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cristianostefanopepe
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venerdì 5 maggio 2017
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l'ammaliante essenza del chiaro di luna
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Moonlight é un quadro vivente,una carezza,un film che nella sua semplicità trasmette i valori più importanti che al giorno d'oggi dovrebbero essere parte integrante del nostro essere... Basato sull'opera teatrale "In Moonlight Black Boys Look Blue" di Tarell Alvin McCraney, Barry Jenkins alla sua seconda prova da regista decide di dirigere qualcosa di diverso,un film improntato verso la sensibilità d'animo e l'affermazione dell'identità,attraverso le tre fasi più importanti della vita del protagonista: infanzia,adolescenza ed età adulta. Degna di nota la fotografia di James Laxton,che decide di giocare con gli effetti di luce e i più vari cromatismi per suddividere in maniera ancora più sostanziale i vari capitoli del film,donando spessore e una gradita venatura poetica.
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Moonlight é un quadro vivente,una carezza,un film che nella sua semplicità trasmette i valori più importanti che al giorno d'oggi dovrebbero essere parte integrante del nostro essere... Basato sull'opera teatrale "In Moonlight Black Boys Look Blue" di Tarell Alvin McCraney, Barry Jenkins alla sua seconda prova da regista decide di dirigere qualcosa di diverso,un film improntato verso la sensibilità d'animo e l'affermazione dell'identità,attraverso le tre fasi più importanti della vita del protagonista: infanzia,adolescenza ed età adulta. Degna di nota la fotografia di James Laxton,che decide di giocare con gli effetti di luce e i più vari cromatismi per suddividere in maniera ancora più sostanziale i vari capitoli del film,donando spessore e una gradita venatura poetica. Importante l'evoluzione del personaggio principale,Chiron,che verrà temprato dalle esperienze,dal mondo che lo circonda,trasformandolo sistematicamente. L'importanza dell'acqua come simbolo di rinascita,l'analogia con la luna protagonista del film e il suono del vento per esprimere le varie emozioni che assalgono Chiron sono alcune delle tante simbologie che si impongono come vere protagoniste dell’opera. Ancora più importante risulta la direzione registica, che esterna le inquietudini del personaggio principale per coinvolgere ancora di più lo spettatore in una storia semplice, naturale e d’impatto. Non c’è crudezza, se non verbale e di forma, ma solo originalità e sensibilità invidiabile nel narrare tematiche attuali,trasformando il tutto in pura e ammaliante arte. E’ amore per il cinema allo stato puro, un continuo gioco di sguardi, così rumorosi nei loro silenzi e significativi nelle loro espressioni, un’esasperazione della forma, per dare allo spettatore la forza per cercare il contenuto. Tutto questo, accompagnato da una colonna sonora eterea, composta da brani classici e tracce più moderne, sempre associate ai vari capitoli caratteristici del film, ognuno intitolato come un nome del protagonista. Non lasciatevi influenzare dai cattivi appellativi che hanno associato a quest’opera, soprattutto successivi alla vittoria dell’Oscar. Questa è arte, è il distinguersi attraverso la naturalezza e la sensibilità, purtroppo poco presente nell’immaginario collettivo. Che vi immedesimiate o meno, rimane una lezione di vita tanto importante quanto dolce. Un’estenuante ricerca dell’amore in un mondo vuoto…
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paolorol
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martedì 18 aprile 2017
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oscar per far dispetto a trump
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Fammi capire.. com'è sta storia? A Venezia, dico Venezia, vanno in brodo di giuggiole per un filmetto idiota che più scemo e inutile non si può.. neanche volendolo.. (Parlo di quella boiata pazzesca di LaLaLand)
E per contro agli Oscar, Hollywood, dico Hollywood, dya know what I mean ?.., premiano un film che narra di un tipetto nero, gaio, galeotto e spacciatore, accessoriato di madre nera pure lei e tossica al cubo?
Dove sta l'inghippo? Ho due chiavi di lettura del fenomeno. La prima è che, dato che gli Amerikani di fondo sono dei grandiosi babbaloni che adorano gli happyend, Moonlight se non altro alla fine ti regala una conclusione felice: il protagonista dopo si lungo penare infin trova ricompensa ai suoi patimenti e trova l'amore.
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Fammi capire.. com'è sta storia? A Venezia, dico Venezia, vanno in brodo di giuggiole per un filmetto idiota che più scemo e inutile non si può.. neanche volendolo.. (Parlo di quella boiata pazzesca di LaLaLand)
E per contro agli Oscar, Hollywood, dico Hollywood, dya know what I mean ?.., premiano un film che narra di un tipetto nero, gaio, galeotto e spacciatore, accessoriato di madre nera pure lei e tossica al cubo?
Dove sta l'inghippo? Ho due chiavi di lettura del fenomeno. La prima è che, dato che gli Amerikani di fondo sono dei grandiosi babbaloni che adorano gli happyend, Moonlight se non altro alla fine ti regala una conclusione felice: il protagonista dopo si lungo penare infin trova ricompensa ai suoi patimenti e trova l'amore. I due citrulli di La La Land invece non lo trovano, lo perdono e lo disperdono miserabilmente, ben più attenti a rincorrere le loro sciampistiche aspirazioni che non l'amore.
La seconda interpretazione è che Moonlight sia stato premiato tanto per far dispetto a Trump, il quale ovviamente non poteva che preferire un film innocuo e qualunquista come LaLa ad uno che tratta argomenti più che off limits per un ammazza-negri-gay-tossici 6 Co. quale egli è.
Per entrambi i motivi sarei tentato di dare cinque stelle a Moonlight. Non lo faccio perché non è un granché, diciamo che si può vedere… Ma c'è di meglio in circolazione
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(di l''uomo della sala)
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ettavi
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lunedì 17 aprile 2017
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ribadisco è mediocre
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Ho scritto la recensione negativa appena film uscito nelle sale it, oggi ho visto un film del 2016 sulla stessa tematica Queen of Katwe, film commovente, profondo e con bravissimi attori sconosciuti anche i bambini africani. Mi viene da chiedere ma Moonlight è stato straraccomandato , sponsorizzato per meritare Oscar e va bene , ma la gente che lo mette 5 stelle hanno visto la Philadelphia , Milk, Loving ( 2016) posso andare avanti al infinito sulla tema razziale... Veramente sopravalutatissima vittoria di Moonlight 🤔
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giuseppe
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lunedì 10 aprile 2017
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moonblack
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La tematica complessa, divisa in tre momenti di vita, ognuno dei quali meritava lo spazio di un film, affogano l'opera in uno schematismo semplicistico di situazioni e personaggi evanescenti e stereotipati. Riescono a commuovere solo gli sguardi intensi dei tre diversi volti del protagonista.
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enzo70
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martedì 4 aprile 2017
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film complesso:il teatro della vita
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B arry Jenkins entra nel cuore di Miami, non quella di Ocean Drive, ma quella reale, dove cresce Little, un ragazzino fragile, senza un padre e con una madre drogata. La debolezza di Little è in un fisico gracile, nella incapacità di affrontare la propria omosessualità latente, nei suoi lunghi silenzi. E poco serve l’amicizia sincera con Juan, uno spacciatore del quartiere che lo prende sotto la sua protezione. Chiron, il vero nome di Little, non cerca salvezze, affronta le sue debolezze che lo rendono uomo; fino a riscattare le angherie dei bulli da vero capo banda.
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B arry Jenkins entra nel cuore di Miami, non quella di Ocean Drive, ma quella reale, dove cresce Little, un ragazzino fragile, senza un padre e con una madre drogata. La debolezza di Little è in un fisico gracile, nella incapacità di affrontare la propria omosessualità latente, nei suoi lunghi silenzi. E poco serve l’amicizia sincera con Juan, uno spacciatore del quartiere che lo prende sotto la sua protezione. Chiron, il vero nome di Little, non cerca salvezze, affronta le sue debolezze che lo rendono uomo; fino a riscattare le angherie dei bulli da vero capo banda. E così Chiron, il fragile ragazzino gay diventa a sua volte uno spacciatore, il fisico cambia grazie a duri allenamenti; ma rimane un uomo sensibile nella bellissima chiusura del suo incontro con Kevin, un ragazzo che è stato l’unica tentazione della sua vita.
La luce della luna di Miami si tinge di un colore nuovo, inusuale, non è la solita storia di neri, di fratelli; o di omosessualità. Il regista Barry Jenkins entra nel cuore della quotidianità di un ragazzo di periferia, e fa dei singoli momenti una grande narrazione.
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tom51
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domenica 2 aprile 2017
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se questo è il bullismo ......
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delusione totale !!!! ancora una volta si conferma non la sopravvalutazione, ma addirittura la benchè minima corrispondenza tra oscar e validità del film americano....una trama banale (ben lontano da film come Philadelfia), dialoghi non credibili, interpretazione scadente di tutti (compreso l'oscar per il miglior attore non protagonista) per non parlare della trasformazione (ridicola è sopravvalutarla) da ragazzo ad adulto di Chiron......zero assoluto, lo stesso livello di 12 anni schiavo !!!!!
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zao
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mercoledì 22 marzo 2017
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ritmo da corazzata kotiomkin
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Ho capito che un razzista omofobo ha vinto le elezioni, ho capito che ci sono troppi #OscarSoWhite e servono le quote nere, che appiccicare l'omosessualità a categorie dove non ce la vedreste (come ha insegnato Brokeback Mountain) fa sempre il suo effetto, ma dare un Oscar a un film che come unico motivo per restare in sala vi dà la preoccupazione di disturbare i vicini andandovene, pare un po' esagerato.
Le uniche scene interessanti iniziano a 15 minuti dalla fine, quando, ormai, i ritmi da cortometraggio per cinema d'essai vi hanno fatto venire la schiuma alla bocca. Mah!
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fabiofeli
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lunedì 20 marzo 2017
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crescere a liberty city, miami (usa)
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Nel ghetto nero Liberty City di Miami a Chiron (Alex Hibbert), un bambino di nove anni, hanno affibbiato un soprannome, Little, e gli altri bambini malati di bullismo lo sottopongono a crudeli vessazioni; solo Kevin, un suo coetaneo, cerca di fargli capire che deve reagire per porre fine alla tortura. Chiron vive con la madre Paula (Naomie Harris) che è continuamente in crisi di astinenza da crack. Il boss delle droghe spacciate nella zona è Juan (Mahershala Ali): percorre le strade da padrone assoluto per controllare il territorio e i suoi pusher; durante i suoi giri scova Chiron in una casa abbandonata e si interessa a quello scricciolo scuro di carnagione; lo conduce dalla sua donna, Teresa (Janelle Monàe), che lo nutre con un primo atto materno al quale ne seguiranno altri.
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Nel ghetto nero Liberty City di Miami a Chiron (Alex Hibbert), un bambino di nove anni, hanno affibbiato un soprannome, Little, e gli altri bambini malati di bullismo lo sottopongono a crudeli vessazioni; solo Kevin, un suo coetaneo, cerca di fargli capire che deve reagire per porre fine alla tortura. Chiron vive con la madre Paula (Naomie Harris) che è continuamente in crisi di astinenza da crack. Il boss delle droghe spacciate nella zona è Juan (Mahershala Ali): percorre le strade da padrone assoluto per controllare il territorio e i suoi pusher; durante i suoi giri scova Chiron in una casa abbandonata e si interessa a quello scricciolo scuro di carnagione; lo conduce dalla sua donna, Teresa (Janelle Monàe), che lo nutre con un primo atto materno al quale ne seguiranno altri. L’ostinato mutismo di Chiron resiste alle domande di Juan, che fa familiarizzare il fanciullo con il mare della Florida in una intensa scena che ricorda la plastica bellezza della Pietà di Michelangelo. Da adolescente Chiron (Ashton Sanders) è ancora oggetto di scherno e i bulli costringono il suo amico Kevin a picchiarlo; si vendica con il capo dei bulli in modo ugualmente violento. Sotto i riccioli neri Chiron ospita pensieri insondabili: è ancora Kevin che lo inizia al piacere sessuale in una scena filmata con pudore e delicatezza. Infine da adulto Chiron (impersonato da Trivante Rhodes) ha un fisico atletico adorno di una vistosa collana e orecchini d’oro. Non ce lo aspetteremmo da chi ha visto la propria madre distrutta dalla droga che il denaro di quel giovane dall’aria sfrontata proviene dallo spaccio, ma evidentemente il ghetto non lascia altra scelta. E’ ancora irrisolta la questione delle opzioni sessuali di Chiron, ma è in arrivo una telefonata …
Barry Jenkins confeziona un film “all black” che acciuffa tre Oscar (oltre al premio per la pellicola, anche per la sceneggiatura e per l’attore non protagonista). Jenkins ha dato voce e volto attraverso la storia di Chiron alla comunità afroamericana. E’ stato uno schiaffo “politico” a Trump da parte della Mecca del cinema anche il premio alla coloured Viola Davis per Barriere, un ulteriore “warning” che dichiara che razzismo e omofobia sono squallidi residui di un passato da seppellire senza onore. Da vedere.
Valutazione ***
FabioFeli
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lbavassano
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domenica 19 marzo 2017
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la mediocrità degli oscar 2016
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Storia esemplare, troppo volutamente esemplare, ed è un peccato, perché se il regista si fosse limitato a raccontare la propria storia, senza volerle appiccicare sensi etici che risultano per la massima parte posticci, probabilmente avrebbe perseguito il medesimo obiettivo con maggiore forza, pur senza ambire ad una particolare originalità, i personaggi sarebbero apparsi più autentici. E' un peccato perché la sequenza iniziale faceva ben sperare, con quella girandola della macchina da presa che confonde i punti di vista, ne suggerisce di diversi, suggerisce altre storie, ed invece resta un virtuosismo fine a se stesso. Lo stesso può dirsi della colonna sonora, che pure nelle parti migliori ottiene interessanti effetti stranianti, chissà però se la ripresa della medesima interpretazione (Caetano Veloso) di "Cucurrucucu Paloma" dell'almodovariano "Parla con lei" è voluta, in tal caso ottiene solo il risultato di marcare l'incolmabile distanza da un maestro.
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Storia esemplare, troppo volutamente esemplare, ed è un peccato, perché se il regista si fosse limitato a raccontare la propria storia, senza volerle appiccicare sensi etici che risultano per la massima parte posticci, probabilmente avrebbe perseguito il medesimo obiettivo con maggiore forza, pur senza ambire ad una particolare originalità, i personaggi sarebbero apparsi più autentici. E' un peccato perché la sequenza iniziale faceva ben sperare, con quella girandola della macchina da presa che confonde i punti di vista, ne suggerisce di diversi, suggerisce altre storie, ed invece resta un virtuosismo fine a se stesso. Lo stesso può dirsi della colonna sonora, che pure nelle parti migliori ottiene interessanti effetti stranianti, chissà però se la ripresa della medesima interpretazione (Caetano Veloso) di "Cucurrucucu Paloma" dell'almodovariano "Parla con lei" è voluta, in tal caso ottiene solo il risultato di marcare l'incolmabile distanza da un maestro. Se questo è stato il miglior film statunitense del 2016 sono messi proprio male, né è di consolazione il fatto che "La La Land" sia anche peggio. Per fortuna non è così, per fortuna gli Oscar non fanno testo, cronaca al massimo.
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taxidriver
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sabato 18 marzo 2017
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parabola umana senza moralismi
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Un buon film, c'è poco da discuterne. La storia è coinvolgente, la sceneggiatura è ben scritta, gli attori sono bravi.
In realtà il film non lancia messaggi. Lascia libera interpretazione allo spettatore.
Non ci sono né vincitori né vinti. Non ci sono moralismi facili, né ideologie, religioni o filosofie da seguire.
Non ci sono verità assolute.
La vita è un fiume che scorre; per non soccombere, bisogna imparare a nuotare.
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