Roberto Nepoti
La Repubblica
Primo lungometraggio di un giovane regista, allievo di Aleksandr Sokurov e originario del Caucaso, dove la storia è ambientata. Nel 1998 una famiglia ebrea di Nalchik riunisce la comunità locale per celebrare il fidanzamento di due giovani. Ma i promessi sposi vengono rapiti e Ilana, il personaggio principale del film, cerca il fratello senza rivolgersi alla polizia. Così si deve confrontare con una realtà inaspettata: l'individualismo e il cinismo della collettività, che si fingeva solidale invece è solo spaventata. In un confronto duro con gli altri, Ilana vive un doppio coming-of-age, passando dal ruolo di brava figlia a quello di giovane in rivolta e, contemporaneamente, assumendo su di sé le responsabilità della famiglia. La parola del titolo significa "ristrettezza", nel senso di chiusura e pochezza di visione. Il film infatti, al di là della dimensione psicologica (peraltro ben trattata) è anche la storia della presa di coscienza sociale, quindi politica, della protagonista. Benché l'organizzazione drammaturgica non sia sempre efficace, Tesnota è potente e gli interpreti, cui la macchina da presa sta fisicamente "addosso", sono bravi. A cominciare da Darya Zhovner nella parte di Ilana.
Da La Repubblica, 1 agosto 2019
di Roberto Nepoti, 1 agosto 2019