maria f.
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domenica 26 febbraio 2017
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evviva i buoni film!
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Mi chiedo come si fa a non capire ancora in questi tempi nostri che l’omosessualità non è una scelta ma una condizione.
Si nasce così.
Sin da bambini la vita è veramente difficile, non è come per molti una meravigliosa scoperta ma un percorso tempestato di ostacoli che non sempre si riesce a sormontare, anzi spesse volte bloccano e impediscono un normale, banale, fluido andamento esistenziale.
Si vive in solitudine ed emarginazione e si cerca di nascondere a se stessi e a chi dovrebbe amarti e proteggere la propria natura.
Chiron è un bambino nero e vive a Miami, in un quartiere malfamato, la madre è una tossica che non si prende cura di lui pur amandolo a suo modo, frequenta una scuola dove è attaccato da bulli che lo perseguitano per la sua omosessualità.
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Mi chiedo come si fa a non capire ancora in questi tempi nostri che l’omosessualità non è una scelta ma una condizione.
Si nasce così.
Sin da bambini la vita è veramente difficile, non è come per molti una meravigliosa scoperta ma un percorso tempestato di ostacoli che non sempre si riesce a sormontare, anzi spesse volte bloccano e impediscono un normale, banale, fluido andamento esistenziale.
Si vive in solitudine ed emarginazione e si cerca di nascondere a se stessi e a chi dovrebbe amarti e proteggere la propria natura.
Chiron è un bambino nero e vive a Miami, in un quartiere malfamato, la madre è una tossica che non si prende cura di lui pur amandolo a suo modo, frequenta una scuola dove è attaccato da bulli che lo perseguitano per la sua omosessualità.
E’ solo al mondo e non sa come difendersi se non scappando.
La sua indole gentile e non violenta lo espone ancora di più all’accanimento degli altri.
I suoi amici sono un compagno di scuola Kevin, e uno spacciatore che comprendono e non gli fanno pesare la condizione di gay.
Man mano che cresce si rende conto che per vivere una vita tranquilla deve mostrare fisicamente di essere un vero macho e così allena il suo corpo che col tempo acquista un aspetto da palestrato, ma il suo IO resta sempre quello di una volta, sensibile, delicato e soprattutto ancora innamorato di Kevin l’unico amore che gli ha fatto assaporare la gioia di essere amato e al quale lui è rimasto sempre fedele.
Tutto il cast magnifico, ma gli attori che hanno interpretato i 3 Chiron li ho trovati di una bravura smisurata.
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vanessa zarastro
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sabato 25 febbraio 2017
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l’altra miami
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Moonlight è tratto dall’opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney e il regista, che è anche lo sceneggiatore, è riuscito a non farlo sentire troppo.
Il film è strutturato in tre parti corrispondenti a tre età di Chiron: bambino, adolescente e adulto.A dieci anni lo chiamavano tutti “Piccolo” (interpretato dal delizioso Alex R. Hibbert), era un bimbo molto chiuso, timido e sofferente. La madre si drogava e lo trascurava mentre a scuola era vittima di bullismo. Un giorno mentre scappava dai compagni di scuola incontra Juan, una sorta di gigante buono, che diventerà il suo padrino, gli insegnerà a nuotare e ad affrontare la vita: «a casa mia non ti sedere con le spalle alla porta, può sempre entrare qualcuno all’improvviso…» gli dice a casa di fronte alla bellissima Teresa.
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Moonlight è tratto dall’opera teatrale In Moonlight Black Boys Look Blue di Tarell Alvin McCraney e il regista, che è anche lo sceneggiatore, è riuscito a non farlo sentire troppo.
Il film è strutturato in tre parti corrispondenti a tre età di Chiron: bambino, adolescente e adulto.A dieci anni lo chiamavano tutti “Piccolo” (interpretato dal delizioso Alex R. Hibbert), era un bimbo molto chiuso, timido e sofferente. La madre si drogava e lo trascurava mentre a scuola era vittima di bullismo. Un giorno mentre scappava dai compagni di scuola incontra Juan, una sorta di gigante buono, che diventerà il suo padrino, gli insegnerà a nuotare e ad affrontare la vita: «a casa mia non ti sedere con le spalle alla porta, può sempre entrare qualcuno all’improvviso…» gli dice a casa di fronte alla bellissima Teresa.
Nel secondo capitolo Chiron, sempre taciturno e timido (interpretato dal bravissimo Ashton Sanders), conoscerà la sessualità con il suo amico e compagno di scuola Kevin (Jarrel Jerome) e reagirà violentemente alle terribili angherie orchestrate dai soliti compagni di scuola finendo in riformatorio.
La terza parte da Miami si sposta ad Atlanta, Georgia, a distanza di quasi dieci anni vedrà “Black” (altro soprannome di Chiron inerpretato da Trevante Rhodes) adulto, diventato anche lui spacciatore indisturbato di una vasta zona di Atlanta.
Quest’ultima parte, a mio avviso è stata caricata un po’ troppo. L’eccessiva muscolosità e l’esplosione di preparazione atletica – da fragile e mingherlino quale era da bambino e adolescente – e tutta la sua mascherata da duro (denti d’oro, catena e pistola) rispetto al suo essere represso, nella sua omosessualità e nei sentimenti in generale, rendono questo omaccione un po’ goffo. Belli sono i dialoghi dei due amici imbarazzati che si rincontrano dopo così tanti anni: hanno fatto scelte diverse ed entrambi sono cambiati.
Barry Jenkins ci mostra una Miami povera e degradata, un ambiente dove non c’è neanche un bianco (neri, sudamericani, meticci ecc.) solo persone disperate che o sono drogati o sono spacciatori. Moonlight è un film generoso e intenso che tocca vari aspetti della fragilità maschile, ben interpretato da tutti ma non riesce a entusiasmare del tutto come film.
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ralphscott
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sabato 25 febbraio 2017
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emozioni raffreddate
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"Piccolo" viene subito accolto sotto l'ala protettrice di Juan,il gigante buono che spaccia per vivere e cresce il bimbo come fosse suo. Le sequenze,tra le altre,in cui l'ottimo Mahershala Ali insegna al suo protetto a nuotare e dove questi lo accusa di fornir droga alla madre sono di forte impatto,una tenera e l'altra un pugno allo stomaco. Tutto il film è fatto di emozioni,sebbene controllate. Ed il ritmo cadenzato concilia la riflessione su ciò che vediamo. L'incontro con l'amico amato di sempre,Kevin,quando la vita ha già definito le rispettive strade,è dolce e malinconico. Un cuoco ed un criminale,due amici,due amanti,due uomini, che si ritrovano dopo anni di desiderio inappagato.
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"Piccolo" viene subito accolto sotto l'ala protettrice di Juan,il gigante buono che spaccia per vivere e cresce il bimbo come fosse suo. Le sequenze,tra le altre,in cui l'ottimo Mahershala Ali insegna al suo protetto a nuotare e dove questi lo accusa di fornir droga alla madre sono di forte impatto,una tenera e l'altra un pugno allo stomaco. Tutto il film è fatto di emozioni,sebbene controllate. Ed il ritmo cadenzato concilia la riflessione su ciò che vediamo. L'incontro con l'amico amato di sempre,Kevin,quando la vita ha già definito le rispettive strade,è dolce e malinconico. Un cuoco ed un criminale,due amici,due amanti,due uomini, che si ritrovano dopo anni di desiderio inappagato. Ma tutto continua a restare sospeso,negato.
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tmpsvita
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giovedì 23 febbraio 2017
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una bellissima luce lunare
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Nonostante questo sia un film molto semplice, in un certo senso leggero, a budget limitato e che tratta un tema molto rischioso, delicato, forte e anche difficile da rappresentare senza sfociare nella retorica, nel noioso o nel pesante, è importante che ci siano film come questo e realizzati in questo modo. Infatti il punto forte del film è proprio la sua semplicità. Inoltre è una pellicola molto difficile da dimenticare sia per le interpretazioni lodevoli di tutti gli attori ,che hanno saputo coinvolgente e far provare molta empatia, sia per la regia perfetta in ogni inquadratura che per la fantastica sceneggiatura che riempie il film di frasi taglienti, profonde, nonché, appunto, importanti.
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Nonostante questo sia un film molto semplice, in un certo senso leggero, a budget limitato e che tratta un tema molto rischioso, delicato, forte e anche difficile da rappresentare senza sfociare nella retorica, nel noioso o nel pesante, è importante che ci siano film come questo e realizzati in questo modo. Infatti il punto forte del film è proprio la sua semplicità. Inoltre è una pellicola molto difficile da dimenticare sia per le interpretazioni lodevoli di tutti gli attori ,che hanno saputo coinvolgente e far provare molta empatia, sia per la regia perfetta in ogni inquadratura che per la fantastica sceneggiatura che riempie il film di frasi taglienti, profonde, nonché, appunto, importanti. Fondamentale, anche, la durata non troppo lunga e che permette a tutti di poter godere della bellezza di questo film. VOTO 9/10
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flyanto
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mercoledì 22 febbraio 2017
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la crescita personale di un bambino di colore
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'Moonlight' è una pellicola che tratta il problema del sentirsi "diverso" rispetto agli altri da parte di un bambino di colore che vive a Miami, nel quartiere ovviamente più degradato delìa città, con la madre drogata e da stretto contatto con la criminalità più spietata. Diviso in tre parti , l'infanzia, l'adolescenza e l'età matura, "Moonlight" segue il percorso di crescita, passo dopo passo, del piccolo protagonista che sin da bambino viene considerato dagli altri suoi compagni di scuola come un tipo alquanto "strano" poichè troppo sensibile e timido per imporsi caratterialmente. Preso così di mira, viene "adottato" da una coppia di spacciatori che intuiscono la sensibilità ed il bisogno di aiuto ed affetto del ragazzino sino a quando adolescente, egli inizia a scoprire che la sua diversità e la sua delicatezza interiore dipendono dal fatto di essere gay.
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'Moonlight' è una pellicola che tratta il problema del sentirsi "diverso" rispetto agli altri da parte di un bambino di colore che vive a Miami, nel quartiere ovviamente più degradato delìa città, con la madre drogata e da stretto contatto con la criminalità più spietata. Diviso in tre parti , l'infanzia, l'adolescenza e l'età matura, "Moonlight" segue il percorso di crescita, passo dopo passo, del piccolo protagonista che sin da bambino viene considerato dagli altri suoi compagni di scuola come un tipo alquanto "strano" poichè troppo sensibile e timido per imporsi caratterialmente. Preso così di mira, viene "adottato" da una coppia di spacciatori che intuiscono la sensibilità ed il bisogno di aiuto ed affetto del ragazzino sino a quando adolescente, egli inizia a scoprire che la sua diversità e la sua delicatezza interiore dipendono dal fatto di essere gay. Da questo momento la prima e breve esperienza sessuale con un compagno, l'unico a lui amico, sino, a causa di una rissa, alla detenzione in un riformatorio e poi in carcere da dove in età più adulta uscirà apparentemente più sicuro di sè e anch'egli dedito al traffico della droga. Il giovane protagonista in realtà non è affatto cambiato interiormente, ricercando sempre comprensione ed affetto nelle persone e soprattutto nel suo primo compagno dell'esperienza sessuale ai tempi dell'adolescenza, ormai anch'egli divenuto uomo adulto.
Un film molto particolare non tanto per la trama quanto per la maniera quanto mai sensibile e particolareggiata con cui il regista Barry Jenkis racconta la crescita e l'evoluzione del protagonista. In tal modo "Moonlight" assume una connotazione del tutto particolare all'insegna, appunto, della delicatezza estrema e della comprensione verso chi è più debole o solo differente dagli altri. Lo spettatore non può che commuoversi di fronte alla figura del piccolo protagonista maltrattato ed escluso dagli altri e residente in un ambiente spietato ed all'insegna di una condotta particolarmente maschilista, nonchè altamente criminale. Un animo gentile come quello del protagonista non può che scontrarsi e trovarsi profondamente a disagio in un tale contesto e Jenkins è riuscito perfettamente a raprpresentare tutto ciò ed a comunicarlo direttamente allo spettatore.
Consigliabile.
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loland10
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martedì 21 febbraio 2017
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luna...spenta
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“Moonlight” (id., 2016) è il secondo lungometraggio del regista di Miami Barry Jenkins.
Film di storia e di solitudine o meglio di piccoli storie e di solitudini.
Periferia americana, una Miami inguardabile e lontana, una città poco solare, buia, vuota e triste.
Parti minime e minimaliste, divisioni e settori della vita, luoghi fuori e mura come recinti, cerchi concentrici tra bulli e amici, rivalità e strade, angoli e marciapiedi.
Un film che cerca di imprimere lo sguardo diverso e diversificato di una città nel suo microcosmo ma che non riesce andare oltre ad alcuni modi convenzionali e cliché quanto mai flebili e senza vera passione.
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“Moonlight” (id., 2016) è il secondo lungometraggio del regista di Miami Barry Jenkins.
Film di storia e di solitudine o meglio di piccoli storie e di solitudini.
Periferia americana, una Miami inguardabile e lontana, una città poco solare, buia, vuota e triste.
Parti minime e minimaliste, divisioni e settori della vita, luoghi fuori e mura come recinti, cerchi concentrici tra bulli e amici, rivalità e strade, angoli e marciapiedi.
Un film che cerca di imprimere lo sguardo diverso e diversificato di una città nel suo microcosmo ma che non riesce andare oltre ad alcuni modi convenzionali e cliché quanto mai flebili e senza vera passione. Una vita che si tinge di colori e di parti ma che non amalgama il costrutto narrativo, anzi trova disorientamento e spaesamento nello spettatore che (forse) cerca un giusto appiglio per ‘entrare’ nel percorso del tempo. I colori si dileguano in cerchi ora blu ora rossi, come uno stacco di fotogrammi, come un errore della ripresa, come un errore vivere in un quartiere malfamato e acido in tutto.
Little-Chiron vive in un ghetto, non ha riferimenti, solo una madre che ha bisogno di droga per tirarsi su, uno spacciatore e solo dei ‘nemici’ a scuola. Trova qualcuno che gli gira attorno, trova Kevin oltre l’amicizia. Tra una città sperduta nelle contraddizioni, lo spaccio, la miseria, la prostituzione facile e il giro di quelli all’angolo delle strade, il quartiere-chiuso è ciò che resta per la vita di Chiron, bambino, adolescente e adulto (le tre parti in cui si divide il film).
Miami come terra di confine, di morte e di vita facile: lo spaccio è la risorsa per avere i denti d’oro e girare da pari in un’auto lussuosa.
Occhi dolenti e lucidi, stanchi e lacrimevoli: mamma e figlio che si inseguono in un abbraccio distante.
Ossimoro e contorto è il mondo perdente di Chiron; inseguito, picchiato, oltraggiato e, poi, appoggiato sulla spalla di Kevin.
Nero e scarno, livido e segnato: così è il tempo che passa per un silenzio che invade la solitudine per tutto fino a quando non squilla il telefono.
Le buone intenzioni del film di dire molto e di più ci sono ma si perdono (o meglio restano in una superficie solo sporca) in un excursus diluito e fin troppo arcaico, languido e introspettivo ma non troppo coinvolgente, documentaristico e sociologico ma poco incisivo. E il melò(dramma) non acuisce né le separazioni, né i linguaggi, né la dicotomia dei volti. Tutto resto in bilico tra un forte e duro messaggio come tra una vile accusa di circostanza verso una società chiusa e amorfa.
La solitudine non è piena di social e di web ma fa il contrappeso al livore di un’interiorità distrutta prima che nasca. Ognuno vive il suo ghetto e a Miami essere gay e nero non è semplice come essere spacciatore con amori repressi (verso altri e verso una madre oramai spenta).
Da ‘Selma’ ad oggi (dopo oltre cinquant’anni) tutti cercano libertà e giustizia: nel Paese a stelle e strisce qualcosa è ancora da fare: il riferimento ad oggi è palese (ma la storia ha bisogno di coraggio).
I personaggi del cast sono anche giusti come le interpretazioni; il bambino e l’adolescente Chiron restano comunque impressi.
Regia e sguardo da routine, convenzionalmente retrò, poco onirica, forse troppo timida.
Voto: 6/10.
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[+] la dolorosa parabola deterministica di chiron
(di antonio montefalcone)
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nanni
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lunedì 20 febbraio 2017
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moonlight
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Chiron è un ragazzino schivo e riservato, timido e delicato. Incapace a conformarsi al modello sociale virile dominante della sua comunità sarà costretto a fare i conti con le persecuzioni dei suoi compagni. Chiron pagherà sulla sua carne viva che disattendere il conformismo produce rifiuto, aggressivtà, violenza ed emarginazione. Sarà il mimetismo sociale a garantirgli la sopravvivenza prima ed una posizione di "rigurdo" nella sua comunità poi, al prezzo, però, della frantumazione dell'io più intimo, fino a che un giorno...........................................Vale la pena per un momemnto scomodare il più grande drammaturgo Italiano: ".
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Chiron è un ragazzino schivo e riservato, timido e delicato. Incapace a conformarsi al modello sociale virile dominante della sua comunità sarà costretto a fare i conti con le persecuzioni dei suoi compagni. Chiron pagherà sulla sua carne viva che disattendere il conformismo produce rifiuto, aggressivtà, violenza ed emarginazione. Sarà il mimetismo sociale a garantirgli la sopravvivenza prima ed una posizione di "rigurdo" nella sua comunità poi, al prezzo, però, della frantumazione dell'io più intimo, fino a che un giorno...........................................Vale la pena per un momemnto scomodare il più grande drammaturgo Italiano: ".....nella società l'unico modo per evitare l'isolamento è il mantenimento della maschera. Quando un individuo cerca di rompere quella forma viene rifiutato, non può trovare posto nella massa, è un elemento di disturbo.......etc. etc." Luigi Pirandello. Jenkins, dunque, con uno stile molto personale, asciutto ed essenziale, torna su un tema antico ma sempre attualissimo e moderno.Con la sua capacità rara di lavorare per sottrazione ma mai a capito della profondità, rende efficace il drammatico tormento di Chiron ed amplifica la tensione emotiva di chi guarda. Da non perdere. ciao nanni.
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dade70
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lunedì 20 febbraio 2017
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bellissimo
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Bello, reale, intenso ed emozionante
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cristian
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domenica 19 febbraio 2017
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nulla da tramandare ai posteri.
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Barry Jenkins scrive e dirige il suo primo lungometraggio, Moonlight, candidato a 8 premi Oscar nella ormai prossima edizione che si terrà il 26 febbraio. Nonostante, quindi, le buone premesse, il film risulta piatto e sterile e la storia del protagonista non mostra oramai nessuna originalità. I dialoghi si adattano bene alla realtà trasposta rivelandosi dunque abbastanza elementari ed essenziali. Fotografia di James Laxton (Tusk; Yoga Hosers). Musiche di Nicholas Brittel (La grande scommessa; Free State of Jones; il prossimo Ocean’s Eight). Impalpabili le interpretazioni dei tre attori che impersonano Chiron nelle sue diverse fasi di vita (Alex Hilbert, Ashton Sanders, Trevante Rhodes).
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Barry Jenkins scrive e dirige il suo primo lungometraggio, Moonlight, candidato a 8 premi Oscar nella ormai prossima edizione che si terrà il 26 febbraio. Nonostante, quindi, le buone premesse, il film risulta piatto e sterile e la storia del protagonista non mostra oramai nessuna originalità. I dialoghi si adattano bene alla realtà trasposta rivelandosi dunque abbastanza elementari ed essenziali. Fotografia di James Laxton (Tusk; Yoga Hosers). Musiche di Nicholas Brittel (La grande scommessa; Free State of Jones; il prossimo Ocean’s Eight). Impalpabili le interpretazioni dei tre attori che impersonano Chiron nelle sue diverse fasi di vita (Alex Hilbert, Ashton Sanders, Trevante Rhodes).
In un sobborgo di Miami cresce Chiron, un afro-americano soggetto ad un ambiente fatto di violenza, droga e prevaricazione. Il ragazzo cresce senza un padre e con una madre (Naomie Harris) tossicodipendente che non si prende cura di lui. Inoltre, fin da giovane Chiron subisce quasi quotidianamente atti di bullismo propri di una realtà degradata ed è con questa che, crescendo, sarà costretto a confrontarsi oltre che con una lotta interiore attraverso cui cerca di conoscere sé stesso e la sua sessualità.
Il regista Barry Jenkins mostra con Moonlight uno spaccato di vita americana al cui interno si muove a passi incerti la figura del giovane Chiron, la cui storia e contenuto sembrano aver particolarmente colpito l’Academy, da sempre “sensibile” a certe tematiche sociali. Certo è che dopo la visione ciò che si esclama è un enorme “Bah!”, dal momento che non ci troviamo né di fronte ad un capolavoro (questo direi che è assodato) né ad un buon film (secondo me, modesto essere umano). L’opera, dall’inizio, pare assumere i contorni di un documentario incentrato sulle fasi salienti di vita di Chiron e del suo lento, e nemmeno definitivo, scoprire sé stesso. A parte la limitata conoscenza della timida personalità del protagonista e del degrado in cui purtroppo è costretto a vivere (questioni che vengono fuori fin da subito), il film, durante tutto l’arco della sua durata, non ci racconta praticamente null’altro. Non c’è una svolta decisiva nella vita del ragazzo, il quale si lascia, ed è comprensibile, spersonalizzare dall’ambiente gretto che lo ha sempre circondato e bombardato con pregiudizi e abusi. Chiron cresce e diventa egli stesso quell’ambiente meschino; rinuncia a sé stesso e alla sua vera natura sessuale per assumere la vuota e confortante apparenza delle degradate figure che ha sempre avuto come riferimento. Egli si sente libero di esprimersi soltanto nei confronti dell’unica persona che reputa amica, Kevin (André Holland). Il film soffre, dunque, della passività del protagonista, trasmessa a sua volta al pubblico a cui è consentito anche distrarsi (fare una capatina al bagno ad es.) e ritornare dopo qualche minuto alla visione della pellicola senza il timore di aver perso qualche passaggio rilevante o decisivo ai fini dello sviluppo della trama (quindi non trattenetevela!). Il protagonista, inoltre, a cui è dato intero spazio, non può risultare così bidimensionale. Sì, è vero, è prima di tutto Chiron stesso a non voler affrontare la sua interiorità e così facendo la tiene costantemente nascosta anche a chi guarda. In definitiva, Moonlight è la storia di un ragazzo comune raccontata con eccessiva superficialità e nessun nuovo messaggio da tramandare ai posteri.
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lorenzoferraro
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domenica 19 febbraio 2017
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un bel film, coraggioso e ben fatto, come pochi
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Merita. Dimostrazione che non serve un gran budget per fare un bel film. è fine, ben strutturato, ben lavorato. La regia è molto buona, la fotografia azzeccata, il montaggio grandioso. Gli attori funzionano alla perfezione. Non è un film che corre. Va del suo passo, piano piano, ma arriva al punto senza timori.
Secondo me, però i veri punti di forza di questa pellicola sono il coraggio e il tempismo. Questo lavoro, che mette sullo schermo la storia di un ragazzo nero, omosessuale (e lo fà con scene talvolta anche molto forti), in un periodo in cui un presidente degli Stati Uniti cerca di respingere tutto ciò che è straniero e dove si diffida ciecamente del diverso, è coraggioso e unico e per questo va applaudito.
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Merita. Dimostrazione che non serve un gran budget per fare un bel film. è fine, ben strutturato, ben lavorato. La regia è molto buona, la fotografia azzeccata, il montaggio grandioso. Gli attori funzionano alla perfezione. Non è un film che corre. Va del suo passo, piano piano, ma arriva al punto senza timori.
Secondo me, però i veri punti di forza di questa pellicola sono il coraggio e il tempismo. Questo lavoro, che mette sullo schermo la storia di un ragazzo nero, omosessuale (e lo fà con scene talvolta anche molto forti), in un periodo in cui un presidente degli Stati Uniti cerca di respingere tutto ciò che è straniero e dove si diffida ciecamente del diverso, è coraggioso e unico e per questo va applaudito. Consigliato
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