marcloud
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mercoledì 9 gennaio 2019
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woody a coney island
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Woody Allen ci porta negli anni 50 in un vecchio luna park di Coney Island, dove un tradimento estivo si trasforma in dramma. Ottima fotografia e stupendi giochi di luci. Nel complesso un film noioso, nonostante sia interessante la rappresentazione di queste piccole vite perse nel tentativo di strappare momenti di felicità.
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rabasma2
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domenica 30 settembre 2018
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come se nulla fosse successo
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Un film che mette forse un po’ di tristezza, una storia di piccoli uomini e di ordinaria mediocrità dove irrompe una giovane donna ,Carolina, diversa per la sua storia ma che anche per questo viene sacrificata . Carolina spezza gli equilibri, Ginny cerca un riscatto della sua mediocrità con una storia nuova , e confonde i piani tra la realtà è la recita ( ad un certo punto dice al suo giovane amante che lei in realtà recita nella sua grigia quotidianità di cameriera ) e il tutto scorre poi in una commedia dove il finale incombe passo a passo come in una tragedia greca ( e nel finale viene anche evocata la tragedia greca ,con un coltello che compare nella scena in mano a una disperata Ginny ) .
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Un film che mette forse un po’ di tristezza, una storia di piccoli uomini e di ordinaria mediocrità dove irrompe una giovane donna ,Carolina, diversa per la sua storia ma che anche per questo viene sacrificata . Carolina spezza gli equilibri, Ginny cerca un riscatto della sua mediocrità con una storia nuova , e confonde i piani tra la realtà è la recita ( ad un certo punto dice al suo giovane amante che lei in realtà recita nella sua grigia quotidianità di cameriera ) e il tutto scorre poi in una commedia dove il finale incombe passo a passo come in una tragedia greca ( e nel finale viene anche evocata la tragedia greca ,con un coltello che compare nella scena in mano a una disperata Ginny ) . Poi tutto passa , come un onda e tutto viene soffocato dal succedersi dei giorni e dalla normalità che riprende il suo spazio . La luce e la fotografia son9 un film a parte , l interpretazione di Kate Winslet è superlativa .
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winchester_94
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mercoledì 26 settembre 2018
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le insoddisfazioni della vita e l'egoismo
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“Coney Island. Anni 50’. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui alla postazione sette”. Così, inizia il quarantottesimo film di Woody Allen, nel quale il bagnino e scrittore drammaturgo, interpretato da Justin Timberlake, assume il ruolo di narratore, rompendo la quarta parete, ma interagendo, allo stesso tempo con i personaggi della vicenda.
Come si evince dall’incipit, la storia è ambientata a Coney Island, dove Ginny, interpretata da Kate Winslet, dopo una carriera di attrice, che ricorda con nostalgia, e un primo matrimonio, finito in tragedia, da cui ha avuto un figlio, Ritchie, si sposa con Hampty, interpretato da John Belushi, un uomo burbero, giostraio del Luna Park.
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“Coney Island. Anni 50’. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui alla postazione sette”. Così, inizia il quarantottesimo film di Woody Allen, nel quale il bagnino e scrittore drammaturgo, interpretato da Justin Timberlake, assume il ruolo di narratore, rompendo la quarta parete, ma interagendo, allo stesso tempo con i personaggi della vicenda.
Come si evince dall’incipit, la storia è ambientata a Coney Island, dove Ginny, interpretata da Kate Winslet, dopo una carriera di attrice, che ricorda con nostalgia, e un primo matrimonio, finito in tragedia, da cui ha avuto un figlio, Ritchie, si sposa con Hampty, interpretato da John Belushi, un uomo burbero, giostraio del Luna Park. Ginny, insoddisfatta della sua vita, vede nel giovane bagnino, Mickey, un uomo in grado di capire la situazione di lei, piena di rimpianti e angosce. Inizia con lui una storia d’amore. La situazione, si ribalta, con l’entrata in scena di Carolina figlia di Hampty, che molti anni prima era scappata di casa per sposarsi con un gangster. Pentita di essere entrata in quella vita, braccata dagli scagnozzi di suo marito, poichè aveva collaborato con la polizia, cerca aiuto dal padre. L’arrivo di Carolina segna gli equilibri dei personaggi e della vicenda, in particolare di Hamphty e Mickey, che rimane rapito dalla sua bellezza, mettendo a dura prova il rapporto con Ginny. L’intenzione del regista è mettere in scena una storia d’amore con tinte drammatiche e tragiche. Questi elementi emergono grazie all’utilizzo della macchina da presa, che con movimenti di macchina, piani sequenza e inquadrature, che seguono i personaggi, installa un’impostazione teatrale alle scene, non solo dando importanza a questi ultimi ma anche agli spazi. La fotografia di Storaro e il susseguirsi di luci calde e fredde a seconda delle emozioni dei personaggi, sono il punto esclamativo delle azioni e dei sentimenti di questi ultimi. Ginny, interpretata dalla Winslet, donna in crisi, che sta affrontando un crollo psicologico dovuto agli insuccessi del passato: è lo stereotipo che possiamo ritrovare in Cate Blanchete in Blue Jasmine. La Winslet è manovrata dall’amore, ma un amore aggressivo e materiale, con Mickey, che si contrappone a quello puro e sublime di lui per Carolina. Ritchie, invece, figlio avuto da Ginny, con il primo marito è un ragazzino problematico : salta la scuola e appicca incendi. Il cinema: è l’ unico luogo di evasione da una situazione familiare e personale sofferta. La Ruota delle meraviglie mette in scena la natura umana e quanto i sentimenti possano giocare un ruolo importante nella vita delle persone, tanto da condizionarne le loro azioni, spingendoli in situazioni ai limiti dell’egoismo.
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giuliacortella
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sabato 18 agosto 2018
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perdersi a coney island negli anni cinquanta
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Perdersi a Coney Island negli anni Cinquanta
Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore.
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Perdersi a Coney Island negli anni Cinquanta
Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava. Dopo il divorzio sposa per convenzione un uomo generoso ma incapace, Humpty (un grande Jim Belushi), che ha una figlia dal primo matrimonio, Carolina (Juno Temple), sposata ad un gangster che alla fine riuscirà a farla fuori. Carolina cerca rifugio presso il padre e la matrigna che, alle prese col figlio e le difficoltà quotidiane, si è abbandonata nel frattempo tra le braccia di un giovane bagnino, Mickey (un seducente e perfetto nella sua ambiguità Justin Timberlake) e si illude di aver trovato un futuro che la salvi. Ben presto il giovane atletico si innamorerà di Carolina e la matrigna, per egoismo e gelosia, non l’avviserà dell'arrivo del gangster che la vuole sopprimere. Come nella tragedia greca, l’eroina avrebbe l’occasione di salvarsi, ma in realtà perde se stessa ancora una volta e si condanna alla solitudine e all’alcolismo, trascinando con sé il destino di tutti gli altri che le ruotano attorno. La ruota della vita dei protagonisti si gira sullo sfondo di un paesaggio in cui le luci del luna park di Coney Island, i costumi, i vestiti degli anni Cinquanta risaltano attraverso i filtri della fotografia luminosa e calda di Vittorio Storaro che fa brillare i colori caricati, quasi da cartolina. Sulla spiaggia si avvicendano le vite degli uomini i cui sentimenti si intrecciano nelle reti indistinte di una dolorosa esistenza umana.
Giulia Cortella
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giuliacortella
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venerdì 17 agosto 2018
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perdersi a coney island negli anni cinquanta
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Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che, in realtà sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava.
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Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che, in realtà sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava. Dopo il divorzio sposa per convenzione un uomo generoso ma incapace, Humpty (un grande Jim Belushi), che ha una figlia dal primo matrimonio, Carolina (Juno Temple), sposata ad un gangster che alla fine riuscirà a farla fuori. Carolina cerca rifugio presso il padre e la matrigna che, alle prese col figlio e le difficoltà quotidiane, si è abbandonata nel frattempo tra le braccia di un giovane bagnino, Mickey (un seducente e perfetto nella sua ambiguità Justin Timberlake) e si illude di aver trovato un futuro che la salvi. Ben presto il giovane atletico si innamorerà di Carolina e la matrigna, per egoismo e gelosia, non l’avviserà dell'arrivo del gangster che la vuole sopprimere. Come nella tragedia greca, l’eroina avrebbe l’occasione di salvarsi, ma in realtà perde se stessa da sola ancora una volta e si condanna alla solitudine e all’alcolismo, trascinando con sé il dolore di tutti gli altri che le ruotano attorno. La ruota della vita dei protagonisti si gira sullo sfondo di un paesaggio in cui le luci del luna park di Coney Island, i costumi, i vestiti degli anni Cinquanta risaltano attraverso i filtri della fotografia luminosa e calda di Vittorio Storaro che fa brillare i colori caricati, quasi da cartolina. Sulla spiaggia si avvicendano le vite degli uomini i cui sentimenti si intrecciano nelle reti indistinte di una dolorosa esistenza umana. Giulia Cortella
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fabio
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martedì 31 luglio 2018
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la ruota meravigliosa del cinema di allen...
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...dalla quale non vorresti mai scendere; perchè, diciamocelo, chi lo ama lo seguirà sempre e si siederà ancora a farsi raccontare una nuova storia.
Questa volta Allen sceglie gli anni '50 ed il mitico luna park di Coney island per ambientare una storia che omaggia il teatro e Eugene O'Neill in particolare.
Così ritroviamo una varia umanità che lotta per la sopravvivenza, tra illusioni e delusioni, passioni e irrazionalità.
Quel che ne viene fuori è, come sempre, un prodotto eccellente nella confezione (la fotografia di Storaro su tutto) ma che non ti cattura fino in fondo.
Allen mette in scena storie di vita vera ma spesso si ferma alla scena, alla finzione teatrale e ti viene il sospetto, film dopo film, che sia proprio questo il vero intento.
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...dalla quale non vorresti mai scendere; perchè, diciamocelo, chi lo ama lo seguirà sempre e si siederà ancora a farsi raccontare una nuova storia.
Questa volta Allen sceglie gli anni '50 ed il mitico luna park di Coney island per ambientare una storia che omaggia il teatro e Eugene O'Neill in particolare.
Così ritroviamo una varia umanità che lotta per la sopravvivenza, tra illusioni e delusioni, passioni e irrazionalità.
Quel che ne viene fuori è, come sempre, un prodotto eccellente nella confezione (la fotografia di Storaro su tutto) ma che non ti cattura fino in fondo.
Allen mette in scena storie di vita vera ma spesso si ferma alla scena, alla finzione teatrale e ti viene il sospetto, film dopo film, che sia proprio questo il vero intento.
La cinepresa non riesce a rendere la bravura della Winslet che appare poco naturale nella sua recitazione e di nuovo riaffiora il sospetto che la finzione teatrale sia più seducente, più interessante del vero.
Forse la velocità di scrittura e realizzazione che Allen impone, a se stesso in primis, penalizzano il risultato ma andare al cinema a vederlo è un esperienza che ripaga sempre.
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rob8
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martedì 17 luglio 2018
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la ruota che non meraviglia
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Un melodramma teatrale che rimanda esplicitamente a Tennesee Williams e ad O’Neill (ma anche ai racconti di Carver, evocato nell’insegna di un bar) e che permette alla Winslet una grande prova da attrice.
Nonostante l’ambientazione di tempo e luogo (la Coney Island degli anni ’50), prevalgono i temi universali delle passioni umane, consumate in interni claustrofobici.
Vittorio Storaro esibisce (anche troppo) la sua maestria con il colore; Allen la sua nei movimenti di macchina e nella messa in scena.
Un’opera non del tutto risolta, che non emoziona come potrebbe.
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Un melodramma teatrale che rimanda esplicitamente a Tennesee Williams e ad O’Neill (ma anche ai racconti di Carver, evocato nell’insegna di un bar) e che permette alla Winslet una grande prova da attrice.
Nonostante l’ambientazione di tempo e luogo (la Coney Island degli anni ’50), prevalgono i temi universali delle passioni umane, consumate in interni claustrofobici.
Vittorio Storaro esibisce (anche troppo) la sua maestria con il colore; Allen la sua nei movimenti di macchina e nella messa in scena.
Un’opera non del tutto risolta, che non emoziona come potrebbe.
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marsmeraldo
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domenica 28 gennaio 2018
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.....woody o il film
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Le luci e i bellissimi colori di un tramonto dipinto con gli acquerelli.......ma pur sempre un tramonto di idee e contenuti.
Profili umani raccontati e trattegiati con il pennino di una Mont Blanc..... che non emergono dalla più scontata banalità.
Manca il guizzo, la scossa che ti fa riflettere, il pensiero che ti porti a casa che calzi come un bel vestito che fai tuo per condividerlo con chi merita...
Noioso e petulante...
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brunodedomenico
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giovedì 25 gennaio 2018
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la ruota della noia
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Sono andato a vederlo solo perché per l'altro film non c'era più posto, ma immaginavo quel che mi aspettava, e così è stato. Noia mortale, prevedibile, banale, monologhi vuoti che non finiscono mai, che sarebbero pallosissimi pure a teatro, figuriamoci al cinema. Non buttate soldi nel vedere questa palla noiosissima. Non è che perché si chiama Woody Allen tutto quel che fa è bello. Negli ultimi 15 anni fa cose sempre meno belle, e sempre più noiose. Con qualche eccezione, in cui guizzi della creatività originaria permangaono (ma non in questo), ma prevalentemente resta solo una catena di montaggio del dover fare film perché si chiama woody allen e quindi qualcuno che andrà a vederlo (ahimé, me compreso stavolta) ci sarà.
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michelino
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domenica 21 gennaio 2018
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michelino va al cinema
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Woody Allen vi ha un pochino stancato?
Vi sembra troppo ripetitivo
Vi sembra sempre meno concentrato e lucido di un tempo?
Forse avete anche ragione, nel senso che non tutti i suoi ultimi
sono all'altezza del suo nome.
Ma qui la ruota della fortuna gira nel senso giusto
E comunque basterebbero la ricostruzione del luna park
e la spiaggia di Coney Island negli anni cinquanta per
fare di questo film un opera più che piacevole da vedere.
E se volete lasciate pure perdere Woody Allen e guardate
questo film come se fosse un film di Storaro.
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Woody Allen vi ha un pochino stancato?
Vi sembra troppo ripetitivo
Vi sembra sempre meno concentrato e lucido di un tempo?
Forse avete anche ragione, nel senso che non tutti i suoi ultimi
sono all'altezza del suo nome.
Ma qui la ruota della fortuna gira nel senso giusto
E comunque basterebbero la ricostruzione del luna park
e la spiaggia di Coney Island negli anni cinquanta per
fare di questo film un opera più che piacevole da vedere.
E se volete lasciate pure perdere Woody Allen e guardate
questo film come se fosse un film di Storaro.
In un certo senso è così senza quella luce e quella fotografia
non sarebbe lo stesso film.
Una luce a volte talmente forte e innaturale da sembrare
pacchiana ma che oltre ad accompagnare le emozioni
suscitate dal racconto ci suggerisce la potenza dei riflettori
mentre illuminano il palco di una scena teatrale.
E teatro è una parola chiave per comprendere più a fondo
i meccanismi su cui questo film si regge.
Basterebbe guardare quell'ultima lunga bellissima e assurda
scena nella quale anche la recitazione palesemente forzata
ci consegna quel gusto particolare specifico del palcoscenico.
In pochi minuti riviviamo frammenti del teatro Greco di quello
Russo e di quello Americano e nord Europeo della metà del
secolo scorso.
La battuta finale del film non è calibrata molto bene
Ci voleva più tempo per arrivare a quella frase
Detta così nel bel mezzo del dramma che si consuma
suona falsa e fuori luogo.
Eppure quella battuta è indispensabile
Quella battuta riassume tutto il senso del film
In quella battuta ci sono tutti i finali più belli e più
amari di quasi tutto il teatro moderno
Già...la ruota delle meraviglie....ve la raccomando!
Fate come Michelino...andate a vederla....ne vale la pena.
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