fabio 3121
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sabato 19 dicembre 2020
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i premi e troppe aspettative per un piccolo film.
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Leggendo i tanti premi che questa pellicola ha ricevuto negli USA ci si avvicina alla sua visione in Italia con troppe aspettative. La sceneggiatura, tratta da un'opera teatrale, è riproposta sul grande schermo in 3 capitoli: piccolo, chiron, black, ovverosia infanzia, adolescenza ed età adulta di Chiron, ragazzino nero gay bullizzato a scuola e con una madre tossicodipendente. Gli stati d'animo, le paure e il disagio di Chiron vengono raccontati con un ritmo un pò lento dove spesso gli sguardi e i silenzi prevalgono sulle parole. In una Miami di periferia dove ci sono tutti afroamericani è quindi raccontata una storia drammatica in modo discreto senza troppi eccessi e con un bel finale.
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Leggendo i tanti premi che questa pellicola ha ricevuto negli USA ci si avvicina alla sua visione in Italia con troppe aspettative. La sceneggiatura, tratta da un'opera teatrale, è riproposta sul grande schermo in 3 capitoli: piccolo, chiron, black, ovverosia infanzia, adolescenza ed età adulta di Chiron, ragazzino nero gay bullizzato a scuola e con una madre tossicodipendente. Gli stati d'animo, le paure e il disagio di Chiron vengono raccontati con un ritmo un pò lento dove spesso gli sguardi e i silenzi prevalgono sulle parole. In una Miami di periferia dove ci sono tutti afroamericani è quindi raccontata una storia drammatica in modo discreto senza troppi eccessi e con un bel finale. È un piccolo film con attori semisconosciuti che comunque si può vedere ma che effettivamente non meritava il premio principale agli Oscar 2017 del miglior film tenuto conto delle altre pellicole che avevano la nomination (tra queste LION, tratto da una storia vera avrebbe meritato l'ambito premio). Voto finale 6-.
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tunaboy
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martedì 29 giugno 2021
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recensione moonlight
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Tre momenti, tre persone, tre racconti.
È questo ciò che basta a raccontare la storia e il dramma di una vita umana?
Per Barry Jenkins è abbastanza: è proprio con questi pochi elementi che riuscirà a farci entrare nello spaventoso mondo di Chiron Harris, giovane afroamericano obbligato a cancellare la propria natura omosessuale e a diventare ciò che tutti si aspettavano che un giovane afro-americano sarebbe diventato.
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Tre momenti, tre persone, tre racconti.
È questo ciò che basta a raccontare la storia e il dramma di una vita umana?
Per Barry Jenkins è abbastanza: è proprio con questi pochi elementi che riuscirà a farci entrare nello spaventoso mondo di Chiron Harris, giovane afroamericano obbligato a cancellare la propria natura omosessuale e a diventare ciò che tutti si aspettavano che un giovane afro-americano sarebbe diventato.
Come già detto, seguiremo la crescita di Chiron in tre momenti fondamentali della sua vita: l’infanzia, l’adolescenza e la maggiore età.
Il nostro protagonista sarà sempre tormentato dalla cultura omofoba dei sobborghi-ghetto della Miami afro-americana: gli sfottò e i pestaggi saranno all’ordine del giorno fin dalla tenera età. Questo, sommato ad una problematica situazione familiare (un padre che lo ha abbandonato da piccolissimo e una madre dipendente da droghe pesanti), modelleranno e segneranno la personalità di Chiron, rendendolo estremamente timido e fragile. Solo tre persone lo accetteranno per quello che è: il gangsta Juan, che assumerà un ruolo paterno nell’infanzia del piccolo, la moglie di Juan, Teresa, e l’amico d’infanzia Michael. Con quest’ultimo svilupperà qualcosa di più che una semplice amicizia, culminando nella loro prima e unica notte d’amore.
Nel terzo e ultimo atto incontreremo un Chiron ormai ventenne che, seguendo le orme di Juan, è diventato tutto quello che non ci saremmo mai aspettato da lui, ovvero un gangsta. Scopriremo, però, che oltre le apparenze è rimasto il timido e insicuro ragazzo che avevamo lasciato pochi minuti prima. Dopo una inaspettata chiamata ricevuta da Michael, i due si rincontreranno dopo anni, culminando in uno struggente finale.
Jenkins riesce ad immergerci totalmente in un racconto così inedito e struggente, portavoce di una comunità ferita e obbligata a nascondersi. È strepitoso, infatti, quanto il racconto appaia realistico fino all’ultimo frame, contribuendo a rendere ancora più drammatico una storia che già da sé lo era.
Bisogna notare, però, che la narrazione è spesso interrotta da brevi momenti di pura poesia visiva, trasformando i corpi dei protagonisti in millenarie statue bronzee e le palustri coste della Florida in idilliaci quadretti illuminati dalla flebile luce del crepuscolo: è così che Jenkins riesce a rendere lo spettatore partecipe del travaglio interiore del protagonista.
Infine, credo che quello che ci offre “Moonlight” non sia solo un ineccepibile dramma fine a sé stesso, ma che riesca a farsi portavoce di una condizione sociale troppo spesso ignorata: il mondo intero è conoscenza della gravissima cultura razzista diffusa negli Stati Uniti d’America e delle problematiche che essa genera nei confronti delle comunità nere. In pochi sono, però, a conoscenza di problemi di segregazione interni alla comunità afro-americana: così “Moonlight” si erge a manifesto e grido d’aiuto di queste non-comunità, obbligate fino ad ora a vivere nell’ombra. Proprio per questo motivo considero così importante il prestigioso premio per il miglior film assegnatogli dalla Academy.
Voto: 5/5
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pilopi ji
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giovedì 2 marzo 2017
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moonlight - film trumpista (in un certo senso)
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Il film pone la basilare questione se un nero omosessuale e spacciatore sia capace d'amare e di essere buono e la risposta è SI data come una rivelazione che però mi sembra di averla anche già sentita innumerevoli volte da parecchio tempo anche da bambino inoltre gli attori che fanno il protagonista nelle tre fasi della sua vita non si assomigliano per nulla tra loro ma non si capisce se la cosa è voluta oppure avevano pochi soldi per casting e trucco e i dialoghi sono di una banalità sconcertante che non si capisce se la cosa è voluta oppure avevano pochi soldi per attivare l'acume narrativo come quando il protagonista bambino chiede all'amico adulto "tu vendi la droga?" E l'altro gli risponde di si ma con un'espressione tutta contrita e dispiaciuta per far capire che in fondo anche se è un nero spacciatore è capace d'amare e di essere buono (anche lui oltre al protagonista) e poi è un film struggente (dicono i favorevoli) ed è vero perchè tutto il tuo corpo mentre lo guardi si indebolisce, si fiacca e i tendini ti si smollano cioè ti struggi nell'assopirti trasformandoti in una massa di carne inflaccidita ma non è di quei film che ti fanno dormire ma non vorresti.
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Il film pone la basilare questione se un nero omosessuale e spacciatore sia capace d'amare e di essere buono e la risposta è SI data come una rivelazione che però mi sembra di averla anche già sentita innumerevoli volte da parecchio tempo anche da bambino inoltre gli attori che fanno il protagonista nelle tre fasi della sua vita non si assomigliano per nulla tra loro ma non si capisce se la cosa è voluta oppure avevano pochi soldi per casting e trucco e i dialoghi sono di una banalità sconcertante che non si capisce se la cosa è voluta oppure avevano pochi soldi per attivare l'acume narrativo come quando il protagonista bambino chiede all'amico adulto "tu vendi la droga?" E l'altro gli risponde di si ma con un'espressione tutta contrita e dispiaciuta per far capire che in fondo anche se è un nero spacciatore è capace d'amare e di essere buono (anche lui oltre al protagonista) e poi è un film struggente (dicono i favorevoli) ed è vero perchè tutto il tuo corpo mentre lo guardi si indebolisce, si fiacca e i tendini ti si smollano cioè ti struggi nell'assopirti trasformandoti in una massa di carne inflaccidita ma non è di quei film che ti fanno dormire ma non vorresti. Con moonlight tu desideri ardentemente dormire. Infine si potrebbe dire che questo film ha però una valenza politica perchè dice cose "di sinistra" in un epoca di populismo di destra ma invece io dico che siccome la gente si addormenta a vederlo allora è un film che fa un grande favore a Trump perchè dimostra che il pensiero di sinistra oggi è una minestrina cucinata e mangiata dalle solite stesse quattro persone che sono poi gli intellettuali (o pseudo) e la working class sta altrove e vota Trump. Bisognerebbe invece ricordarsi di Bertold Brecht, che faceva opere bellissime, parlava chiaramente da sinistra e riempiva le sale di operai che si divertivano e spellavano le mani per gli applausi. Ma che ve lo dico a fare? VOTO: 2 (per premiare l'impegno)
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jackmalone
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sabato 4 marzo 2017
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di notte tutte le vacche sembrano nere
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La luce fredda della luna aiuta a non notare le differenze; anzi mette in risalto le persone comuni che qui sono i neri emarginati; anonimi personaggi dei sobborghi di Miami. La città non si vede e non si sente: è muta, sorda, insensibile. Non è il grande centro economico multiculturale, la città del buen retiro, dei ricchi pensionati della costa est o dei turisti benestanti. E' simile a Scampia ma lo spaccio è più anonimo e garbato; si esercita alla luce del sole, lungo gli stradoni che costeggiano le casette dignitose,tutte uguali; non c'è aggressività, violenza, sparatorie o spargimenti di sangue a cui siamo abituati da Gomorra; non c'è tensione emotiva ma troppa calma.
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La luce fredda della luna aiuta a non notare le differenze; anzi mette in risalto le persone comuni che qui sono i neri emarginati; anonimi personaggi dei sobborghi di Miami. La città non si vede e non si sente: è muta, sorda, insensibile. Non è il grande centro economico multiculturale, la città del buen retiro, dei ricchi pensionati della costa est o dei turisti benestanti. E' simile a Scampia ma lo spaccio è più anonimo e garbato; si esercita alla luce del sole, lungo gli stradoni che costeggiano le casette dignitose,tutte uguali; non c'è aggressività, violenza, sparatorie o spargimenti di sangue a cui siamo abituati da Gomorra; non c'è tensione emotiva ma troppa calma. E' la normalità della vita di chi ha fatto consapevolmente una scelta precisa o di chi non ha saputo scegliere e affrancarsi dal ghetto.
La normalità è il tema del film che capovolge gli stereotipi in modo romantico; gli spacciatori hanno una vita normale ; sono persone con un vissuto dal quale hanno imparato molto e sono diventate persone migliori : sono capaci di affettività e di occuparsi di un bambino trascurato da una madre tossica e senza secondi fini. Non hanno pregiudizi , non forzano la mano e accettano la sessualità come una cosa naturale. I bulli , i discriminatori, i violenti stanno da un'altra partre; sono loro che non hanno ancora trovato la loro identità. Chiron ha un nome bellissimo ma raramente viene chiamato col suo nome: è una persona matura, forte e gentile che non vive la sua sessualità in modo problematico e riesce a riannodare persino il rapporto con l'odiata madre; eppure farà anche lui la scelta di essere uno spacciatore: il modello migliore che che possa capitare in quel contesto.
E' un film dove le immagini hanno un forte potere evocativo mentre i dialoghi sono quasi assenti pur essendo una piece teatrale. Come il cinema dovrebbe tornare ad essere ma con un filo di snobismo nei confronti di un pubblico troppo amante degli effetti speciali: per questo forse ha vinto l'Oscar .
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deborahm
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venerdì 17 febbraio 2017
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ottime le premesse, discreti i risultati
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Moonlight, lungometraggio scritto e diretto da Barry Jenkins, basato su un'opera teatrale, riceve otto candidature agli Academy Awards 2017. Il film è diviso in tre capitoli – Little, Chiron e Black – che narrano le vicissitudini di Chiron rispettivamente dall’ età infantile all’età adulta. Ci troviamo di fronte una storia che è alla stregua del realismo più crudo e che mette a nudo la situazione sociale drammatica di alcune comunità afroamericane di Miami, costrette a vivere in una realtà rassegnata alla criminalità e incapace di allargare i propri orizzonti morali o di osservare il mondo oltre i confini del proprio quartiere.
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Moonlight, lungometraggio scritto e diretto da Barry Jenkins, basato su un'opera teatrale, riceve otto candidature agli Academy Awards 2017. Il film è diviso in tre capitoli – Little, Chiron e Black – che narrano le vicissitudini di Chiron rispettivamente dall’ età infantile all’età adulta. Ci troviamo di fronte una storia che è alla stregua del realismo più crudo e che mette a nudo la situazione sociale drammatica di alcune comunità afroamericane di Miami, costrette a vivere in una realtà rassegnata alla criminalità e incapace di allargare i propri orizzonti morali o di osservare il mondo oltre i confini del proprio quartiere.
Chiron è un ragazzino nero gay, dipinto da Barry Jenkins come un “diverso” fra i “diversi”, una persona totalmente incapace di affrontare l’ambiente scolastico vissuto da compagni di scuola istruiti già da bambini alla cultura della virilità e l’ambiente familiare, trascurato da una madre più legata al crack che a suo figlio. La vita di Chiron non sarà facile e il naturale percorso del film lo porterà ad essere bersaglio di bullismo e umiliazioni che non piegheranno comunque il suo spirito, svelando il coraggio e l’orgoglio della propria diversità rispetto ai coetanei. Un giovane che non è capace di rendersi conto di ciò che è, di ciò che prova e ciò che vede attorno a sé. Sarà il pensiero di Kevin, l’unico amico capace di comprendere la sua diversità sessuale e caratteriale, a dare la giusta risposta alla domanda: “Chi sono davvero?”. Infatti, Chiron capirà che la sua vera natura non può cambiare e la figura di Kevin ne svelerà le sue reali qualità a lui e agli spettatori, incapaci di comprenderle davvero fino alla fine.
Il film cerca in questo modo di trasmettere un messaggio ben chiaro in cui assistiamo ad un gioco di contrapposizioni tra varie forme di diversità. Tale messaggio arriva al pubblico in modo un po’ troppo ambiguo e alla fine del film viene spontaneo pensare che Berry Jenkins avrebbe potuto fare qualcosa di più. Alcune scelte di sceneggiatura non rendono giustizia ad un film che poneva le basi sull’intensità della storia e purtroppo finisce, un po’ per la gestione degli interpreti, un po’ per assenza di pathos in scene chiave del film, con l’annoiare anche coloro che osservavano il film con interesse. La visione di Moonlight genera nello spettatore un senso di pesantezza e di incomprensibilità, effetto forse ricercato dal regista ma non bene accolto dallo spettatore.
Tutto sommato la storia si sviluppa senza intoppi e la divisione in capitoli alleggerisce la visione, sollecitando l’attenzione del pubblico che nel film va poco a poco perdendosi.
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[+] scorre e non emoziona .
(di 38ogeid)
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pierdelmonte
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sabato 4 marzo 2017
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da premio oscar? mah
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Premio oscar 2017 ma mi chiedo che cosa abbia di epocale oppure originale, la storia e’ piuttosto banale, le interpretazioni impalpabili e i dialoghi appena appena sufficienti, insomma nulla a che vedere con l’epocale “12 anni schiavo” anno domini 2014 e l’eccentrico “birdman” del 2015..
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eugenio
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venerdì 17 febbraio 2017
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romanzo di anti-formazione
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Ritratto psicologico di un ribelle, di un diverso, analizzato nel pieno mondo di periferia, tra omosessualità e machismo.
Sembra di essere in un film di Spike Lee, sfollati dalla vita cercano la loro affermazione in una realtà di periferia, ma lo sviluppo della pellicola esula dalla semplice rappresentazione dello spaccato dei sobborghi di Miami (Liberty City).
Ciò che caratterizza Moonlight, ultimo lavoro di Barry Jenkins, sin dalle prime scene, è un racconto a tratti amaro di tre fasi fondamentali (infanzia, adolescenza ed età adulta) di un ragazzino, Chiron, dai grandi occhi, spiaggiato in una realtà da cui non è riconosciuto per via della sua insicurezza e della sua intima natura di omosessuale.
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Ritratto psicologico di un ribelle, di un diverso, analizzato nel pieno mondo di periferia, tra omosessualità e machismo.
Sembra di essere in un film di Spike Lee, sfollati dalla vita cercano la loro affermazione in una realtà di periferia, ma lo sviluppo della pellicola esula dalla semplice rappresentazione dello spaccato dei sobborghi di Miami (Liberty City).
Ciò che caratterizza Moonlight, ultimo lavoro di Barry Jenkins, sin dalle prime scene, è un racconto a tratti amaro di tre fasi fondamentali (infanzia, adolescenza ed età adulta) di un ragazzino, Chiron, dai grandi occhi, spiaggiato in una realtà da cui non è riconosciuto per via della sua insicurezza e della sua intima natura di omosessuale.
Illuminato dalla luna e dall’influenza che essa ha sulle maree, Chiron sperimenterà prima all’ombra poi sempre più coinvolto, la sua crescita in divenire da “Little” piccolo e fragile nero, a “Black”, ovvero “Nero” oramai dolorosamente rivolto alla criminalità adulta e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Non è un cammino di formazione quello di Chiron, tutt’altro. Accompagnato da una madre tossica, in uno dei quartieri più pericolosi d’America, il Liberty City, verrà preso sotto l’ala protettiva di un pericoloso spacciatore, Juan, che non lo inizierà al crimine, ma gli regalerà un affetto e una comprensione che il ragazzino non aveva mai riconosciuto. Sarà la scuola, con la piaga del bullismo, a tormentare Chiron e l’attrazione “fatale” verso un duro, Kevin, a mostrare le latenti attrazioni verso il medesimo sesso, facendo saltare con violenza gli schemi della sua inferiorità psicofisica e sociale.
E’ un film magnetico Moonlight. Duro, sprezzante, cinico, non ha riferimenti a motivi razziali. Nel film non ci sono uomini bianchi, tutti sono di colore, le uniche verità stanno nelle leggi della strada e della violenza ma anche nella capacità di ciascuno di saper decidere del proprio destino con le sue mani.
Ci obbliga Jenkins a seguire telecamera in spalla i movimenti del giovane Chiron per immergerci in un contesto totalizzante che ben sappia procedere nel divenire travagliato del protagonista. L’interpretazione dei tre momenti di Chiron ad opera di tre bravi attori come Alex Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes, segue un virtuosismo nella scelta della fotografia, essenziale nella prima parte in continua fuga, scura, buia e angosciante nella fase del delicato disagio del bullismo, nera e senza fondo in quella finale da adulto.
Eppure, Jenkins, ritrova temi di un’umanità universale, dell’insegnamento di un bimbo isolato dalla sua natura di diverso (e forse solo compreso da Kevin in un intenso finale di ritrovo) che cerca di camminare sui sentieri “dei giusti” cadendo miserabilmente.
Intorni, volti, pensieri, la luna che illumina lati oscuri e linguaggi underground dell’America da hip-hop lontanissima dalla visione xenofoba che Trump vorrebbe comunicare.
Da vedere.
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lorenzoferraro
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domenica 19 febbraio 2017
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un bel film, coraggioso e ben fatto, come pochi
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Merita. Dimostrazione che non serve un gran budget per fare un bel film. è fine, ben strutturato, ben lavorato. La regia è molto buona, la fotografia azzeccata, il montaggio grandioso. Gli attori funzionano alla perfezione. Non è un film che corre. Va del suo passo, piano piano, ma arriva al punto senza timori.
Secondo me, però i veri punti di forza di questa pellicola sono il coraggio e il tempismo. Questo lavoro, che mette sullo schermo la storia di un ragazzo nero, omosessuale (e lo fà con scene talvolta anche molto forti), in un periodo in cui un presidente degli Stati Uniti cerca di respingere tutto ciò che è straniero e dove si diffida ciecamente del diverso, è coraggioso e unico e per questo va applaudito.
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Merita. Dimostrazione che non serve un gran budget per fare un bel film. è fine, ben strutturato, ben lavorato. La regia è molto buona, la fotografia azzeccata, il montaggio grandioso. Gli attori funzionano alla perfezione. Non è un film che corre. Va del suo passo, piano piano, ma arriva al punto senza timori.
Secondo me, però i veri punti di forza di questa pellicola sono il coraggio e il tempismo. Questo lavoro, che mette sullo schermo la storia di un ragazzo nero, omosessuale (e lo fà con scene talvolta anche molto forti), in un periodo in cui un presidente degli Stati Uniti cerca di respingere tutto ciò che è straniero e dove si diffida ciecamente del diverso, è coraggioso e unico e per questo va applaudito. Consigliato
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enzo70
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martedì 4 aprile 2017
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film complesso:il teatro della vita
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B arry Jenkins entra nel cuore di Miami, non quella di Ocean Drive, ma quella reale, dove cresce Little, un ragazzino fragile, senza un padre e con una madre drogata. La debolezza di Little è in un fisico gracile, nella incapacità di affrontare la propria omosessualità latente, nei suoi lunghi silenzi. E poco serve l’amicizia sincera con Juan, uno spacciatore del quartiere che lo prende sotto la sua protezione. Chiron, il vero nome di Little, non cerca salvezze, affronta le sue debolezze che lo rendono uomo; fino a riscattare le angherie dei bulli da vero capo banda.
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B arry Jenkins entra nel cuore di Miami, non quella di Ocean Drive, ma quella reale, dove cresce Little, un ragazzino fragile, senza un padre e con una madre drogata. La debolezza di Little è in un fisico gracile, nella incapacità di affrontare la propria omosessualità latente, nei suoi lunghi silenzi. E poco serve l’amicizia sincera con Juan, uno spacciatore del quartiere che lo prende sotto la sua protezione. Chiron, il vero nome di Little, non cerca salvezze, affronta le sue debolezze che lo rendono uomo; fino a riscattare le angherie dei bulli da vero capo banda. E così Chiron, il fragile ragazzino gay diventa a sua volte uno spacciatore, il fisico cambia grazie a duri allenamenti; ma rimane un uomo sensibile nella bellissima chiusura del suo incontro con Kevin, un ragazzo che è stato l’unica tentazione della sua vita.
La luce della luna di Miami si tinge di un colore nuovo, inusuale, non è la solita storia di neri, di fratelli; o di omosessualità. Il regista Barry Jenkins entra nel cuore della quotidianità di un ragazzo di periferia, e fa dei singoli momenti una grande narrazione.
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flyanto
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mercoledì 22 febbraio 2017
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la crescita personale di un bambino di colore
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'Moonlight' è una pellicola che tratta il problema del sentirsi "diverso" rispetto agli altri da parte di un bambino di colore che vive a Miami, nel quartiere ovviamente più degradato delìa città, con la madre drogata e da stretto contatto con la criminalità più spietata. Diviso in tre parti , l'infanzia, l'adolescenza e l'età matura, "Moonlight" segue il percorso di crescita, passo dopo passo, del piccolo protagonista che sin da bambino viene considerato dagli altri suoi compagni di scuola come un tipo alquanto "strano" poichè troppo sensibile e timido per imporsi caratterialmente. Preso così di mira, viene "adottato" da una coppia di spacciatori che intuiscono la sensibilità ed il bisogno di aiuto ed affetto del ragazzino sino a quando adolescente, egli inizia a scoprire che la sua diversità e la sua delicatezza interiore dipendono dal fatto di essere gay.
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'Moonlight' è una pellicola che tratta il problema del sentirsi "diverso" rispetto agli altri da parte di un bambino di colore che vive a Miami, nel quartiere ovviamente più degradato delìa città, con la madre drogata e da stretto contatto con la criminalità più spietata. Diviso in tre parti , l'infanzia, l'adolescenza e l'età matura, "Moonlight" segue il percorso di crescita, passo dopo passo, del piccolo protagonista che sin da bambino viene considerato dagli altri suoi compagni di scuola come un tipo alquanto "strano" poichè troppo sensibile e timido per imporsi caratterialmente. Preso così di mira, viene "adottato" da una coppia di spacciatori che intuiscono la sensibilità ed il bisogno di aiuto ed affetto del ragazzino sino a quando adolescente, egli inizia a scoprire che la sua diversità e la sua delicatezza interiore dipendono dal fatto di essere gay. Da questo momento la prima e breve esperienza sessuale con un compagno, l'unico a lui amico, sino, a causa di una rissa, alla detenzione in un riformatorio e poi in carcere da dove in età più adulta uscirà apparentemente più sicuro di sè e anch'egli dedito al traffico della droga. Il giovane protagonista in realtà non è affatto cambiato interiormente, ricercando sempre comprensione ed affetto nelle persone e soprattutto nel suo primo compagno dell'esperienza sessuale ai tempi dell'adolescenza, ormai anch'egli divenuto uomo adulto.
Un film molto particolare non tanto per la trama quanto per la maniera quanto mai sensibile e particolareggiata con cui il regista Barry Jenkis racconta la crescita e l'evoluzione del protagonista. In tal modo "Moonlight" assume una connotazione del tutto particolare all'insegna, appunto, della delicatezza estrema e della comprensione verso chi è più debole o solo differente dagli altri. Lo spettatore non può che commuoversi di fronte alla figura del piccolo protagonista maltrattato ed escluso dagli altri e residente in un ambiente spietato ed all'insegna di una condotta particolarmente maschilista, nonchè altamente criminale. Un animo gentile come quello del protagonista non può che scontrarsi e trovarsi profondamente a disagio in un tale contesto e Jenkins è riuscito perfettamente a raprpresentare tutto ciò ed a comunicarlo direttamente allo spettatore.
Consigliabile.
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