cardclau
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mercoledì 31 ottobre 2018
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la morte scotomizzata
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Nel film Euforia (dal dizionario Treccani, euforia: sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti positivi o favorevoli dell'ambiente circostante e degli eventi, con tendenza a interpretazioni ottimistiche) la regista Valeria Golino, all’esatto contrario, si confronta con le fantasie più cupe dell’essere umano, e direi molto spesso così intollerabili da essere rinnegate, che è il viaggio, tuo o quello di uno a noi vicino, verso l’oscuro signore, la morte. Si fa presto ad andare col pensiero alla stessa impresa che aveva affrontato Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, o Lev Tolstoj nel racconto La morte di Ivan Illich, ma li cito non per fare un confronto, ma per dire che affrontare questo tema è impresa poderosa.
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Nel film Euforia (dal dizionario Treccani, euforia: sensazione, reale o illusoria, di benessere somatico e psichico che si traduce in un più vivace fervore ideativo, maggiore recettività per gli aspetti positivi o favorevoli dell'ambiente circostante e degli eventi, con tendenza a interpretazioni ottimistiche) la regista Valeria Golino, all’esatto contrario, si confronta con le fantasie più cupe dell’essere umano, e direi molto spesso così intollerabili da essere rinnegate, che è il viaggio, tuo o quello di uno a noi vicino, verso l’oscuro signore, la morte. Si fa presto ad andare col pensiero alla stessa impresa che aveva affrontato Ingmar Bergman nel Settimo Sigillo, o Lev Tolstoj nel racconto La morte di Ivan Illich, ma li cito non per fare un confronto, ma per dire che affrontare questo tema è impresa poderosa. La storia narra di Matteo (Riccardo Scamarcio), omosessuale, ricco e con un grosso appannaggio mensile, che non si capisce bene da dove provenga, forse dal mercato moderno dell’opera d’arte, che ha come ultima preoccupazione come spendere i soldi, che scorrono a fiumi. Matteo deve avere dei sospesi con la madre e il fratello Ettore (Valerio Mastandrea), e non solo per l’omosessualità non ancora completamente digerita dalla madre (Marzia Ubaldi), forse brava soprattutto a fischiettare. Matteo scopre che il fratello Ettore, per accertamenti medici in relazione a particolari sintomi, è affetto da metastasi cerebrali di melanoma maligno, del quale non si riesce ad identificare il sito primario. Ettore, un tranquillo professore della provincia romana, viene quindi preso, a sua insaputa, sotto l’ala protettiva di Matteo, nel suo sontuoso alloggio a Roma, per le cure perché si tratta di una grossa “cisti”, una bazzecola, comunque prevedibilmente palliative. Nel prendersi cura di Ettore, Matteo cerca di prendersi cura dell’angoscia e dello sgomento che quel viaggio gli provoca, ma per farlo è obbligato a costruire un mondo di falsità che non permette alcuna vera intimità. Non nego che ci siano dei momenti intensi e divertenti nel contempo, come quando Ettore ha il coraggio di chiedere, e non lo aveva mai fatto, a Matteo sulla sua sessualità. E Valerio Mastandrea come se la cava nel suo ultimo viaggio? Lui è un bravissimo attore, probabilmente il migliore del cast, ma il compito che deve affrontare risulta più grande delle sue oneste possibilità. La malattia sarebbe rapidamente invalidante, e terribilmente disturbante, sia per lui, per coloro a lui vicino, ma anche, e soprattutto, per lo spettatore. La morte una liberazione. Ma non preoccupatevi, ciò non succede: Ettore, malgrado qualche sporadico sintomo, riesce a stare sufficientemente bene fino alla fine del film, non mettendo in seria difficoltà nessuno. Lo spettatore viene quindi consolato, e facilmente, ma l’evento dal contenuto così penoso e sgradevole risulta fondamentalmente oscurato.
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goldy
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martedì 30 ottobre 2018
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errore salvifico
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Il film si farà ricordare per l'errore davvero incredibile che confonde Lourdes con Majugornie. Altro da ricordare non c'è. Una storia che si accoda a parecchie altre dai contenuti molto simili. Scamarcio ripete il suo ruolo di fratello gay e il volto di Mastrandrea restituisce tutta la disperazione che promette.
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flyanto
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lunedì 29 ottobre 2018
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tanta ebbrezza per lenire il dolore
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Euforia”, l’ultimo film diretto dall’attrice Valeria Golino, racconta di un uomo d’affari ben avviato nella propria professione (Riccardo Scamarcio) che vive la sua quotidianità, e soprattutto i giorni a venire dopo la dolorosa notizia del fratello (Valerio Mastandrea) affetto da un tumore al cervello ad uno stadio ormai avanzato, in uno stato di eccitazione psico-fisica continuo. Ospitando il suddetto fratello nella propria lussuosa abitazione in vista dell’ operazione a cui quest’ultimo si deve sottoporre, il protagonista vive con profondo dolore, a dispetto però di quanto egli dimostri all’esterno con i parenti più vicini e con gli amici, questo periodo critico e, pertanto, per reazione si stravolge con sostanze stupefacenti, festini in discoteca e in casa, acquisti eccessivi di beni di lusso alla ricerca di un’allegria e di uno stato, appunto, euforico che gli facciano dimenticare la molto prossima morte del fratello.
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Euforia”, l’ultimo film diretto dall’attrice Valeria Golino, racconta di un uomo d’affari ben avviato nella propria professione (Riccardo Scamarcio) che vive la sua quotidianità, e soprattutto i giorni a venire dopo la dolorosa notizia del fratello (Valerio Mastandrea) affetto da un tumore al cervello ad uno stadio ormai avanzato, in uno stato di eccitazione psico-fisica continuo. Ospitando il suddetto fratello nella propria lussuosa abitazione in vista dell’ operazione a cui quest’ultimo si deve sottoporre, il protagonista vive con profondo dolore, a dispetto però di quanto egli dimostri all’esterno con i parenti più vicini e con gli amici, questo periodo critico e, pertanto, per reazione si stravolge con sostanze stupefacenti, festini in discoteca e in casa, acquisti eccessivi di beni di lusso alla ricerca di un’allegria e di uno stato, appunto, euforico che gli facciano dimenticare la molto prossima morte del fratello.
Ancora una volta, dopo il suo primo lungometraggio “Miele” , Valeria Golino ci sorprende con questa sua ultima opera cinematografica, trattando, sia pure in maniera differente, sempre il tema della morte e di come essa viene affrontata dai singoli individui. Se in “Miele” essi la ricercavano tramite una sorta di eutanasia procurata da una giovane donna dedita a ciò, in ”Euforia” il protagonista cerca di scongiurarla in ogni modo stravolgendosi o, più precisamente, cercando di ‘allontanarla’ dalla propria mente con uno stile di vita tendente all’eccesso.
Riccardo Scamarcio, affiancato da altrettanti bravi attori quali, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi e Jasmine Trinca, prevale nettamente su tutti rappresentando quanto mai credibilmente il proprio ruolo di uomo tormentato: molto efficacemente l’attore riesce ad esprimere il carattere e la personalità di una persona che apparentemente appare come superficiale e, forse, anche un poco insensibile, ma che, al contrario, non lo è affatto e che proprio a causa della sua sensibilità è indotto a reagire, ‘recitando’ una parte davanti agli altri che non gli appartiene affatto.
Concludendo, Valeria Golino riesce ottimamente a rappresentare tale stato d’animo, presentandolo in tutte le sue sfaccettature ed attraverso un’analisi psicologica molto raffinata e delicata che ben si apprezza e si comprende. Dal punto di vista propriamente registico, ”Euforia” si avvale di un andamento misurato, lucido e preciso che denota padronanza e talento anche in questo campo da parte di questa già brava attrice.
Assolutamente da tenere in considerazione.
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maurizio.meres
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lunedì 29 ottobre 2018
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bellissimo film
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La bravissima Valeria Golino con questo film si conferma come una regista molto sensibile alle problematiche della vita intese come sofferenze della salute senza mai impietosire ma sempre con un ottimismo che sfiora l'eccitazione di chi scopre per la prima volta l'amore per tutti e per tutto,in una gioia di vivere.
Film tecnicamente perfetto,riprese sempre in primo piano con particolare tendenza nei particolari sia delle cose che delle persone con dei tagli scena perfetti e di senso compiuto così come i dialoghi intensi e personali entrano nel profondo dell'intimo facendo uscire per ogni personaggio il proprio essere.
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La bravissima Valeria Golino con questo film si conferma come una regista molto sensibile alle problematiche della vita intese come sofferenze della salute senza mai impietosire ma sempre con un ottimismo che sfiora l'eccitazione di chi scopre per la prima volta l'amore per tutti e per tutto,in una gioia di vivere.
Film tecnicamente perfetto,riprese sempre in primo piano con particolare tendenza nei particolari sia delle cose che delle persone con dei tagli scena perfetti e di senso compiuto così come i dialoghi intensi e personali entrano nel profondo dell'intimo facendo uscire per ogni personaggio il proprio essere.
Perfetto il dualismo scenico dei due attori sia Scamarcio che Mastandrea duettano con grande professionalità senza mai sovrapporsi rappresentano nel film due fratelli diametralmente opposti ma amorevolmente vicini,il male dell'uno diventa una nuova vita per l'altro "non si può assolutamente raccontare la trama per rispetto di chi non l'ha visto "
Sceneggiatura solida socialmente attuale e di estrema efficacia cinematografica facendo scorrere il film senza interruzioni sia emotive che sociali,con una raffinata dose di umor per alleggerire la tematica del film,con un finale giusto e profondo,bellissimo.
Titolo del film azzeccato l'euforia intesa come gioia,ottimismo,sensazione di contentezza,esuberanza e stima in se stessi,che in questo film vengono rappresentati,ma anche disorientamento,stato di un ebrezza artificialmente procurata,film da vedere.
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kimkiduk
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lunedì 29 ottobre 2018
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meglio del previsto
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Che dire .... Valeria ci hai provato.
Il cinema italiano spesso è strutturato da fiction tv. Gli attori recitano con tempi e modi da tv. I dialoghi e le situazioni da tv. La Golino mette qualche cucchiaino di sale in più soprattutto nel tentativo di cura delle immagini e dei personaggi.
Ho trovato la figura di Matteo molto interessante e quella di Ettore ritagliata intorno ad un Mastandrea ormai specializzato nella parte dello "sfigato" con cuore. Le luci hanno qualche cosa di ricercato, di una Roma però rivista da balconi e finestre. Però c'è di peggio.
Scamarcio decisamente migliorato nella recitazione forse è al suo massimo che non è eccelso ma che in un panorama debole eccelle.
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Che dire .... Valeria ci hai provato.
Il cinema italiano spesso è strutturato da fiction tv. Gli attori recitano con tempi e modi da tv. I dialoghi e le situazioni da tv. La Golino mette qualche cucchiaino di sale in più soprattutto nel tentativo di cura delle immagini e dei personaggi.
Ho trovato la figura di Matteo molto interessante e quella di Ettore ritagliata intorno ad un Mastandrea ormai specializzato nella parte dello "sfigato" con cuore. Le luci hanno qualche cosa di ricercato, di una Roma però rivista da balconi e finestre. Però c'è di peggio.
Scamarcio decisamente migliorato nella recitazione forse è al suo massimo che non è eccelso ma che in un panorama debole eccelle. Non credo potrà fare altri grossi miglioramenti.
Il finale un pò accartocciato, come spesso succede, penso sia la parte più complicata come chiudere un film, ma che non lascia nè delusione nè EUFORIA allo spettatore.
Mi era piaciuto di più Miele, ma possiamo dire va bene anche questo. Purtroppo è come la storia della classe divisa tra bravi e duri e te hai un figlio che è il migliore dei duri, ti devi accontentare.
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loland10
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domenica 28 ottobre 2018
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un pesce in faccia...
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Euforia” (2018) è il secondo lungometraggio dell’attrice-regista Valeria Golino.
Che dire di una regista che dopo un’esperienza vistosa di attrice in lungo e in largo si permette di girare un paio di lungometraggi che già recitano nel ricordo di un cinema italiano non certo al meglio che cerca, o vuole farlo, storie ridotte e diverse, miste e fuori dai gangheri.
Che dire di un cinema italiano che (ri)aspira ad essere di nuovo grande con strade, linee e vicoli, più o meno stretti, tra ambienti diversificati, omaggi evidenti e voci di recita da sembrare fuori dal coro.
Che dire di attori/ici che hanno la meglio (gettandosi in luogo) sul panorama (in senso di cast e di visuali multiformi) intorno quando le inquadrature e i modi sanno di classico del nostro cinema.
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Euforia” (2018) è il secondo lungometraggio dell’attrice-regista Valeria Golino.
Che dire di una regista che dopo un’esperienza vistosa di attrice in lungo e in largo si permette di girare un paio di lungometraggi che già recitano nel ricordo di un cinema italiano non certo al meglio che cerca, o vuole farlo, storie ridotte e diverse, miste e fuori dai gangheri.
Che dire di un cinema italiano che (ri)aspira ad essere di nuovo grande con strade, linee e vicoli, più o meno stretti, tra ambienti diversificati, omaggi evidenti e voci di recita da sembrare fuori dal coro.
Che dire di attori/ici che hanno la meglio (gettandosi in luogo) sul panorama (in senso di cast e di visuali multiformi) intorno quando le inquadrature e i modi sanno di classico del nostro cinema. Fermare la camera e andare diritto sui volti tende a cercare il meglio ma è quest’ultimo che manca tra sceneggiatura oltre, coraggio da vendere e stile da farsi copiare.
Quando il cinema rigetta il facile, inizia l’inusuale e alla fine non ha la voglia (e non sa farlo più) di andare fino in fondo e di cogliere il blasfemo mondo dell’ipocrisia tra rapporti omo, ragazze addolcite, riprese insinuanti e voglie di cambiamento, mentre la morte insegue tutti senza sconti e senza nessuna preghiera virtuosa.
Matteoe Ettore, due fratelli contrapposti, due storie lontane e vicine, tra amori lasciati, nuove compagnie, una moglie da ricercare, un affetto represso e delle bugie, una ricchezza ostentata e una difficoltà per vivere. Matteo lo sbruffone e Ettore il represso.
Incontri, finzioni, nascondimenti, scontri, denaro e cento volte tanto: un abbraccio di silenzi e di voli.
Riccardo Scamarcio(Matteo): un ruolo ad hoc per un presuntuoso faccia da schiaffi.
Valerio Mastrandrea(Ettore): un volto scavato, una barba incolta e uno sguardo da perdente.
Jasmine Trinca (Elena): una freschezza stralunata e sberleffi recitativi.
Isabella Ferrari(Michela): uno sguardo profondo, un trucco dismesso, un parlare arroccato.
La regia segue ambientazioni particolari e di omaggio con una diversificazione dal solito cliché romano o dell’interno già considerato. Scene clou ed effetti facili repressi, misto tra ironia in metastasi e interiorità in agonia. Un guizzo di compiacenze sfinite e una ripresa in obliquo. Il cartellone è di foto mentre il treno sta per partire. Una corsa ombrosa e umida, grigia e di testa mentre il rumore in sottofondo riconduce ad una tavolata a fianco ad una spiaggia, in un dicembre non da bagno mentre Ettore vuole spogliarsi come un bambino che non sa. Matteo ride e invoca.
Entusiasmo in una regia minima, efficace, non di routine, poco incline all’effetto; fratelli in balia del tempo e della foga successo-insuccesso, e di una vita grama; fastidioso, difficile nei rapporti, non risolto, scuse di troppo; botte e lacrime che non asciugano. Ora non più, dopo qualcosa in meno, domani un giorno di parole; alla fine un cielo annerito da uno stormo ricolmo. Una voglia di copiare. Ma senza si poteva fare in un Tevere che Ettore non sa più scandire mentre Matteo riceve un dono dal cielo…da un gabbiano.
Alcune sequenze di troppo, alcuni discorsi non conclusi e alcuni misti incontri da rifare. Una vita amorosa interrotta, approcci fortuiti e amori maschili per conoscere uno e arrivare ad altri.
Insiste la camera in laterale, giravolte, lunghi passaggi e traffico in corsa; la pioggia ricambia, prima da dietro il vetro di una finestra poi dentro il vetro di un auto in affanno e di corsa.
Attenzione allo spirito e alle nuotate umide mentre il credere (forse) arriva tra una cartolina di Lourdes e una Međugorje in aereo privato. ‘Un aereo privato?’, ‘Tanto nessuno può saperlo’, ‘La Madonna sì..’: ecco che lo scontro verbale tra i fratelli per un’apparizione e un miracolo. Una scarpinata e un arrivare tra corpo che chiede e uno spirito che non chiede. È il credere in convenienza di un uomo (dis)perso.
Poi ecco che nella pellicola fraseggi e modi di un cinema omaggio (e oggi finito): Risi il cibo in veneranda al mare....; Monicelli il sarcasmo dei perdenti; Scola le intersezioni vuote degli ambienti romani....; Antonioni in alcune fissità sugli sguardi che arrivano pochissimo.
Regia varia e variopinta poco teatrante e classica.
Voto: 6½/10 (***).
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andilento
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domenica 28 ottobre 2018
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una grande bellezza con più anima
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Tra fratelli maschi si parla poco, ci si trova spesso a doverlo fare proprio nelle situazioni peggiori, lutti o malattie. Si resta in bilico tra confidenza ed estraneità, tenerezza mascherata e cattiveria ostentata. Direi che Valeria Golino si è dimostrata piuttosto abile nel dosare sentimenti così estremi e delicati, facilitata dall'ironia graffiante di Mastandrea e dall'affiatamento con il suo ex Scamarcio. Proprio la parte di Scamarcio sembra quella di un mini-gep, almeno nel fisico, nelle movenze da piacione fra terrazze e salotti romani. Niente a che vedere con i dialoghi scritti da Sorrentino, certo, eppure nel complesso ho pensato a una Grande bellezza meno calligrafica ma con più anima.
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Tra fratelli maschi si parla poco, ci si trova spesso a doverlo fare proprio nelle situazioni peggiori, lutti o malattie. Si resta in bilico tra confidenza ed estraneità, tenerezza mascherata e cattiveria ostentata. Direi che Valeria Golino si è dimostrata piuttosto abile nel dosare sentimenti così estremi e delicati, facilitata dall'ironia graffiante di Mastandrea e dall'affiatamento con il suo ex Scamarcio. Proprio la parte di Scamarcio sembra quella di un mini-gep, almeno nel fisico, nelle movenze da piacione fra terrazze e salotti romani. Niente a che vedere con i dialoghi scritti da Sorrentino, certo, eppure nel complesso ho pensato a una Grande bellezza meno calligrafica ma con più anima. Non sono attento al dettaglio, né tanto meno all'etica di un comportamento, ma al modo in cui il regista riesce a rendere l'insieme, alla sensazione che il film ti lascia addosso.
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domenica 28 ottobre 2018
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Non mi è piaciuto assolutamente
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flaw54
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domenica 28 ottobre 2018
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inaspettato
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Veramente un bel film. Triste secondo il cliché del cinema italiano, ma recitato dai due protagonisti e dagli attori di contorno in modo splendido. Scamarcio è una rivelazione e anche Mastrandrea è meno monolitico e capace di momenti fortemente ironici pur nella tragicità della vicenda. La Golino sa affrontare temi ancora difficili con delicatezza e non sfrutta la storia per creare una facile e scontata emotività nello spettatore. Forse il montaggio non è dei migliori per la presenza di alcune scene troppo brevi e forse inutili, ma l' opera rimane veramente accattivante. Uno dei migliori film di quest'anno.
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robyman
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sabato 27 ottobre 2018
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una storia d’amore meravigliosa, un grandissimo film
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Un film meraviglioso, poeticissimo, divertente ed emozionante allo stesso tempo. Una storia di Amore vero tra due fratelli, un messaggio bellissimo e mai scontato. La recitazione e la regia da brividi, dalla prima all’ultima scena. Era tanto tempo che non andavo al cinema e sono contento di esserci andato in questa occasione. Grazie
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