mark28
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mercoledì 15 aprile 2020
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il capolavoro di nwr
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Il capolavoro di Nicolas Winding Refn è un'immersione totalizzante in un mondo onirico, surreale, orrorifico. Il trionfo della coesione tra forma e sostanza, dove l'estetica in quanto tale diventa essa stessa contenuto. Uno dei migliori film degli anni 2000
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dandy
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sabato 12 ottobre 2019
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bellezza solo esteriore...
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Refn gira un pò la versione nel mondo della moda di "Le streghe di Salem".Che però aveva il pregio,lo si apprezzi o meno(io l'ho apprezzato),di non perdere di vista la trama.In questo caso il regista si lascia prendere la mano dall'estetica.Per quanto bellissime ed impeccabili come la confezione in generale e le attrici,le sequenze visionarie prevalgono eccessivamente sui fatti narrati.Che si limitano a un susseguirisi di situazioni e dialoghi streotipati,sebbene in versione estremizzata.Si vuole parlare del male che si cela nel mondo della moda ma si rimane a livello puramente superficiale.E i personaggi sono macchiette vuote.Se poi questo è voluto va benissimo,ma non aiuta.
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Refn gira un pò la versione nel mondo della moda di "Le streghe di Salem".Che però aveva il pregio,lo si apprezzi o meno(io l'ho apprezzato),di non perdere di vista la trama.In questo caso il regista si lascia prendere la mano dall'estetica.Per quanto bellissime ed impeccabili come la confezione in generale e le attrici,le sequenze visionarie prevalgono eccessivamente sui fatti narrati.Che si limitano a un susseguirisi di situazioni e dialoghi streotipati,sebbene in versione estremizzata.Si vuole parlare del male che si cela nel mondo della moda ma si rimane a livello puramente superficiale.E i personaggi sono macchiette vuote.Se poi questo è voluto va benissimo,ma non aiuta....La svolta estrema nell'ultima mezz'ora vira sul ridicolo,specie nel finale.Supeficiale Reeves nel ruolo del proprietario del motel pervertito.Fosse stato un corto incentrato sulla visionarietà avrebbe funzionato molto meglio.Ottima forma ma sostanza carente.
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inesperto
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martedì 23 luglio 2019
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la luce dell'innocenza
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Il regista ammanta la pellicola d'imperscrutabilità e psicologismo, anche con l'aiuto delle musiche. Il nocciolo della trama è uno ed uno soltanto: la bellezza. Parafrasando il discutibile slogan juventino (a tal proposito sarebbe curioso sapere se qualcuno l'abbia fatto notare al movie director) per cui "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta", qui si enuncia che "la bellezza non è tutto, è l'unica cosa". E' un confronto tra bellezza innata e sudata, naturale ed artificiale. La protagonista appartiene alla prima categoria, mentre le colleghe con cui entra in contatto alla seconda. Curiosissimo, perchè le attrici che interpretano le modelle antagoniste sono assolutamente splendide au naturel: Bella Heathcote è addirittura eterea, mentre qui la si è fatta passare come una siliconata (ma nessuno ci ha creduto un attimo); Abbey Lee, invece, senza trucco è un fiore di campo, dimostra almeno 10 anni in meno di quelli che ha effettivamente.
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Il regista ammanta la pellicola d'imperscrutabilità e psicologismo, anche con l'aiuto delle musiche. Il nocciolo della trama è uno ed uno soltanto: la bellezza. Parafrasando il discutibile slogan juventino (a tal proposito sarebbe curioso sapere se qualcuno l'abbia fatto notare al movie director) per cui "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta", qui si enuncia che "la bellezza non è tutto, è l'unica cosa". E' un confronto tra bellezza innata e sudata, naturale ed artificiale. La protagonista appartiene alla prima categoria, mentre le colleghe con cui entra in contatto alla seconda. Curiosissimo, perchè le attrici che interpretano le modelle antagoniste sono assolutamente splendide au naturel: Bella Heathcote è addirittura eterea, mentre qui la si è fatta passare come una siliconata (ma nessuno ci ha creduto un attimo); Abbey Lee, invece, senza trucco è un fiore di campo, dimostra almeno 10 anni in meno di quelli che ha effettivamente. Originale il ruolo interpretato da Keanu Reeves; Jena Malone, invece, anche lei molto carina, conferma la sua poliedricità recitativa. Visto sia in lingua originale sia doppiato è inevitabile preferire la prima versione.
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onufrio
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sabato 16 febbraio 2019
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bella da morire
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The Neon Demon è una gioia visiva, un'esplosione di colori ed immagini tecnicamente perfette e ben studiate, trucco, fotografia, luci e riprese confezionano un opera patinata di perfezione assoluta. Certo, se ci si sofferma sulla trama, la sceneggiatura è molto scarna e poco curata, tante scene con poco senso, o più che altro con vari sensi d'interpretazione per lo spettatore, ma il regista stesso rimane abbagliato dalla bellezza primordiale della protagonista e tutto scorre via in una sorta di clima ovattato, un sogno (o meglio, un incubo) che in certi immagini lo avvicina ad alcune opere di Lynch.
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jonny
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sabato 22 dicembre 2018
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capolavoro immane
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La bellezza non é tutto,é l'unica cosa.
Questa é la frase chiave del film; Refn gira un film sulla Potenza della bellezza,l'importanza e l'impatto che questa ha nella nostra societá. Tutti noi diciamo che la bellezza fisica non conta e che l'importante é quello che si ha dentro,,ma in realtà non é vero, perche come dice lo stilista "se lei non fosse stata bella neanche l'avresti guardata". Refn é consapevole della Potenza della bellezza però allo stesso tempo lui condanna chi punta tutto sull'estetica perche questa è destinata a scomparire col tempo e quindi quando arriverà quel momento bisognerá non essere persone vuote dentro perché se no si finirà nel mondo della pura gelosia estetica.
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La bellezza non é tutto,é l'unica cosa.
Questa é la frase chiave del film; Refn gira un film sulla Potenza della bellezza,l'importanza e l'impatto che questa ha nella nostra societá. Tutti noi diciamo che la bellezza fisica non conta e che l'importante é quello che si ha dentro,,ma in realtà non é vero, perche come dice lo stilista "se lei non fosse stata bella neanche l'avresti guardata". Refn é consapevole della Potenza della bellezza però allo stesso tempo lui condanna chi punta tutto sull'estetica perche questa è destinata a scomparire col tempo e quindi quando arriverà quel momento bisognerá non essere persone vuote dentro perché se no si finirà nel mondo della pura gelosia estetica.
La prima scena riassume già gran parte del film, Jesse sdraiata su un divano morta col sangue che gli cola dal colla(ovviamente é tutto finto,é un set fotografico),qui Refn abbina due cose che di solito nella società sono l'opposto l'una dell'altra,ovvero morte e bellezza,in una sola e bellissima scena ci descrive come le modelle siano tutte bellissime ma morte dentro.
Dopo questa descrizione generale del film,posso incominciare a descrivere la trama:
In questa Los Angeles buia,alienante e disabitata avviene la storia di Jesse, (ragazza di sedici proveniente da un piccolo paese in Georgia), che vorrebbe fare la modella. Durante un set fotografico incontra Ruby, giovane truccatrice con cui fa amicizia e che subito dopo la inviterà ad un party,dove incontrerá Sarah e Gigi,due modelle amiche di Ruby.
Questa è la trama senza entrare troppo nei dettagli.
Dalla prima parte del film si può capire come lei possieda la pura,giovane e vera(Non finta) bellezza, tutti rimangono ammaliati da lei,lo stilista,il fotografo e la ragazza dell'agenzia; però il possedere questa sua bellezza pura é un arma a doppio taglio(la bellezza é pericolosa) infatti le due modelle diventeranno ossessionate dalla sua bellezza.
una delle scene di svolta é quella della sfilata a metà film, quando a Jesse gli si presenta davanti il demone a neon ovvero un triangolo con dentro altri triangoli, questo cambia colore dal blu narcisistico diventa rosso simbolo di pericolo;dopo questa sfilata Jesse cambia da innocente sedicenne qual'era, diventa sicura di sé stessa ma soprattutto diventa consapevole di possedere la pura bellezza ovvero una bellezza superiore alle altre. La testimonianza del suo cambiamento sta nel fatto che abbandona Dean(suo pseudo-fidanzato),questo personaggio rappresenta lo spettatore ovvero l'unica persona al di fuori di quell' ambiente, ci affezioniamo a lui non per quello che é ma per quello che appare,un ragazzo innocente che con quel mondo di assetati di bellezza non c'entra niente.
Il film nel finale lascia spazio al genere da cui attinge refn ovvero l'horror anche se questo film é molto di più di che un semplice film di genere.
Tutto il film trasuda bellezza dalla fotografia inarrivabile ma anche alcune scene complicate da gestire diventano bellezza,per esempio la scena in cui Ruby fa sesso con un morto(necrofilia)diventa un gesto indispensabile e naturale,bisogna andare al di lá del gesto in sé(e poi si ricollega all'inizio del film in cui abbina bellezza e morte).
La colonna sonora di Cliff Martinez é perfetta e fa da unione a tutti gli elementi del film.
Non parlerò del finale del film ma l'unica cosa che voglio dire è che la bellezza nella nostra società apre moltissime porte però allo stesso tempo é pericolosa e può portare alla morte se questa bellezza non viene mescolata a qualcos'altro, Jesse dice nel film"io non so fare niente,non ho talenti,però sono bella e posso guadagnarci su questo" ed é qui che sbaglia la ragazza perché invece doveva andare al di lá della sua bellezza cercare una passione,un qualcosa che le piaccia fare,perche alla fine proprio quella sua bellezza la trasformerà in un manichino vuoto e subito dopo la porterà alla morte.
Refn dedica questo capolavoro allegorico alla sua bellissima moglie Liv,ed aggiunge che non capiva mai perché la gente si voltasse quando lei passava per la strada, poi un giorno capì quanto potente sia la bellezza.
GENIO REFN
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lollomoso
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lunedì 1 ottobre 2018
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esperienza visiva
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Estetica fine a se stessa, visivamente fanstico, scene cult, colonn sonora immersiva e affascinante ma pecca di quel qualcosa che rende godibile il viaggio all'interno di questa caotica e corrotta los angeles.
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mercoledì 13 giugno 2018
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stupefacente!!!
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Ho approcciato questo film forse troppo a cuor leggero in partenza, ma nonostante ciò posso dire con certezza e senza rimpianti che è una ciofeca di livello epocale. Se lo si guarda aspettandosi un thriller è lento che a confronto i film francesi sono cortometraggi, e noioso da farti addormentare anche dopo aver assunto MD. A proposito di MD, le sostanze assunte dal regista durante la scrittura di questo film si sono ben viste nelle scelte della scenografia e nelle istruzioni di recitazione date alle "attrici". Se invece lo si guarda aspettandosi un film indipendente, allora questo film è capace di far rigettare il cenone di Natale fatto dalla nonna nel lontano 1997.
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andreazaratti
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martedì 12 settembre 2017
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???
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Volevo leggere la trama, invece ho letto una recensione / giudizio scusatemi ma potreste fare distinzioni tra Recenzioni e Trame
perche altrimenti si finisce col essere tuttuno....
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pietroviola
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giovedì 29 giugno 2017
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etica ed estetica del vuoto
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Senza la Bellezza, scriveva Dostoevskij, l'umanità è perduta. Ciò che sgomenta maggiormente di questo film algido, perfetto nelle forme, ammaliante e repellente ad un tempo, è la precisione con cui racconta la più grande tragedia della contemporaneità: la perdita della capacità di tollerare la bellezza, la spinta consumistica ad appropriarsene, a svilirla, a contaminarla in ogni modo, fosse anche solo attraverso la trappola antica dello specchio e di Narciso, un mondo dove nessuno, in una logica mortifera che identifica godimento, possesso e distruzione, è piu in grado di incontrare nessun altro, né tantomeno di desiderare alcunché.
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Senza la Bellezza, scriveva Dostoevskij, l'umanità è perduta. Ciò che sgomenta maggiormente di questo film algido, perfetto nelle forme, ammaliante e repellente ad un tempo, è la precisione con cui racconta la più grande tragedia della contemporaneità: la perdita della capacità di tollerare la bellezza, la spinta consumistica ad appropriarsene, a svilirla, a contaminarla in ogni modo, fosse anche solo attraverso la trappola antica dello specchio e di Narciso, un mondo dove nessuno, in una logica mortifera che identifica godimento, possesso e distruzione, è piu in grado di incontrare nessun altro, né tantomeno di desiderare alcunché. In questo vuoto assoluto, l'unico personaggio a conservare qualche tratto di umanità, il giovane fotografo che timidamente cerca davvero di incontrare la protagonista, viene presto liquidato sull'altare dell'apparenza e del puro, infinito consumo di ogni cosa. L'altare del demone del neon.
Per il resto, che dire: immagini ipersature che stordiscono per potenza visiva e onirica, sequenze allucinatorie lentissime, una parte finale realmente terrificante per crudezza e irrimediabilità. Non è sicuramente un film di facile accesso, ma non potrebbe essere diversamente per lo specchio di questi nostri tempi dove tutto sembra un diritto e a portata di mano, e dove forse non siamo mai stati così distanti da noi stessi.
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andrej
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sabato 25 marzo 2017
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un indigesto mix di troppi ingredienti diversi
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Thriller-horror discontinuo, ibrido e frastornante, il film parte discretamente ma dopo la prima ora si fa sempre piu’ confuso e bizzarro, passando da minuti di pura noia (come nella lunghissima, per nulla bella e totalmente superflua scena della sfilata, durante poco meno di 5 minuti e che si sarebbe potuta tranquillamente tagliare per intero, con gran beneficio della pellicola) a bruschi cambiamenti stile e registro espressivo, con abbondanza di eccessi e stranezze di ogni tipo, per poi crollare definitivamente in un finale assurdo e incompiuto. A fine visione lo spettatore resta confuso e perplesso, quasi incredulo davanti a una conclusione cosi’ inadeguata e repentina, e indisposto e irritato dalla cacofonica dissonanza di stili e di generi cui lo si e’ crudelmente sottoposto.
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Thriller-horror discontinuo, ibrido e frastornante, il film parte discretamente ma dopo la prima ora si fa sempre piu’ confuso e bizzarro, passando da minuti di pura noia (come nella lunghissima, per nulla bella e totalmente superflua scena della sfilata, durante poco meno di 5 minuti e che si sarebbe potuta tranquillamente tagliare per intero, con gran beneficio della pellicola) a bruschi cambiamenti stile e registro espressivo, con abbondanza di eccessi e stranezze di ogni tipo, per poi crollare definitivamente in un finale assurdo e incompiuto. A fine visione lo spettatore resta confuso e perplesso, quasi incredulo davanti a una conclusione cosi’ inadeguata e repentina, e indisposto e irritato dalla cacofonica dissonanza di stili e di generi cui lo si e’ crudelmente sottoposto. L’impressione e’ che regia e sceneggiatura non siano state capaci di operare le necessarie scelte circa la direzione su cui indirizzare la pellicola, il genere cinematografico cui attenersi, lo stile prevalente da usare, volendo fare e inserire nel film troppe cose troppo diverse tra loro, col risultato di creare una indigesta e pesantissima insalata russa, destinata a rimanere a lungo sullo stomaco della stragrande maggioranza degli spettatori. Si parte coi toni e i modi di una normale commedia (cui ci si sarebbe potuti mantenere fedeli o da cui si sarebbe potuto poi legittimamente passare alla commedia drammatica) e questa prima parte e’ senza dubbio la parte migliore del film; scricchiolii e dissonanze iniziano a farsi sentire quando all’interno della storia “principale” (trattata in modo piuttosto tradizionale e realistico) si aprono lunghe e infelici parentesi dallo stile espressivo completamente diverso: scene oniriche e riprese tecniche di reportage modaioli che, per quanto perfettamente pertinenti all’argomento del film, sono purtroppo realizzate con mano pesante e poco felice, penalizzate da ambizioni simboliche tanto enigmatiche quanto posticce e da scelte cromatiche e musicali complessivamente sgradevoli nonche’ da uno stile astratto, metaforico o da videoclip pubblicitaria che troppo contrasta con quello del resto della vicenda, causando dissonanze stridenti e fastidiose incongruenze. Ma dove a mio parere il film crolla senza scampo e’ nella brusca virata in direzione horror che caratterizza il finale (maldestramente sanguinolento, inutilmente grandguignolesco e stilisticamente incerto fra compiacimento splatter e ironia, con risultato fallimentare su entrambi i fronti), nell’ultima scena di set fotografico (lentissima e di rara bruttezza) e nella conclusione repentina e monca. Superfluo aggiungere che nel complesso questo film non mi e’ piaciuto per niente, anche se ho seguito con curiosita’ e interesse la prima parte di esso e non ho mancato di apprezzare alcune scene coraggiose e originali, come quella umoristica e politicamente scorrettissima dell’albergatore pedofilo (interpretato da un Keanu Reeves in insolite vesti da cattivo), quella delle serrate, irriducibili avances della truccatrice lesbica nei confronti della ingenua protagonista ritrosa e quella che vede la medesima impegnata in una dettagliata scena di necrofilia lesbica con il cadavere di una bella ragazza simile a colei di cui si e’ invaghita: scena che sfida uno dei piu’ forti tabu’ cinematografici e lo fa al tempo stesso con audacia ed eleganza. Peccato che i pregi della pellicola non bastino a controbilanciare i gravi difetti di cui sopra. In conclusione: ad oggi l’opera in assoluto meno convincente del regista Nicolas Refn.
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