Osservare infatti i corpi tumefatti e ricoperti di lividi e bruciature di giovani donne e ragazzine riesce a provocare il dovuto disgusto. La rappresentazione dei criminali come dei mentalmente deviati (non solo instabili) e sadici individui con l'insana passione per le bambole aumenta il senso di ribrezzo tanto agognato dal regista.
E come non citare la location, una casa tanto grande quanto buia, claustrofobica e soffocante che emana un'aura sinistra a causa dell'esagerata presenza di bambole di ogni tipo che la abitano. In bilico tra un ambiente vintage e surreale, spazioso ma claustrofobico, isolato dal mondo e dark quanto basta Laugier ricrea un ambiente perfettamente adatto al consumarsi della tragedia e alla manifestazione della psicosi degli assassini.
Il film però presta le dovute attenzioni anche nella rappresentazione convincente dei rapporti tra le sorelle, protagoniste, e la mamma. Da un lato la fragile e timida Beth che si rinchiude nel suo mondo fatto di storie dell'orrore, ammirazione per Lovecraft e anticonformismo, dall'altra Vera una ragazzina irascibile e scontrosa che rappresenta l'esatto opposto di sua sorella ma non per questo si rivelerà meno fragile. Nel mezzo una madre premurosa e presente, che non esita a mettersi in prima fila e sacrificarsi pur di difendere le figlie dagli aggressori. Notevole e ancor più curato è invece il ritratto tra Beth adulta e la madre, che riesce a enfatizzare ed esprimere in modo vivido e realistico quanto ferreo e indissolubile possa essere il rapporto solidale che si crea tra madre-figlia. Al contrario qualche luogo comune del genere viene individuato nella scrittura dei due killer; uno grande, grosso, deforme nel fisico e nella psiche, mentre l'altro - il braccio destro e la mente che (presumibilmente) orchestra i sequestri - è un non meno disturbato individuo con la mania del travestimento. Aldilà comunque di qualche concessa banalità, questo satanico duo risulta concretamente inquietante, sadico, implacabile ed impietoso sino agli ultimi minuti antecedenti la fine.
Ghostland risulta così un all female horror notevole e di buona fattura, dal ritmo serrato e supportato da un'ottima fotografia e ambientazione curata nei minimi dettagli. La regia riesce a mantenere inalterata l'attenzione del pubblico, costruendo una solida suspense che accompagna il prodotto sino alla fine. Ottimo il lavoro delle attrici che riescono a rendere davvero bene il ruolo di vittime inermi che vedono il loro tranquillo mondo sgretolarsi davanti agli occhi. Meno originali sono i tocchi legati alla massiccia presenza di bambole, elemento ampiamente sfruttato in Annabelle e parzialmente anche in The Boy, ma l'ambiente sinistro contribuisce sicuramente all'apprezzamento del film. Ben calibrati i colpi di scena (essenzialmente uno a metà) i quali inquadrati all'interno di una storia ad alto tasso di violenza ne fanno un prodotto certamente memorabile e riuscito. I fan di Laugier e dell'orrore ne rimarranno certamente affascinati. 3/5.
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harloch74
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lunedì 10 dicembre 2018
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scioccante
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Pur non essendo scioccante come Martyrs questa nuova prova di Pascal Laugier convince e supera abbondantemente la sufficienza,anzi si può candidare tranquillamente tra i migliori Horror dell’ultImo periodo.Violento,cupo,con un ottima regia,una fotografia indovinata e interpreti più che convincenti.Due sorelle vanno a vivere con la madre in una casa piena di inquietanti bambole ereditata da una zia di quest’ultima.La prima sera vengono aggredite da due strani individui:è l’inizio di un terrificante incubo dove niente è come sembra.Film con scene indovinate,ottima suspense e buonissimi effetti speciali quali i lividi e i tagli delle protagoniste che rendono questo horror diverso dalla massa odierna.
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Pur non essendo scioccante come Martyrs questa nuova prova di Pascal Laugier convince e supera abbondantemente la sufficienza,anzi si può candidare tranquillamente tra i migliori Horror dell’ultImo periodo.Violento,cupo,con un ottima regia,una fotografia indovinata e interpreti più che convincenti.Due sorelle vanno a vivere con la madre in una casa piena di inquietanti bambole ereditata da una zia di quest’ultima.La prima sera vengono aggredite da due strani individui:è l’inizio di un terrificante incubo dove niente è come sembra.Film con scene indovinate,ottima suspense e buonissimi effetti speciali quali i lividi e i tagli delle protagoniste che rendono questo horror diverso dalla massa odierna.quindi scordatevi scene realizzate al pc,con movimenti velocizzati.qua è quasi tutto “reale” nel senso che la paura viene da trucchi artigianali come una volta.Film consigliatissimo .
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peergynt
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domenica 18 novembre 2018
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giocare con bambole vive
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Pascal Laugier, che aveva sconvolto gli spettatori col suo quasi inguardabile "Martyrs" del 2008, firma un'altra pellicola con il suo inconfondibile stile, condito sempre da una violenza estrema, molto realistica: un vero pugno nello stomaco. Anche questa volta strapazza i suoi personaggi femminili fino a renderli quasi irriconoscibili per gli abbondanti lividi e ferite, con uno stile così realistico da andare oltre la pellicola e invadere addirittura la realtà (un incidente, durante una scena la cui violenza il regista ha voluto accentuare, ha seriamente sfigurato la giovane attrice canadese Taylor Hickson).
La vicenda è semplice e sostanzialmente già vista in molti altri film (il sottogenere horror dell'home invasion): una madre eredita una casa solitaria in mezzo ai campi e vi si reca con le due figlie per abitarla, ma la stessa notte del loro arrivo riceveranno la visita di due psicopatici.
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Pascal Laugier, che aveva sconvolto gli spettatori col suo quasi inguardabile "Martyrs" del 2008, firma un'altra pellicola con il suo inconfondibile stile, condito sempre da una violenza estrema, molto realistica: un vero pugno nello stomaco. Anche questa volta strapazza i suoi personaggi femminili fino a renderli quasi irriconoscibili per gli abbondanti lividi e ferite, con uno stile così realistico da andare oltre la pellicola e invadere addirittura la realtà (un incidente, durante una scena la cui violenza il regista ha voluto accentuare, ha seriamente sfigurato la giovane attrice canadese Taylor Hickson).
La vicenda è semplice e sostanzialmente già vista in molti altri film (il sottogenere horror dell'home invasion): una madre eredita una casa solitaria in mezzo ai campi e vi si reca con le due figlie per abitarla, ma la stessa notte del loro arrivo riceveranno la visita di due psicopatici. Quello che rende la pellicola originale è la riflessione sulla grande potenza della scrittura, che permette ad una delle due ragazze (che scrive racconti dell'orrore ed è grande ammiratrice del maestro H. P. Lovecraft) di forzare la realtà e sopravvivere all'incubo. Su questa componente letteraria si appoggia un riuscitissimo colpo di scena che cambia le carte a metà film e conquista lo spettatore, soprattutto il cultore del genere horror, che qui avrà modo di apprezzare anche la scenografia, letteralmente intasata di oggetti strani, maschere e bambole dall'aspetto inquietante.
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carloalberto
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martedì 2 febbraio 2021
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occasione sprecata
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Pascal Laugier è come un bambino che mentre fa un gioco di prestigio non vede l’ora di rivelarci il trucco. Così spreca un’occasione o meglio dopo aver avuto una buona idea la mette in scena maldestramente privandola dell’unico fascino che poteva avere. E’ un recidivo, ossessionato dalla razionalizzazione, avendo fatto la stessa cosa con I bambini di Cold Rock. L’abbandono al mistero dura poco, per Laugier ci deve essere sempre una spiegazione normale di quello che accade.L’ambiguità del reale che si confonde col sogno e le incursioni della realtà nel mondo onirico o viceversa degli incubi che irrompono nella vita di tutti i giorni, fino alla totale indistinzione tra ciò che è vero e ciò che è immaginato, si perde a metà film.
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Pascal Laugier è come un bambino che mentre fa un gioco di prestigio non vede l’ora di rivelarci il trucco. Così spreca un’occasione o meglio dopo aver avuto una buona idea la mette in scena maldestramente privandola dell’unico fascino che poteva avere. E’ un recidivo, ossessionato dalla razionalizzazione, avendo fatto la stessa cosa con I bambini di Cold Rock. L’abbandono al mistero dura poco, per Laugier ci deve essere sempre una spiegazione normale di quello che accade.L’ambiguità del reale che si confonde col sogno e le incursioni della realtà nel mondo onirico o viceversa degli incubi che irrompono nella vita di tutti i giorni, fino alla totale indistinzione tra ciò che è vero e ciò che è immaginato, si perde a metà film. Laugier ha fretta di riportare il tutto nella banalità di una storia di cronaca nera qualsiasi, con i soliti psicopatici che sequestrano e torturano famigliole indifese, come rappresentate mille volte nella cinematografia di genere. L’omaggio al visionario Lovecraft a questo punto risulta inappropriato.
L’utilizzo di quattro attrici per rappresentare due personaggi è un escamotage piuttosto sempliciotto, per non dire deprimente, usato per confondere le acque, mal conciliandosi con la successione cronologica del racconto.
Interessante la figura della madre, sia per l’interpretazione di Mylène Farmer, che ci offre un personaggio doppio, di cui uno è la sua immagine trasformata nello specchio deformante dell’inconscio della figlia,sia per il ruolo che svolge nel contesto onirico. Nel desiderio di divorare le carni delle proprie figlie, espresso in una frase all’apparenza senza senso, si intravede la sofferenza del vissuto dell’adolescente, il timore di essere fagocitata, restando intrappolata, vittima della possessività patologica della madre. Nella stessa battuta si cela il rapporto simbiotico e protettivo, da cui la ragazza è morbosamente attratta ed al tempo stesso a cui tenta disperatamente di sottrarsi, per vivere la propria esistenza in una realtà autonoma, sebbene la stessa sia avvertita, purtroppo a ragione, come ostile e popolata da mostri.
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elgatoloco
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venerdì 27 novembre 2020
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tematica e incipit non nuovi, ma interessante
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"Incident in Ghostland"(Pascal Augier, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2018)non è un film"muovo"nel panorma dell'horror e del fantastico(ma direi meglio, endidadicamente, dell'horror fantastico), in quanto ripropone tematiche e stilemi ma soprattutto"pre-testi"non certo nuovi, anzi antichissimi, archetipici(il biblico"Nihil novi sub sole"ripreso in forma antitetica da Pascoli"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"), ma riesce ad essenzializzare questi nuclei di significato: A) il tema della"haunting house" o meglio "La maison qui hantent", dato che il film è franco-canadese e lo"spiazzamento"è in primis linguistico, quando in macchina la madre parla in francese e una dlele figlie non capisce, con annesso tema dell'incomprensione madre.
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"Incident in Ghostland"(Pascal Augier, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2018)non è un film"muovo"nel panorma dell'horror e del fantastico(ma direi meglio, endidadicamente, dell'horror fantastico), in quanto ripropone tematiche e stilemi ma soprattutto"pre-testi"non certo nuovi, anzi antichissimi, archetipici(il biblico"Nihil novi sub sole"ripreso in forma antitetica da Pascoli"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"), ma riesce ad essenzializzare questi nuclei di significato: A) il tema della"haunting house" o meglio "La maison qui hantent", dato che il film è franco-canadese e lo"spiazzamento"è in primis linguistico, quando in macchina la madre parla in francese e una dlele figlie non capisce, con annesso tema dell'incomprensione madre.figlia, dove l'altra, quella che diverrà scrittrice è forse più in linea con la madre. Il tema della"casa maledetta", dicevo, è trattato meglio e comunque senza certi "autogoal"tipici di vari altri film; B) Il rispecchiamento, il gioco continuo e incessante di specchi che rifrangono-deformano è trattato con intelligenza, visto che madre e figlie si rivedono anche nel loro essere"altre"o meglio"divenute altre".E i"haunting mirrors"sono spesso anche non visibili, sono nella vita-disolcata delle protagoniste, dove il gioco di rispecchiamento si redupllica continuamente tra madre e figlie.sorelle. Idem per il tema delle bambole(la casa è "popolata"da bambole antiche-inquietanti, dove la bambola-maschera riflette ancora una volta l'"altro"che è in noi...C)Il passato che ritorno, i "ghost of the past"sono continuamente presneti, già all'ingresso nella famosa casa della zia morta, sia poi , sedici anni dopo, quando si"rivive"diversmanete.in modo uguale quanto avvenuto, appunto, nel passato. I fantasmi del pssato sono visti come prodotti dell0esperienza vissuta, ma soprattutto sognata... Il tema, dunque, della rivisitazione die propri fantasmi; D)Ancora, il gioco continuo di ombre, che intervneogno nella vicenda, dove il vero richiamo allo"shadow/Schatten"junghianamente inteso, ossia la"dark side"che è in ognuno di noi e che non riusciamo a "tenere fuori", il mister Hyde che ritorna sempre e comunque...E)Finalmente, a parte che nella bella serie TV"Lovecraft Country"e in qualche film che si vorrebbe rratto dal grande Howard Phillips Lovecraft, il grande scrittore del fantastico .horror torna, qui anche"materializzato"in un sogno della scrittirice, Le interpreti Crystal Reed-Emilia Jones(la scrittrice Elizabeth, da adulta e da ragazza), Anastasia Philips e Taylor Hickson(Vera, l'altra sister, da grande e da ragazza)e la madre , mYlnène Farmer sono in parte, come lo sono gli interpreti maschili, pure"apparenze", a parte invece chi interpreta , nel breve sogn di Beth, Lovecraft.... El Gato
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elgatoloco
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venerdì 27 novembre 2020
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tematica e incipit non nuovi, ma interessante
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"Incident in Ghostland"(Pascal Augier, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2018)non è un film"muovo"nel panorma dell'horror e del fantastico(ma direi meglio, endidadicamente, dell'horror fantastico), in quanto ripropone tematiche e stilemi ma soprattutto"pre-testi"non certo nuovi, anzi antichissimi, archetipici(il biblico"Nihil novi sub sole"ripreso in forma antitetica da Pascoli"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"), ma riesce ad essenzializzare questi nuclei di significato: A) il tema della"haunting house" o meglio "La maison qui hantent", dato che il film è franco-canadese e lo"spiazzamento"è in primis linguistico, quando in macchina la madre parla in francese e una dlele figlie non capisce, con annesso tema dell'incomprensione madre.
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"Incident in Ghostland"(Pascal Augier, anche autore di soggetto e sceneggiatura, 2018)non è un film"muovo"nel panorma dell'horror e del fantastico(ma direi meglio, endidadicamente, dell'horror fantastico), in quanto ripropone tematiche e stilemi ma soprattutto"pre-testi"non certo nuovi, anzi antichissimi, archetipici(il biblico"Nihil novi sub sole"ripreso in forma antitetica da Pascoli"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d'antico"), ma riesce ad essenzializzare questi nuclei di significato: A) il tema della"haunting house" o meglio "La maison qui hantent", dato che il film è franco-canadese e lo"spiazzamento"è in primis linguistico, quando in macchina la madre parla in francese e una dlele figlie non capisce, con annesso tema dell'incomprensione madre.figlia, dove l'altra, quella che diverrà scrittrice è forse più in linea con la madre. Il tema della"casa maledetta", dicevo, è trattato meglio e comunque senza certi "autogoal"tipici di vari altri film; B) Il rispecchiamento, il gioco continuo e incessante di specchi che rifrangono-deformano è trattato con intelligenza, visto che madre e figlie si rivedono anche nel loro essere"altre"o meglio"divenute altre".E i"haunting mirrors"sono spesso anche non visibili, sono nella vita-disolcata delle protagoniste, dove il gioco di rispecchiamento si redupllica continuamente tra madre e figlie.sorelle. Idem per il tema delle bambole(la casa è "popolata"da bambole antiche-inquietanti, dove la bambola-maschera riflette ancora una volta l'"altro"che è in noi...C)Il passato che ritorno, i "ghost of the past"sono continuamente presneti, già all'ingresso nella famosa casa della zia morta, sia poi , sedici anni dopo, quando si"rivive"diversmanete.in modo uguale quanto avvenuto, appunto, nel passato. I fantasmi del pssato sono visti come prodotti dell0esperienza vissuta, ma soprattutto sognata... Il tema, dunque, della rivisitazione die propri fantasmi; D)Ancora, il gioco continuo di ombre, che intervneogno nella vicenda, dove il vero richiamo allo"shadow/Schatten"junghianamente inteso, ossia la"dark side"che è in ognuno di noi e che non riusciamo a "tenere fuori", il mister Hyde che ritorna sempre e comunque...E)Finalmente, a parte che nella bella serie TV"Lovecraft Country"e in qualche film che si vorrebbe rratto dal grande Howard Phillips Lovecraft, il grande scrittore del fantastico .horror torna, qui anche"materializzato"in un sogno della scrittirice, Le interpreti Crystal Reed-Emilia Jones(la scrittrice Elizabeth, da adulta e da ragazza), Anastasia Philips e Taylor Hickson(Vera, l'altra sister, da grande e da ragazza)e la madre , mYlnène Farmer sono in parte, come lo sono gli interpreti maschili, pure"apparenze", a parte invece chi interpreta , nel breve sogn di Beth, Lovecraft.... El Gato
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roberto
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domenica 23 aprile 2023
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una profonda morale si può rappresentare anche senza spargimenti inutili o grossolani
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Regia: Pascal Laugier Cast: Crystal Reed, Mylène Farmer, Taylor Hickson, Emilia Jones Durata: 91 min. Genere: Horror, Drammatico
Coolleen e le sue due figlie, Beth e Vera, decidono di trasferirsi nella casa ereditata dalla loro zia Clarissa. Vera, la più grande, è una ragazza molto estroversa e diretta mentre la piccola, Beth, al contrario ha un carattere chiuso mettendo in primo piano la sua più grande passione, la scrittura di storie dell'orrore. Ben presto scoprirà che, i racconti spaventosi, possono esser meno raccapriccianti di ciò che potrebbe accadere.
Che Pascal Laugier fosse un regista capace lo si era al corrente, i suoi spunti sono molto buoni e l'atmosfera raggiunge picchi non solo di tensione, ma anche di stile.
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Regia: Pascal Laugier Cast: Crystal Reed, Mylène Farmer, Taylor Hickson, Emilia Jones Durata: 91 min. Genere: Horror, Drammatico
Coolleen e le sue due figlie, Beth e Vera, decidono di trasferirsi nella casa ereditata dalla loro zia Clarissa. Vera, la più grande, è una ragazza molto estroversa e diretta mentre la piccola, Beth, al contrario ha un carattere chiuso mettendo in primo piano la sua più grande passione, la scrittura di storie dell'orrore. Ben presto scoprirà che, i racconti spaventosi, possono esser meno raccapriccianti di ciò che potrebbe accadere.
Che Pascal Laugier fosse un regista capace lo si era al corrente, i suoi spunti sono molto buoni e l'atmosfera raggiunge picchi non solo di tensione, ma anche di stile. Le musiche son discrete, anche se non memorabili, così come il sonoro. Bene invece il montaggio di Dev Singh e la fotografia a cura di Danny Nowak, che risulta esser calda, quasi a pastello, persino nelle scene più angoscianti, senza risultare fuori posto, i due risaltano la qualità della pellicola. Il punto di forza maggiore però resta la scrittura, ad opera dello stesso Laugier.
Visto il regista e sentito i pareri, mi aspettavo di ritrovarmi davanti ad un horror spinto ed invece mi ritrovo un opera di una profondità umana notevole, senza violenze esorbitanti e "splatter" a profusione. Un aspetto curioso è rappresentato dai "mostri" descritti come personaggi delle fiabe, rappresentano un senso di disgusto e mancanza di dignità senza nemmeno storcere una parola. Laugier centra il punto, mettendo alla luce un film che da horror si muta in dramma, senza perder di vista il fulcro della narrazione, il volersi bene di una famiglia compatta.
Voto:3,7/5
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ale75
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sabato 15 dicembre 2018
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noioso e ridondante
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L'horror non è certamente il mio genere, anche se il maestro Argento dei primi film mi piace moltissimo.Da vent'anni in qua, e mi tengo stretta, il genere è scaduto e, a mio modestissimo parere, non è da questo film che si possano trarre elementi di riconciliazione. La miglior cosa riuscita è il creare confusione nello spettatore, che permane anche alla fine della visione.Pur sciogliendosi l'intreccio (niente di originale, ma una rivisitazione di trame arcinote nella letteratura horror) nella comprensione dell'incubo reale, restano molti dubbi nello spettatore. Questo aspetto lo ritengo importante, perchè suggerisce elementi di riflessione (ne sono testimone io stessa, che, non appena tornata a casa, sono corsa a leggere varie recensioni per tentare di scioglierli, quei dubbi, che tuttavia permangono).
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L'horror non è certamente il mio genere, anche se il maestro Argento dei primi film mi piace moltissimo.Da vent'anni in qua, e mi tengo stretta, il genere è scaduto e, a mio modestissimo parere, non è da questo film che si possano trarre elementi di riconciliazione. La miglior cosa riuscita è il creare confusione nello spettatore, che permane anche alla fine della visione.Pur sciogliendosi l'intreccio (niente di originale, ma una rivisitazione di trame arcinote nella letteratura horror) nella comprensione dell'incubo reale, restano molti dubbi nello spettatore. Questo aspetto lo ritengo importante, perchè suggerisce elementi di riflessione (ne sono testimone io stessa, che, non appena tornata a casa, sono corsa a leggere varie recensioni per tentare di scioglierli, quei dubbi, che tuttavia permangono). Per il resto, troppe forzature, sia nei personaggi che nella casa delle bambole. Mi sono annoiata parecchio, soprattutto nel "secondo atto" del film. Scene violente ma non spaventose e, appunto, ridondanti.
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