marcor
|
giovedì 23 marzo 2017
|
ahia...
|
|
|
|
Mia moglie ama questo personaggio e come per molte altre donne, l'attore Hugh Jackman. Quindi andiamo al cinema, una bella multisala comoda e ben sonorizzata. Premetto che ho visto tutti i film precedenti. Temevo l'effetto che purtroppo questo film ha dimostrato fin dai primi minuti: la banalità. Per chiudere la saga questo episodio finale è chiaramente tirato per i capelli. Ben girato, bella fotografia, bravi tutti...ma santo cielo, questo mix tra Mad Max ed una cinquantina di film e telefilm degli ultimi quarant'anni mi ha stancato dopo solo quindici minuti. Credo vada bene per il botteghino, evidentemente non per me. Peccato.
[+] questione di gusti
(di l''uomodellasala)
[ - ] questione di gusti
|
|
[+] lascia un commento a marcor »
[ - ] lascia un commento a marcor »
|
|
d'accordo? |
|
cristian
|
mercoledì 22 marzo 2017
|
da una generazione all'altra.
|
|
|
|
Finalmente Wolverine trova la dimensione che gli appartiene grazie al regista statunitense James Mangold (Kate and Leopold; Innocenti bugie; Wolverine - L’immortale) che con l’ottimo Logan - The Wolverine riesce adimmergere pienamente, e per la prima volta, il supereroe di casa Marvel nell’habitat a lui più congeniale, fatto di violenza e, oramai, di decadenza fisica e interiore. Mangold partecipa anche alla sceneggiatura del film insieme a Scott Frank (Minority Report; The Interpreter; Wolverine - L’immortale; Assassin’s Creed) e Michael Green (i prossimi Blade Runner 2049 eAlien: Covenant). Se per gran parte del girato a parlare sono le mani e gli artigli, per il resto il copione risulta ben scritto, mentre la storia, con la giusta dose di dramma, scorre piacevolmente e con buona intensità.
[+]
Finalmente Wolverine trova la dimensione che gli appartiene grazie al regista statunitense James Mangold (Kate and Leopold; Innocenti bugie; Wolverine - L’immortale) che con l’ottimo Logan - The Wolverine riesce adimmergere pienamente, e per la prima volta, il supereroe di casa Marvel nell’habitat a lui più congeniale, fatto di violenza e, oramai, di decadenza fisica e interiore. Mangold partecipa anche alla sceneggiatura del film insieme a Scott Frank (Minority Report; The Interpreter; Wolverine - L’immortale; Assassin’s Creed) e Michael Green (i prossimi Blade Runner 2049 eAlien: Covenant). Se per gran parte del girato a parlare sono le mani e gli artigli, per il resto il copione risulta ben scritto, mentre la storia, con la giusta dose di dramma, scorre piacevolmente e con buona intensità. Fotografia di John Mathieson (Il gladiatore; K-PAX - Da un altro mondo; Robin Hood; X-Men: First Class; il prossimo King Arthur - Il potere della spada). Musiche di Marco Beltrami (Scream; Hellboy; Repo Men; The Woman in Black; World War Z; Wolverine - L’immortale; Snowpiercer; Ben Hur [2016]). Mai visto un così struggente e cupo Hugh Jackman nei panni del mutante con lo scheletro di adamantio, personaggio a cui dice addio dopo ben 17 anni. Super-mega-stra meravigliosa la piccola Dafne Keen, un misto di espressività e brutalità raramente visti in un attore di pari età.
Anno 2029. Qualcosa di terribile è accaduto ai mutanti, oramai sull’orlo dell’estinzione. Logan (Hugh Jackman), invecchiato, claudicante e visibilmente malato, lavora come autista e vive in una fonderia abbandonata insieme al mutante Calibano (Stephen Merchant) e al novantenne Charles Xavier (Patrick Stewart). La Essex Corp. ha deciso di sopprimere il programma chiamato “Transigen” che aveva lo scopo di creare mutanti in laboratorio, servendosi di bambini da usare come armi al proprio servizio. Alcuni dei giovani soggetti riescono però a scappare dalle grinfie della Essex e tra questi vi è la piccola Laura Kinney (Dafne Keen), la quale trova riparo presso le uniche persone in grado di poterla proteggere: Logan e soci. Da qui inizierà l’inseguimento degli scagnozzi della Essex Corp., capeggiati da Donald Pierce (Boyd Holbrook), nei confronti dei ragazzini per eliminarli definitivamente, e Logan, ovviamente, si troverà pienamente coinvolto nella lotta che ne seguirà.
James Mangold, che mise le mani sul supereroe Marvel già in Wolverine - L’immortale, spinge ai limiti massimi l’emotività di Logan, ponendolo a simbolo della decadenza dei mutanti e come serbatoio di tutte le sofferenze patite da questa razza ormai al tramonto ma che, come ogni ciclo che si rispetti, si appresta a risorgere; una rinascita che prende le sembianze di Laura Kinney, piccola mutante che ha in sé il DNA di Wolverine. Il film possiede tutte le caratteristiche, o quasi, che non fanno parte di un classico cinecomic. Logan è una storia di sofferenza e patimento in cui soltanto gli artigli dell’amato protagonista stanno a ricordarci che siamo di fronte a un prodotto Marvel. Si tratta sostanzialmente di un’opera a sé, che viaggia sui binari dell’emotività e non su quelli, ben noti, della spettacolarità a tutti i costi. Il ritmo che Mangold dà alla sua opera è perfetto, fatto di momenti pacati, ma utili alla riflessione, e di combattimenti dal ritmo serrato e mai così visivamente violenti. Altro aspetto che distanzia questo film soprattutto dai precedenti episodi legati agli X-Men e allo stesso Logan è senz’altro il realismo, ovvero l’intenzione del regista di mettere in chiaro una volta per tutte che i mutanti non sono altro che esseri umani la cui diversità li costringe a vivere emarginati, bistrattati e considerati un pericolo da eliminare a causa di un mondo troppo inetto per guardare oltre la superficie delle cose. Il tema della persecuzione del ‘diverso’ è dunque molto sentito e trasferibile nella situazione reale odierna. Mangold ci tiene a sottolineare quanto la realtà sia molto lontana dalle fantasiose storie a fumetti che raccontano le incredibili gesta di esseri che sparano raggi dagli occhi o manipolano gli elementi. Le 2 ore circa di film vedono spesso indugiare la cinepresa sui volti dei personaggi più emotivamente segnati dalle esperienze e dai dolori passati, ovvero Logan e Xavier, al fine di far sentire lo spettatore il più possibile partecipe delle loro sofferenze. Nel film gioca un ruolo fondamentale la famiglia e il conforto che deriva dai rapporti umani che si instaurano in essa. Logan si prende cura di Xavier e, da un certo punto in poi, dovrà badare come un padre anche alla piccola Laura. Il viaggio che ‘padre e figlia’ intraprenderanno sarà anche un lungo percorso di avvicinamento affettivo mediato dall’anima gentile di Xavier, intenzionato da sempre a far riemergere il lato più umano di Logan. Diversamente dagli altri cinecomics, in Logan non troviamo il solito super villain da sconfiggere ed è stupefacente quanto la cosa funzioni perché gli scopi del film sono altri, più profondi, non superficiali e scontati. Il supereroe si spoglia della tuta I-tech e indossa i panni dell’uomo fatto di carne e debolezze. Jackman saluta Wolverine con una prestazione da incorniciare. Il personaggio mostra i segni di una vita troppo spesso malevola con lui, che ha saputo regalargli importanti affetti con una mano soltanto per toglierglieli con l’altra. Logan è visibilmente malato, brutta copia del selvaggio e atletico superuomo visto in passato, ed è rassegnato, in attesa che la vita si stanchi di lui. Più che mai in questo capitolo ad emergere sono l’umanità di Logan e la violenza a cui è stato spesso costretto a fare uso durante la sua vita. Insomma, il protagonista funziona alla grande e il contesto in cui è inserito non è altro che lo specchio della sua interiorità. Espressività e credibilità impressionanti fanno di Dafne Keen la più bella sorpresa di questa pellicola. Degna custode del DNA di Wolverine, la piccola sa mostrare spietata cattiveria e aggressività adatti al ruolo. Se Logan dunque, da un lato, è il simbolo del tramonto, Laura Kinney è la luce accecante di una nuova era. E’ a questo punto che Logan si rende conto che ha un ultimo dovere da compiere, non per sé stesso, ma per il futuro di una nuova generazione. Escludendo qualche scelta un po’ troppo forzata, il film, in definitiva, è costruito ottimamente ed è emotivamente coinvolgente. L’apparente buco di trama riguardante il misterioso recente passato dei mutanti che li ha portati quasi all’estinzione riesce a non avere troppa importanza in un film in cui quello che più conta è il futuro. Le scene più toccanti non sono mai fuori posto e paiono ogni volta riassumere, attraverso pochi sguardi e parole, ciò che si è appena lasciato alle spalle. Il politically correct è stato abbandonato dall’industria già in Deadpool e l’ottimo riscontro avuto da quest’ultimo avrà inciso sicuramente sulla resa esplicita di violenza e linguaggio anche in Logan. Oltre a ciò, si esce dalla sala chiedendosi se si sia appena assistito o meno ad un film targato Marvel anche perché è davvero difficile trovare per questo film una collocazione coerente all’interno del filone narrativo da cui dovrebbe derivare. L’ultimo episodio della saga spin-off dedicata al mutante con lo scheletro di adamantionon è altro che un onorevole passaggio di consegne da una generazione, oramai vecchia e consunta, all’altra, la quale ha l’ardito compito di evitare gli errori del passato e ripartire dai buoni principi che i predecessori hanno cercato di costruire con tanta fatica.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a cristian »
[ - ] lascia un commento a cristian »
|
|
d'accordo? |
|
giuseppesiza
|
martedì 14 marzo 2017
|
bambini che uccido
|
|
|
|
Ho visto il film ieri, mi è piaciuto, ma mi ha fatto riflettere molto il personaggio della figlia di Logan. Rappresenta la normalizzazione dell'uso che i jihadisti fanno dei bambini. E cioè dei bambini usati per uccidere, compreso in un scena il lancio di una testa mozzata a mo di trofeo. Ho avuto l'impressione che la realtà molto brutta ed ingiusta nei confronti dei bambini usati in guerra sia entrata in questo film come un fatto ormai consueto della guerra di oggi.
|
|
[+] lascia un commento a giuseppesiza »
[ - ] lascia un commento a giuseppesiza »
|
|
d'accordo? |
|
rubio93
|
lunedì 13 marzo 2017
|
l'ultimo wolverine in un era di estinzione
|
|
|
|
Insolito, commovente, violento. Queste le tre caratteristiche di un film, che vuole fare due cose: distaccarsi da una saga fin troppo prolungata e essere l'ultimo in cui Hugh Jackman veste i panni di Logan.
Mossa originale e dopo tanto tempo, appunto, insolita, da parte dei produttori quella di catapultare in mondo completamente diverso da quello a cui sono stati abituati gli spettatori. Una realtà in cui i mutanti rimasti cercano di sopravvivere, vivendo nell'ombra e nella paura. Se nei precedenti film si era sviluppato un atteggiamento di tolleranza per il diverso, qui c'è odio e sospetto nei confronti di chi non rientra all'interno di una determinata categoria.
[+]
Insolito, commovente, violento. Queste le tre caratteristiche di un film, che vuole fare due cose: distaccarsi da una saga fin troppo prolungata e essere l'ultimo in cui Hugh Jackman veste i panni di Logan.
Mossa originale e dopo tanto tempo, appunto, insolita, da parte dei produttori quella di catapultare in mondo completamente diverso da quello a cui sono stati abituati gli spettatori. Una realtà in cui i mutanti rimasti cercano di sopravvivere, vivendo nell'ombra e nella paura. Se nei precedenti film si era sviluppato un atteggiamento di tolleranza per il diverso, qui c'è odio e sospetto nei confronti di chi non rientra all'interno di una determinata categoria. In qualche modo, inaspettatamente e forse senza volerlo, il film diventa una critica alla politica di Trump nei confronti degli immigrati.
Questo è il nuovo mondo in cui cerca di andare aventi un Logan debole e ammalato, le cui ferite faticano a rimarginarsi, la cui mente è afflitta da un qualche rimpianto che allo spettatore non è dato sapere. Un X-man sopravvissuto in una realtà dove gli X-men sono solo un ricordo sbiadito e commercializzato che rende sottile il confine tra realtà e finzione.
Accopagnato da un Professor X (Patrick Stewart) affetto da una malattia celebrale, che rende il suo potere di telepata istabile, e da una bambina (Dafne Keen), di nome Lora, con lo stesso potere di guarigione e le stesse lame di adamantio, il protagonista intraprenderà un viaggio on the road.
Fin dall'inzio, soprattutto se si vanno a considerare a ritroso i film precedenti, colpisce l'elevato grado di violenza che, nel dettaglio, viene mostrata senza scrupoli fin dalla prima scena. Ma, non c'è da stupirsi. Logan è solo uno degli ultimi film che si concede la sfacciataggine di essere così palese e schietto. In qualche modo, però, le immagini dove lo spettatore vede braccia e gambe mozzate, servono a dare dinamicità a un film che altrimenti, forse per via delle troppe scene girate in auto, sarebbe troppo lento. Certo, il viaggio on the road serve come pretesto per andare alla ricerca di una bomtà umana, individuabile solo però nelle piccole cose, e che, appena posta di fronte la verità, si tramuta in odio.
Benchè vi sia un alta dose di violenza, non mancano i momenti di riflessione, quelle frasi dette qua e la, che qualche modo assumono una valenza politica e sociale.
A dare poi un alto grado di commozione è la presenza della bambina, fattore, inoltre, scatenante di tutta la narrazione. Sebbene resti silenziosa per più della metà del film, è il motivo che porta all'evoluzione finale del protagonista.
Da un punto di vista formale, a differnza di altri film non c'è una mole gigantesta di effetti speciali, e in particolar modo gli autori si sono risparmiati dall'usare massicciamente la computer grafica.
Certe riprese sono state realzzate in maniera eccellente, in modo da dare, grazie al connubio che si crea con performance degli attori, quel giusto grado di emozione.
In definitiva l'indipendenza di questo film (escludendo le dovute citazioni) rispetto agli altri funziona egregiamente, e si crea un percoso che vuole mostrare il significato di sacrificio.
Forse si presenta un mondo poco spiegato, che lascia nell'ignoto lo spettare, ma in qualche modo lascia più sosfittatti, rispetto a una ambientazione narrativa spiegata nei minimi dettagli che può lasciare decisamente delusi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rubio93 »
[ - ] lascia un commento a rubio93 »
|
|
d'accordo? |
|
birbo
|
lunedì 13 marzo 2017
|
mah
|
|
|
|
Film di valore sicuramente, ma a me è sembrato molto di piu un 'blood movie' stile Tarantino che non un film di Supereroi Marvel, un film dove mancano completamente i Super avversari, sostituiti solo nel finale da un unico clone per giunta muto. Di spessore le storie personali di Logan e del professor Xavier, ma sono davvero troppi i morti di cui molti 'gratuiti ed inutili' ed altre scene macabre per farmi apprezzare il film in maniera compiuta.
[+] fatto apposta
(di l''uomodellasala)
[ - ] fatto apposta
|
|
[+] lascia un commento a birbo »
[ - ] lascia un commento a birbo »
|
|
d'accordo? |
|
rubio93
|
domenica 12 marzo 2017
|
l'ultimo wolverine in un era di estinzione
|
|
|
|
Insolito, commovente, violento. Queste le tre caratteristiche di un film che vuole essere due cose: da un lato il distacco da una saga che non riusciva più, dall'altro la storia conclusiva di un'interpretazione durata vent'anni. I mutanti sono sull'orlo dell'estizione, costretti a vivere nell'ombra in un mondo che non sembra più tollerarli. Mossa originale da parte dei produttori quella di distaccare questa storia da tutte le altre. Un mondo completamente diverso da quello a cui lo spettatore era stato abituato, e dove prima c'era una curiosità per i mutanti, ora ci si ritrova catapultati in una narrazione dove prevale l'odio. Questo il mondo che circonda un Wolverine invecchiato e ammalato, le cui ferite faticano a rimarginarsi.
[+]
Insolito, commovente, violento. Queste le tre caratteristiche di un film che vuole essere due cose: da un lato il distacco da una saga che non riusciva più, dall'altro la storia conclusiva di un'interpretazione durata vent'anni. I mutanti sono sull'orlo dell'estizione, costretti a vivere nell'ombra in un mondo che non sembra più tollerarli. Mossa originale da parte dei produttori quella di distaccare questa storia da tutte le altre. Un mondo completamente diverso da quello a cui lo spettatore era stato abituato, e dove prima c'era una curiosità per i mutanti, ora ci si ritrova catapultati in una narrazione dove prevale l'odio. Questo il mondo che circonda un Wolverine invecchiato e ammalato, le cui ferite faticano a rimarginarsi. Un X-Man che cerca di andare avanti in una realtà dove gli X-Men sono solo un ricordo sbiadito e commercializzato a tal punto da rendere sottile il confine tra realtà e finzione. Dal ritaglio di questo, per così dire, nuovo Logan esce una grande performance di Hugh Jackman, il quale oltre a oltre a mostrare tutta la debolezza di questo personaggio, ha dovuto rendere la sua più totale disillusione. Affincato però da un Professor X, affetto da una malettia celebrale che rende istabile il suo potere di telepata, e da una bambina, Lori (Dafne Keen) che gli assomiglia moltissimo, porterà avanti la storia in una fuga on the road, che diviene un pretesto per per andare alla ricerca di una bontà e solidarietà umana, evidente soltanto però nelle piccole cose, e che di fronte alla verità può tramutarsi velocemente in odio. Queste premesse inoltre sono in parte riconciliabili all'alta dose di violenza che si alterna alla molte, forse a volte eccessive, scene girate in auto, conferendo anche una maggiore dinamicità ad una storia altrimenti troppo piatta. Lori, pretesto per questa nuova narrazione e che è in grado di cambiare il percorso di Logan, benchè troppo silenziosa per buona parte del film, unita alla grezzezza del protagonista, conferisce però quel livello di commozione che manca, almeno a questi livelli, altri film della saga. In definitiva ci si ritrova di fronte a una storia nuova, alla cui base c'è stata la forza di distaccarsi da una continuty che ormai aveva raggiunto il suo culmine. E' un film, che nella sua indipendenza narrativa (salvo alcune citazioni dovute) riesce a conciliare l'ironia e il dramma, facendo comprendere il sigificato di sacrificio, attraverso l'evoluzione di uno dei personaggi più amati del mondo fumettistico e cinematografico.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rubio93 »
[ - ] lascia un commento a rubio93 »
|
|
d'accordo? |
|
mattopolis
|
sabato 11 marzo 2017
|
da non perdere
|
|
|
|
Il film migliore degli xmen(insieme a deadpool) intenso commovente e con una vera storia...consugliatissimo anche a chi non ama il genere...
|
|
[+] lascia un commento a mattopolis »
[ - ] lascia un commento a mattopolis »
|
|
d'accordo? |
|
mars67mars67
|
venerdì 10 marzo 2017
|
bellissimo e.. tristissimo
|
|
|
|
Bellissimo film, e tristissimo. Ammetto, mi ha lasciato molta tristezza pensare che sia l'ultimo film di Logan interpretato da Jackman.
Ritengo che invecchiato, con la barba, assomigli ancora di più al Wolverine dei fumetti.
E ammetto che ho sperato di vedere i sassi sulla tomba muoversi... li ho guardat ben bene ma nulla...
|
|
[+] lascia un commento a mars67mars67 »
[ - ] lascia un commento a mars67mars67 »
|
|
d'accordo? |
|
laurence316
|
venerdì 10 marzo 2017
|
il canto del cigno del mutante con gli artigli
|
|
|
|
Cala il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel. 17 anni dopo il primo X-Men Jackman interpreta per l'ultima volta Wolverine, alias James "Logan" Howlett, in questo film tragico, amaro, disperato persino, ma soprattutto estremamente violento, ben oltre le consuetudini tipiche della Marvel (e si spinge ben oltre Deadpool).
Sorta di western postmoderno on the road dai toni crepuscolari, Logan è sicuramente una sorpresa, nel panorama dei cine-comics degli ultimi anni. In un periodo di crescente omologazione in cui ogni nuovo film assomiglia sempre troppo al precedente (e persino a quelli della case concorrenti), la Marvel cerca, qui come in Deadpool, di staccare il genere dai binari ormai già ben collaudati ma usurati dell’opera per ragazzi, per gettarsi a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, e di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate.
[+]
Cala il sipario su uno dei personaggi più interessanti ed amati della Marvel. 17 anni dopo il primo X-Men Jackman interpreta per l'ultima volta Wolverine, alias James "Logan" Howlett, in questo film tragico, amaro, disperato persino, ma soprattutto estremamente violento, ben oltre le consuetudini tipiche della Marvel (e si spinge ben oltre Deadpool).
Sorta di western postmoderno on the road dai toni crepuscolari, Logan è sicuramente una sorpresa, nel panorama dei cine-comics degli ultimi anni. In un periodo di crescente omologazione in cui ogni nuovo film assomiglia sempre troppo al precedente (e persino a quelli della case concorrenti), la Marvel cerca, qui come in Deadpool, di staccare il genere dai binari ormai già ben collaudati ma usurati dell’opera per ragazzi, per gettarsi a capofitto in una nuova dimensione, più adulta, e di proporre qualcosa di nuovo non tanto dal punto di vista delle tematiche ma del modo in cui vengono trattate. Mai in un film della Casa delle Idee era stata proposta una versione così abbattuta e rassegnata di un supereroe. Mai era stata offerta una visione così tetra e oscura del mondo, mai era stata così pregnante ma soprattutto tangibile, nell’aria, l’idea di una morte imminente. Certo tanto di questo è già stato detto nel Cavaliere oscuro di Nolan, giusto per fare un esempio, e certo, lo spettatore più smaliziato potrebbe di conseguenza sostenere che non si tratta dunque di niente di poi così innovativo, ma per un “film di supereroi” e, in particolare, per un film della Marvel, è qualcosa di mai troppo scontato. Anche solo tentare di creare qualcosa di più maturo e sfaccettato delle solite scazzottate iper-tecnologiche stile Avengers è un discreto passo avanti.
Detto questo, c’è comunque da dire che il film di Mangold non è di certo un nuovo capolavoro di genere e che l’acclamazione quasi unanime della critica d’oltreoceano è stata francamente un po’ esagerata. E’ sicuramente interessante, questo Logan, ma si perde un po’ via con il passare dei minuti e spesso scivola in una violenza parossistica ed esibita alla lunga solo fine a se stessa e ripetitiva, nell’evidente tentativo di ostentare la propria distanza stilistica dagli altri film della Marvel. Ma l’iperviolenza non è, ovviamente, di per sé garanzia di qualità né di per sé segno di una particolare evoluzione espressiva rispetto ai film del passato. E l’ultima mezz’ora di combattimenti e spargimenti di sangue è quanto di più risaputo e già visto che si possa immaginare. Si salva, comunque, con il finale drammatico ed emotivamente coinvolgente, seppur leggermente prevedibile.
E al netto dei difetti, Logan ha in ogni caso alcuni indiscutibili punti di forza: le interpretazioni, non solo di Jackman, ma anche di Stewart, Merchant e, soprattutto, della piccola e straordinaria Dafne Keen; la fotografia di J. Mathieson; il montaggio di M. McCusker e D. Westervelt e le perfette coreografie delle scene d’azione.
In conclusione, un discreto film d'azione vicino al dramma e al western (con tanto di citazione esplicita de Il cavaliere della valle solitaria ed implicita de Gli Spietati di Eastwood), non eccessivamente innovativo, ma comunque un primo tentativo di andare un po' oltre gli standard ormai logori del cinema di genere. Apprezzabile, nonostante tutto, ma non di certo eccezionale. Perfettamente in linea con le atmosfere del film la malinconia e sconsolata Hurt di Johnny Cash.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a laurence316 »
[ - ] lascia un commento a laurence316 »
|
|
d'accordo? |
|
paolosalvaro
|
venerdì 10 marzo 2017
|
the last of us
|
|
|
|
Logan, capitolo finale della saga di Wolverine e della vecchia generazione di X-Men, è un'opera magistrale quasi del tutto slegata dal canonico universo cui tali mutanti fanno riferimento, ottimamente diretta da un redivivo James Mangold che torna qui ad essere quel regista ispirato ed eclettico che era stato nei suoi anni migliori, quando aveva diretto il remake di Quel treno per Yuma ed il biografico Quando l'amore brucia l'anima in onore di Johnny Cash. E' un film che poco o nulla ha a che spartire con il mondo dei cinecomic; lo si può tranquillamente collocare su di un ipotetico podio dei migliori film di genere alle spalle solo de Il cavaliere oscuro di Nolan e di Spider-Man 2 di Sam Raimi.
[+]
Logan, capitolo finale della saga di Wolverine e della vecchia generazione di X-Men, è un'opera magistrale quasi del tutto slegata dal canonico universo cui tali mutanti fanno riferimento, ottimamente diretta da un redivivo James Mangold che torna qui ad essere quel regista ispirato ed eclettico che era stato nei suoi anni migliori, quando aveva diretto il remake di Quel treno per Yuma ed il biografico Quando l'amore brucia l'anima in onore di Johnny Cash. E' un film che poco o nulla ha a che spartire con il mondo dei cinecomic; lo si può tranquillamente collocare su di un ipotetico podio dei migliori film di genere alle spalle solo de Il cavaliere oscuro di Nolan e di Spider-Man 2 di Sam Raimi.
Gli artigli di adamantio del protagonista squartano e riducono a brandelli inermi tutti i clichè e gli stereotipi fini a sè stessi che si sarebbero potuti applicare alla storia di questo film che per realismo e violenza nuda e cruda si avvicina più agli western degli anni '50 e '60 (cui si fa più e più volte il verso) che ad un cinecomic; pur offrendo alcuni momenti di ilarità, il racconto mantiene sempre un tono solenne, cupo e a tratti malinconico. Avendo lasciato morire la speranza ormai da molto tempo, tutto ciò che resta a Wolverine sono un innato desiderio di sopravvivenza ed uno sviscerale odio o rancore nei confronti di tutti gli uomini prepotenti e senza scrupoli che popolano il mondo, ai quali non offre la redenzione ma una morte senza onore; la via verso una sorta di felicità o quantomeno di pace interiore alla quale lo stesso Logan ha ormai rinunciato ad aspirare viene infatti ricoperta dai cadaveri degli sventurati nemici che oseranno per l'ennesima volta ostacolare il suo cammino. Il personaggio di Laura (o X-23) darà invece ad un Wolverine stanco, vecchio e rassegnato una nuova ragione e motivazione per cui lottare, offrendogli l'occasione che stava aspettando per dare un senso ed uno scopo anche al proprio ultimo viaggio, per compiere l'impossibile ancora una volta.
Ispirato e maturo al punto giusto, Logan è quella gemma di cui il mondo dei cinecomic aveva disperato bisogno, ponendosi al di fuori di quella cascata di film in continuity che sia la Marvel che la DC Comics stanno producendo in massa su misura per gli adolescenti, senza che diversi di questi abbiano realmente qualcosa di nuovo o di diverso da dire. Logan a differenza della magglor parte di questi film non è leggero, non è scontato, non è convenzionale e per questo piace tanto al pubblico quanto ai critici. All'interno di un panorama cinematografico nel quale Cinquanta sfumature di nero riesce a rimanere in programmazione per un mese intero non è cosa da poco. L'intero film è nel suo complesso un lungo tributo a questo grande eroe, trattato con la serietà che era necessario riservargli; il professor X e Wolverine vengono giustamente rappresentati come eroi di un mondo che ormai non esiste più, di una generazione di mutanti ormai quasi estinta e che ha fatto il suo tempo, della quale Laura rappresenta un simbolico lascito vivente. Unica nota dolente almeno a mio avviso sono gli antagonisti della storia che probabilmente si sarebbero potuti caratterizzare un po' meglio e che non sembrano mai rappresentare una vera minaccia, non perchè non ne possiedono il potenziale ma perchè vengono fin troppo oscurati da quella che potremmo definire come l'aura dei buoni ... sempre che di buoni e cattivi si possa effettivamente parlare all'interno di questo film, visto che nessuno è onestamente un modello di virtù. Comunque, in conclusione si tratta nel complesso di un grande film, curato in quasi ogni suo aspetto e che si merita tutte le lodi ad esso riservate. Il mio giudizio è assolutamente positivo.
p.s. non mi auguro che venga alla luce, perchè non sarà mai davvero all'altezza, ma se mai si dovesse girare un film su The last of us per l'amor del cielo ingaggiate Hugh Jackman come Joel. Non lo si dovrebbe nemmeno truccare : è lui!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a paolosalvaro »
[ - ] lascia un commento a paolosalvaro »
|
|
d'accordo? |
|
|