elisa
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mercoledì 5 luglio 2017
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alla ricerca dell'identità
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Al sole pieno le cose appaiono con una sola faccia, ma la sottile luce lunare le rivela altre, sfumate e cangianti: così, in una battuta del film, i neri alla luce della luna appaiono blu. Sul discrimine apparenza/ realtà profonda si gioca tutto il film, una riflessione sul tema dell'identità. Dai tre episodi del film, un trittico in cui il protagonista si presenta in modo spiazzante non solo con un volto irriconoscibile ma con tre nomi diversi (il soprannome "piccolo", affibbiatogli dai compagni che lo disprezzano perché debole e indifeso; il vero nome Chiron, nell'adolescenza; il nome di Black quando, divenuto spacciatore, ha reso il suo corpo di nero un ammasso di muscoli levigati e pronti a scattare) scaturisce la domanda, quanto di quei tre volti contrastanti del personaggio possa essere ricondotto a una sola identità.
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Al sole pieno le cose appaiono con una sola faccia, ma la sottile luce lunare le rivela altre, sfumate e cangianti: così, in una battuta del film, i neri alla luce della luna appaiono blu. Sul discrimine apparenza/ realtà profonda si gioca tutto il film, una riflessione sul tema dell'identità. Dai tre episodi del film, un trittico in cui il protagonista si presenta in modo spiazzante non solo con un volto irriconoscibile ma con tre nomi diversi (il soprannome "piccolo", affibbiatogli dai compagni che lo disprezzano perché debole e indifeso; il vero nome Chiron, nell'adolescenza; il nome di Black quando, divenuto spacciatore, ha reso il suo corpo di nero un ammasso di muscoli levigati e pronti a scattare) scaturisce la domanda, quanto di quei tre volti contrastanti del personaggio possa essere ricondotto a una sola identità. In realtà il protagonista ha solo scelto tre modi per tentare di sfuggire a un mondo di emarginazione in cui non sembrano esserci molte alternative al ruolo di vittima: da piccolo la fuga dai compagni bulli, da cui viene salvato da Juan, uno spacciatore che assume con lui un ruolo paterno; da adolescente l'esplosione di violenza dopo anni di angherie, da adulto la scelta di diventare spacciatore, e quindi forte in un mondo di deboli. Eppure, dietro la maschera muscolare e indifferente dell'adulto, qualcosa del bambino vulnerabile ma vitale è rimasta, e la porta alla luce l'incontro con l'amico Kevin, che significativamente (è divenuto cuoco in un locale) gli offre del cibo, come un tempo lo spacciatore Juan, quasi a colmare la fame di affetto lasciata inappagata dalla madre drogata e frustrante. La cifra del film, sensibile e raffinato, è l'ellissi, che accentua nel procedere della storia il senso della discontinuità (ad esempio non ci viene detto come e perchè Juan muoia), a cui fa da contraltare l'impronta fortemente soggettiva (quasi tutto è visto dalla prospettiva di Chiron, di cui ci sembra di vivere le sensazioni, culminanti nella splendida scena dell'infanzia in cui, immerso nel mare di Miami, impara a nuotare, sorretto da Juan). Dunque un racconto di formazione, in cui il ragazzo piano piano si libera dall'etichetta affibbiatagli dai compagni diversi da lui e dalla madre che lo accusa di essere "frocio" e perciò perseguitato, per intraprendere un percorso che, al di là delle metamorfosi esterne, senza paure e senza inibizioni, lo riporti in contatto con il più profondo se stesso.
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maumauroma
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sabato 4 marzo 2017
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moonlight
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La deframmentata esistenza di Chiron si coagula in tre distinti spazi temporali. Infanzia, adolescenza, eta' adulta. E si consuma nei ghetti afroamericani alla periferia di MIami. Qui i ricchi bianchi e i turisti avidi di mare e lusso sono impegnati altrove,e non servono. Qui tutto e' nero, pelle e anima. L' infanzia di Chiron scivola accanto a una madre tossica, prostituta a tempo perso, allevato da spacciatori a loro modo teneri e affettuosi, nonche' distorti maestri di vita, e schernito dai compagni per la sua timida delicatezza. L'adolescenza di Chiron e' scoperta e attenzione verso il suo stesso sesso, ma nei ghetti non c'e' spazio per smancerie da ragazzine, li e' il rude machismo a comandare.
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La deframmentata esistenza di Chiron si coagula in tre distinti spazi temporali. Infanzia, adolescenza, eta' adulta. E si consuma nei ghetti afroamericani alla periferia di MIami. Qui i ricchi bianchi e i turisti avidi di mare e lusso sono impegnati altrove,e non servono. Qui tutto e' nero, pelle e anima. L' infanzia di Chiron scivola accanto a una madre tossica, prostituta a tempo perso, allevato da spacciatori a loro modo teneri e affettuosi, nonche' distorti maestri di vita, e schernito dai compagni per la sua timida delicatezza. L'adolescenza di Chiron e' scoperta e attenzione verso il suo stesso sesso, ma nei ghetti non c'e' spazio per smancerie da ragazzine, li e' il rude machismo a comandare. Una stilla di dolcezza gliela infonde soltanto l'amico Kevin, ma e' solo un attimo. La nuova consapevolezza di Chiron si scontrera' con il duro razzismo sessuale dei neri contro i neri e sara' ribellione, violenza, carcere. L'eta' adulta di Chiron, ormai uscito di prigione scivola e non poteva essere altrimenti tra spaccio e violenza , ma i suoi minacciosi denti metallici
nascondono male la sua tenera e profonda sensibilita'. Cerca e trova l'amico di sempre Kevin, che nel frattempo si e' sposato e fa un lavoro onesto di cuoco .E la generosita' di Kevin riuscira' a regalare a Chiron un nuovo, forse ultimo, momento di intimita' tra i due. La regia di Barry Jenkins e' affilata, tagliente come un bisturi. Riesce a cavare con i suoi efficacissimi primi piani espressioni dagli occhi dei suoi attori che valgono piu' di mille parole. Tratto da una piece teatrale, Moonlight non regala speranze e non da certezze. E l' ultima espressione del piccolo Chiron davanti all'oceano ci sussurra a gran voce che la vita e' come una sterminata distesa di acqua e che per non annegare in essa bisogna assolutamente sapersi tenere a galla
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lbavassano
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domenica 19 marzo 2017
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la mediocrità degli oscar 2016
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Storia esemplare, troppo volutamente esemplare, ed è un peccato, perché se il regista si fosse limitato a raccontare la propria storia, senza volerle appiccicare sensi etici che risultano per la massima parte posticci, probabilmente avrebbe perseguito il medesimo obiettivo con maggiore forza, pur senza ambire ad una particolare originalità, i personaggi sarebbero apparsi più autentici. E' un peccato perché la sequenza iniziale faceva ben sperare, con quella girandola della macchina da presa che confonde i punti di vista, ne suggerisce di diversi, suggerisce altre storie, ed invece resta un virtuosismo fine a se stesso. Lo stesso può dirsi della colonna sonora, che pure nelle parti migliori ottiene interessanti effetti stranianti, chissà però se la ripresa della medesima interpretazione (Caetano Veloso) di "Cucurrucucu Paloma" dell'almodovariano "Parla con lei" è voluta, in tal caso ottiene solo il risultato di marcare l'incolmabile distanza da un maestro.
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Storia esemplare, troppo volutamente esemplare, ed è un peccato, perché se il regista si fosse limitato a raccontare la propria storia, senza volerle appiccicare sensi etici che risultano per la massima parte posticci, probabilmente avrebbe perseguito il medesimo obiettivo con maggiore forza, pur senza ambire ad una particolare originalità, i personaggi sarebbero apparsi più autentici. E' un peccato perché la sequenza iniziale faceva ben sperare, con quella girandola della macchina da presa che confonde i punti di vista, ne suggerisce di diversi, suggerisce altre storie, ed invece resta un virtuosismo fine a se stesso. Lo stesso può dirsi della colonna sonora, che pure nelle parti migliori ottiene interessanti effetti stranianti, chissà però se la ripresa della medesima interpretazione (Caetano Veloso) di "Cucurrucucu Paloma" dell'almodovariano "Parla con lei" è voluta, in tal caso ottiene solo il risultato di marcare l'incolmabile distanza da un maestro. Se questo è stato il miglior film statunitense del 2016 sono messi proprio male, né è di consolazione il fatto che "La La Land" sia anche peggio. Per fortuna non è così, per fortuna gli Oscar non fanno testo, cronaca al massimo.
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rongiu
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sabato 1 settembre 2018
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la stoltezza governa il mondo.
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Dover reprimere i propri sentimenti per volontà altrui è quanto di peggio possa capitarci ed a tutte le latitudini; in particolare, poi, quando questo avviene nei paesi cosiddetti “civili”, “democratici”, dove l’uomo se non vive in un certo modo è bollato come “diversamente orientato”, significa che in questi paesi, il cammino della civiltà è lento, molto lento. Perché? Perché è molto più facile interconnettere macchine pensanti che esseri umani.
Qual è la base emotiva di questo film? La pulizia,ovviamente emotiva.
Nel senso che…
Nel senso che… la cartella (Kiron da piccolo), lo zaino (Kiron adolescente), la bisaccia (Kiron adulto) che costituiscono, la sua memoria emotiva… sono svuotati dell’intera dannosa zavorra; ovvero (insoddisfazioni, frustrazioni, mortificazioni, insolenze, attacchi, oltraggi, umiliazioni, insulti, rancori, acredini, odio, dolore…) insomma tutti i parassiti che l’umano amore malato, inietta, poco per volta e silenziosamente, giorno dopo giorno, nella vittima scelta dal branco.
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Dover reprimere i propri sentimenti per volontà altrui è quanto di peggio possa capitarci ed a tutte le latitudini; in particolare, poi, quando questo avviene nei paesi cosiddetti “civili”, “democratici”, dove l’uomo se non vive in un certo modo è bollato come “diversamente orientato”, significa che in questi paesi, il cammino della civiltà è lento, molto lento. Perché? Perché è molto più facile interconnettere macchine pensanti che esseri umani.
Qual è la base emotiva di questo film? La pulizia,ovviamente emotiva.
Nel senso che…
Nel senso che… la cartella (Kiron da piccolo), lo zaino (Kiron adolescente), la bisaccia (Kiron adulto) che costituiscono, la sua memoria emotiva… sono svuotati dell’intera dannosa zavorra; ovvero (insoddisfazioni, frustrazioni, mortificazioni, insolenze, attacchi, oltraggi, umiliazioni, insulti, rancori, acredini, odio, dolore…) insomma tutti i parassiti che l’umano amore malato, inietta, poco per volta e silenziosamente, giorno dopo giorno, nella vittima scelta dal branco. Il piacere di dominare, il piacere di far soffrire, l’invidia, l’intolleranza, gli stili educativi… sono la miscela esplosiva di uno o più capi del branco.
Si, sono svuotati, ma come? attraverso cosa? Il Perdono ed Il ritrovarsi.
“Moonlight”, a mio parere, non è stato ben esplorato, assaporato; né nella sua eloquenza né nella sua bellezza straziante. Barry Jenkins (regia – co-sceneggiatura) e Tarell McCraney (sceneggiatura) offrono un piatto non da Sublimotion, Ibiza, Spagna – ma da trattoria, con “piatto unico cubano”, ovvero il meglio dello chef (André Holland ) accompagnato con degustazione di rossi, probabilmente non dei migliori.
Pur trattandosi di temi universali, identità, sessualità, famiglia e compagnia bella non vuole, a mio parere dare pareri morali. La profondità dei temi, comunque si focalizza tutta sui personaggi e sul loro carattere. Le musiche (Nicholas Britell), le performance Alex Hibbert (Chiron da piccolo) – Ashton Sanders (Chiron adolescente) – Trevante Rhodes (Chiron adulto) ed ancora Mahershala Ali (Juan) – Naomie Harris (Paula) – Janelle Monáe (Teresa); le ambientazioni, i dialoghi sono tutti piccoli pezzi di significativa non violenza.
Il film ha inizio con Chiron da ragazzo, definito dal branco “Little” che corre, cercando riparo in un appartamento chiuso perché altri bimbi branco vogliono picchiarlo. Di lì a poco si accorge di lui un trafficante di droga locale. Juan porta prima a pranzo il bambino e poi a casa sua, dove incontra la sua compagna Teresa.Viene, così a formarsi, una famiglia tutta improvvisata. Ma proprio perché improvvisata, cosa potrà fare? Il padre naturale di Chiron si è volatilizzato e sua madre sembra proprio essere uno dei migliori clientei di Juan. Ma può un “tipo” come Juan aiutare questo silenzioso bimbo dagli occhi grandi come la Luna piena? Proprio lui che “traffica” con materiale rovina famiglie?
“Moonlight” continua con altre tappe della vita di Chiron; adolescente prima ed adulto poi. Che ne sarà di lui? E la mamma, la famiglia “adottiva” e l’amico Kevin?
Dover reprimere i propri sentimenti per volontà altrui è quanto di peggio possa capitarci ed a tutte le latitudini; in particolare, poi, quando questo avviene nei paesi cosiddetti “civili”, “democratici”,dove l’uomo se non vive in un certo modo è bollato come “diversamente orientato”, significa che in questi paesi, il cammino della civiltà è lento, molto lento. Perché? Perché è molto più facile interconnettere macchine pensanti che esseri umani.
Mettetevi comodi e buona visione; durante la pausa leggete la massima che segue, se vi va.
“Avere sempre ragione, farsi sempre strada, calpestare tutto, non avere mai dubbi: non sono forse queste le grandi qualità con le quali la stoltezza governa il mondo?”
WILLIAM MAKEPEACE THACKERAY
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ironman
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domenica 5 marzo 2017
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non è affatto un film sull'omosessualità
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Ritengo che l'etichetta data a questo film, vale a dire che tratta il tema dell'omosessualità ,non sia corretta. Secondo il mio parere, il tema di fondo è quello della solitudine, dell'emarginaxione, non a causa dell'omosessualità ma per un disagio sociale riscontratosi megli anni del l'adolescenza del protagonista ( madre tossicodipendentie, assenza della figura paterna) senza alcun punto di riferimento educativo e sociale. Pertanto, la avvicinamento del protagonista ad un esperienza omosessuale, ( si noti bene unica ) , si colloca in uno schema di privazione di sentimenti, senza per questo definirla omosessuale. A rafforzare questa tesi propongo di confrontare la tematica di questo film, quella si sull'omosessualità che è nei segreti di B.
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Ritengo che l'etichetta data a questo film, vale a dire che tratta il tema dell'omosessualità ,non sia corretta. Secondo il mio parere, il tema di fondo è quello della solitudine, dell'emarginaxione, non a causa dell'omosessualità ma per un disagio sociale riscontratosi megli anni del l'adolescenza del protagonista ( madre tossicodipendentie, assenza della figura paterna) senza alcun punto di riferimento educativo e sociale. Pertanto, la avvicinamento del protagonista ad un esperienza omosessuale, ( si noti bene unica ) , si colloca in uno schema di privazione di sentimenti, senza per questo definirla omosessuale. A rafforzare questa tesi propongo di confrontare la tematica di questo film, quella si sull'omosessualità che è nei segreti di B. Mountain.
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ralphscott
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sabato 25 febbraio 2017
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emozioni raffreddate
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"Piccolo" viene subito accolto sotto l'ala protettrice di Juan,il gigante buono che spaccia per vivere e cresce il bimbo come fosse suo. Le sequenze,tra le altre,in cui l'ottimo Mahershala Ali insegna al suo protetto a nuotare e dove questi lo accusa di fornir droga alla madre sono di forte impatto,una tenera e l'altra un pugno allo stomaco. Tutto il film è fatto di emozioni,sebbene controllate. Ed il ritmo cadenzato concilia la riflessione su ciò che vediamo. L'incontro con l'amico amato di sempre,Kevin,quando la vita ha già definito le rispettive strade,è dolce e malinconico. Un cuoco ed un criminale,due amici,due amanti,due uomini, che si ritrovano dopo anni di desiderio inappagato.
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"Piccolo" viene subito accolto sotto l'ala protettrice di Juan,il gigante buono che spaccia per vivere e cresce il bimbo come fosse suo. Le sequenze,tra le altre,in cui l'ottimo Mahershala Ali insegna al suo protetto a nuotare e dove questi lo accusa di fornir droga alla madre sono di forte impatto,una tenera e l'altra un pugno allo stomaco. Tutto il film è fatto di emozioni,sebbene controllate. Ed il ritmo cadenzato concilia la riflessione su ciò che vediamo. L'incontro con l'amico amato di sempre,Kevin,quando la vita ha già definito le rispettive strade,è dolce e malinconico. Un cuoco ed un criminale,due amici,due amanti,due uomini, che si ritrovano dopo anni di desiderio inappagato. Ma tutto continua a restare sospeso,negato.
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marionitti
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lunedì 27 febbraio 2017
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tra dieci anni la memoria farà fatica a ricordarlo
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La storia percorre, attraverso tre episodi distanziati nel tempo, la vita di un uomo di colore, Chiron . Si inizia con un Chiron bambino assai piccolo, per questo soprannominato Little, che, nella periferia di Miami, è costretto a fuggire alla violenza di alcuni bulli. Il ragazzino per un aiuto non può contare sulla madre drogata, quindi ad accudirlo e prendersi cura di lui sarà Juan, uno spacciatore. Nel secondo episodio, ormai adolescente, Chiron troverà una prima conferma sui dubbi sulla propria omosessualità, ma bisognerà attendere l’ultimo episodio, ambientato dieci anni dopo, perché la sua identità trovi conferma. Sono arrivato a fatica in fondo al film che potrei definire, senza troppi aggettivi complicati, noioso.
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La storia percorre, attraverso tre episodi distanziati nel tempo, la vita di un uomo di colore, Chiron . Si inizia con un Chiron bambino assai piccolo, per questo soprannominato Little, che, nella periferia di Miami, è costretto a fuggire alla violenza di alcuni bulli. Il ragazzino per un aiuto non può contare sulla madre drogata, quindi ad accudirlo e prendersi cura di lui sarà Juan, uno spacciatore. Nel secondo episodio, ormai adolescente, Chiron troverà una prima conferma sui dubbi sulla propria omosessualità, ma bisognerà attendere l’ultimo episodio, ambientato dieci anni dopo, perché la sua identità trovi conferma. Sono arrivato a fatica in fondo al film che potrei definire, senza troppi aggettivi complicati, noioso. Non capisco: basta una storia triste e un tema importante per vincere l’Oscar? Ho riguardato chi erano stati vincitori della statuetta più prestigiosa in questo millennio e ho scoperto che, senza essere un fanatico, me li ricordo tutti, magari non nei particolari, anche se li ho visti una sola volta: alcuni sono pezzi di storia del cinema. Azzardo una previsione: tra dieci anni di Moonlight ci saremo dimenticati anche perchè è uno di quei film che non viene voglia di rivedere.
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fabiofeli
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lunedì 20 marzo 2017
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crescere a liberty city, miami (usa)
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Nel ghetto nero Liberty City di Miami a Chiron (Alex Hibbert), un bambino di nove anni, hanno affibbiato un soprannome, Little, e gli altri bambini malati di bullismo lo sottopongono a crudeli vessazioni; solo Kevin, un suo coetaneo, cerca di fargli capire che deve reagire per porre fine alla tortura. Chiron vive con la madre Paula (Naomie Harris) che è continuamente in crisi di astinenza da crack. Il boss delle droghe spacciate nella zona è Juan (Mahershala Ali): percorre le strade da padrone assoluto per controllare il territorio e i suoi pusher; durante i suoi giri scova Chiron in una casa abbandonata e si interessa a quello scricciolo scuro di carnagione; lo conduce dalla sua donna, Teresa (Janelle Monàe), che lo nutre con un primo atto materno al quale ne seguiranno altri.
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Nel ghetto nero Liberty City di Miami a Chiron (Alex Hibbert), un bambino di nove anni, hanno affibbiato un soprannome, Little, e gli altri bambini malati di bullismo lo sottopongono a crudeli vessazioni; solo Kevin, un suo coetaneo, cerca di fargli capire che deve reagire per porre fine alla tortura. Chiron vive con la madre Paula (Naomie Harris) che è continuamente in crisi di astinenza da crack. Il boss delle droghe spacciate nella zona è Juan (Mahershala Ali): percorre le strade da padrone assoluto per controllare il territorio e i suoi pusher; durante i suoi giri scova Chiron in una casa abbandonata e si interessa a quello scricciolo scuro di carnagione; lo conduce dalla sua donna, Teresa (Janelle Monàe), che lo nutre con un primo atto materno al quale ne seguiranno altri. L’ostinato mutismo di Chiron resiste alle domande di Juan, che fa familiarizzare il fanciullo con il mare della Florida in una intensa scena che ricorda la plastica bellezza della Pietà di Michelangelo. Da adolescente Chiron (Ashton Sanders) è ancora oggetto di scherno e i bulli costringono il suo amico Kevin a picchiarlo; si vendica con il capo dei bulli in modo ugualmente violento. Sotto i riccioli neri Chiron ospita pensieri insondabili: è ancora Kevin che lo inizia al piacere sessuale in una scena filmata con pudore e delicatezza. Infine da adulto Chiron (impersonato da Trivante Rhodes) ha un fisico atletico adorno di una vistosa collana e orecchini d’oro. Non ce lo aspetteremmo da chi ha visto la propria madre distrutta dalla droga che il denaro di quel giovane dall’aria sfrontata proviene dallo spaccio, ma evidentemente il ghetto non lascia altra scelta. E’ ancora irrisolta la questione delle opzioni sessuali di Chiron, ma è in arrivo una telefonata …
Barry Jenkins confeziona un film “all black” che acciuffa tre Oscar (oltre al premio per la pellicola, anche per la sceneggiatura e per l’attore non protagonista). Jenkins ha dato voce e volto attraverso la storia di Chiron alla comunità afroamericana. E’ stato uno schiaffo “politico” a Trump da parte della Mecca del cinema anche il premio alla coloured Viola Davis per Barriere, un ulteriore “warning” che dichiara che razzismo e omofobia sono squallidi residui di un passato da seppellire senza onore. Da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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tom51
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domenica 2 aprile 2017
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se questo è il bullismo ......
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delusione totale !!!! ancora una volta si conferma non la sopravvalutazione, ma addirittura la benchè minima corrispondenza tra oscar e validità del film americano....una trama banale (ben lontano da film come Philadelfia), dialoghi non credibili, interpretazione scadente di tutti (compreso l'oscar per il miglior attore non protagonista) per non parlare della trasformazione (ridicola è sopravvalutarla) da ragazzo ad adulto di Chiron......zero assoluto, lo stesso livello di 12 anni schiavo !!!!!
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paolorol
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martedì 18 aprile 2017
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oscar per far dispetto a trump
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Fammi capire.. com'è sta storia? A Venezia, dico Venezia, vanno in brodo di giuggiole per un filmetto idiota che più scemo e inutile non si può.. neanche volendolo.. (Parlo di quella boiata pazzesca di LaLaLand)
E per contro agli Oscar, Hollywood, dico Hollywood, dya know what I mean ?.., premiano un film che narra di un tipetto nero, gaio, galeotto e spacciatore, accessoriato di madre nera pure lei e tossica al cubo?
Dove sta l'inghippo? Ho due chiavi di lettura del fenomeno. La prima è che, dato che gli Amerikani di fondo sono dei grandiosi babbaloni che adorano gli happyend, Moonlight se non altro alla fine ti regala una conclusione felice: il protagonista dopo si lungo penare infin trova ricompensa ai suoi patimenti e trova l'amore.
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Fammi capire.. com'è sta storia? A Venezia, dico Venezia, vanno in brodo di giuggiole per un filmetto idiota che più scemo e inutile non si può.. neanche volendolo.. (Parlo di quella boiata pazzesca di LaLaLand)
E per contro agli Oscar, Hollywood, dico Hollywood, dya know what I mean ?.., premiano un film che narra di un tipetto nero, gaio, galeotto e spacciatore, accessoriato di madre nera pure lei e tossica al cubo?
Dove sta l'inghippo? Ho due chiavi di lettura del fenomeno. La prima è che, dato che gli Amerikani di fondo sono dei grandiosi babbaloni che adorano gli happyend, Moonlight se non altro alla fine ti regala una conclusione felice: il protagonista dopo si lungo penare infin trova ricompensa ai suoi patimenti e trova l'amore. I due citrulli di La La Land invece non lo trovano, lo perdono e lo disperdono miserabilmente, ben più attenti a rincorrere le loro sciampistiche aspirazioni che non l'amore.
La seconda interpretazione è che Moonlight sia stato premiato tanto per far dispetto a Trump, il quale ovviamente non poteva che preferire un film innocuo e qualunquista come LaLa ad uno che tratta argomenti più che off limits per un ammazza-negri-gay-tossici 6 Co. quale egli è.
Per entrambi i motivi sarei tentato di dare cinque stelle a Moonlight. Non lo faccio perché non è un granché, diciamo che si può vedere… Ma c'è di meglio in circolazione
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[+] perchè critichi la la land?
(di l''uomo della sala)
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