philwes
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lunedì 7 maggio 2018
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introspezione nella follia
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You Were Never Really Here, in italiano "A Beautiful Day" per sottolineare la punta di speranza che il film prova debolmente (in modo voluto) a dare, è Cinema puro con la "C" maiuscola. Un film visivamente spettacolare che solo grazie alle immagini guidate da una regia meravigliosa di Lynne Ramsay fa capire tutto quello che c'è da capire. In questo film troverete diversi influenze registiche di grandi autori come Hitchcock, sia per il modo in cui la tensione viene gestita sia per questa poetica di guidare lo spettatore solo grazie alla macchina da presa (e non dimentichiamo l'esplicito riferimento a Psycho), Kubrick, basti pensare alle scene nella villa che ricorda molto Shining, il Refn di Drive, dalla colonna sonora elettronica alla presenza del classico personaggio silente (il film in molte parti è praticamente muto se non fosse per la colonna sonora) e calmo in apparenza ma incline a una violenza spietata, ed ovviamente Scorsese col suo Taxi Driver più per le tematiche e i parallelismi che sul piano registico.
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You Were Never Really Here, in italiano "A Beautiful Day" per sottolineare la punta di speranza che il film prova debolmente (in modo voluto) a dare, è Cinema puro con la "C" maiuscola. Un film visivamente spettacolare che solo grazie alle immagini guidate da una regia meravigliosa di Lynne Ramsay fa capire tutto quello che c'è da capire. In questo film troverete diversi influenze registiche di grandi autori come Hitchcock, sia per il modo in cui la tensione viene gestita sia per questa poetica di guidare lo spettatore solo grazie alla macchina da presa (e non dimentichiamo l'esplicito riferimento a Psycho), Kubrick, basti pensare alle scene nella villa che ricorda molto Shining, il Refn di Drive, dalla colonna sonora elettronica alla presenza del classico personaggio silente (il film in molte parti è praticamente muto se non fosse per la colonna sonora) e calmo in apparenza ma incline a una violenza spietata, ed ovviamente Scorsese col suo Taxi Driver più per le tematiche e i parallelismi che sul piano registico. Un film che a mio avviso merita la visione già solo per il suo lato tecnico, con una fotografia splendida di questa New York sotto la pioggia, a un montaggio frenetico a tratti e che gioca tantissimo con una violenza fuori campo come non se ne vedeva da "Non è un paese per vecchi" dei fratelli Coen. La storia non racconta nulla di nuovo, tra passati traumatici, classi di potere corrotte e abusi sui più deboli, ma è proprio il modo in cui viene raccontato che rende questo film un piccolo gioiello. Ramsay riesce a coinvolgere lo spettatore con immagini mai banali ma neanche fini a se stesse, e allo stesso tempo trasmette tutta la tensione del personaggio interpretato magistralmente da Phoenix: dai primissimi piani claustrofobici, a contrasti fortissimi come quello delle musichette americane da diner e la presenza di personaggi completamente folli e vuoti, scene pazzesche come quella del diner, del lago, del pavimento con il sicario o della sauna. Film ricchissimo di spunti e di dettagli che non vuole lasciare nulla se non un senso di disagio e di empatia con due personaggi alla fine e possibile nuovo inizio delle loro vite.
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ninopellino
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sabato 19 maggio 2018
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i meandri nascosti della psiche umana
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L'attore Joaquin Phoenix, dopo la riuscita pellicola "The irrational man" di Woody Allen, interpreta nuovamente un personaggio tormentato e psicologicamente sospeso tra frustazione, insoddisfazione esistenziale e desiderio di rendersi utile nella vita attraverso modi e soluzioni non propriamente pacifiste. Anzi, rispetto al personaggio di "The irrational man", l'attore in questione si cala nel ruolo di un uomo in cui il desiderio di violenza e di esorcizzare un passato che lo perseguita, si elevano ad un livello ancora più estremo e letale. Brava naturalmente la regista Lynne Ramsay nel saper dirigere, dietro la macchina da presa, i meandri nascosti della psiche umana del protagonista e di mostrarne visivamente la complessità del suo stato umano, scaturito da traumi infantili o da brutali esperienze vissute quando egli era arruolato nell'esercito.
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L'attore Joaquin Phoenix, dopo la riuscita pellicola "The irrational man" di Woody Allen, interpreta nuovamente un personaggio tormentato e psicologicamente sospeso tra frustazione, insoddisfazione esistenziale e desiderio di rendersi utile nella vita attraverso modi e soluzioni non propriamente pacifiste. Anzi, rispetto al personaggio di "The irrational man", l'attore in questione si cala nel ruolo di un uomo in cui il desiderio di violenza e di esorcizzare un passato che lo perseguita, si elevano ad un livello ancora più estremo e letale. Brava naturalmente la regista Lynne Ramsay nel saper dirigere, dietro la macchina da presa, i meandri nascosti della psiche umana del protagonista e di mostrarne visivamente la complessità del suo stato umano, scaturito da traumi infantili o da brutali esperienze vissute quando egli era arruolato nell'esercito. E così, Joe, il protagonista, sceglie, quale vocazione della sua vita, quella di essere un giustiziere a pagamento che combatte ogni forma di sopruso e di violenza ai danni di minori e di ragazzine sfruttate soprattutto nel mercato della prostituzione. Viene pertanto incaricato da un importante uomo politico di liberare la figlia, presa schiava da un brutto giro di delinquenti che intendono farla crescere per farla diventare una prostituta. Ma, nel corso della trama, Joe scoprirà un'agghiacciante verità sul padre della figlia che lo spingerà inevitabilmente ed inconsciamente a collegare la vicenda davvero anomala alle sue passate esperienze vissute quando egli era un bambino. A farne le spese del suo desiderio di vendetta saranno appunto gl sfruttatori e i corrotti che al suo cospetto se la vedranno davvero brutta. Film visionario e sicuramente poco commerciale per lo spettaotre medio e che merita un plauso per la bravura alla regia e per la costruzione du una trama ricca di sorprese, per non parlare, poi, di un finale che riserva una sorpresa.... immaginaria.
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fabrizio friuli
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venerdì 8 settembre 2023
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joe l'' ammazza orchi
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Di Joe si conosce ben poco, si sa che accudisce la madre anziana e malata, ha l' aspetto di un vagabondo e che ha avuto un' infanzia estremamente infelice a causa del padre violento e che svolge la professione di sicario : occupandosi di salvare esclusivamente delle ragazze molto giovani facendole uscire dal giro della prostituzione minorile e non è un problema abbattere gli orchi usando un martello, ma mai delle armi da fuoco silenziate. Un giorno, un esponente della politica gli chiede di liberare sua figlia e di riportarla a casa ed egli esegue il compito, per poi diventare lui stesso un bersaglio.
Il film americano, pur avendo del potenziale per essere un valido prodotto cinematografico, purtroppo è stato rovinato dalla lentezza delle scene che costituiscono il lungometraggio come i pezzi assemblati insieme di un puzzle, e il protagonista interpretato da Joaquin Phoenix è molto simile al protagonista del film Leon : entrambi sono dei sicari solitari ma quando nelle loro vite entrano delle giovani ragazze, entrambi cambiano ( anche se nel film Leon il cambiamento è maggiore ) invece in questo film il cambiamento del protagonista non è molto sviluppato, tra l'altro, Joe ha come unica compagnia una madre in età avanzata che viene uccisa verso l' ultima parte del film, è dopo aver ucciso i due responsabili, egli riveste il cadavere e gli dà una sepoltura diversa : fa immergere il corpo nell' acqua e lui stesso cerca di far cessare il corso della sua ( tormentata e infelice ) vita annegando se stesso: infatti egli riempe le tasche ed altre parti del vestito rubato ad uno degli assassini con delle pietre, ma prima di annegare, Joe immaginando vedere la ragazzina che lui ha salvato e quindi, toglie le pietre dal vestito e risale frettolosamente in superficie per poi raggiungere la tenuta ( o il castello ) dell' ennesimo orco , tuttavia, egli nota il corpo senza vita della sua " preda " con la gola recisa e poi nota la ragazzina in cucina ed un oggetto affilato sul tavolo, sporco di sangue.
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Di Joe si conosce ben poco, si sa che accudisce la madre anziana e malata, ha l' aspetto di un vagabondo e che ha avuto un' infanzia estremamente infelice a causa del padre violento e che svolge la professione di sicario : occupandosi di salvare esclusivamente delle ragazze molto giovani facendole uscire dal giro della prostituzione minorile e non è un problema abbattere gli orchi usando un martello, ma mai delle armi da fuoco silenziate. Un giorno, un esponente della politica gli chiede di liberare sua figlia e di riportarla a casa ed egli esegue il compito, per poi diventare lui stesso un bersaglio.
Il film americano, pur avendo del potenziale per essere un valido prodotto cinematografico, purtroppo è stato rovinato dalla lentezza delle scene che costituiscono il lungometraggio come i pezzi assemblati insieme di un puzzle, e il protagonista interpretato da Joaquin Phoenix è molto simile al protagonista del film Leon : entrambi sono dei sicari solitari ma quando nelle loro vite entrano delle giovani ragazze, entrambi cambiano ( anche se nel film Leon il cambiamento è maggiore ) invece in questo film il cambiamento del protagonista non è molto sviluppato, tra l'altro, Joe ha come unica compagnia una madre in età avanzata che viene uccisa verso l' ultima parte del film, è dopo aver ucciso i due responsabili, egli riveste il cadavere e gli dà una sepoltura diversa : fa immergere il corpo nell' acqua e lui stesso cerca di far cessare il corso della sua ( tormentata e infelice ) vita annegando se stesso: infatti egli riempe le tasche ed altre parti del vestito rubato ad uno degli assassini con delle pietre, ma prima di annegare, Joe immaginando vedere la ragazzina che lui ha salvato e quindi, toglie le pietre dal vestito e risale frettolosamente in superficie per poi raggiungere la tenuta ( o il castello ) dell' ennesimo orco , tuttavia, egli nota il corpo senza vita della sua " preda " con la gola recisa e poi nota la ragazzina in cucina ed un oggetto affilato sul tavolo, sporco di sangue. Il film si conclude con la ragazzina e Joe in un bar e dopo un breve dialogo, entra,bi lasciano il locale e se ne vanno, non prima di aver fatto credere che Joe si fosse suicidato con una pistola revolver ( ma è stato abbastanza semplice capire che si è trattato di un sogno oppure di qualcosa che il protagonista non avrebbe commesso, perché dopo essersi suicidato, nessun cliente si spaventa per il rumore dello sparo e la cameriera ha portato ugualmente il conto ad un defunto ). Purtroppo, questo film si è rivelato una delusione, perché l' idea di crrare un lungometraggio che ha come protagonista un sicario che salva le giovani donne liberandole dalle grinfie dei depravati e dei farabutti che ottengono i soldi vendendo delle ragazzine minorenni come delle " bambole " è buona ma il protagonista non è stato concepito come un personaggio originale e l' interno lungometraggio non è in grado di coinvolgere e un attore del calibro di Joaquin Phoenix non è servito a nulla, nel senso che l' attore ha interpretato un personaggio banale, protagonista di un film noioso.
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fabrizio friuli
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venerdì 8 settembre 2023
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joe l'' ammazzaorchi
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Di Joe si conosce ben poco, si sa che accudisce la madre anziana e malata, ha l' aspetto di un vagabondo e che ha avuto un' infanzia estremamente infelice a causa del padre violento e che svolge la professione di sicario : occupandosi di salvare esclusivamente delle ragazze molto giovani facendole uscire dal giro della prostituzione minorile e non è un problema abbattere gli orchi usando un martello, ma mai delle armi da fuoco silenziate. Un giorno, un esponente della politica gli chiede di liberare sua figlia e di riportarla a casa ed egli esegue il compito, per poi diventare lui stesso un bersaglio.
Il film americano, pur avendo del potenziale per essere un valido prodotto cinematografico, purtroppo è stato rovinato dalla lentezza delle scene che costituiscono il lungometraggio come i pezzi assemblati insieme di un puzzle, e il protagonista interpretato da Joaquin Phoenix è molto simile al protagonista del film Leon : entrambi sono dei sicari solitari ma quando nelle loro vite entrano delle giovani ragazze, entrambi cambiano ( anche se nel film Leon il cambiamento è maggiore ) invece in questo film il cambiamento del protagonista non è molto sviluppato, tra l'altro, Joe ha come unica compagnia una madre in età avanzata che viene uccisa verso l' ultima parte del film, è dopo aver ucciso i due responsabili, egli riveste il cadavere e gli dà una sepoltura diversa : fa immergere il corpo nell' acqua e lui stesso cerca di far cessare il corso della sua ( tormentata e infelice ) vita annegando se stesso: infatti egli riempe le tasche ed altre parti del vestito rubato ad uno degli assassini con delle pietre, ma prima di annegare, Joe immaginando vedere la ragazzina che lui ha salvato e quindi, toglie le pietre dal vestito e risale frettolosamente in superficie per poi raggiungere la tenuta ( o il castello ) dell' ennesimo orco , tuttavia, egli nota il corpo senza vita della sua " preda " con la gola recisa e poi nota la ragazzina in cucina ed un oggetto affilato sul tavolo, sporco di sangue.
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Di Joe si conosce ben poco, si sa che accudisce la madre anziana e malata, ha l' aspetto di un vagabondo e che ha avuto un' infanzia estremamente infelice a causa del padre violento e che svolge la professione di sicario : occupandosi di salvare esclusivamente delle ragazze molto giovani facendole uscire dal giro della prostituzione minorile e non è un problema abbattere gli orchi usando un martello, ma mai delle armi da fuoco silenziate. Un giorno, un esponente della politica gli chiede di liberare sua figlia e di riportarla a casa ed egli esegue il compito, per poi diventare lui stesso un bersaglio.
Il film americano, pur avendo del potenziale per essere un valido prodotto cinematografico, purtroppo è stato rovinato dalla lentezza delle scene che costituiscono il lungometraggio come i pezzi assemblati insieme di un puzzle, e il protagonista interpretato da Joaquin Phoenix è molto simile al protagonista del film Leon : entrambi sono dei sicari solitari ma quando nelle loro vite entrano delle giovani ragazze, entrambi cambiano ( anche se nel film Leon il cambiamento è maggiore ) invece in questo film il cambiamento del protagonista non è molto sviluppato, tra l'altro, Joe ha come unica compagnia una madre in età avanzata che viene uccisa verso l' ultima parte del film, è dopo aver ucciso i due responsabili, egli riveste il cadavere e gli dà una sepoltura diversa : fa immergere il corpo nell' acqua e lui stesso cerca di far cessare il corso della sua ( tormentata e infelice ) vita annegando se stesso: infatti egli riempe le tasche ed altre parti del vestito rubato ad uno degli assassini con delle pietre, ma prima di annegare, Joe immaginando vedere la ragazzina che lui ha salvato e quindi, toglie le pietre dal vestito e risale frettolosamente in superficie per poi raggiungere la tenuta ( o il castello ) dell' ennesimo orco , tuttavia, egli nota il corpo senza vita della sua " preda " con la gola recisa e poi nota la ragazzina in cucina ed un oggetto affilato sul tavolo, sporco di sangue. Il film si conclude con la ragazzina e Joe in un bar e dopo un breve dialogo, entra,bi lasciano il locale e se ne vanno, non prima di aver fatto credere che Joe si fosse suicidato con una pistola revolver ( ma è stato abbastanza semplice capire che si è trattato di un sogno oppure di qualcosa che il protagonista non avrebbe commesso, perché dopo essersi suicidato, nessun cliente si spaventa per il rumore dello sparo e la cameriera ha portato ugualmente il conto ad un defunto ). Purtroppo, questo film si è rivelato una delusione, perché l' idea di crrare un lungometraggio che ha come protagonista un sicario che salva le giovani donne liberandole dalle grinfie dei depravati e dei farabutti che ottengono i soldi vendendo delle ragazzine minorenni come delle " bambole " è buona ma il protagonista non è stato concepito come un personaggio originale e l' interno lungometraggio non è in grado di coinvolgere e un attore del calibro di Joaquin Phoenix non è servito a nulla, nel senso che l' attore ha interpretato un personaggio banale, protagonista di un film noioso.
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elpiezo
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giovedì 3 maggio 2018
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crudo!!!!!!!!!
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Un veterano di guerra si guadagna da vivere come mercenario tra i sobborghi di una New York inquieta.
Un profondo viaggio nella singolare esistenza di un uomo disagiato e tormentato da ricordi sgradevoli; le gesta di un carnefice che attraverso la sua brutalità cerca di redimere la propria tormentata esistenza.
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flaw54
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sabato 5 maggio 2018
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troppo formale
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L'argomento non è nuovo e fa ripensare immediatamente a taxi driver e a 8mm, ma la regista lo affronta su di un piano prettamente estetico, formale e intimistico. Le scene di violenza sono filtrate come se appartenessero ad un'altra realtà ( tranne il suicidio vero o immaginato che sia del protagonista ). Joaquin Phoenix sembra il clone di Robert de Niro con i suoi stessi fantasmi e adotta una recitazione monocorde e molto simile specialmente nelle scene di violenza. Prodotto ricercato, ma non perfettamente riuscito.
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ediesedgwick
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mercoledì 11 aprile 2018
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you were never really here...
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La sig.ra Ramsay si fionda nel thriller dai connotati di violenza e disillusione con un personaggio duro, crudo e 'all'occorrenza' spietato incarnato dai silenzi tormentati del magnetico Joaquin Phoenix, ma qualcosa va storto. Lynne Ramsay vorrebbe riavvalersi (in buona parte fallisce, inevitabile) della brillantezza e soprattutto pesantezza monolitica di regia dei Coen d'annata molto probabilmente (tra le altre cose) aggiungendo sprazzi di inquieto accompagnamento simil-'Drive'(2011), ma lo smacco consiste banalmente nel fatto che un qualche segmento di trama meno organico, al pelo della tenuta del brivido, meno "di collaudo" per questo 'one man show' che sembra in certe parti fatto a memoria su altri precedenti, e magari una ventina di parole in più che spezzassero la prassi 'tensione-demoni' non avrebbero guastato insomma, e già il film non avrebbe nulla da invidiare a un prodotto (altresì indipendente) quale "Blue Ruin" con cui ha molti aspetti da spartire.
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La sig.ra Ramsay si fionda nel thriller dai connotati di violenza e disillusione con un personaggio duro, crudo e 'all'occorrenza' spietato incarnato dai silenzi tormentati del magnetico Joaquin Phoenix, ma qualcosa va storto. Lynne Ramsay vorrebbe riavvalersi (in buona parte fallisce, inevitabile) della brillantezza e soprattutto pesantezza monolitica di regia dei Coen d'annata molto probabilmente (tra le altre cose) aggiungendo sprazzi di inquieto accompagnamento simil-'Drive'(2011), ma lo smacco consiste banalmente nel fatto che un qualche segmento di trama meno organico, al pelo della tenuta del brivido, meno "di collaudo" per questo 'one man show' che sembra in certe parti fatto a memoria su altri precedenti, e magari una ventina di parole in più che spezzassero la prassi 'tensione-demoni' non avrebbero guastato insomma, e già il film non avrebbe nulla da invidiare a un prodotto (altresì indipendente) quale "Blue Ruin" con cui ha molti aspetti da spartire. Non serviva altro che un tozzo di carbonella in più, perché la professionalità c'è tutta, ma in questi casi 'a voglia' - auguri vivissimi - riportare sugli schermi la potenza e la crudescenza del personaggio come in "Non È Un Paese Per Vecchi" per dirne una. Ciò detto, gli assunti della trama non svaniscono affatto, e gran parte dell'attrazione ha gioco a dirittura di un'ennesima, vibrante prestazione commissionata a un Phoenix "in stato di grazia" come si suol dire (che risente forse della modica originalità della presa soggettiva e in proposito al suo turbamento che non si stempera mai neanche alla luce delle conseguenze) ma il merito è dovuto altrettanto al bieco commento sonoro di Jonny Greenwood, paragonabile di certo allo 'score' ossessivo ed elettrizzante di Cliff Martinez per 'Drive'. Poco ma sicuro, perché molto altro da dare, oltre che tentare di non vaporizzare nel nulla queste due risorse/qualità 'di per sé' compenetrandole q.b. in tralice alle immagini, il film non ce l'ha, a dire il vero, o non sembra sapersi mostrare così in profondità, né in via di approfondirne la portata, il senso di 'peso' (ribadire la forza e lo "sbieco" delle scene non basta). Ricorda (come ho detto) per molti versi 'Blue Ruin' a partire dall'ergonomia delle sequenze cruente e nella tematizzazione dei trascorsi traumatici del protagonista (qui ben di più). Lo stile comunque in sé non fa acqua almeno, bello rappreso, non si perde granché in tonalità, divagazioni o 'trucioli' di sorta più di troppo, ma manca il 'vivido', l'attenzione e incisività assoluta della regia più cruda di scuola coeniana. C'è da dire che ormai (considerazione molto generale) il 'trasporto' e la suspense puramente 'da trama' stessa sono difficili da rimettere a oltranza col senno di capolavori, la tensione si riduce quasi a una mezza opinione di autore in autore, un massimale, ci si muove in riferimento invece che nel suo segno (intendiamoci, l'ispirazione però non è un optional, se e quando il film 'scorre' e allo stesso tempo sa attanagliare, anche di poco più del 'giusto', sindacale magari per premesse, be' è lampante, lo si sente, forte e chiaro e immediatamente). In conclusione, questione di carattere, di bravura registica, gestione dell'azione e dell'indugio, o più semplicemente di genio, di saper 'oltraggiare' il filo delle situazioni attraverso sprazzi davvero indimenticabili - non si può dire la stessa cosa in questo thriller da falsariga (per atmosfera e caratteristiche indebitate ad altri celebri precedenti, in primis proprio "Drive", da cui mutua la saturazione emotiva, espressiva dell'unico protagonista) senza niente di inaudito (tocchi alla 'Biutiful' e alla Refn appunto, ma non reggerebbe il confronto di rilievo). Diciamo pure accettabile, per il resto, encomiabili la freddezza e la 'traumaticità' che trasmette riguardo alle peggiori, terribili esperienze familiari e/o personali e la scelta della 'distanza' di sguardo nell'impressionante mortalità, nella moria, quantomeno fino al finale sospeso e senza banali giustezze psicologiche. Al largo della disincantata prova di Phoenix (premiata a Cannes), tutto il resto vien da sé - tra commi di innocenza minorile stratificata e uno spiazzante "lieto"?fine - non necessariamente al meglio delle possibilità. Senza infamia ma senza lode
Voto: 5+/10
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[+] beh, insomma.....
(di francesco2)
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