xerox
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venerdì 20 maggio 2022
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ottimo film!
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Film fatto veramente benissimo! Sceneggiatura, ritmo, recitazione, tutto perfetto! Applausi al regista! Avercene films così ben fatti!
P.S. Dio ce ne scampi e liberi da padri predicatori! Vade retro!
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fedezena
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lunedì 31 gennaio 2022
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intenso e immersivo
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Un film ben fatto, su una storia vera. Mostra molto dettagliatamente gli avvenimenti di questo ragazzo omossessuale, ritrovatosi in una famiglia che ha cercato di cambiarlo. Pensavo fosse la solita storia già sentita tante volte, non avevo grandi aspettative.. ma fin dall'inizio mi sono ricreduto, la vita di questo ragazzo viene ben raccontata, vivrete in prima persona le sue esperienze, e grazie a un ottima regia, sarà impossibile non farsi coinvolgere. é una storia abbastanza attuale. Questo rende tutto molto scioccante, difficile da credere a tratti,. ma purtroppo è realtà. Un film istruttivo, coinvolgente, da vedere.
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carloalberto
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mercoledì 18 novembre 2020
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la mamma è sempre la mamma
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Joel Edgerton,nella duplice veste di regista e, sebbene in un ruolo minore, di attore, mette in scena, con molto impegno e non altrettanta arte, un biopic, fedele trasposizione di un romanzo autobiografico di Garrard Conley, scrittore ed attivista LGBT americano, in cui a parte l’apprezzabile intento di informare, documentando l’attività degli istituti di rieducazione dei non etero e dei loro intollerabili metodi, a tutt’oggi in funzione nella vecchia America retrograda e puritana, peraltro, pienamente riuscito, impressiona per la mimesi totale dei due attori calati nella parte dei genitori dell’autore-protagonista della storia,interpretato dal giovane e bravo Lucas Hedges, imitati fisicamente e finanche nell’acconciatura dei capelli e nell’epa prominente, rispettivamente, da Nicole Kidman e Russell Crowe, come si vedrà nelle immagini finali che mostrano i veri protagonisti della vicenda.
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Joel Edgerton,nella duplice veste di regista e, sebbene in un ruolo minore, di attore, mette in scena, con molto impegno e non altrettanta arte, un biopic, fedele trasposizione di un romanzo autobiografico di Garrard Conley, scrittore ed attivista LGBT americano, in cui a parte l’apprezzabile intento di informare, documentando l’attività degli istituti di rieducazione dei non etero e dei loro intollerabili metodi, a tutt’oggi in funzione nella vecchia America retrograda e puritana, peraltro, pienamente riuscito, impressiona per la mimesi totale dei due attori calati nella parte dei genitori dell’autore-protagonista della storia,interpretato dal giovane e bravo Lucas Hedges, imitati fisicamente e finanche nell’acconciatura dei capelli e nell’epa prominente, rispettivamente, da Nicole Kidman e Russell Crowe, come si vedrà nelle immagini finali che mostrano i veri protagonisti della vicenda.
I toni della pellicola oscillano tra il drammatico esistenziale ed il film denuncia, trovando uno sbocco concreto ed una propria identità, è il caso di dire, di genere, nel finale, con le didascalie che scorrono sotto le immagini di repertorio della famiglia Conley che spiegano come il fenomeno delle terapie di conversione, praticate senza scrupoli e con uso di vere e proprie torture psicologiche da comunità di ispirazione religiosa che si richiamano agli insegnamenti della Bibbia, sia ancora esistente nel 2018, ammesso in 36 stati degli USA, e abbia coinvolto almeno 700.000 persone.
L’utilizzo confuso dei flash back, per cui si perde più volte il senso cronologico degli eventi, e la ricostruzione degli interni familiari ripresi costantemente in penombra per rendere in modo plateale e semplicistico l’atmosfera cupa e opprimente dell’ambiente bigotto dominato dal padre padrone invasato ed ottuso predicatore evangelico, denotano l’approssimazione della tecniche di regia di Edgerton, senz’altro più efficace come attore, nella parte dell’educatore tiranno, che sfoga sulle sue vittime le frustrazioni di una omosessualità faticosamente repressa.
Contraddittoria con le tesi LGBT, o per lo meno incongruente con alcune sue conseguenze pratiche, ad esempio nella cura parentale della coppia formata da due uomini, appare l’esaltazione nel film del personaggio della Kidman, l’unica in grado di comprendere e di amare il figlio nella sua diversità proprio perché madre.
In una particina, quasi un cammeo, il regista Xavier Dolan, a testimonianza del suo impegno per i diritti LGBT.
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felicity
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mercoledì 6 novembre 2019
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preciso, ben studiato, equilibrato
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In Boy Erased Edgerton ci porta nel cuore di una famiglia per mostrarci il lato umano del lavaggio del cervello.
Sebbene il suo film sia spesso serio e sincero all’eccesso, Edgerton vuole rendere tutto personale.
E raggiunge l’obiettivo ogni volta che Hedges è sullo schermo, dando anima e cuore a un personaggio che non sa se è gay o meno.
Ma il motivo per cui Boy Erased colpisce al cuore è il rapporto di Jared con i genitori.
Kidman infonde compassione e forza a una donna che più impara a conoscere su se stessa più riesce a capire il figlio.
E Crowe è magnifico nel ruolo di un credente che non riesce ad abbattere le barricate tra la sua fede e una vera riconciliazione con il ragazzo.
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In Boy Erased Edgerton ci porta nel cuore di una famiglia per mostrarci il lato umano del lavaggio del cervello.
Sebbene il suo film sia spesso serio e sincero all’eccesso, Edgerton vuole rendere tutto personale.
E raggiunge l’obiettivo ogni volta che Hedges è sullo schermo, dando anima e cuore a un personaggio che non sa se è gay o meno.
Ma il motivo per cui Boy Erased colpisce al cuore è il rapporto di Jared con i genitori.
Kidman infonde compassione e forza a una donna che più impara a conoscere su se stessa più riesce a capire il figlio.
E Crowe è magnifico nel ruolo di un credente che non riesce ad abbattere le barricate tra la sua fede e una vera riconciliazione con il ragazzo. L’ultima scena di Crowe con Hedges è lacerante.
Boy Erased è un film preciso, ben studiato, tanto equilibrato da risultare a tratti didascalico.
La musica classica dalle sonorità cupe, in piena sintonia con i toni grigi e freddi dell’immagine, accompagna costantemente lo spettatore ad assistere alla tragedia che si sta inesorabilmente compiendo.
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lucio di loreto
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giovedì 19 settembre 2019
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schematico ma importante
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La tranquilla vita in Arkansas di Marshall Eamons e sua moglie Nancy, viene sconvolta dal coming out del proprio e unico figlio Jared, che pressato e ricattato dal suo amante, è costretto a rivelare la propria omosessualità. Il padre – commerciante d’auto ma anche assiduo pastore battista – e la madre, non prendono per nulla in considerazione tale eventualità, vista nel loro habitat ma ancor oggi in molte parti della “terra dei sogni” come tabù, segno di debolezza e risultato di inferiorità psico fisica, una punizione divina verso coloro che peccano d’animo! Per riportare nei ranghi e redimere alla giusta “normalità” il trasgressore familiare, i due genitori imporranno al 19enne di partecipare a una terapia di riparazione, una sorta di Full Metal Jacket per sopprimere i desideri omosessuali degli individui a loro detta problematici! Il programma Love In Action è capitanato da Victor Sykes, un sergente Hartman da dividere in due, la parte da terrificante motivatore, ruolo perfetto e sopraffino nonché regalo che si concede Joel Edgerton, regista e sceneggiatore, e quella quasi da cruento violentatore, che usa ogni mezzo – fisico e mentale – per convincere il “paziente” a ritornare uomo, affidata a Flea, a suo agio ancora una volta come se stesse suonando per i Red Hot Chili Peppers.
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La tranquilla vita in Arkansas di Marshall Eamons e sua moglie Nancy, viene sconvolta dal coming out del proprio e unico figlio Jared, che pressato e ricattato dal suo amante, è costretto a rivelare la propria omosessualità. Il padre – commerciante d’auto ma anche assiduo pastore battista – e la madre, non prendono per nulla in considerazione tale eventualità, vista nel loro habitat ma ancor oggi in molte parti della “terra dei sogni” come tabù, segno di debolezza e risultato di inferiorità psico fisica, una punizione divina verso coloro che peccano d’animo! Per riportare nei ranghi e redimere alla giusta “normalità” il trasgressore familiare, i due genitori imporranno al 19enne di partecipare a una terapia di riparazione, una sorta di Full Metal Jacket per sopprimere i desideri omosessuali degli individui a loro detta problematici! Il programma Love In Action è capitanato da Victor Sykes, un sergente Hartman da dividere in due, la parte da terrificante motivatore, ruolo perfetto e sopraffino nonché regalo che si concede Joel Edgerton, regista e sceneggiatore, e quella quasi da cruento violentatore, che usa ogni mezzo – fisico e mentale – per convincere il “paziente” a ritornare uomo, affidata a Flea, a suo agio ancora una volta come se stesse suonando per i Red Hot Chili Peppers. Il film è la trasposizione delle memorie scritte da Garrard Conley, attivista per i diritti gay e sopravvissuto alle turbe psicologiche all’interno del centro. Il bigottismo, l’ottusità e il fanatismo religioso sono alla base del pensiero del film, aiutato da un cast stellare che si completa con Russel Crowe, Nicole Kidman e soprattutto Lucas Hedges, convincente una volta di più col suo stile pacato ma allo stesso tempo saggio, focoso e infine esplosivo. Uno dei tanti lungometraggi sull’omofobia rimane però impresso grazie alla bravura di tali campioni, che primeggiano in una scrittura molto schematica, quasi didattica e didascalica, forse pensata apposta così, e ognuno di loro ha il momento d’oro che non si lascia sfuggire. Jared prova ad assecondare i desideri familiari, per non deludere l’amore dei suoi ma poi, di fronte alle violenze, fatte anche di botte comuni verso Cameron/Palla di Lardo, reagisce difendendo il proprio “io” e la propria natura, così come sua madre vede trionfare l’affetto epidermico mamma-bambino, giustificando le scelte del figlio e il padre, più restio, si impegnerà a superare il gigantesco muro di cecità tra normalità e trasgressione. E’ forse questo il motivo perché questa pellicola è stata snobbata agli Oscar. La sua linearità è quasi prevista, il percorso che ogni personaggio compie è uniforme e il lieto fine è un poster buonista troppo istantaneo rispetto alle chiusure che ci vengono propinate fino a poco prima. Sono i dialoghi ad alzare l’asticella e i 4 fenomenali interpreti si ritagliano per ognuno la giusta gloria, se non altro perché tutti, chi in un modo o nell’altro, ci aprono gli occhi verso un mondo oscuro, un incubo fatto di infinita ipocrisia bigotta e puritana, alla base per chiudere il cuore verso chi ne ha bisogno, chi cerca rifugio, aiuto e comprensione. Edgerton non completa dunque un capolavoro – e le basi ci stavano tutte – però col suo modo scontato ma preciso di seguire gli interpreti dietro la macchina da presa, lasciando loro la libertà di esprimersi, riesce a sensibilizzarci meglio di altri sulle difficoltà delle minoranze, che nonostante le molteplici rassicurazioni di facciata, faticano ancora ad ottenere quel che spetta loro: la normalità!
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ralphscott
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domenica 14 aprile 2019
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per conoscere realtà lontane,ma non troppo.
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Storia interessante,scansione drammaturgica deboluccia. Si intraprende un viaggio in una realtà di ignoranza e arretratezza,latitanza del rispetto dei diritti,della libertà individuale. Un viaggio nella provincia americana di pochi decenni fa',insomma. Messa in scena fredda,poco coinvolgente: nonostante suicidi e fughe, prevedibili conseguenze, il film coinvolge solo a tratti.
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flaw54
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lunedì 25 marzo 2019
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non male
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Film tanto criticato, ma in realtà migliore rispetto a come veniva presentato. Apre la porta ad una riflessione profonda se ancora in America assistono strutture "rieducative" di Tel genere. Con altri attori il film sarebbe stato sicuramente più accattivante: Lukas Hedges recita sempre allo stesso modo e sia in Ben is Back che ha sempre la stessa stereotipata espressione, la Kidman è irriconoscibile e la sua non espressione è dovuta sicuramente al bisturi. Molto meglio il carisma di Russel Crowe confinato in una parte piuttosto secondaria, ma particolarmente significativa è la recitazione di Joel Edgerton che ha il ruolo più significativo di tutti.
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fireball
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domenica 17 marzo 2019
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se la verità è la perfidia, non è natura.
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Inizio della trama completa:
Un ragazzo di famiglia, sua madre adottiva suo padre genitore naturale, mostra disagio non solo sociale anche etnico perché non comprende quale possa essere il suo futuro tra suo mondo ed altrui mondo e perché non ama che i due mondi restino sereni nonostante i pochi piaceri reciproci. Suo padre che ha ruolo e svolge attività pastorale ecclesiastica non sente più di poter esser consorte, quale solamente era restato, anche a causa della intolleranza del figlio. Avvedutosi il padre del disagio del figlio, gli vuol dare aiuto ma senza essergli solidale, perché gli nota un odio ingiusto e scarsa volontà di risolvere i problemi (che ovviamente non sono gli eventuali rapporti omosessuali) e rifiuto a sciogliersi i dilemmi che la esistenza gli pone.
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Inizio della trama completa:
Un ragazzo di famiglia, sua madre adottiva suo padre genitore naturale, mostra disagio non solo sociale anche etnico perché non comprende quale possa essere il suo futuro tra suo mondo ed altrui mondo e perché non ama che i due mondi restino sereni nonostante i pochi piaceri reciproci. Suo padre che ha ruolo e svolge attività pastorale ecclesiastica non sente più di poter esser consorte, quale solamente era restato, anche a causa della intolleranza del figlio. Avvedutosi il padre del disagio del figlio, gli vuol dare aiuto ma senza essergli solidale, perché gli nota un odio ingiusto e scarsa volontà di risolvere i problemi (che ovviamente non sono gli eventuali rapporti omosessuali) e rifiuto a sciogliersi i dilemmi che la esistenza gli pone. Notandogli il figlio troppo poco rispetto passato e presente per la sua consorte, decide di giudicarne e di rifiutare il resto, ovvero l'aiuto sincero paterno, fino ad autoaffermazioni sociali di volontaria alienazione mentale, non naturali cioè non motivate da ostacoli esterni all'intelletto né da difensivo oblio delle evidenze naturali, non causate neppure dal disagio e dunque proprio per questo problematiche e poi disastrose. Reputando il padre che tale scelta di odio da parte del figlio fosse condizionata da una decisione di fondo, cioè di modi di vita poco saggi e sottomissione alle illusioni della realtà sociale ma soprattutto ostinata ingenuità agli inganni nelle circostanze naturali, resa stabile dal rifiuto a valutare il lato misterioso della vita (orizzonte anche mentale che gli avrebbe consentito di districarsi tra inganni ed illusioni facendogli notare non ovvio e non vero ciò che tale sembrava e poteva sembrare), lo invita a pensare questo mistero (che è anche il pensare l'eternità non solo il tempo, cioè Dio stesso); e non può evitare di redarguirlo nella sua comunità religiosa. Ma il figlio si ostina in comportamenti volontariamente contraddittori e senza voler uscire da questa comunità ed il padre pur tristemente gli mostra per unica prospettiva la scelta di una realtà penitenziaria, nella speranza che almeno possa conservarsi intero invece che rimettersi ai morsi degli insetti od ai veleni della malasanità, e tale penitenziario preannunciandosi, per chi non costrettovi, terapeutico, ovviamente non sessualmente ché non era difficoltà a trovar agi sessuali, ma poi anche sessualmente per la perdurante volontaria intolleranza del ragazzo che finisce senza sessuali agi anche.
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MAURO PASTORE
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fireball
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domenica 17 marzo 2019
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in fondo a storia non vera un'altra storia.
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Vedendo il trailer si può notare e senza negare la denuncia delle costrizioni realmente accadute che la trama è costruita a doppio fondo. Il primo è costituito da un episodio di cronaca informativa, il secondo invece è improntato a notiziario di cronaca. Entro il primo livello di comprensione non sarebbe un caso di autopersecuzione, passando ad ulteriore comprensione ci si trova a contemplare la vicenda di un ragazzo in disamore per la dignità della sua stessa vita. Al primo fondo si succede soltanto poi il secondo, perché non si annuncia da sùbito la storia; in questo succedersi non c'è esclusione, quindi per intendere completamente la trama è necessario intuire non solo intellettualmente anche emotivamente, in dissentimento completo dalla manifestazione sentimentale del personaggio principale.
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Vedendo il trailer si può notare e senza negare la denuncia delle costrizioni realmente accadute che la trama è costruita a doppio fondo. Il primo è costituito da un episodio di cronaca informativa, il secondo invece è improntato a notiziario di cronaca. Entro il primo livello di comprensione non sarebbe un caso di autopersecuzione, passando ad ulteriore comprensione ci si trova a contemplare la vicenda di un ragazzo in disamore per la dignità della sua stessa vita. Al primo fondo si succede soltanto poi il secondo, perché non si annuncia da sùbito la storia; in questo succedersi non c'è esclusione, quindi per intendere completamente la trama è necessario intuire non solo intellettualmente anche emotivamente, in dissentimento completo dalla manifestazione sentimentale del personaggio principale. Questa è anche l'etica dello spettatore, che diversamente si fa etichetta di sola parvenza non di apparenza cinematografica.
Con giusta disposizione si ricostruisce dal solo trailer parte e non parzialità della vera trama, che io qui espongo dilungandomi in descrizione astratta, a motivo delle incomprensioni che noto sono sorte a causa della altrui presentazione, ferma al primo livello di comprensione e chiusa al secondo anche se, va notato!, non ermeticamente.
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MAURO PASTORE
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domenica 17 marzo 2019
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doppiofondo. una storia diversa.
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Vedendo il trailer si può notare e senza negare la denuncia delle costrizioni realmente accadute che la trama è costruita a doppio fondo. Il primo è costituito da un episodio di cronaca informativa, il secondo invece è improntato a notiziario di cronaca. Entro il primo livello di comprensione non sarebbe un caso di autopersecuzione, passando ad ulteriore comprensione ci si trova a contemplare la vicenda di un ragazzo in disamore per la dignità della sua stessa vita. Al primo fondo si succede soltanto poi il secondo, perché non si annuncia da sùbito la storia; in questo succedersi non c'è esclusione, quindi per intendere completamente la trama è necessario intuire non solo intellettualmente anche emotivamente, in dissentimento completo dalla manifestazione sentimentale del personaggio principale.
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Vedendo il trailer si può notare e senza negare la denuncia delle costrizioni realmente accadute che la trama è costruita a doppio fondo. Il primo è costituito da un episodio di cronaca informativa, il secondo invece è improntato a notiziario di cronaca. Entro il primo livello di comprensione non sarebbe un caso di autopersecuzione, passando ad ulteriore comprensione ci si trova a contemplare la vicenda di un ragazzo in disamore per la dignità della sua stessa vita. Al primo fondo si succede soltanto poi il secondo, perché non si annuncia da sùbito la storia; in questo succedersi non c'è esclusione, quindi per intendere completamente la trama è necessario intuire non solo intellettualmente anche emotivamente, in dissentimento completo dalla manifestazione sentimentale del personaggio principale. Questa è anche l'etica dello spettatore, che diversamente si fa etichetta di sola parvenza non di apparenza cinematografica. Con giusta disposizione si ricostruisce dal solo trailer parte e non parzialità della vera trama, che io qui espongo dilungandomi in descrizione astratta, a motivo delle incomprensioni che noto sono sorte a causa delle altrui presentazione, ferma al primo livello di comprensione e chiusa al secondo anche se, va notato!, non ermeticamente. Trama vera:
Un ragazzo di famiglia, sua madre adottiva suo padre genitore naturale, mostra disagio non solo sociale anche etnico perché non comprende quale possa essere il suo futuro tra suo mondo ed altrui mondo e perché non ama che i due mondi restino sereni nonostante i pochi piaceri reciproci. Suo padre che ha ruolo e svolge attività pastorale ecclesiastica non sente più di poter esser consorte, quale solamente era restato, anche a causa della intolleranza del figlio. Avvedutosi il padre del disagio del figlio, gli vuol dare aiuto ma senza essergli solidale, perché gli nota un odio ingiusto e scarsa volontà di risolvere i problemi e rifiuto a sciogliersi i dilemmi che la esistenza gli pone. Notandogli il figlio troppo poco rispetto passato e presente per la sua consorte, decide di giudicarne e di rifiutare il resto, ovvero l'aiuto sincero paterno, fino ad affermazioni sociali di volontaria alienazione mentale, non naturali cioè non motivate da ostacoli esterni all'intelletto né da difensivo oblio delle evidenze naturali, non causate neppure dal disagio e dunque proprio per questo problematiche e poi disastrose. Reputando il padre che tale scelta di odio da parte del figlio fosse condizionata da una decisione di fondo, cioè di modi di vita poco saggi e sottomissione alle illusioni della realtà sociale ma soprattutto ostinata ingenuità agli inganni nelle e non delle circostanze naturali, e resa stabile dal rifiuto a valutare il lato misterioso della vita, orizzonte anche mentale che gli avrebbe consentito di districarsi tra inganni ed illusioni facendogli notare non ovvio e non vero ciò che tale sembrava e poteva sembrare, lo invita a pensare questo mistero, che è anche il pensare l'eternità non solo il tempo, cioè Dio stesso; e non può evitare di redarguirlo nella sua comunità religiosa. Ma il figlio si ostina in comportamenti volontariamente contraddittori e senza voler uscire da questa comunità ed il padre pur tristemente gli mostra per unica prospettiva la scelta di una realtà penitenziaria, nella speranza che almeno suo figlio possa conservarsi intero invece che rimettersi ai morsi degli insetti od ai veleni della malasanità, tale penitenziario preannunciandosi, per chi non costrettovi, terapeutico, ovviamente non sessualmente che non era difficoltà a trovar agi sessuali, ma poi anche sessualmente per la perdurante volontaria intolleranza del ragazzo che finisce senza sessuali agi anche. Ma tanto è l'odio del figlio, che costui tenta di autocostringervisi, poi tenta di far apparire mostruosa una penitenza che in fin dei conti lui medesimo si era cercata e che era meglio del suo odio. Eppure scontrandosi coi modi militareschi ed avveduti di un istruttore di educazione fisica, ciò che per un cosiddetto "ben-pensante", ignorante di assurdità sociali ed odi etnici, sarebbe parso o parrebbe uno scandalo ed una violenza, si fa reale possibile esito... Che la recita perfida del ragazzo cioè termini assieme alla sua superbia, che non si trovi morto per una rissa in un bar ma soltanto "menato" da un insegnante di ginnastica improbabilmente simile ad un militare da sbarco di emergenza...
Tematica psicologica fondamentale di questa notevole (così ne deduco dal trailer) comunicazione cinematografica, del film cioè, non è dunque la individuazione di sé (cosa anche ovvia) ma la realizzazione di sé. Per chi non intendesse la religiosità evangelica riformata e non fosse disposto ad intendere nulla non c'è modo di trarre vantaggio dalla visione delle immagini. Per chi fosse religiosamente o areligiosamente intollerante non c'è modo di accedere al secondo livello di comprensione e ugualmente per chi intollerante non religiosamente, in tal ultimo caso mancando anche possibilità di completare il primo livello di comprensione.
MAURO PASTORE
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