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domenica 5 marzo 2017
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perfetto.
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Il più bel film di supereroi che abbia mai visto. Semplicemente perfetto.
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bntc7
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sabato 4 marzo 2017
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la miglior fine per una leggenda
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Sono passati 17 anni da quando vedemmo Hugh vestire i panni di Wolverine per la prima volta. Oggi, invece, lo facciamo per l'ultima, memorabile, volta. Dimentichiamo cosa è successo nelle precedenti pellicole stand alone del personaggio, che non si avvicinano, neanche lontanamente, a questo film.
Messe le cose in chiaro, vorrei dare il mio personale giudizio. Ieri sera mi sono emozionato, uscendo dalla sala ho pensato a tutto quello che è successo nel mondo X-Men, a cosa era finito e cosa era iniziato, le storie raccontate, i legami instaurati e tutte le altre miriadi di cose successe. L'emozione è scaturita dal questo leggendario personaggio, a questo attore che ha dato tutto quello che aveva, fino alla fine, regalandoci un addio perfetto e, forse, mai più giusto di così.
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Sono passati 17 anni da quando vedemmo Hugh vestire i panni di Wolverine per la prima volta. Oggi, invece, lo facciamo per l'ultima, memorabile, volta. Dimentichiamo cosa è successo nelle precedenti pellicole stand alone del personaggio, che non si avvicinano, neanche lontanamente, a questo film.
Messe le cose in chiaro, vorrei dare il mio personale giudizio. Ieri sera mi sono emozionato, uscendo dalla sala ho pensato a tutto quello che è successo nel mondo X-Men, a cosa era finito e cosa era iniziato, le storie raccontate, i legami instaurati e tutte le altre miriadi di cose successe. L'emozione è scaturita dal questo leggendario personaggio, a questo attore che ha dato tutto quello che aveva, fino alla fine, regalandoci un addio perfetto e, forse, mai più giusto di così. Vediamo un Logan sfinito dal tempo (paradossalmente), una rigenerazione che non funziona più come una volta così come gli artigli d'adamantio, rimettendo in mostra tutto quello che ha subito fisicamente e mentalmente in tutte le sue vicende. Lo conosciamo ancora più interiormente, mai con questa forza, anche l'uccidere adesso ha un peso, la sua presenza ha un peso, la sua convinzione che tutti coloro che gli stanno attorno soffrono, muoiono lo distrugge ancora di più, insomma, un Logan come non l'abbiamo mai visto. Colui che prova ancora, pur 90enne e malato, un professor X, che cerca, nei pochi momenti di lucidità, a fargli capire l'importanza della vita, dei mutanti, della famiglia, della normalità, ormai cose che per Logan non esistono più. Tutto cambia, quando dopo anni di quasi totale scomparsa dei mutanti sulla terra, all'arrivo di Laura. Dafne Keen, 12 anni, ci regala al pari dei due signori qui sopra, una prova eccelsa. Il trio ci regala momenti drammatici, introspettivi, intimi e ovviamente anche divertenti (pochissime, ma non superficiali), Logan si prende cura del Professore come un figlio fa con il padre, questo loro legame regala momenti quasi teneri, a voler dimostrare con forza che stiamo guardando una storia di uomini e non più di supereroi. L'umanità, o normalità, è un pilastro di questo film. La parte "super" avviene nelle scene d'azione, qui girate, inquadrate e coreografate alla perfezione, il rated R finalmente ci mostra la violenza per cui Logan è famoso (grazie Deadpool), ragalandoci momenti di pura esaltazione, pur non cadendo mai nell'esagerazione! Insomma, questo Logan è ciò che da sempre doveva essere questo personaggio, un cinecomic che può essere messo insieme al "Il Cavaliere Oscuro". La degna fine di una Leggenda, la fine di un'era, forse l'inizio di una nuova, chi lo sa, ma sta di fatto che con Logan si sia quasi toccata la perfezione, che per un cinecomic, di questi tempi, è risultato impossibile. Grazie Mangold, e grazie soprattutto a te Hugh, per averci regalato un personaggio che rimarrà nella storia, ci mancherai. Buona visione.
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daniele 69
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sabato 4 marzo 2017
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il wolverine che tutti avremmo voluto vedere da tempo
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Wolverine è probabilmente il più complesso, iconico ed amato personaggio dell’universo degli “X-Men”. Eppure non è stato trattato benissimo nelle pellicole a lui dedicate, parliamoci chiaro si usciva sempre dalla sala con l’amaro in bocca e la sensazione di aver visto sprecata l’ennesima occasione. Mi sono avvicinato con apprensione a “Logan”, il canto di addio di Hugh Jackman. Eppure dopo cinque minuti ne sono rimasto assolutamente conquistato. Liberamente ispirato alla serie a fumetti “Vecchio Logan” di Mark Miller e Steve McNiven e slegato dalla “continuity” dei precedenti film degli “X-Men”. Ambientato in una cupa America del 2029, così terribilmente simile a come potrebbe diventare in un futuro prossimo (tenete conto che al momento della gestazione del film, nessuno si immaginava un Trump alla presidenza).
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Wolverine è probabilmente il più complesso, iconico ed amato personaggio dell’universo degli “X-Men”. Eppure non è stato trattato benissimo nelle pellicole a lui dedicate, parliamoci chiaro si usciva sempre dalla sala con l’amaro in bocca e la sensazione di aver visto sprecata l’ennesima occasione. Mi sono avvicinato con apprensione a “Logan”, il canto di addio di Hugh Jackman. Eppure dopo cinque minuti ne sono rimasto assolutamente conquistato. Liberamente ispirato alla serie a fumetti “Vecchio Logan” di Mark Miller e Steve McNiven e slegato dalla “continuity” dei precedenti film degli “X-Men”. Ambientato in una cupa America del 2029, così terribilmente simile a come potrebbe diventare in un futuro prossimo (tenete conto che al momento della gestazione del film, nessuno si immaginava un Trump alla presidenza). Un America sporca, inquieta e chiaramente malata con i suoi camion senza cabina e pilota che sfrecciano lungo le autostrade, mietitrici robot grandi come palazzi che lavorano i campi immensi coltivati con mais transgenico, soldati di ventura potenziati e multinazionali che fanno esperimenti sul gene X in un sempre più povero Messico ma che sembra mantenere quel minimo di umanità che gli yankee sembrano aver smarrito definitivamente. Un America senza mutanti. Non ne nasce uno da 25 anni e pure i vecchi sono spariti, probabilmente uccisi o in fuga. Non sono nemmeno diventati una leggenda. Sono stati letteralmente dimenticati, accantonati come vecchi fumetti impilati in una soffitta polverosa. Wolverine è invecchiato, stanco, di nuovo alcolista, disilluso, ferito nel corpo (il fattore rigenerante si sta facendo sempre più debole) e soprattutto nella mente (nulla è rimasto della sua famiglia mutante, i sensi di colpa per aver causato la morte di centinaia forse migliaia di persone, l’essere consapevole che ogni persona che ha amato è stato uccisa). Si prende cura del professor Xavier (una volta sua mentore) devastato da una malattia degenerativa al suo prodigioso cervello ed ormai ridotto a quasi un guscio vuoto che passa continuamente dalla demenza (rischiando di uccidere migliaia di persone) ad una lucidità ancora più terribile nel momento in cui si rende conto di cosa è diventato. Un professor X, interpretato da un Patrick Stewart in un magnifico stato di grazia, che ancora crede nel vecchio sogno. Poi arriva lei. Chiamiamola Laura oppure X23, interpretata da una prodigiosa e giovanissima Dafne Keen che di sicuro farà carriera. Inquietante tanto è brava. Una belva ferita ed umiliata. Senza pietà, muta per quasi la metà del film e che interpreta solamente con l’espressione del viso e la sua ferina agilità. Eppure sarà lei a toccare il cuore spezzato di Logan e spingerlo verso l’ultima e definitiva sfida. Trama semplice e lineare, andare dal punto A al punto B. Effetti speciali ridotti al minimo. Dialoghi che ha volte ti spezzano dentro intervallati da grandi momenti di combattimento. Una colonna sonora che per una volta sostiene il film e non lo soffoca. Dovevamo aspettare un wolverine vecchio per vedere il film degli “X-Men” che tutti volevamo vedere. Dovevamo aspettare un wolverine vecchio per vedere il Logan che avremmo sempre voluto vedere. Un piccolo capolavoro (finalmente vietato ai minori di 14 anni) che lascia il segno nell’immaginario cinematografico Marvel e che rappresenta uno splendido canto del cigno per un grandissimo Hugh Jackman ed un ancora più grande Patrick Stewart. Da vedere pure in lingua originale. Splendido e felice di essermi convinto ad andare al cinema per dare una terza possibilità al mio “X-Man” preferito.
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lucacapaccioli
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giovedì 2 marzo 2017
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l'ultima prova per jackman nel ruolo di wolverine!
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Sono passati 17 lunghi anni dalla prima volta in cui Hugh Jackman ha sfoderato gli iconici artigli di adamantio del celeberrimo mutante canadese di Casa Marvel, ovvero in X-Men (2000) di Bryan Singer, apripista di una delle saghe ad oggi più longeve. Nel corso del tempo, Wolverine ha subito una lunga evoluzione di film in film, fino a Logan di James Mangold (regista del precedente Wolverine - L'immortale) che segna di fatto l'ultimo film in cui Jackman riprende il ruolo che lo ha reso celebre. Ma questo capitolo segna la fine anche per un altro storico personaggio: Charles Xavier/Professor X (Patrick Stewart), anch'egli presente fin dai primi capitoli.
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Sono passati 17 lunghi anni dalla prima volta in cui Hugh Jackman ha sfoderato gli iconici artigli di adamantio del celeberrimo mutante canadese di Casa Marvel, ovvero in X-Men (2000) di Bryan Singer, apripista di una delle saghe ad oggi più longeve. Nel corso del tempo, Wolverine ha subito una lunga evoluzione di film in film, fino a Logan di James Mangold (regista del precedente Wolverine - L'immortale) che segna di fatto l'ultimo film in cui Jackman riprende il ruolo che lo ha reso celebre. Ma questo capitolo segna la fine anche per un altro storico personaggio: Charles Xavier/Professor X (Patrick Stewart), anch'egli presente fin dai primi capitoli. Nel 2029, i mutanti, una volta considerati l'anello successivo della catena evolutiva, sono in via di estinzione, con ben pochi di loro sopravvissuti, tra cui un Logan ormai invecchiato e affranto dalle numerose perdite subite nella sua lunga vita, con un fattore rigenerante che non è più reattivo come un tempo. Decide di rifugiarsi a El Paso, in compagnia di Charles Xavier, del quale si prende cura, data la malattia degenerativa che lo ha colpito, rendendo i suoi poteri psichici instabili e pericolosi, e Calibano (Stephen Merchant), mutante in grado di percepire la presenza dei suoi simili. A complicare le cose, una donna messicana di nome Gabriela (Elizabeth Rodriguez) chiede a Logan di tenere con sé una misteriosa bambina, Laura (Dafne Keen), dotata dei suoi stessi poteri, dalle grinfie di letali mercenari noti come i Reavers, guidati dallo spietato Donald Pierce (Boyd Holbrook).
Dopo due film stand-alone su Wolverine riusciti, ma abbastanza controversi, questa volta si decide di cambiare tono, molto più cupo e con sfumature che ricordano molto un film western che però si combina con il fantascientifico, e un protagonista ancora più impeccabile, frutto della migliore interpretazione di Hugh Jackman vista finora, più umano, regalando un'intensità incredibile in ogni sequenza. Eccellente anche Patrick Stewart, che interpreta Xavier in maniera differente, con tanto di un lato molto più duro e sboccato, anziché la solita retorica vista nei precedenti capitoli, e spettacolare la resa di Laura/X-23, avente un ruolo fondamentale, in quanto instaurerà un rapporto profondo con il protagonista, vedendolo come una figura paterna. I villains non hanno un ruolo particolarmente incisivo, ma è un fattore trascurabile, nel senso che si tratta di un film essenzialmente incentrato su Wolverine e il concetto del tempo: tutto è cambiato rispetto a quando era stato accolto da Charles e gli X-Men, invecchia più rapidamente, gli rimangono le cicatrici ogni volta che viene ferito e si trova in un mondo decisamente più arido e triste, saggia quindi la decisione di scegliere come ambientazione principale il deserto, come se l'intento fosse proprio quello di rappresentare certe sensazioni attraverso le immagini e una fotografia curata. Vi è anche una certa importanza nei dialoghi, profondi e ben scritti, specialmente quelli tra i vari comprimari, e la colonna sonora potente è un altro dei punti forti del film. Le sequenze d'azione sono ad alto tasso di spettacolarità, in particolare quelle che coinvolgono il duo artigliato, con litri di sangue, tant'è che la pellicola è vietata ai minori, e geniali le trovate dei riferimenti ai fumetti degli X-Men. Sembra quindi che l'intero staff ce l'abbia messa tutta per sfornare un film che dà un degno addio ad uno dei più famosi supereroi di tutti i tempi, in un capitolo che non può che strappare qualche lacrima, specie verso il terzo atto. Hugh Jackman si consacra definitivamente come Wolverine, pur non avendo indossato il cararatteristico costume dei fumetti originali in nessun film, anche se ha dedicato tutto sé stesso per rendere al meglio il proprio personaggio nell'arco di quasi vent'anni. Ci mancherai, Hugh!
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spacexion
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mercoledì 1 marzo 2017
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il crepuscolo degli eroi
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Scuro, tenebroso, crepuscolare, violento. Questo il mondo dopo la scomparsa dei mutanti. I pochi rimasti vegetano, aspettando una fine misera e senza gloria. "Logan" è la storia della loro caduta, da potentissima generazione di superesseri a nulla. Logan, una volta Wolverine e ora semplice tassista "Uber", vive di espedienti e si nasconde nel deserto, dove protegge i resti senili e sconfortanti di un Charles Xavier ormai ombra di sé stesso, reso incontrollabile e perciò pericolissimo dalla malattia mentale.
Al tempo stesso road movie, western fantascientifico e film di supereroi, Logan riesce laddove 8 anni prima aveva fallito Watchmen: raccontare coi toni giusti, drammatici, scuri fino alla disperazione il tramonto di una generazione di eroi, reietti, dimenticati ed emarginati da un genere umano ormai totalmente indifferente alle loro sorti.
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Scuro, tenebroso, crepuscolare, violento. Questo il mondo dopo la scomparsa dei mutanti. I pochi rimasti vegetano, aspettando una fine misera e senza gloria. "Logan" è la storia della loro caduta, da potentissima generazione di superesseri a nulla. Logan, una volta Wolverine e ora semplice tassista "Uber", vive di espedienti e si nasconde nel deserto, dove protegge i resti senili e sconfortanti di un Charles Xavier ormai ombra di sé stesso, reso incontrollabile e perciò pericolissimo dalla malattia mentale.
Al tempo stesso road movie, western fantascientifico e film di supereroi, Logan riesce laddove 8 anni prima aveva fallito Watchmen: raccontare coi toni giusti, drammatici, scuri fino alla disperazione il tramonto di una generazione di eroi, reietti, dimenticati ed emarginati da un genere umano ormai totalmente indifferente alle loro sorti. Bravissimi Hugh Jackman e Patrick Stewart nell'interpretare, desacralizzandoli, i loro rispettivi eroi ormai al capolinea. Favolosa, vitale, "selvatica" Dafne Keen nel ruolo di una "piccola wolverine" tanto deliziosa in quanto bambina che letalmente spaventosa in quanto mutante.
Il sangue scorre a fiume e alcune scene splatter si susseguono in un vortice di violenza inusuale per un film della franchise X-Men ma coerente con la disperazione sottostante al racconto: persa ogni speranza di convivenza tra umani e mutanti, con questi ultimi sull'orlo dell'estinzione, in un mondo freddo e costantemente interconnesso in cui le macchine progressivamente sostituisco l'umano, non rimane altra opzione che la sopravvivenza pura, con tutto ciò che di bestiale essa comporta.
Da quasi due decenni ormai, navigano sugli schermi a velocità di crociera i film targati Marvel, sfruttando un filone ben consolidato di indubbio successo nel reparto "entertainement". Ma "Logan" va oltre, proponendo ad un pubblico più adulto del target abituale, una profondità di narrazione e di caratterizzazione dei personaggi inusuale per il genere e, forse, aprendo le porte ad un nuovo stile di filmografia dei super eroi.
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[+] un maturo viaggio nella fragilità umana
(di antonio montefalcone)
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