samanta
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domenica 18 febbraio 2018
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quando la vita fa ridere
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C'esta la vie è un film francese con la regia del duo Olivier Nakache e Eric Toledano (già registi in diversi film come Troppo amici e Quasi amici commedie con intenti umoristici). Il film narra di un piccolo imprenditore Max (Jean-Pierre Bacri) che ha un'impresa che organizza matrimoni "chiavi in mano": ricevimento, fotografo, fiori, animatore e orchestra, nonché la "location" che nella vicenda del film è uno splendido castello alle porte di Parigi. Il matrimonio che organizza riguarda un ambiente di persone elevate socialmente ma lo sposo è un presuntuoso che pretende tutto con estrema pignoleria. Purtroppo i collaboratori ne combinano di tutti i colori, Max, che ha come amante una sua assistente Josiane (Suzannne Clèment) che lo vuole piantare, invoca la loro lealtà per ottenere un buon risultato, ma i suoi collaboratori con la loro balordaggine provocano una catastrofe.
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C'esta la vie è un film francese con la regia del duo Olivier Nakache e Eric Toledano (già registi in diversi film come Troppo amici e Quasi amici commedie con intenti umoristici). Il film narra di un piccolo imprenditore Max (Jean-Pierre Bacri) che ha un'impresa che organizza matrimoni "chiavi in mano": ricevimento, fotografo, fiori, animatore e orchestra, nonché la "location" che nella vicenda del film è uno splendido castello alle porte di Parigi. Il matrimonio che organizza riguarda un ambiente di persone elevate socialmente ma lo sposo è un presuntuoso che pretende tutto con estrema pignoleria. Purtroppo i collaboratori ne combinano di tutti i colori, Max, che ha come amante una sua assistente Josiane (Suzannne Clèment) che lo vuole piantare, invoca la loro lealtà per ottenere un buon risultato, ma i suoi collaboratori con la loro balordaggine provocano una catastrofe. La carne va a male perche il frigorifero è stato staccato, l'animatore James (Gilles Lellouche) combina un disastro dopo l'altro dovuto al suo egocentrismo, il fotografo Guy (Jean-Paul Rouve) invece di fotografare si abboffa e cerca di "farsi" la madre della sposa e così via. Max sconfortato decide di vendere l'impresa e manda tutti al diavolo, quando la serata sta finendo. Un colpo di scena finale ribalta tutto e la serata alle 5 del mattino finisce in gloria e anche le vicende sentimentali personali si risolvono. Si tratta di un film comico con risvolti farseschi, ma diretto con una mano leggera, con un umorismo spesso sottile, espresso con una mimica facciale notevole; è assente la grevità delle commedia "all'italiana", la volgarità sfacciata, il presentare tutto in negativo, nel film anche nelle persone sfortunate o balorde, c'è una bella collezione di caratteri, si intravvede un lato positivo che alla fine emerge. Niente scene scollaciate e il sesso è affrontato con leggerezza e umorismo, le parolacce ci sono ma non sono martellanti. Insomma un umorismo fine, che fa ridere per tutto il film e che ti lascia con la bocca buona dopo esserti divertito per quasi 2 ore. La vicenda è supportato da una buona interpretazione dei personaggi, in specie quello principale di Max interpretato da Jean- Piere Abri in stato di grazia, meritano un encomio anche l'animatore Gilles Lellouche, il fotografo Jean-Paul Rouve e l'altra assistente Adèle interpretata da un'attrice di colore Eye Haidara
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jonnylogan
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martedì 4 giugno 2019
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il senso della festa
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Max, proprietario di una piccola società che si occupa di cerimonie nuziali, è a un passo dal divorzio, ma nel frattempo deve occuparsi di un matrimonio in un castello settecentesco nel quale lo sposo detta regole assurde mentre il suo staff lo vessa con continui problemi e richieste. Frattanto, a causa della difficoltà nel proseguire la sua attività, Max sta seriamente prendendo in esame l’ipotesi di vendere la sua azienda. Film commedia passato in sordina nelle sale di casa nostra ma che merita di essere recuperato perché dotato di un mix di coralità e ironia capaci di mettere in luce la vacuità delle più comuni convinzioni piccolo borghesi riviste attraverso un matrimonio festeggiato con richieste difficili da assolvere, se non al termine di concertazioni ai limiti del kafkiano, e con Max, l’attore Jean-Pierre Bacri, che rappresenta il vero collante fra dipendenti incapaci e perennemente in lotta fra loro, e una coppia di sposi che viene immediatamente presentata come problematica.
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Max, proprietario di una piccola società che si occupa di cerimonie nuziali, è a un passo dal divorzio, ma nel frattempo deve occuparsi di un matrimonio in un castello settecentesco nel quale lo sposo detta regole assurde mentre il suo staff lo vessa con continui problemi e richieste. Frattanto, a causa della difficoltà nel proseguire la sua attività, Max sta seriamente prendendo in esame l’ipotesi di vendere la sua azienda. Film commedia passato in sordina nelle sale di casa nostra ma che merita di essere recuperato perché dotato di un mix di coralità e ironia capaci di mettere in luce la vacuità delle più comuni convinzioni piccolo borghesi riviste attraverso un matrimonio festeggiato con richieste difficili da assolvere, se non al termine di concertazioni ai limiti del kafkiano, e con Max, l’attore Jean-Pierre Bacri, che rappresenta il vero collante fra dipendenti incapaci e perennemente in lotta fra loro, e una coppia di sposi che viene immediatamente presentata come problematica. Tutti sembrano remare in qualunque direzione, a parte in quella giusta, per portare a termine una serata che però nulla ha a che vedere con ‘il giorno più bello’ di una coppia ma che per professione e fra mille difficoltà viene completata con successo. Il duo Toledano e Nakache riesce a firmare, a nove anni di distanza da Quasi Amici, storia vera dell’amicizia fra un nobile tetraplegico e il suo infermiere, forse la sua migliore pellicola partendo da un soggetto molto semplice, un banchetto in un castello visto però attraverso gli occhi della servitù e non degli invitati, e che invece di virare sul lato più drammatico, come già capitava in Camerieri di Leone Pompucci, ove l’occasione del banchetto era un modo cinico per parlare dei nostri difetti e dei ‘mostri’ di casa nostra, preferisce muoversi verso una commedia dal tono ironico capace di farci sorridere delle nostre convinzioni riguardo ‘il senso della festa’, questo il vero titolo della pellicola presentata in anteprima al festival del cinema di Roma. Si sorride per la perfetta coralità nella quale si muove fra mille insidie il wedding planner Max e a fine film è decisamente normale interrogarsi proprio su dove si trovi il vero senso della festa, se fra gli invitati o nel mezzo di uno staff sorprendentemente unito.
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flyanto
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martedì 6 febbraio 2018
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un banchetto di nozze alquanto 'tormentato'
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Da un pò di tempo non si vedeva nelle sale cinematografiche una commedia così esilarante come "C'Est la Vie" dei due registi Eric Toledano ed Olivier Nakache.
Ambientato in Francia nel mondo del catering e delle aziende che si occupano di ricevimenti per le più svariate occasioni però di un certo stile, la storia, dunque, ruota tutta intorno ai preparativi di un banchetto di nozze di una coppia a cui ovviamente prendono parte svariate figure indispensabili alla riuscita del ricevimento quali, il proprietario dell'azienda delle cerimonie(insomma, il wedding planner), la sua diretta sottoposta, i camerieri divisi tra presenze fisse ed occasionali, la band dell'orchestra preposta all'intrattenimento musicale, il fotografo con il suo assistente, i fiorai, ecc.
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Da un pò di tempo non si vedeva nelle sale cinematografiche una commedia così esilarante come "C'Est la Vie" dei due registi Eric Toledano ed Olivier Nakache.
Ambientato in Francia nel mondo del catering e delle aziende che si occupano di ricevimenti per le più svariate occasioni però di un certo stile, la storia, dunque, ruota tutta intorno ai preparativi di un banchetto di nozze di una coppia a cui ovviamente prendono parte svariate figure indispensabili alla riuscita del ricevimento quali, il proprietario dell'azienda delle cerimonie(insomma, il wedding planner), la sua diretta sottoposta, i camerieri divisi tra presenze fisse ed occasionali, la band dell'orchestra preposta all'intrattenimento musicale, il fotografo con il suo assistente, i fiorai, ecc... A ciò si deve aggiungere ovviamente la presenza della coppia di sposi (dove lui è un uomo pignolo e pedante e lei quasi assente ed un poco succube) e dei loro invitati nonchè di tutte le 'manie' strampalate che questi vogliono esaudite nel corso del banchetto a dare inizio a svariati avvenimenti quanto mai divertenti ma anche parecchio assurdi.
"C'Est la Vie" risulta sicuramente come un film un poco esagerato per ciò che concerne le situazioni rappresentate ma al di là di ciò, che in maniera evidente è stato apposta 'gonfiato' dai due registi tale da rasentare a volte persino il paradosso, quello che più si apprezza in questa commedia sono i dialoghi brillanti che sono intrisi di battute intelligenti, argute e divertenti e la rappresentazione degli stessi personaggi, ognuno con le proprie caratteristiche quanto mai singolari e buffe. La regia è nitida e scorrevole e la pellicola e risulta così nel suo insieme garbata ed affatto volgare.
Del tutto consigliabile come 'scaccia pensieri'
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zoomecontrozoom
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lunedì 5 febbraio 2018
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comicità alla francese: promossa
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Decisamente la la comicità ha la paternità della propria nazione e così “C’est la vie”, realizzazione francese, è un film gradevolissimo perché intriso di quell’ umorismo che non trascende pur avendo espressività tutt’altro che contenuta.
Si va dall’assurdo al possibilista, ma sempre sul filo del rasoio: non eccedendo, ma evitando svarioni. Anche la scena che si può considerare clou, è realizzata con misura pur essendo “sparata” fuori dal contesto del reale, ma ci si arriva per gradi e la realizzazione tecnica –rallenty – la rende un magico momento di sospensione. Intendo la scena del volo d’angelo dello sposo, sollevato da un pallone-luna piena, verso il cielo, dove il suo – dello sposo – narcisismo, trova requie in quell’essere una figurina ritagliata nel buio, inconsistente e tanto ridicolo come essere umano, da suscitare nei presenti al suo matrimonio commozione e non ilarità. E’ proprio in questa scena che ognuno dei protagonisti rivela se stesso, e racchiudere il tutto sembra in un rallenty con primi piani, è geniale perché si scivola dentro una realtà svelata e i personaggi che si trovavano in situazioni grottesche, tornano ad essere umani, veri, vibranti ed in questi lo spettatore si può riconoscere.
Belle interpretazioni, fresche e materiche, piccoli quadretti anche minimi per ogni personaggio anche minore. Un film che non poteva che finire bene, anche se la fine non è quella scontata, non poteva essere diversamente per la coerenza con la scelta di una comicità non smaccata, per situazioni assurde, ma non impossibili, per l’esistenza di tutti quei personaggi qui dentro affrescati: lo sposo narciso, l’innamorato irriducibile, il wedding planner non più capace di tenere le redini di una situazione che fa sì che si renda conto che ognuno pensa a se stesso, anche la moglie che alla fin fine gli fa quel che lui non aveva il coraggio di fare a lei, e molti altri ancora. Infine una comicità che non sta sulle disgrazie altrui o sull’abbrutimento o sull’amaro o peggio nella volgarità, ma fatta di battute e di interpretazioni, di eventi e di espressività, come vuole o vorrebbe un buon film che comunque contiene una morale che è quella che viene qui nettamente disegnata nell’identità di ogni personaggio. Non trascurabili le riprese che sottolineano i caratteri con dei più che buoni primissimi piani.
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claudiaeffe
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mercoledì 7 febbraio 2018
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nella vita c'è bisogno di leggerezza!
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Che non vuol dire essere leggeri, ma guardare la vita da una prospettiva "diversa". Dopo "Quasi Amici", un capolavoro di film, il regista ci omaggia una pellicola divertente, dai toni allegri ma mai scontati, apparentemente banali ma con un senso della vita non indifferente: la realizzazione di un matrimonio diventa teatro di episodi comuni a tutti. Dalla preparazione che precede il banchetto nuziale ai fuochi d'artificio, al ballo romantico, all'imprevisto prevedibile...tutto ha un sapore comune. Non importa se si tratta di un matrimonio o di un qualsiasi giorno d'ufficio, le bizzarre dinamiche della vita viste dall'esterno hanno quasi un sapore piacevole. Ne consiglio la visione perchè è molto divertente.
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Che non vuol dire essere leggeri, ma guardare la vita da una prospettiva "diversa". Dopo "Quasi Amici", un capolavoro di film, il regista ci omaggia una pellicola divertente, dai toni allegri ma mai scontati, apparentemente banali ma con un senso della vita non indifferente: la realizzazione di un matrimonio diventa teatro di episodi comuni a tutti. Dalla preparazione che precede il banchetto nuziale ai fuochi d'artificio, al ballo romantico, all'imprevisto prevedibile...tutto ha un sapore comune. Non importa se si tratta di un matrimonio o di un qualsiasi giorno d'ufficio, le bizzarre dinamiche della vita viste dall'esterno hanno quasi un sapore piacevole. Ne consiglio la visione perchè è molto divertente.
"La leggerezza non è parente della superficialità, a differenza di quanto sostengono i superficiali che scambiano la pesantezza per profondità di pensiero.(Massimo Gramellini)"
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michelecamero
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domenica 4 febbraio 2018
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festa di matrimonio non dalla parte degli invitati
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Commedia francese incentrata sulla narrazione dell’intera giornata del matrimonio di uno sposo pretestuoso con una insegnante molto mite e molto dolce in un antico Castello settecentesco nei dintorni di Parigi. La particolarità sta nel fatto che questa giornata viene vissuta dalla parte di coloro che devono occuparsi della festa approntando i luoghi, preparando il pranzo, assicurando il servizio, curando i classici corollari di una festa nuziale, vale a dire la musica, la fotografia, i fuochi, le sorprese e perché no, gli effetti speciali. Solo che questa squadra guidata da Max che si occupa di curare l’organizzazione matrimoniale secondo le rigide direttive dello sposo, in verità di squadra ha poco, piena, per come ci viene rappresentata, di approssimazione, improvvisazione, impreparazione, dilettantismo, sciatteria, conflittualità infantili, cialtroneria e scarsa esperienza.
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Commedia francese incentrata sulla narrazione dell’intera giornata del matrimonio di uno sposo pretestuoso con una insegnante molto mite e molto dolce in un antico Castello settecentesco nei dintorni di Parigi. La particolarità sta nel fatto che questa giornata viene vissuta dalla parte di coloro che devono occuparsi della festa approntando i luoghi, preparando il pranzo, assicurando il servizio, curando i classici corollari di una festa nuziale, vale a dire la musica, la fotografia, i fuochi, le sorprese e perché no, gli effetti speciali. Solo che questa squadra guidata da Max che si occupa di curare l’organizzazione matrimoniale secondo le rigide direttive dello sposo, in verità di squadra ha poco, piena, per come ci viene rappresentata, di approssimazione, improvvisazione, impreparazione, dilettantismo, sciatteria, conflittualità infantili, cialtroneria e scarsa esperienza. Consolante da questo punto di vista per noi italiani che solitamente veniamo costantemente candidati al primo posto dell’approssimazione, dell’improvvisazione … della cialtroneria. Naturalmente dal contrasto tra questa specie di Armata Brancaleone e delle aspettative del cavilloso sposo che ha immaginato quella giornata non come la festa di nozze, ma come la sua personale occasione per la propria affermazione borghese, quasi una sorta di performance teatrale dinanzi al pubblico costituito dagli invitati, nascono quelle situazioni di ilarità e comicità che dovrebbero comporre il piatto forte della pellicola anche se la sua durata ed il suo svolgersi conosce pause e cadute di ritmo durante le quali si sfiora (ed a volte si tocca) la noia. I registi sono gli stessi di “Quasi Amici” dove però c’era un’idea, un’etica alimentata dai temi dell’Handicap, dell’integrazione, del riscatto sociale, dell’amicizia, con il corollario di una sana follia esistenziale che ne facevano una piacevole ventata di fresca novità al punto da aver dato vita ad un prodotto finale che piacque e venne apprezzato.
michelecamero
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zoomecontrozoom
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lunedì 5 febbraio 2018
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comicità alla francese: promossa
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Decisamente la la comicità ha la paternità della propria nazione e così “C’est la vie”, realizzazione francese, è un film gradevolissimo perché intriso di quell’ umorismo che non trascende pur avendo espressività tutt’altro che contenuta.
Si va dall’assurdo al possibilista, ma sempre sul filo del rasoio: non eccedendo, ma evitando svarioni. Anche la scena che si può considerare clou, è realizzata con misura pur essendo “sparata” fuori dal contesto del reale, ma ci si arriva per gradi e la realizzazione tecnica –rallenty – la rende un magico momento di sospensione. Intendo la scena del volo d’angelo dello sposo, sollevato da un pallone-luna piena, verso il cielo, dove il suo – dello sposo – narcisismo, trova requie in quell’essere una figurina ritagliata nel buio, inconsistente e tanto ridicolo come essere umano, da suscitare nei presenti al suo matrimonio commozione e non ilarità. E’ proprio in questa scena che ognuno dei protagonisti rivela se stesso, e racchiudere il tutto sembra in un rallenty con primi piani, è geniale perché si scivola dentro una realtà svelata e i personaggi che si trovavano in situazioni grottesche, tornano ad essere umani, veri, vibranti ed in questi lo spettatore si può riconoscere.
Belle interpretazioni, fresche e materiche, piccoli quadretti anche minimi per ogni personaggio anche minore. Un film che non poteva che finire bene, anche se la fine non è quella scontata, non poteva essere diversamente per la coerenza con la scelta di una comicità non smaccata, per situazioni assurde, ma non impossibili, per l’esistenza di tutti quei personaggi qui dentro affrescati: lo sposo narciso, l’innamorato irriducibile, il wedding planner non più capace di tenere le redini di una situazione che fa sì che si renda conto che ognuno pensa a se stesso, anche la moglie che alla fin fine gli fa quel che lui non aveva il coraggio di fare a lei, e molti altri ancora. Infine una comicità che non sta sulle disgrazie altrui o sull’abbrutimento o sull’amaro o peggio nella volgarità, ma fatta di battute e di interpretazioni, di eventi e di espressività, come vuole o vorrebbe un buon film che comunque contiene una morale che è quella che viene qui nettamente disegnata nell’identità di ogni personaggio. Non trascurabili le riprese che sottolineano i caratteri con dei più che buoni primissimi piani.
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