alberto
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venerdì 19 maggio 2017
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potente e amaro cinecomic
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Come ci siamo ridotti? Wolverine, il quarto supereroe più iconico, il mutante più famoso dell'universo Marvel, la bestia rigenerante e con gli artigli, qui è un autista alcolizzato che non si vuole neanche far riconoscere, zoppica, deve sanguinare per estrarre gli artigli e deve badare a qualcuno ridotto peggio di lui, il novantenne Professor X, prima saggio e modesto preside della scuola per ragazzi diversi, col cervello più potente del mondo, ora affetto da alzheimer e imbottito di farmaci senza i quali mette a rischio addirittura chi gli sta intorno.
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Come ci siamo ridotti? Wolverine, il quarto supereroe più iconico, il mutante più famoso dell'universo Marvel, la bestia rigenerante e con gli artigli, qui è un autista alcolizzato che non si vuole neanche far riconoscere, zoppica, deve sanguinare per estrarre gli artigli e deve badare a qualcuno ridotto peggio di lui, il novantenne Professor X, prima saggio e modesto preside della scuola per ragazzi diversi, col cervello più potente del mondo, ora affetto da alzheimer e imbottito di farmaci senza i quali mette a rischio addirittura chi gli sta intorno. Purtroppo il tempo passa per tutti, il panta rei è inevitabile, a tal punto che tutti gli altri x-men sono deceduti. E a questo punto il protagonista si fa un pò di domande e di conseguenza si rende conto che nonostante abbia vissuto quasi due secoli ha raccolto solo morti, ha subito perdite e sofferenze tra le più disparate guerre e, come gli ricorda il professore, non è mai riuscito a cogliere il diem, l'attimo, oppure a formare una famiglia e cercare di dare un senso alla propria esistenza. E presa da questa prospettiva, la pellicola è triste, amara, e si può interpretare anche come una riflessione sullo scorrere del tempo e sulla sua solita relatività, insegnando che per realizzarsi non bisogna aspettare anche se si è immortali o rigeneranti come Logan; ma anche a non perdere certe occasioni: infatti la monotonia delle sue giornate viene rotta da una bambina ricercata perché ha un potere e l'intenzione di salvarla e portarla un un luogo chiamato Eden, dove si dice che ci siano altri pargoli dotati, attraverso un viaggio in macchina, potrebbe diventare il suo riscatto. A prima vista comunque quello che colpisce è la rabbia che permea il film e la conseguente violenza estrema necessaria e propria del personaggio, qui finalmente talmente esplicita da meritare il divieto ai 14 (insieme al linguaggio scurrile necessario solo in certi punti a mio parere per evidenziare l'ira e un mezzo e inutile nudo femminile). Le scene d'azione sono in grado di comunicare i sentimenti dei personaggi e danno allo spettatore molta adreanalina e anche qualche brivido. Le performance di Hugh Jackman nei panni di Logan e di Patrick Stewart in quelli del professore sono fenomenali ed alquanto evocative e forse la qualità attoriale è il punto più alto del film, ed un consitente contributo è conferito anche dall'esordiente Dafne Keen (la bambina), che riesce a far emergere realisticamente il suo lato selvaggio. La soundtrack di Marco Beltrami è molto suggestiva e accompagna armoniosamente sia il ritmo delle scene movimentate sia le location che trasmettono desolazione e un senso di vuoto paragonabile a quello del protagonista (quasi degno della liricità di Petrarca). Il regista e curatore del soggetto James Mangold, rispetto al capitolo precedente della trilogia di Wolverine, "L'immortale" (preceduto da "X-men le origini"), compie un grande passo in avanti e riesce a costruire egregiamente e con perfezione tenica questa storia, ispirata dall'opera fumettistica "Vecchio Logan" scritta da Mark Millar e disegnata da Steve McNiven, in cui la coppia in viaggio era formata da Wolverine e un anziano e cieco Occhio di Falco.
Per capire il prestigio di questo film basti pensare che è stato presentato al Festival di Berlino, guadagnandosi il merito di essere il primo cinecomic proiettato ad un festival, ma soprattutto quello di aver rinnovato in meglio questo genere tanto discusso. Sa intrattenere, provoca tante emozioni ed è anche impegnato. Però non perdete tempo sui titoli di coda: non ci sono scene inedite.
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gustibus
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martedì 25 aprile 2017
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bello sentirsi umani!
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Che bello non essere piu'wolverine!..Logan..film Marvel non poteva finire meglio..H.jackman ha dato il meglio di se...per dare forse una fine al personaggio di Wolverine...ce'addiritura la figlia Laura a dargli aiuto assieme agli ultimi mutanti sopravissuti..quasi tutti ragazzini...usati forse in maniera troppo violenta ma era poi la storia scritta poi dai fumetti xmen dove anche il film lo fa vedere!...Tutto scorre per 135minuti..senza tregua...non ce'niente di "magico" ma per amanti di x men ma in particolare di Wolverine tutta la visione e'godibile.Chissa'se Jackman sara'morto veramente?!...voi che dite?
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nick16
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martedì 25 aprile 2017
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buono, ma non abbastanza
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Come moltri altri utenti hanno già scritto, questo film ha sicuramente un taglio più adulto e drammatico; ciò rappresenta sicuramente un'innovazione e rende "credibile" Wolverine, o almeno la versione cinematografica. I combattimenti sono sicuramente migliorati, perchè finalmente (avendo anche il divieto per i minori) può essere mostrato tutto, acquisendo realisticità e "crudezza". Tuttavia il film ha ben più di qualche difetto: tolte alcune sviste di continuity, di cui la più grande è quella riguardante l'adamantio, il film ha dei problemi interni. Innanzitutto troppo poco viene detto su quella che è il fulcro del film, la scomparsa dei mutanti: 5 minuti alla fine del film non bastano.
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Come moltri altri utenti hanno già scritto, questo film ha sicuramente un taglio più adulto e drammatico; ciò rappresenta sicuramente un'innovazione e rende "credibile" Wolverine, o almeno la versione cinematografica. I combattimenti sono sicuramente migliorati, perchè finalmente (avendo anche il divieto per i minori) può essere mostrato tutto, acquisendo realisticità e "crudezza". Tuttavia il film ha ben più di qualche difetto: tolte alcune sviste di continuity, di cui la più grande è quella riguardante l'adamantio, il film ha dei problemi interni. Innanzitutto troppo poco viene detto su quella che è il fulcro del film, la scomparsa dei mutanti: 5 minuti alla fine del film non bastano. Idem sugli esperimenti, non si sa da dove provenga il DNA mutante né come facciano ad impiantarlo in nuovi opsiti (arrivando addirittura a creare un clone!). X-23poteva essere una buona innovazione, metre invece serve solo per scadere nel mieloso e tentare di dare a Logan un lato umano, ottendendo invece di farlo sembrare mio avviso finto e forzato. La fuga finale dei bambini non ha senso: scappano fino a farsi catturare, per poi usare i poteri senza pietà 2 minuti dopo. Il finale è abbastanza prevedibile ed è un peccato che la saga finisca (o almeno parte di essa) lasciando l'amaro in bocca.
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khaleb83
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mercoledì 5 aprile 2017
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bello, ma non sopravvalutiamolo
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Bisogna riconoscerlo, ci si trova probabilmente al miglior cinecomic prodotto dalla triade Disney/Warner Bros/Fox almeno dai tempi del secondo capitolo della trilogia di Nolan su Batman (quando i cinecomic ancora non erano chiamati così, e non cercavano di essere "fumettosi" a tutti i costi). Stiamo parlando di un film godibile con molti pregi, che cerca anche di andare un po' oltre gli stereotipi del genere; ma riuscendoci solo in parte, e trovandosi davanti a tutti i limiti che il film va ad avere di per sé.
Il cast ha tendenzialmente una buona media: gli attori sono tutti bravi professionisti (intenso La Salle, peccato non vederlo più molto dai tempi di ER); purtroppo gli antagonisti han poco spessore: non mi è piaciuto affatto Holbrook né per caratterizzazione né per interpretazione, mentre molto più convincente è l'interpretazione di Grant ma debole il suo personaggio, poiché frutto di una regia quasi impaurita di dare un ruolo preponderante alla mente dietro tutto per rubare troppo spazio alla "sorpresa" (purtroppo annunciata) su quel fronte.
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Bisogna riconoscerlo, ci si trova probabilmente al miglior cinecomic prodotto dalla triade Disney/Warner Bros/Fox almeno dai tempi del secondo capitolo della trilogia di Nolan su Batman (quando i cinecomic ancora non erano chiamati così, e non cercavano di essere "fumettosi" a tutti i costi). Stiamo parlando di un film godibile con molti pregi, che cerca anche di andare un po' oltre gli stereotipi del genere; ma riuscendoci solo in parte, e trovandosi davanti a tutti i limiti che il film va ad avere di per sé.
Il cast ha tendenzialmente una buona media: gli attori sono tutti bravi professionisti (intenso La Salle, peccato non vederlo più molto dai tempi di ER); purtroppo gli antagonisti han poco spessore: non mi è piaciuto affatto Holbrook né per caratterizzazione né per interpretazione, mentre molto più convincente è l'interpretazione di Grant ma debole il suo personaggio, poiché frutto di una regia quasi impaurita di dare un ruolo preponderante alla mente dietro tutto per rubare troppo spazio alla "sorpresa" (purtroppo annunciata) su quel fronte. Assai sopravvalutata la Keen; una brava attrice per la sua età, ma assolutamente non quel genio per cui viene decantata. Semplicemente spettacolari invece Stewart e Jackman; anche se il tentativo di dissacrare il personaggio del primo a volte lo rende un po' troppo fragile, da soli loro due varrebbero il biglietto (menzione d'onore per Merchant, davvero convincente e intenso anche se intrappolato in un ruolo un po' meno visibile di quanto non sarebbe stato opportuno).
L'idea è sicuramente da premiare, cercare di trasformare un classico cinecomic in un on the road basato più sui personaggi che sugli scontri. Peccato che sia per lo più una facciata, che alla fine vada a risolversi tutto nella maniera più classica. Non che manchino gli spunti, anche se ci sono svariati elementi di incoerenza sia interni al film sia con la saga in cui va a inserirsi; e qualsiasi approfondimento che non riguardi i tre personaggi principali viene accuratamente evitato, mettendoli sì maggiormente in luce ma rendendo più fragile il contesto in cui si vanno a inserire.
Il film è godibile, tutto sommato ben realizzato, con momenti che davvero vale la pena vedere; tuttavia è bene non confondere le sue aspirazioni con l'effettivo risultato. Forse il miglior cinecomic degli ultimi anni, ma non abbastanza per essere definito un film epocale in sé per sé.
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orione95
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domenica 2 aprile 2017
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"la tranquillità è tornata nella vallata"
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Sono esattamente queste le parole poste a conclusione di quel capolavoro assoluto del cinema western, firmato George Stevens, "Il cavaliere della valle solitaria" (in originale "Shane"). E come dimenticare il volto dell'invincibile Alan Ladd, che con la sua fantastica interpretazione del solitario e coraggioso cowboy Shane impose nella cinematografia di ogni tempo e luogo il prototipo di eroe giusto e impavido che ancora oggi è emulato e riprodotto, mentre proferiva parole di cotanta filosofica beltà ad un giovanissimo Brandon De Wilde, nella cui infantile innocenza si trasfigurava inevitabilmente lo spettatore.
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Sono esattamente queste le parole poste a conclusione di quel capolavoro assoluto del cinema western, firmato George Stevens, "Il cavaliere della valle solitaria" (in originale "Shane"). E come dimenticare il volto dell'invincibile Alan Ladd, che con la sua fantastica interpretazione del solitario e coraggioso cowboy Shane impose nella cinematografia di ogni tempo e luogo il prototipo di eroe giusto e impavido che ancora oggi è emulato e riprodotto, mentre proferiva parole di cotanta filosofica beltà ad un giovanissimo Brandon De Wilde, nella cui infantile innocenza si trasfigurava inevitabilmente lo spettatore. Ebbene, questa breve premessa che scomoda nientemeno che il film western per antonomasia si rende quantomai necessaria, non solo per via dello stupendo omaggio che Mangold ne fa in questo suo "Logan - The Wolverine", bensì anche e soprattutto perché l'ultima fatica del regista di "Quel treno per Yuma" si conferma essere una rilettura in chiave moderna del dramma e dell'inquietudine dell'eroe "outcast", che fugge da un passato di sangue e morte (che "a torto o ragione" resterà per sempre un marchio) conducendo una vita "on the road" segnata dall'esilio e dalla solitudine.
Un passaggio di consegna, un'epica conclusione di un'avventura durata ben 17 anni (risale infatti al lontano 2000 il primo film della saga degli X-men): Hugh Jackman abbandona (a suo dire) per sempre i panni del più feroce e tormentato eroe di casa Marvel, Wolverine, fornendo in questo nono (decimo se consideriamo "Deadpool") capitolo della serie la sua interpretazione più emotiva e sensazionale. In "Logan - The Wolverine" il noto eroe dagli artigli di adamantio si trova infatti catapultato in una pericolosa avventura a fianco di una misteriosa quanto letale bambina della quale, più avanti nel film, scoprirà un passato saldamente intrecciato al suo stesso vissuto. La giovane in questione è Laura Kinney, alias X-23, bambina mutante dai poteri molto simili a Wolverine, interpretata dalla piccola Dafne Keen, che con questa sua performance spalanca senza dubbio alcuno le porte di un (meritato) futuro di apparizioni cinematografiche di successo.
Il susseguirsi incalzante di vicissitudini e violente battaglie (ricordiamo che la pellicola è stata vietata ai minori di 14 anni) porterà Logan incontro al suo destino, in un finale che altro non rappresenta se non un confronto tra inizio e fine, condito da un "passaggio di consegna" squisitamente nostalgico, nel quale Wolverine si trasfigura, proprio come fece Shane a suo tempo, provvidenziale eroe solitario che spende tutto se stesso per "riportare la pace nella vallata", affinché gli innocenti (ai quali è rimesso di disegnare un nuovo futuro) non debbano temere più nulla.
La formula da "avventura su strada" (sulla falsariga di "Mad Max" per intenderci) convince appieno, e il merito per la sua totale riuscita è da riconoscersi agli elementi da cinema western (ed ecco tornare in scena "Il cavaliere della valle solitaria"), attinti a piene mani da un regista, Mangold, che più volte ha dichiarato (e dimostrato) di amarlo. Ad esclusione dei tre film della saga de "Il cavaliere oscuro" firmata Christopher Nolan, sento di poter esclamare, senza pericolo di smentita, che mai prima d'ora alcun cinecomic aveva posto cotanta introspettiva attenzione al profilo psicologico del personaggio protagonista: in "Logan" assistiamo dunque ad un Wolverine che, vecchio e stanco, sembra perdere buona parte della sua tempra fisica a favore di una rinnovata tempra psicologica, ed è proprio quest'ultimo particolare che dona all'ultima fatica del Mangold una maturità decisamente mai vista nella maggioranza dei titoli che compongono il vasto panorama dei cinefumetti.
Per quanto concerne la recitazione dei tre attori protagonisti, ritengo non fosse davvero possibile fare di meglio: applausi a scena aperta per Sir Patrick Stewart (Charles Xavier), Dafne Keen (X-23) e, ovviamente, per Hugh Jackman (Wolverine), nei confronti del quale è impossibile non sentire già la mancanza nell'esatto momento in cui si fanno strada i titoli di coda. Sovviene però una consolazione: con "Logan - The Wolverine" il ricordo dell'attore australiano nei panni del mutante canadese vivrà per sempre, nuovo termine di paragone per tutti i cinecomics (e per i relativi attori protagonisti) che verranno.
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jlkbest72
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venerdì 31 marzo 2017
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per pietà l'invecchiamento dei supereroi no
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Il primo impatto è assolutamente negativo.
Sogni sin da piccolo leggendo i fumetti di uomini al di fuori dell'ordinario in grado di compiere gesta ed imprese incredibili
Invunnerabili, veloci, allungabili, psicologici che siano diventano i tuoi eroi
quindi un film su un eroi malati, vecchi, che non connettono (tra l'altro affibiato a colui che ha fatto della mente il suo potere) e morienti (ci mancava solo il problema alla prostata) non serviva assolutamente.
Wolverine è e deve essere solo Wolverine: immortale, strafottente, feroce quanto basta
Wolverine è Wolverine
non un vecchio che accudisce un altro ve
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Il primo impatto è assolutamente negativo.
Sogni sin da piccolo leggendo i fumetti di uomini al di fuori dell'ordinario in grado di compiere gesta ed imprese incredibili
Invunnerabili, veloci, allungabili, psicologici che siano diventano i tuoi eroi
quindi un film su un eroi malati, vecchi, che non connettono (tra l'altro affibiato a colui che ha fatto della mente il suo potere) e morienti (ci mancava solo il problema alla prostata) non serviva assolutamente.
Wolverine è e deve essere solo Wolverine: immortale, strafottente, feroce quanto basta
Wolverine è Wolverine
non un vecchio che accudisce un altro vecchio e fatica a muoversi
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scavadentro65
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martedì 28 marzo 2017
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e dopo logan?
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Per dare l'addio ad un personaggio dello spessore di Wolverine ocorreva un abito su misura, rifinito e adatto alle sue caratteristiche amare. Questo film è calibrato su questa cifra, volutamente staccato sia scenograficamente che intellettualmente da quelli precedenti. Rimane lo spettacolo degli scontri violenti e dei duelli con i consueti "cattivi", ma il mondo ove si svolge questo capitolo finale (per Logan) è molto meno patinato e fumettistico: ricorda scenari apocalittici tipo "Mad max" e sudore, lacrime, polvere e violenza nonostante qualche eccesso non soffocano il sentimento ed i valori sottocutanei del narrato. Il rischio di malinconia e senso dell'abbandono per la perdita di una figura basilare degli x man si percepisce solo nel finale, ovviamente aperto per una certa prosecuzione della saga con i nuovi personaggi ora bambini-adolescenti ma prossimi possibili interpreti del "dopo Logan".
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Per dare l'addio ad un personaggio dello spessore di Wolverine ocorreva un abito su misura, rifinito e adatto alle sue caratteristiche amare. Questo film è calibrato su questa cifra, volutamente staccato sia scenograficamente che intellettualmente da quelli precedenti. Rimane lo spettacolo degli scontri violenti e dei duelli con i consueti "cattivi", ma il mondo ove si svolge questo capitolo finale (per Logan) è molto meno patinato e fumettistico: ricorda scenari apocalittici tipo "Mad max" e sudore, lacrime, polvere e violenza nonostante qualche eccesso non soffocano il sentimento ed i valori sottocutanei del narrato. Il rischio di malinconia e senso dell'abbandono per la perdita di una figura basilare degli x man si percepisce solo nel finale, ovviamente aperto per una certa prosecuzione della saga con i nuovi personaggi ora bambini-adolescenti ma prossimi possibili interpreti del "dopo Logan". La trama ancorchè non troppo originale scorre fluida, nel viaggio salvifico verso l'Eden prima chimera ma poi effettiva meta concreta di speranza per i "diversi" che la società vuole eliminare. Gli interpeti sono all'altezza del plot, con l'ottimo Jackman che nella sua ultima apparizione esalta le virtù sia ferine che umane del suo ruolo. Come sempre il genere umano non ci fa una bella figura, nonostante riscattato parzialmente da figure simbolo come l'infermiera e la famiglia dei cavalli. Forse un prodotto troppo profondo e difficile per il pubblico americano e per adolescenti abituati alla superficialità espressa negli ultimi films con supereroi più estetici che etici.
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simolazze27
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lunedì 27 marzo 2017
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logan
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Il capitolo epico d'eccellenza. La parola fine non esiste, Logan è tornato.
Non si ferma davanti a nessuno, ma in questo capitolo dovrà affrontare forse un pericolo più grande di lui.
Alle difese dell'anziano Charles Xavier, dovrà riuscire a sopravvivere cercando di tener duro davanti a tutte le insidie che si fanno sempre più pericolose.
L'arrivo di una new entry renderà tutto ancora più difficile e confuso. Accompagnato da una terribile malattia, la sua mutazione rallenta e le sue ferite si rimarginano molto lentamente, a volte quasi mai, mettendo il mutante a dura prova su pugni e sulle armi da fuoco, scoprirà inoltre un segreto su di lui fino ad allora sconosciuto.
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Il capitolo epico d'eccellenza. La parola fine non esiste, Logan è tornato.
Non si ferma davanti a nessuno, ma in questo capitolo dovrà affrontare forse un pericolo più grande di lui.
Alle difese dell'anziano Charles Xavier, dovrà riuscire a sopravvivere cercando di tener duro davanti a tutte le insidie che si fanno sempre più pericolose.
L'arrivo di una new entry renderà tutto ancora più difficile e confuso. Accompagnato da una terribile malattia, la sua mutazione rallenta e le sue ferite si rimarginano molto lentamente, a volte quasi mai, mettendo il mutante a dura prova su pugni e sulle armi da fuoco, scoprirà inoltre un segreto su di lui fino ad allora sconosciuto.
Film ricco d'azione e scene molto, molto cruente con scenari post apocalittici paralleli alla vita di tutti i giorni in città, discorsi nella maggiore lenti ma complessi. Wolverine torna indietro di anni, quando ancora non era nella famiglia Xmen, tira ancora una volta fuori la bestia che è in lui difendendo a tutti costi chi ama.
Un Hugh Jackman invecchiato ma molto intraprendente e commuovente che finisce con l'ultimo Logan nel migliore dei modi sfiorando l'apoteosi.
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lucascialo
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lunedì 27 marzo 2017
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tra western e realtà
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2029. Logan, meglio conosciuto come Wolverine, vive a El Paso, loclaità del Texas ai confini col Messico, ormai stanco e malato, guadagnandosi da vivere come chaffeur. Assiste inoltre Charles Xavier, ormai 90enne e costretto a vivere in un container al fine di non provocare danni dato che i suoi super poteri sono ormai incontrollati causa una malattia degenerativa del cervello. L'anno prima, infatti, ha ucciso involontariamente molti X-men. Ad assisterlo anche Calibano, X-men capace di scovare gli altri mutanti ma ormai riluttante a fare del male e costretto a vivere all'ombra per la sensibilità della sua pelle al sole.
La loro esistenza, sempre più ai margini sociali, sarà però turbata dall'arrivo di una bambina: Lara.
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2029. Logan, meglio conosciuto come Wolverine, vive a El Paso, loclaità del Texas ai confini col Messico, ormai stanco e malato, guadagnandosi da vivere come chaffeur. Assiste inoltre Charles Xavier, ormai 90enne e costretto a vivere in un container al fine di non provocare danni dato che i suoi super poteri sono ormai incontrollati causa una malattia degenerativa del cervello. L'anno prima, infatti, ha ucciso involontariamente molti X-men. Ad assisterlo anche Calibano, X-men capace di scovare gli altri mutanti ma ormai riluttante a fare del male e costretto a vivere all'ombra per la sensibilità della sua pelle al sole.
La loro esistenza, sempre più ai margini sociali, sarà però turbata dall'arrivo di una bambina: Lara. Ricercata dalla Essex Corp essendo fuggita insieme ad altri coetanei da un progetto che puntava alla creazione di nuovi mutanti in laboratorio. Ma poi annullato. Wolverine sarà così chiamato a riutilizzare i propri artigli per un'ultima causa.
Jack Mangold chiude così la trilogia dello spin-off dedicato a Wolverine, il personaggio più amato tra gli X-men dal pubblico. Ennesima prova convincente di Hugh Jackman, ormai diventato un tutt'uno con il personaggio della Marvel. La pellicola, oltre a non deludere le aspettative dal punto di vista dell'Action movie, rievoca anche il genere Western talvolta affrontato dal regista nella sua filmografia. E, involontariamente, rievoca anche quanto sta succedendo oggi in America: ossia il conflitto messo in atto tra l'attuale Presidente degli Usa, Donald Trump, e il confinante Messico. La bambina protagonista è proprio messicana, e gli altri piccoli mutanti sono anche loro appartenenti a minoranze etniche. E anche ciò rievoca la realtà: Trump vuole portare a termine il progetto dell'oleodotto a Keystone, mettendo a rischio proprio la minoranza Sioux.
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marcor
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sabato 25 marzo 2017
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mah...
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Mia moglie ama questo personaggio e l'attore Hugh Jackman. Quindi andiamo al cinema, una bella multisala comoda e ben sonorizzata. Premetto che ho visto tutti i film precedenti. Temevo l'effetto che purtroppo questo film ha dimostrato fin dai primi minuti: la banalità. Per chiudere la saga questo episodio finale è chiaramente tirato per i capelli. Per carità, onesto e ben girato, bella fotografia, bravi tutti...ma santo cielo, questo mix tra Mad Max ed una cinquantina di film e telefilm degli ultimi quarant'anni mi ha stancato dopo solo quindici minuti. Credo vada bene per il botteghino, evidentemente non per me. Peccato.
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