|
sabato 13 gennaio 2018
|
musical e tragedia
|
|
|
|
L'interpretazione tematica del film ce la dà lo stesso Woody Allen quando per ben due volte usa il termine "melodramma", secondo me, proprio per indicare lo squisito equilibrio tra il serio e il faceto, tra la dolcezza della musica e delle immagini e la tragicità della trama. Ginny, alla fine, è una vera e propria Fedra, vestita del peplo bianco, una sacerdotessa del Fato. Woody legge in se stesso e nella società americana la contraddizione tra il dottor Jekill e Mister Hyde, tra la violenza dei gangsters e l'ottimismo della cultura hollywoodiana.
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
|
lunedì 8 gennaio 2018
|
con allen (regista o attore) non trovi più niente di nuovo
|
|
|
|
Ripetitivo e scontato. Ormai con Allen (regista o attore) non trovi più niente di nuovo. Certo il film è girato bene, anche la fotografia è bella ma se delude anche in questo ...
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
marionitti
|
domenica 7 gennaio 2018
|
girato e recitato bene, ma noioso
|
|
|
|
Woody Allen racconta una storia di persone alla ricerca del loro brandello di felicità nella Coney Island degli anni 30. Che dire? La Winslet è bravissima, i colori sono gestiti in modo magistrale, la storia è ricca di significati, la simbologia della ruota che gira intrigante. Tutto vero, ma resta un film noiosissimo e ho davvero faticato ad arrivare in fondo. Credo di non aver parso nessun film di questo regista da almeno 15 anni, ma mai mi era successo di stancarmi così. Tanta intelligenza e tanta tecnica non bastano a fare un film che faccia piacere andare a vedere.
|
|
[+] lascia un commento a marionitti »
[ - ] lascia un commento a marionitti »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
domenica 7 gennaio 2018
|
scampoli di vita perduta
|
|
|
|
C’è cinema e teatro nell’ultimo film di Woody Allen, Wonder Wheel, La ruota della meraviglie.
C’è nevrosi, insoddisfazione, un bisogno insopprimibile di appoggiarsi a un altro per non cadere, il vizio dell’ascesa e la velleità teatrale, ed è meraviglioso constatare quanto di diverso ogni pellicola di Woody Allen possa offrire allo spettatore oggi, malgrado superficiali apparenze denotino un’iterazione ciclica di ogni sceneggiatura del cineasta americano.
Come in Blue Jasmine, viveva la ricca Jasmine/Jeanette/Cate Blanchett, qui, con la sua divisa da cameriera del ristorante “Il re della vongola”, c’è l’ex “Titanic girl” Kate Winslet, ovvero Ginny.
[+]
C’è cinema e teatro nell’ultimo film di Woody Allen, Wonder Wheel, La ruota della meraviglie.
C’è nevrosi, insoddisfazione, un bisogno insopprimibile di appoggiarsi a un altro per non cadere, il vizio dell’ascesa e la velleità teatrale, ed è meraviglioso constatare quanto di diverso ogni pellicola di Woody Allen possa offrire allo spettatore oggi, malgrado superficiali apparenze denotino un’iterazione ciclica di ogni sceneggiatura del cineasta americano.
Come in Blue Jasmine, viveva la ricca Jasmine/Jeanette/Cate Blanchett, qui, con la sua divisa da cameriera del ristorante “Il re della vongola”, c’è l’ex “Titanic girl” Kate Winslet, ovvero Ginny.
Ginny è vittima di un destino che a suo avviso l’ha osteggiata. E’ una donna “sull’orlo di una crisi di nervi”, perde spesso il controllo, ed è vittima delle sue colpe, dei suoi difetti, dell’amore.
Sposata in seconde nozze con Humpty (Jim Belushi) che lavora appunto nel grande parco di divertimento di Coney Island a New York e con un figlio di dieci anni dall’insana piromania ma dalla grande passione per il cinema (tanto che marina la scuola pur di vedersi i film), Ginny si innamora di Mickey, un aspirante drammaturgo/bagnino (Justin Timberlake) colto con cui cerca di evadere dalla sua frustrazione annegata nell’alcol dimenticando anni e giovinezza perduta.
Ma l’idillio tradito si rompe nel momento in cui improvvisamente torna all’ovile la figlia di prime nozze di Humpty, Carolina (Juno Temple), fuggita dalla “divertente” famiglia con un marito (si è sposata giovane la ragazza, appena ventenne) di cui presto si è dovuta pentire perché intrallazzato in giri mafiosi assai poco raccomandabili.
Carolina cerca protezione e non si fa specie di chiederla al suo “patrigno” Humpty che gentilmente gliela nega (mandandola a quel paese da cui proveniva) ma trova nella “matrigna”, Ginny, una possibilità: Ginny le offre, a patto di non combinare guai, di lavorare al ristorante come cameriera e di sera studiare per prendersi un diploma. La ragazza accetta, tutto scorre bene: Ginny continua a sollazzarsi col suo bagnino preferito rendendo Humpty più cornuto di quanto non lo sia già. Peccato, che di quell’affascinante bagnino finisca per innamorarsene anche Caroline (o, meglio è lui che si innamora di lei), trascinando in un vortice di gelosia la feroce Ginny. A complicare le cose ci si mettono i due “tipi” poco raccomandabili che vogliono far sparire per sempre Caroline.
Siamo negli anni ’50 e tutto parla Tennesse Wiliams. E’ al drammaturgo americano che Woody Allen in questo film si ispira volutamente con richiami al teatro e alla cosiddetta “azione da camera” in cui i protagonisti vivono.
Si svolge infatti, prettamente in interni, questo film malgrado qualche esterno di ripresa del bagnino e del figlio piromane, un set che è palcoscenico teatrale, della vita che si fa teatro nell’ossessione di una scelta che non lascia scampo ai quattro personaggi.
Nella giostra delle meraviglie che è la vita, Allen imbastisce la sua commedia-finzione-verità, sull’alienazione umana, sul ruolo del destino e in generale sulla nostra impietosa incapacità di scegliere una redenzione, oppressi da una scelta, sia essa negativa che positiva, che ci blocca, distruggendoci lentamente a patto di non cogliere una “fuga dalla realtà”.
Fuga dalla verità che avviene nel fuoco “purificatore” e nella dolce immagine del cinema per il ragazzino, in un amore impossibile per la tosta Ginny, in una nuova vita appunto per la determinata ma fragile Carolina.
Amaro e senza speranza, in un panorama che di starlette e blasonati borghesismi ha ben poco ma si concentra sull’universo proletario dei lavoratori stagionali, La ruota della meraviglie, è un tuffo nel passato tra gloriose luci dorate di una decadente Coney Island che nel 1950 stava dicendo bye-bye al sogno americano, sbattendo il muso dolorosamente contro la realtà grigia e cupa della vita di tutti i giorni.
Sembra Ombre e nebbia, La ruota della meraviglie, sembra ma non è. Con un’accezione meno esistenzialista, priva del grottesco gioco che caratterizza molte passate pellicole di Woody Allen, in questo non si ride affatto e non c’è consolazione, al crollo inesorabile di tutte le aspirazioni dei protagonisti.
L’illusione di un amore possessivo che stritola le vite dei quattro personaggi, un amore rabbioso che non ammalia e non stupisce e che si sfoga nel puro atto carnale del desiderio dei corpi, si scontra con la purezza di un sentimento istintivo, ancestrale che il giovane bagnino comprenderà perdendosi nei dolci occhi blu di Caterine.
Un amore che alla fine, nonostante tutto rimane, un amore a cui si dovrebbe tendere anche se conviviamo quotidianamente con lo spettro della tragedia e del fallimento, cercando una riscossa in questo salvifico salvagente, a patto che ci venga buttato in mare da qualche natante non nichilista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
maramaldo
|
sabato 6 gennaio 2018
|
senza pietà.
|
|
|
|
Eppure, chi ha tanto vissuto dovrebbe averne per i suoi simili. Ma l'inossidabile genietto che una volta giocava al "piccolo freud" ora si diletta a fare il "piccolo tragico antico" per il quale conta soltanto il "compirsi del fato". Qui rappresentato dal lento e implacabile avanzare della nera limousine dei mafiosi. Simbolismi raffinati che non sempre si colgono. Ci sei troppo dentro. A Coney Island, nei suoi luoghi, negli squarci panoramici. In quall'interno di disgraziati, di dannati che si dibattono senza un barlume di coscienza. Ritmo, incalzare della vicenda ti prendono, ti coinvolgono. Lezione di cinema. Alla fine ti lascia un certo disagio, un vago senso di colpa come se fossi uno o una di loro.
[+]
Eppure, chi ha tanto vissuto dovrebbe averne per i suoi simili. Ma l'inossidabile genietto che una volta giocava al "piccolo freud" ora si diletta a fare il "piccolo tragico antico" per il quale conta soltanto il "compirsi del fato". Qui rappresentato dal lento e implacabile avanzare della nera limousine dei mafiosi. Simbolismi raffinati che non sempre si colgono. Ci sei troppo dentro. A Coney Island, nei suoi luoghi, negli squarci panoramici. In quall'interno di disgraziati, di dannati che si dibattono senza un barlume di coscienza. Ritmo, incalzare della vicenda ti prendono, ti coinvolgono. Lezione di cinema. Alla fine ti lascia un certo disagio, un vago senso di colpa come se fossi uno o una di loro. Ti assale il pensiero di non voler più vedere quel vegliardo senza pietà che ti conosce così bene.
Ma il fato (o la nemesi, a vostra scelta) è sempre in agguato, senza pietà.
Tempi duri per chi ha campato troppo, cinematograficamente parlando. Dovevi aspettartelo, Woody. Sei finito nel mirino di quei "frugatori" senza pietà, appartenenti alla sadica genia degli assassini mediatici. Non ti montare la testa, ci sono state (e ci saranno) ben altre vittime oltre a un anziano guitto nevrotico. Avranno "scoperto" che sei un lascivo frustrato che abusava (spero, artisticamente) di esserini indifesi come la figlia di Lady Tarzan.
Sei già depresso (e deprimente), non t'incupire di più. A scopo scaramantico, quest'anno cerca di farci sorridere un po'. Per il resto, fregatene, esattamente come noi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a maramaldo »
[ - ] lascia un commento a maramaldo »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
venerdì 5 gennaio 2018
|
lo sfavillante luna park contro le grigie esistenz
|
|
|
|
Immancabilmente (e fortunatamente) ritorna sui grandi schermi italiani Woody Allen con la sua ultima opera "La Ruota delle Meraviglie". Il titolo rappresenta il simbolo del luogo dove si svolge la storia e, cioè, Coney Island con il suo grande parco di divertimenti. Ambientato negli anni '50 i protagonisti vivono la propria vita quotidiana alloggiando in un piccolo appartamento proprio di fronte alla suddetta ruota panoramica. Lui (Jim Belushi) è un gestore di giostre con il vizio del bere, lei (Kate Winslet) è la sua seconda compagna che svolge il lavoro di cameriere presso una tavola calda ed ha un figlio adolescente (con seri problemi comportamentali) da un suo precedente matrimonio fallito.
[+]
Immancabilmente (e fortunatamente) ritorna sui grandi schermi italiani Woody Allen con la sua ultima opera "La Ruota delle Meraviglie". Il titolo rappresenta il simbolo del luogo dove si svolge la storia e, cioè, Coney Island con il suo grande parco di divertimenti. Ambientato negli anni '50 i protagonisti vivono la propria vita quotidiana alloggiando in un piccolo appartamento proprio di fronte alla suddetta ruota panoramica. Lui (Jim Belushi) è un gestore di giostre con il vizio del bere, lei (Kate Winslet) è la sua seconda compagna che svolge il lavoro di cameriere presso una tavola calda ed ha un figlio adolescente (con seri problemi comportamentali) da un suo precedente matrimonio fallito. Insoddisfatta della sua vita, delusa dalle proprie aspettative di affermarsi come attrice e seriamente preoccupata del tempo che passa e, pertanto, poco incline ad accettare di stare invecchiando, intreccia una relazione amorosa clandestina con un bagnino (Justin Timberlake) più giovane di lei. Quando però ritorna a casa la bella e giovane figlia del compagno, fuggita dal proprio matrimonio sbagliato con un gangster, ecco che per la protagonista di mezz'età scatta una forte competizione con la nuova arrivata che le minaccia seriamente la sua relazione con il giovane guarda-spiaggia ....
In questo film Woody Allen, ancora una volta, rivela la sua grandezza come regista consegnando al pubblico una storia quanto mai vera e presentando soprattutto un ritratto di donna non solo in sè realisticamente drammatico ma anche profondamente descritto dal punto di vista psicologico. Allen, infatti, conosce bene la natura umana e ne "La Ruota delle Meraviglie" lo dimostra non solo riguardo al ritratto della protagonista principale (presentata come una donna scontenta, delusa e sempre alla ricerca di un qualcosa che l'aiuti a sopportare un'esistenza quanto mai grigi), ma anche riguardo a tutti gli altri personaggi della storia, nessuno escluso. In questa sua ultima pellicola il regista ha privilegiato l'andamento drammatico anzichè quello esclusivamente comico, ma l'ironia sottile che a volte traspare nei dialoghi ben costruiti viene perfettamente percepita servendo anche a stemperare certi toni fortemente carichi di pathos. Inutile quasi sottolineare che l'ambientazione e l'epoca degli anni '50 sono stati perfettamente riprodotti da Allen, che la fotografia di Vittorio Storaro è, come sempre, profondamente suggestiva n onchè perfetta, e che tutti gli attori, Kate Winslet in cima, agli altri, risultano bravi e perfettamente convincenti nei propri ruoli.
Insomma, un piccolo capolavoro.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
elpiezo
|
mercoledì 3 gennaio 2018
|
nostalgico!!!
|
|
|
|
Un marito alcolizzato, una compagna delusa, un bagnino sognatore e la giovane moglie di un boss. Woody Allen ritaglia un pittoresco microcosmo anni cinquanta e lo anima di sogni malinconici. Cast di livello e una fotografia eccellente per una drammatica commedia dal sapore agrodolce.
|
|
[+] lascia un commento a elpiezo »
[ - ] lascia un commento a elpiezo »
|
|
d'accordo? |
|
|
martedì 2 gennaio 2018
|
asfittico..
|
|
|
|
Ma qual è il problema di Vudi Allen? E' un film asfittico, pesante, claustrofobico! Mai che ci sia una relazione sentimentale sana e pulita, nei suoi film!...ma è mai possibile, sempre e solo sporcizia?!.. Ma cos'ha in testa? Che problemi ha avuto?.. Una volta, per lo meno, condiva i suoi film con qualche insuperabile e divertente battuta yiddish!..ma è da vent'anni che non diverte più!..solo rapporti malati, fra i suoi personaggi.. Ed è da sempre che batte il chiodo lì: rapporto matrimoniale con relativo tradimento; marito che torna a casa e amante nell'armadio...ma, ultimamente, morto!..baaaasta!!..ha rotto! Confezionato bene..ma ci mancherebbe, alla sua età!
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
|
martedì 2 gennaio 2018
|
noia
|
|
|
|
Una stella per la fotografia e i costumi, così come buona interpretazione di attori validi, il resto noia mortale
|
|
[+] lascia un commento a »
[ - ] lascia un commento a »
|
|
d'accordo? |
|
francescoizzo
|
lunedì 1 gennaio 2018
|
il solito bravo ma cinico woody allen
|
|
|
|
Nel film gli elementi del solito Woody Allen ci sono tutti: intreccio sentimental-erotico ingarbugliato, problemi sociali e caratteriali dei personaggi, psicanalista o psichiatra che dir si voglia e colonna sonora jazz. La sceneggiatura è come al solito molto ben strutturata e le interpretazioni dei protagonisti - su tutte quelle di Kate Winslet e Jim Belushi- sono superbe.
Peccato quindi che il messaggio del regista newyorkese sia sempre lo stesso: il cinismo regna sovrano, la frustrazione la fa da padrona, tutti sono in qualche modo insoddisfatti e delusi, e quando si prospetta e perfino inizia a una relazione romantica deve finire inevitabilmente male. Il sentimento nobile della cameriera/aspirante attrice Ginny (avvertire al telefono i due giovani dell'arrivo dei gangsters) viene stoppato da una repentina tentazione di calcolo per il proprio tornaconto.
[+]
Nel film gli elementi del solito Woody Allen ci sono tutti: intreccio sentimental-erotico ingarbugliato, problemi sociali e caratteriali dei personaggi, psicanalista o psichiatra che dir si voglia e colonna sonora jazz. La sceneggiatura è come al solito molto ben strutturata e le interpretazioni dei protagonisti - su tutte quelle di Kate Winslet e Jim Belushi- sono superbe.
Peccato quindi che il messaggio del regista newyorkese sia sempre lo stesso: il cinismo regna sovrano, la frustrazione la fa da padrona, tutti sono in qualche modo insoddisfatti e delusi, e quando si prospetta e perfino inizia a una relazione romantica deve finire inevitabilmente male. Il sentimento nobile della cameriera/aspirante attrice Ginny (avvertire al telefono i due giovani dell'arrivo dei gangsters) viene stoppato da una repentina tentazione di calcolo per il proprio tornaconto.
Verrebbe voglia, usando le sue stesse parole retorico/opportuniste - della Ginny brilla che nel finale, nella sua casa, fa un estremo tentativo di riportare a sé il giovane ex amante, di dire al regista (e questa volta seriamente): "se non ci fosse il perdono ( e, aggiungo io, i sentimenti positivi, e a volte anche una visione della vita nobile) come sarebbe mai la vita?".
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francescoizzo »
[ - ] lascia un commento a francescoizzo »
|
|
d'accordo? |
|
|