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ninopellino
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domenica 24 dicembre 2017
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la ruota dei sogni irrealizzati
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Come per le sue precedenti produzioni, ancora una volta il regista Woody Allen si affida, nel dirigere quest'ultimo film, ad una serie di elementi inconfondibili del suo stile conematografico: una colonna sonora risalente agli anni '30, in questo caso ai '50, una scenografia degli ambienti davvero impeccabile e, come sempre, una certa caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi, spesso presi da problemi quotidiani che ne causano frustazione e insoddisfazione. Un cliché ormai collaudato da anni, che, nel corso della sterminata produzione cinematografica del regista, ha mostrato dei picchi, dei punti alti, ma anche qualche scivolata. Questo film, e mi dichiaro subito, sicuramente non rientra tra le sue opere più significative, ma comunque resta un prodotto sicuramente discreto e ben diretto.
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Come per le sue precedenti produzioni, ancora una volta il regista Woody Allen si affida, nel dirigere quest'ultimo film, ad una serie di elementi inconfondibili del suo stile conematografico: una colonna sonora risalente agli anni '30, in questo caso ai '50, una scenografia degli ambienti davvero impeccabile e, come sempre, una certa caratterizzazione psicologica dei suoi personaggi, spesso presi da problemi quotidiani che ne causano frustazione e insoddisfazione. Un cliché ormai collaudato da anni, che, nel corso della sterminata produzione cinematografica del regista, ha mostrato dei picchi, dei punti alti, ma anche qualche scivolata. Questo film, e mi dichiaro subito, sicuramente non rientra tra le sue opere più significative, ma comunque resta un prodotto sicuramente discreto e ben diretto. Un plauso, ad esempio, va all'interpetazione dell'attrice Kate Winslet che si cala molto bene nel ruolo di una donna insoddisfatta del suo matrimonio e della sua vita e che subirà una delusione ancora più forte quando anche l'ultimo spiragilio di liuce detemrinato d aun amore, sarà destinato a concludersi. La trama di questo film ci descrive le vicende di una serie personaggi nei riguardi dei quali, questa volta Allen è molto severo ed estremo nel giostrare gli esiti dei loro destini. Questa pellicola difatti alla fine si rileverà un autentico dramma. Nell'insieme delle mie impressioni, ritengo "La ruota delle meraviglie" un film senza dubbio interessante e diretto, come sempre, in maniera encomiabile, ma tutto sommato che denota anche qualche momento di stanchezza e di ripetitività nel genio unico di Allen: il finale, ad esempio, è perfetto nei risvolti disincantati riguardo le aspettative disillluse dei protagonisti, ma è anche un pessimismo forse un tantino scontato e di cui siamo ormai abituati da anni.
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giajr
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sabato 23 dicembre 2017
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da leggere con attenzione, woody è sempre woody!
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Ottimo il testo, la scenografia, bravissimi gli attori, perfetti i dialoghi e una regia unica! Woody è unico, una impronta inconfondibile, già dalla colonna sonora iniziale. Che dire! Un film introspettivo profondo che scandaglia l'animo umano nelle sue pieghe e in tutte le età: il bambino, la giovane donna ed il giovane uomo, l'uomo e la donna matura... L'uomo e le sue misere, le sue sofferenze, i dilemmi e l'amore che troneggia incontrastato, silenzioso ed imperturbabile. Sempre presenti le passeggiate dei protagonisti (già viste in altri suoi film), la voce narrante (anch'essa una costante) e la mitica New York che Allen custodisce nel suo dna.
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Ottimo il testo, la scenografia, bravissimi gli attori, perfetti i dialoghi e una regia unica! Woody è unico, una impronta inconfondibile, già dalla colonna sonora iniziale. Che dire! Un film introspettivo profondo che scandaglia l'animo umano nelle sue pieghe e in tutte le età: il bambino, la giovane donna ed il giovane uomo, l'uomo e la donna matura... L'uomo e le sue misere, le sue sofferenze, i dilemmi e l'amore che troneggia incontrastato, silenzioso ed imperturbabile. Sempre presenti le passeggiate dei protagonisti (già viste in altri suoi film), la voce narrante (anch'essa una costante) e la mitica New York che Allen custodisce nel suo dna.
E poi che dire, se non che si deve prendere atto che questo film ci rammenta quali sono le debolezze della maggior parte degli uomini, quelli che non hanno il coraggio di svoltare il loro destino. Un film da vedere e mettere nella propria cineteca personale.
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natolil.
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sabato 23 dicembre 2017
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una serata buttata
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Era da un po' che non andavoal cinema, un bel film di Woody è quel che ci vuole.... sotto natale, mano nella mano, con la mia compagna... ragazzi l'avressi mai fatto, una noia mortale, anzi uno stillicidio, tipo Alex di Arancia meccanica costretto a vedere i film con gli occhi forzatamente aperti... NON ANDATE A VEDERLO 1)la pellicola :ha usato un effetto digitale nel 90% del film, una sorta di effetto vintage che rendeva tutto illuminato da una luce del tramonto, in qualiasi momento del film era come se tramontasse e la pelle dei personaggi risplendeva dorata come quella di una carpa!! anche se si vedeva che il cielo era nuvoloso i personaggi, anche sotto un pontile dove più buio non si puo', sempre illuminati.
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Era da un po' che non andavoal cinema, un bel film di Woody è quel che ci vuole.... sotto natale, mano nella mano, con la mia compagna... ragazzi l'avressi mai fatto, una noia mortale, anzi uno stillicidio, tipo Alex di Arancia meccanica costretto a vedere i film con gli occhi forzatamente aperti... NON ANDATE A VEDERLO 1)la pellicola :ha usato un effetto digitale nel 90% del film, una sorta di effetto vintage che rendeva tutto illuminato da una luce del tramonto, in qualiasi momento del film era come se tramontasse e la pelle dei personaggi risplendeva dorata come quella di una carpa!! anche se si vedeva che il cielo era nuvoloso i personaggi, anche sotto un pontile dove più buio non si puo', sempre illuminati... che fastidio... me lo tenevo per me per non turbare con le mie psicosi la mia compagna quando ad un certo punto... TAC cambiano colore... al chè la mia compagna mi fa... OH MA CHE è SUCCESSO AL COLORE? HAI VISTO CHE STRANI COLORI PRIMA GLI OCCHI DI TIMBERLAKE SEMBRAVANO BLUE LED ..insomma robe da mal di testa. 2)la trama dov'è la suspance giusto un po' negli ultimi minuti e ti chiedi BEH? E SONO STATO ATTENTO ATTENTO PER STA ROBA QUI? MAH 3) mood deli attori: troppo ossessivo il personaggio di Kate Winslett, ci ha messo un ansia a tutti e due, volevamo scappare, un po di English selfcontrol non sarebbe guastato.. non ti puoi agirate dall'inizio alla fine del film una Desperate Housewiwe da uccidere... 4)il senso di decadenza che ti trasmette questo film ti si attacca e non ti molla più... ti fa proprio del male e ti rovina la serata 5)il personaggio più simpatico era quello del figlio, poco sviluppato nell sua psicologia che ti fa dire AVREI VOLUTO SAPERE DI PIù SU QUEL RAGAZZINO E SUL PERCHè FA COSI', invece è usato come mero ingrediente comico qua e la' a cavolo.
Questo è quel che volevo dirvi... EVITATEVELO COME REGALO DI NATALE..!!
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venerdì 22 dicembre 2017
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si ripete
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Tutte le volte che mi riprometto di non rivedere W. Allen ci ricasco. Un altro film noioso, lento e del tutto privo di emozioni. Una stella per la fotografia e i costumi. Da non vedere
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giovedì 21 dicembre 2017
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non sa di niente
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Nell'ultimo film di Allen non ho trovato la suspense presente in Match Point o Scoop e nemmeno una delle battute che tanto amo e che hanno caratterizzato la sua carriera di regista e attore. Una storia piatta e del tutto prevedibile. Mai un acuto, mai un guizzo che potesse stupire o divertire. Che sia diventato troppo vecchio ed abbia perso il suo smalto e la sua arguzia?
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danascully
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martedì 19 dicembre 2017
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ennesima delusione
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Nonostante la confezione esteticamente perfetta, il risultato finale è di una noia mortale. Kate Winslet si danna l'anima per dare LA prestazione (ma esagera nel copiare personaggi del passato come Blanche Dubois, tanto per stare nel banale), Jim Belushi è discreto, Timberlake si e no sufficiente - ma veramente, che ppppppalle. La storia è vista, rivista e stravista senza aver avuto aggiunto nessun valore in più, non vedo perchè dovremmo premiare certe banalità assolute creditandole di 'semplicità e sincerità' . Ma dove?
Questo film è splendido visivamente, ma di una pochezza di contenuti sconfortante. E la Winslet, che ancora un po' e si suicidava in scena pur di convincerci di quanto è brava, non arriva neanche a cento chilometri dalla siderale prestazione della Blanchett in Blue Jasmine, meravigliosa senza sforzo apparente.
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Nonostante la confezione esteticamente perfetta, il risultato finale è di una noia mortale. Kate Winslet si danna l'anima per dare LA prestazione (ma esagera nel copiare personaggi del passato come Blanche Dubois, tanto per stare nel banale), Jim Belushi è discreto, Timberlake si e no sufficiente - ma veramente, che ppppppalle. La storia è vista, rivista e stravista senza aver avuto aggiunto nessun valore in più, non vedo perchè dovremmo premiare certe banalità assolute creditandole di 'semplicità e sincerità' . Ma dove?
Questo film è splendido visivamente, ma di una pochezza di contenuti sconfortante. E la Winslet, che ancora un po' e si suicidava in scena pur di convincerci di quanto è brava, non arriva neanche a cento chilometri dalla siderale prestazione della Blanchett in Blue Jasmine, meravigliosa senza sforzo apparente. Ah già, ma là c'era anche una sceneggiatura decente e davvero una sincerità di intenti che qua proprio neanche l'ombra.
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wave
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lunedì 18 dicembre 2017
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woody allen verte su tennessee williams
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Grande prova di Woody Allen che verte su atmosfere alla Tennessee Williams, eccezionale la fotografia e magistrale interpretazione da parte di tutto il cast; su tutti una bravissima Kate Winslet. In genere non sono un estimatore del regista newyorchese, ho sempre riscontrato nella sua lunga carriera dei chiaro scuri e una spiccata autoreferenzialità, sia nella direzione che nell'interpretazione dei suoi films. Ma questa opera, oltre a trasudare di un amore viscerale per le atmosfere di Coney Island di quegli anni, tramite una meticolosa ricostruzione dell'ambiente e dei frequentatori, riesce a coinvolgere ed arrivare al cuore degli spettatori, conducendoli all'interno di una storia minimale, ma così realistica ed essenziale da lasciare piacevolmente conquistati.
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Grande prova di Woody Allen che verte su atmosfere alla Tennessee Williams, eccezionale la fotografia e magistrale interpretazione da parte di tutto il cast; su tutti una bravissima Kate Winslet. In genere non sono un estimatore del regista newyorchese, ho sempre riscontrato nella sua lunga carriera dei chiaro scuri e una spiccata autoreferenzialità, sia nella direzione che nell'interpretazione dei suoi films. Ma questa opera, oltre a trasudare di un amore viscerale per le atmosfere di Coney Island di quegli anni, tramite una meticolosa ricostruzione dell'ambiente e dei frequentatori, riesce a coinvolgere ed arrivare al cuore degli spettatori, conducendoli all'interno di una storia minimale, ma così realistica ed essenziale da lasciare piacevolmente conquistati.
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lunedì 18 dicembre 2017
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pessimo
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Il peggiore film che abbia visto negli ultimi 10 anni. Sconclusionato... Caotico.senza capo ne coda... Me ne sono uscita con il mal di testa... Vorrei I soldi del biglietto indietro... Livello da vacanze di natale... Almeno li si ride... Pessimo in tutto
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(di danascully)
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vanessa zarastro
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domenica 17 dicembre 2017
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blanche a coney island
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Questa volta Woody Allen ha cercato ispirazione nelle matrici americane. Wonder Wheel è un film estremamente teatrale che riprende in pieno i drammi di Tennessee Williams. Come non pensare a Blanche (Vivien Leigh nella scena finale di A Streetcar named Desire del1951)? Kate Winslett comunque è molto brava a impersonare Ginny, chiusa nel suo sogno perduto di recitazione.
Siamo negli anni Cinquanta a Conie Island, dove Ginny (Kate Winslett) lavora come cameriera in una tavola calda. In seconde nozze ha sposato Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre al Luna Park.Ha un figlio di dieci anni (piromane) avuto da un primo matrimonio. Ginny incontra Mickey Rubin (Justin Timberlake), uno studente aspirante scrittore che, per sbarcare il lunario, fa il bagnino stagionale proprio lì a Brighton Beach.
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Questa volta Woody Allen ha cercato ispirazione nelle matrici americane. Wonder Wheel è un film estremamente teatrale che riprende in pieno i drammi di Tennessee Williams. Come non pensare a Blanche (Vivien Leigh nella scena finale di A Streetcar named Desire del1951)? Kate Winslett comunque è molto brava a impersonare Ginny, chiusa nel suo sogno perduto di recitazione.
Siamo negli anni Cinquanta a Conie Island, dove Ginny (Kate Winslett) lavora come cameriera in una tavola calda. In seconde nozze ha sposato Humpty (Jim Belushi), manovratore di giostre al Luna Park.Ha un figlio di dieci anni (piromane) avuto da un primo matrimonio. Ginny incontra Mickey Rubin (Justin Timberlake), uno studente aspirante scrittore che, per sbarcare il lunario, fa il bagnino stagionale proprio lì a Brighton Beach. Ne nasce una storia di passione e lei spera che questo ragazzo, più giovane di lei, la possa comprendere e aiutare a fuggire da quel matrimonio privo di amore basato su un reciproco bisogno di protezione, che oggi la soffoca. Anche Humpty è al suo secondo matrimonio e, un giorno, appare Caroline (Juno Temple), la figlia ventiseienne scappata da caso cinque anni prima subito dopo la morte della madre, per sposare un malavitoso di origine italiana. Essendosi lasciati e avendo spifferato un po’ di cose alla polizia, il suo ex-marito la cerca per vendicarsi.
La storia è molto banale e ogni tanto sembrerebbe scivolare nel grottesco con alcune figure che sono piuttosto stereotipate come, a esempio, i sicari del gangster. Il film è molto statico e un po’ troppo parlato - anzi strillato - tanto da risultare qua e là anche un po’ noioso. Nel finale però si riprende, anche grazie alla bravura della Winslet che evoca così quel mondo di follia e di sogni che in fondo c’è un po’ in tutte quelle donne che sono state, e sono, costrette a lavorare senza gioia e a vivere nel ruolo di mogli e madri senza la soddisfazione di una propria realizzazione, e senza amore.
La fotografia molto bella è di Vittorio Storaro; intense le scene della spiaggia brumose, grigie e spesso con la pioggia, mentre i controluce serali arrossati dal tramonto o illuminati da luce artificiale sono migliori del reale. Forse anche questo è simbolicamente rilevante.
Nelle ricostruzioni d’epoca, Allen e il suo staff sono imbattibili nei costumi, nelle acconciature in tutto. Ce lo hanno dimostrato specialmente nelle ambientazioni newyorchesi dell’epoca (Radio Days sopra tutti).
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lbavassano
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domenica 17 dicembre 2017
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qualche fase di stanca ma confezione perfetta
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Per l'ennesima volta Allen rimescola gli elementi consueti, le musiche e gli ambienti, le storie e le modalità narrative, le frustrazioni, i sogni e le disperazioni delle sue maschere, dei suoi personaggi femminili soprattutto, sempre più centrali e centrate negli ultimi anni, in quell'alternanza fra versante comico e drammatico che cadenza la sua inesausta produzione. Ancora una volta, giustamente, quello drammatico richiede maggiore attenzione, più tempo e plurime visioni per capire se sarà uno dei film che restano o uno di quelli che passano senza lasciare traccia. Qualche fase di stanca però mi è parsa inequivocabile, soprattutto nella seconda parte, qualche calo di ritmo, che nel cinema di Allen è peccato mortale.
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Per l'ennesima volta Allen rimescola gli elementi consueti, le musiche e gli ambienti, le storie e le modalità narrative, le frustrazioni, i sogni e le disperazioni delle sue maschere, dei suoi personaggi femminili soprattutto, sempre più centrali e centrate negli ultimi anni, in quell'alternanza fra versante comico e drammatico che cadenza la sua inesausta produzione. Ancora una volta, giustamente, quello drammatico richiede maggiore attenzione, più tempo e plurime visioni per capire se sarà uno dei film che restano o uno di quelli che passano senza lasciare traccia. Qualche fase di stanca però mi è parsa inequivocabile, soprattutto nella seconda parte, qualche calo di ritmo, che nel cinema di Allen è peccato mortale. La confezione però è perfetta, fotografia soprattutto, colonna sonora ed interpreti.
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[+] la fragilità e l’inganno dei sentimenti
(di antoniomontefalcone)
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