tess
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lunedì 17 ottobre 2022
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bellissimo
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Uno dei più bei film che ho visto ultimamente. Chapeau alla regista.
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noureddine el harti
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lunedì 15 ottobre 2018
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testimonianze e/o denunce
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Per uno spettatore, come me, ignaro di tutto ciò che riguarda il personaggio della storia, il regista e il cast del film, le situazioni lungo le sequenze mi sono sembrate come la tela di un ragno che fanno da legame tra pareti e soffitto di un angolo in un locale.Anche se il genere è biografico s’intuisce che il film è stato gestito in modo altro che piatto, ci s’intravedono trace di simbolismo acuto.
Con questa pellicola, lo schermo sembra essere l’interno di un autobus con diversi flashback come finestra durante i viaggi e con delle sequenze come fermate per far salire o scendere diverse testimonianze e/o denunce:
-La qualità scadente dell’organo dell’informazione (le interviste),
-La rabbia nell’anima (il ricordo della Germania bruciata dagli inglesi),
-La speculazione non ha nemici storici (il rapporto con l’impresario),
-Il rapporto generazionale (madre che recupera prole dopo averla abbandonata),
-Repressione di un regime (censura di uno spettacolo),
-Il costo della vita di lusso (rinunciare alla propria vocazione e sposare l’ebreo).
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Per uno spettatore, come me, ignaro di tutto ciò che riguarda il personaggio della storia, il regista e il cast del film, le situazioni lungo le sequenze mi sono sembrate come la tela di un ragno che fanno da legame tra pareti e soffitto di un angolo in un locale.Anche se il genere è biografico s’intuisce che il film è stato gestito in modo altro che piatto, ci s’intravedono trace di simbolismo acuto.
Con questa pellicola, lo schermo sembra essere l’interno di un autobus con diversi flashback come finestra durante i viaggi e con delle sequenze come fermate per far salire o scendere diverse testimonianze e/o denunce:
-La qualità scadente dell’organo dell’informazione (le interviste),
-La rabbia nell’anima (il ricordo della Germania bruciata dagli inglesi),
-La speculazione non ha nemici storici (il rapporto con l’impresario),
-Il rapporto generazionale (madre che recupera prole dopo averla abbandonata),
-Repressione di un regime (censura di uno spettacolo),
-Il costo della vita di lusso (rinunciare alla propria vocazione e sposare l’ebreo).
Mentre l’atteggiamento anarchico della cantante sembra ingiustificato, il registratore di suono si rivela, verso la fine, come eco sonoro al quale manca il rumore della sconfitta che la protagonista sente dentro la propria anima.
A mio parere, 90 minuti circa come durata di un film non lasciano ad una regia abile uno spazio per sprecare tempo.
noureddine el harti
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emanuele1968
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venerdì 16 marzo 2018
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autentico
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Penso che sia un film molto autentico, una storia di miserie segnate dall'infanzia, Christa Päffgen mi pare una cantautrice, si trova facilmente su youtube. Molto brava Trine Dyrholm , forse se il regista metteva qualche raggio di sole nel film per alleggerirlo un po.
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severo
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mercoledì 7 marzo 2018
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orrendo!
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Noioso, noioso, e poi quell'atmosfera e quegli anni e quella figura di Nico non è stata assolutamente ben tratteggiata come doveva essere. Un film sopravvalutatissimo da una "regista" che ha fatto nel suo passato un film dal romanzo di Walter Veltroni!!!! Non Proust. Non Fitzgerald. No Velroni!!!
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clavius
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lunedì 5 febbraio 2018
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dietro l'icona
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Fin dal titolo (che riporta l'anno della morte della cantante) si intuisce che verrà raccontanta la storia di un declino. Il declino inesorabile di una delle icone degli anni '60. Il film si discosta dalla stragrande maggioranza dei biopic in circolazione. Confesso di essere rimasto felicemente sorpreso dalle scelte della Nicchiarelli che imbastisce la storia di una donna invecchaita ed appesantita dalla vita e dagli eccessi, insensibile al successo ormai alle spalle, disincantata eppure ancora vitale. Non manca un certo humor nero, oscuro come le liriche che hanno caratterizzato tutta la produzione di Nico. La tragedia del vivere (meravigliosamente impersonificato dalla Dyrholm) è superata attraverso l'ostinazione ad essere se stessi, lasciando perdere l'immagine che il resto del mondo ha di noi.
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Fin dal titolo (che riporta l'anno della morte della cantante) si intuisce che verrà raccontanta la storia di un declino. Il declino inesorabile di una delle icone degli anni '60. Il film si discosta dalla stragrande maggioranza dei biopic in circolazione. Confesso di essere rimasto felicemente sorpreso dalle scelte della Nicchiarelli che imbastisce la storia di una donna invecchaita ed appesantita dalla vita e dagli eccessi, insensibile al successo ormai alle spalle, disincantata eppure ancora vitale. Non manca un certo humor nero, oscuro come le liriche che hanno caratterizzato tutta la produzione di Nico. La tragedia del vivere (meravigliosamente impersonificato dalla Dyrholm) è superata attraverso l'ostinazione ad essere se stessi, lasciando perdere l'immagine che il resto del mondo ha di noi. Arrivando perfino ad anelare ad una vita qualunque. Ostinazione che emerge anche dalle sonorità ipnotiche e lugubri della sua produzione, che stridono rispetto ai fenomeni musicali più in voga nei tardi anni '80. Nei testi di quelle canzoni si può leggere un'urgenza espressiva impellente, incontenibile, a tratti straziante.
Si lascia la sala con la sensazione di aver conosciuto uno dei personaggi cinematografici più riusciti degli ultimi anni.
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zim
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mercoledì 6 dicembre 2017
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flashs a trequarti
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Nico
pochi misurati Flash significativi della vita anteriore della Päffgen dove lampeggiano decolorati e sgranati istanti americani dalla factory di Warhol di quando Christa era Nico con i Velvet underground e di cui non rimane che il trequarti del sedici millimetri per tutto il film a contenere la grassa inconsistenza degli anni '80 ritagliata nel lucido nichilismo di una vita che si fa di droghe e versi. E' un miracolo di forza questo film brava l'attrice, Trine Dyrholm,tutt'una con i bagliori di Berlino in fiamme, con gli entusiasmi genuini dei fan d'oltrecortina, con un nagra a bobine inseparabile postmediale e con testi e voce straordinariamente evocati e cucinati oltre una verisimiglianza di maniera.
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Nico
pochi misurati Flash significativi della vita anteriore della Päffgen dove lampeggiano decolorati e sgranati istanti americani dalla factory di Warhol di quando Christa era Nico con i Velvet underground e di cui non rimane che il trequarti del sedici millimetri per tutto il film a contenere la grassa inconsistenza degli anni '80 ritagliata nel lucido nichilismo di una vita che si fa di droghe e versi. E' un miracolo di forza questo film brava l'attrice, Trine Dyrholm,tutt'una con i bagliori di Berlino in fiamme, con gli entusiasmi genuini dei fan d'oltrecortina, con un nagra a bobine inseparabile postmediale e con testi e voce straordinariamente evocati e cucinati oltre una verisimiglianza di maniera. Brava Susanna che ancora una volta ha sconfitto giovani e vecchioni di una cinematografia che vuole essere grande ma lo è solo nella pornografia dell'immagine sedicinoni, nei droni e forse nelle intenzioni.
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foffola40
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lunedì 27 novembre 2017
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grande sorpresa
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non conoscevo Nico e neppure ricordavo la sua immagine negli anni della dolce vita di fellini: mi era sfuggita. Ho apprezzato molto la regia della Nicchiarelli che ha saputo rendere un'atmosfera di una vita alla fine di una cantante famosa senza molti elogi inutil,i senza stucchevoli flashback del passato pur ricordando chi era stata e come aveva trascorso la sua vita precedente agi ultimi due anni. Brava la regista. foffola40
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stefanocapasso
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domenica 26 novembre 2017
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la ricerca della normalità che guarisce
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Dopo una breve collaborazione con i Velvet Underground ed altre personalità famose come Jim Morrison e Andy Warhol, Christa Paffgen, in arte Nico, tenta di costruire la sua carriera di cantante solista. Complici gli eccessi dell’epoca, l’uso di droghe, e la difficoltà di uscire da quel personaggio famoso legato alle esperienze del passato in cui tutti cercano di ingabbiarla, la vita e la carriera di Nico vanno avanti tra grandi difficoltà, accentuate dal dolore che porta con se per essersi lasciata portare via il figlio, a causa della sua vita instabile.
E’ un film sul passato questo di Susanna Nicchiarelli, il passato della protagonista con i suoi traumi e i suoi apici che costituiscono insieme un blocco ed uno stimolo ad andare avanti; ed è una ricerca su un passato da parte del film che rievoca musiche, atmosfere, situazioni sociali e politiche degli anni 80, che viste con gli occhi di oggi assumono un aspetto quasi mitologico.
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Dopo una breve collaborazione con i Velvet Underground ed altre personalità famose come Jim Morrison e Andy Warhol, Christa Paffgen, in arte Nico, tenta di costruire la sua carriera di cantante solista. Complici gli eccessi dell’epoca, l’uso di droghe, e la difficoltà di uscire da quel personaggio famoso legato alle esperienze del passato in cui tutti cercano di ingabbiarla, la vita e la carriera di Nico vanno avanti tra grandi difficoltà, accentuate dal dolore che porta con se per essersi lasciata portare via il figlio, a causa della sua vita instabile.
E’ un film sul passato questo di Susanna Nicchiarelli, il passato della protagonista con i suoi traumi e i suoi apici che costituiscono insieme un blocco ed uno stimolo ad andare avanti; ed è una ricerca su un passato da parte del film che rievoca musiche, atmosfere, situazioni sociali e politiche degli anni 80, che viste con gli occhi di oggi assumono un aspetto quasi mitologico. La traiettoria della protagonista, con la sua esistenza tormentata, si conclude proprio quando sembra aver definitivamente intrapreso quel percorso di guarigione, legato anche al recupero del rapporto col figlio. E si conclude in modo “normale”, quella normalità che aveva cercato da tempo. Con lei gli altri protagonisti maturano ad una nuova condizione esistenziale e soprattutto il figlio che dopo anni di ospedale psichiatrico oggi racconta la storia della madre. Tutto è poggiato sulla potente colonna sonora delle musiche di Nico, bellissime , e sui suoi testi di grande forza espressiva ed emotiva, che definiscono l’artista che il film racconta.
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michelino
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venerdì 17 novembre 2017
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michelino va al cinema
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"Sono stata in cima e poi ho toccato il fondo"
Sono parole di Nico nel film
Il film non racconta la cima, racconta il fondo
Il fondo di un donna ormai disillusa dalla vita
Il fondo di un donna che si sente anziana prima del tempo
Il fondo di una madre che non ha visto crescere il figlio
Il fondo di una donna disfatta dall'eroina e dalla solitudine
Il fondo di un ex modella con il corpo ormai in disfacimento
Il fondo di una artista ricordata solo per un breve periodo della sua vita
" Non voglio parlare dei Velvet Underground
voglio parlare della musica che faccio adesso "
Sono sempre parole di Nico nel film
"Non chiamarmi Nico, chiamami col mio vero nome
chiamami Christa"
"Non ero felice quando ero bella"
Sono ancora parole di Nico nel film
Un rifiuto del passato?
Non credo
Che importa il passato?.
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"Sono stata in cima e poi ho toccato il fondo"
Sono parole di Nico nel film
Il film non racconta la cima, racconta il fondo
Il fondo di un donna ormai disillusa dalla vita
Il fondo di un donna che si sente anziana prima del tempo
Il fondo di una madre che non ha visto crescere il figlio
Il fondo di una donna disfatta dall'eroina e dalla solitudine
Il fondo di un ex modella con il corpo ormai in disfacimento
Il fondo di una artista ricordata solo per un breve periodo della sua vita
" Non voglio parlare dei Velvet Underground
voglio parlare della musica che faccio adesso "
Sono sempre parole di Nico nel film
"Non chiamarmi Nico, chiamami col mio vero nome
chiamami Christa"
"Non ero felice quando ero bella"
Sono ancora parole di Nico nel film
Un rifiuto del passato?
Non credo
Che importa il passato?... che importa il presente?
Tanto il tempo ha sempre e soltanto un sapore di vuoto
Ma non credo nemmeno ad una infelicità senza desideri
Credo al desiderio di voler rinascere contando solo sulle proprie forze
Così vedo l'ultima Nico
Era il 1988
Nico...Nico...perché hai voluto quella bicicletta?
Michelino adora la musica di Nico
Michelino è andato al cinema a vedere questo bel film su Nico
Ma se il film non fosse stato su Nico
Ma se il film fosse stato su una donna comune
Per Michelino sarebbe stato ugualmente un film imperdibile
Onore alla regista
Onore all'attrice che interpreta Nico
Onore a voi che amate il buon cinema
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mauridal
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venerdì 17 novembre 2017
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nico donna e artista inquieta.
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NICO 1988 un film di Susanna Nicchiarelli , con Trine Dyrholm. Italia 2017 Quando una empatia si manifesta ,così palese tra il personaggio e l’interprete , tanto che lo spettatore identifica tout court l’attrice con il personaggio come avviene nel film Nico 1988, allora una buona parte del senso di questo film è raggiunto pienamente. Il film infatti non vuole e non è una biografia ricostruita del personaggio Nico nome d’arte di Christa Päffgen cantante del gruppo rock Velvet Underground ma in realtà , donna dalle molte vite ,accomunate dall'innegabile fascino e anche dalla iniziale giovanile bellezza ,poi in età matura perduta , a favore di una diversa maturità e consapevolezza artistica .
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NICO 1988 un film di Susanna Nicchiarelli , con Trine Dyrholm. Italia 2017 Quando una empatia si manifesta ,così palese tra il personaggio e l’interprete , tanto che lo spettatore identifica tout court l’attrice con il personaggio come avviene nel film Nico 1988, allora una buona parte del senso di questo film è raggiunto pienamente. Il film infatti non vuole e non è una biografia ricostruita del personaggio Nico nome d’arte di Christa Päffgen cantante del gruppo rock Velvet Underground ma in realtà , donna dalle molte vite ,accomunate dall'innegabile fascino e anche dalla iniziale giovanile bellezza ,poi in età matura perduta , a favore di una diversa maturità e consapevolezza artistica . il racconto di una donna dalla vita così densa nel pieno degli anni ottanta già di per sé così densi di avvenimenti ,risulta difficile per chiunque, ma per la regista e per l’interprete è scattato il fattore empatia, per cui tutto il personaggio Nico, è pienamente riuscito sotto l’aspetto umano ,ma anche dal punto di vista artistico come donna rock star che anche negli ultimi anni della sua vita, appunto verso il 1988 riesce nelle sue esibizioni a dare il meglio di sé coinvolgendo un pubblico giovanile in una musica dura ,inquieta, definita dark nel pieno di un gusto musicale completamente diverso , cioè commerciale e rassicurante. Tutto il film è improntato sulla ribellione, sull'antagonismo di una donna che esce fuori dagli schemi dello spettacolo per voler esprimere un suo carattere e una sua cifra artistica originale. Il merito della regista è di aver determinato pienamente questo aspetto ,insieme ai drammi di una donna che come tante altre in quegli anni hanno vissuto la tossico dipendenza, la mancata realizzazione come madre e l’abbandono dell’amatissimo figlio. Dunque una complessità femminile che solo l’intesa tra una regista brava e impegnata come la Nicchiarelli e l’ottima interprete Trine , poteva realizzare compiutamente. Il film si conclude accennando alla fine prematura della donna Nico , ma non alla morte della sua musica , che infatti resta nella mente di tanto suo pubblico. (mauridal)
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