
Anno | 2017 |
Genere | Documentario |
Produzione | Italia |
Durata | 53 minuti |
Regia di | Anna Marziano |
MYmonetro | 2,77 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 giugno 2022
Un documentario sui diversi modi di amarsi nel mondo, dall'Italia all'India, dalla Germania alla Francia.
CONSIGLIATO SÌ
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Un viaggio che percorre Paesi diversi e socialmente molto differenti per cercare di scoprire quali forme assume l'amore nelle più diverse latitudini e modalità di rapporto. Si susseguono dichiarazioni/confessioni di donne che, con grande semplicità e chiarezza, esprimono la loro visione dell'amore.
Anna Marziano gira in super8 e 16 mm la sua indagine sull'amore facendo sì che questi formati assumano una significatività particolare.
In un anno particolare come questo la visione di Al di là dell'uno non può non fare tornare alla memoria il fatto che un poeta/regista nato cento anni fa aveva per primo in Italia tentato un'indagine simile provocando le più differenti reazioni. Si tratta, ovviamente, di Pier Paolo Pasolini e del suo Comizi d'amore. Marziano amplia lo sguardo al di fuori dell'Italia raggiungendo India, Francia, Germania e Belgio e utilizzando modalità di ripresa ormai desuete ma proprio per questo in grado di sottrarsi all'abitudine del 'già visto'. C'è poi un'immagine che fa da guida all'intera visione ed è quella del collage. In fondo un rapporto amoroso è ben rappresentato da un avvicinamento di personalità diverse che cercano modalità di unione. Esattamente come in un collage. La regista fa parlare le donne che ha incontrato rinunciando produttivamente allo schema dell'intervista/confessione. Mentre se ne ascoltano le voci le immagini ci mostrano le situazioni più diverse senza per questo distrarre dall'ascolto. Ognuna esprime il proprio vissuto e la propria concezione dell'amore mostrando come la ricerca che si esprime nell'andare oltre all'uno per divenire due (o anche più) comporti a volte sofferenza o difficoltà ma anche esplorazioni che hanno come obiettivo un completamento reciproco. Ogni intervento amplia lo spettro delle opzioni e invita chi assiste a chiedersi quale sia la propria posizione nel merito e quanto poi in definitiva ci sia sempre una risposta magari simile ad altre ma non del tutto omologabile. Proprio per l'interesse che queste testimonianze assumono finisce con il dispiacere che a un certo punto della visione la ripetitività delle immagini di viaggio finisca con il perdere il suo indubbio valore allusivo in (s)favore della sensazione che qualche intervento in più (che sicuramente la regista aveva registrato) avrebbe occupato più produttivamente il tempo della visione.