ettavi
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sabato 18 febbraio 2017
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mediocre ma attuale
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Tante aspettative ma oltre strappalacrime scenario , la recitazione dei protagonisti maschili e fotografia sono discreti ... Milk,Fhiladelfia , Il colore Viola , 12 anni schiavo ecc non posso neanche paragonare con questo prodotto..
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eugenio
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venerdì 17 febbraio 2017
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romanzo di anti-formazione
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Ritratto psicologico di un ribelle, di un diverso, analizzato nel pieno mondo di periferia, tra omosessualità e machismo.
Sembra di essere in un film di Spike Lee, sfollati dalla vita cercano la loro affermazione in una realtà di periferia, ma lo sviluppo della pellicola esula dalla semplice rappresentazione dello spaccato dei sobborghi di Miami (Liberty City).
Ciò che caratterizza Moonlight, ultimo lavoro di Barry Jenkins, sin dalle prime scene, è un racconto a tratti amaro di tre fasi fondamentali (infanzia, adolescenza ed età adulta) di un ragazzino, Chiron, dai grandi occhi, spiaggiato in una realtà da cui non è riconosciuto per via della sua insicurezza e della sua intima natura di omosessuale.
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Ritratto psicologico di un ribelle, di un diverso, analizzato nel pieno mondo di periferia, tra omosessualità e machismo.
Sembra di essere in un film di Spike Lee, sfollati dalla vita cercano la loro affermazione in una realtà di periferia, ma lo sviluppo della pellicola esula dalla semplice rappresentazione dello spaccato dei sobborghi di Miami (Liberty City).
Ciò che caratterizza Moonlight, ultimo lavoro di Barry Jenkins, sin dalle prime scene, è un racconto a tratti amaro di tre fasi fondamentali (infanzia, adolescenza ed età adulta) di un ragazzino, Chiron, dai grandi occhi, spiaggiato in una realtà da cui non è riconosciuto per via della sua insicurezza e della sua intima natura di omosessuale.
Illuminato dalla luna e dall’influenza che essa ha sulle maree, Chiron sperimenterà prima all’ombra poi sempre più coinvolto, la sua crescita in divenire da “Little” piccolo e fragile nero, a “Black”, ovvero “Nero” oramai dolorosamente rivolto alla criminalità adulta e allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Non è un cammino di formazione quello di Chiron, tutt’altro. Accompagnato da una madre tossica, in uno dei quartieri più pericolosi d’America, il Liberty City, verrà preso sotto l’ala protettiva di un pericoloso spacciatore, Juan, che non lo inizierà al crimine, ma gli regalerà un affetto e una comprensione che il ragazzino non aveva mai riconosciuto. Sarà la scuola, con la piaga del bullismo, a tormentare Chiron e l’attrazione “fatale” verso un duro, Kevin, a mostrare le latenti attrazioni verso il medesimo sesso, facendo saltare con violenza gli schemi della sua inferiorità psicofisica e sociale.
E’ un film magnetico Moonlight. Duro, sprezzante, cinico, non ha riferimenti a motivi razziali. Nel film non ci sono uomini bianchi, tutti sono di colore, le uniche verità stanno nelle leggi della strada e della violenza ma anche nella capacità di ciascuno di saper decidere del proprio destino con le sue mani.
Ci obbliga Jenkins a seguire telecamera in spalla i movimenti del giovane Chiron per immergerci in un contesto totalizzante che ben sappia procedere nel divenire travagliato del protagonista. L’interpretazione dei tre momenti di Chiron ad opera di tre bravi attori come Alex Hibbert, Ashton Sanders e Trevante Rhodes, segue un virtuosismo nella scelta della fotografia, essenziale nella prima parte in continua fuga, scura, buia e angosciante nella fase del delicato disagio del bullismo, nera e senza fondo in quella finale da adulto.
Eppure, Jenkins, ritrova temi di un’umanità universale, dell’insegnamento di un bimbo isolato dalla sua natura di diverso (e forse solo compreso da Kevin in un intenso finale di ritrovo) che cerca di camminare sui sentieri “dei giusti” cadendo miserabilmente.
Intorni, volti, pensieri, la luna che illumina lati oscuri e linguaggi underground dell’America da hip-hop lontanissima dalla visione xenofoba che Trump vorrebbe comunicare.
Da vedere.
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deborahm
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venerdì 17 febbraio 2017
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ottime le premesse, discreti i risultati
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Moonlight, lungometraggio scritto e diretto da Barry Jenkins, basato su un'opera teatrale, riceve otto candidature agli Academy Awards 2017. Il film è diviso in tre capitoli – Little, Chiron e Black – che narrano le vicissitudini di Chiron rispettivamente dall’ età infantile all’età adulta. Ci troviamo di fronte una storia che è alla stregua del realismo più crudo e che mette a nudo la situazione sociale drammatica di alcune comunità afroamericane di Miami, costrette a vivere in una realtà rassegnata alla criminalità e incapace di allargare i propri orizzonti morali o di osservare il mondo oltre i confini del proprio quartiere.
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Moonlight, lungometraggio scritto e diretto da Barry Jenkins, basato su un'opera teatrale, riceve otto candidature agli Academy Awards 2017. Il film è diviso in tre capitoli – Little, Chiron e Black – che narrano le vicissitudini di Chiron rispettivamente dall’ età infantile all’età adulta. Ci troviamo di fronte una storia che è alla stregua del realismo più crudo e che mette a nudo la situazione sociale drammatica di alcune comunità afroamericane di Miami, costrette a vivere in una realtà rassegnata alla criminalità e incapace di allargare i propri orizzonti morali o di osservare il mondo oltre i confini del proprio quartiere.
Chiron è un ragazzino nero gay, dipinto da Barry Jenkins come un “diverso” fra i “diversi”, una persona totalmente incapace di affrontare l’ambiente scolastico vissuto da compagni di scuola istruiti già da bambini alla cultura della virilità e l’ambiente familiare, trascurato da una madre più legata al crack che a suo figlio. La vita di Chiron non sarà facile e il naturale percorso del film lo porterà ad essere bersaglio di bullismo e umiliazioni che non piegheranno comunque il suo spirito, svelando il coraggio e l’orgoglio della propria diversità rispetto ai coetanei. Un giovane che non è capace di rendersi conto di ciò che è, di ciò che prova e ciò che vede attorno a sé. Sarà il pensiero di Kevin, l’unico amico capace di comprendere la sua diversità sessuale e caratteriale, a dare la giusta risposta alla domanda: “Chi sono davvero?”. Infatti, Chiron capirà che la sua vera natura non può cambiare e la figura di Kevin ne svelerà le sue reali qualità a lui e agli spettatori, incapaci di comprenderle davvero fino alla fine.
Il film cerca in questo modo di trasmettere un messaggio ben chiaro in cui assistiamo ad un gioco di contrapposizioni tra varie forme di diversità. Tale messaggio arriva al pubblico in modo un po’ troppo ambiguo e alla fine del film viene spontaneo pensare che Berry Jenkins avrebbe potuto fare qualcosa di più. Alcune scelte di sceneggiatura non rendono giustizia ad un film che poneva le basi sull’intensità della storia e purtroppo finisce, un po’ per la gestione degli interpreti, un po’ per assenza di pathos in scene chiave del film, con l’annoiare anche coloro che osservavano il film con interesse. La visione di Moonlight genera nello spettatore un senso di pesantezza e di incomprensibilità, effetto forse ricercato dal regista ma non bene accolto dallo spettatore.
Tutto sommato la storia si sviluppa senza intoppi e la divisione in capitoli alleggerisce la visione, sollecitando l’attenzione del pubblico che nel film va poco a poco perdendosi.
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[+] scorre e non emoziona .
(di 38ogeid)
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aragornvr
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lunedì 12 dicembre 2016
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recensione imbarazzante. film eccellente.
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L'ho visto e, come il 90% dei critici americani, inglesi da Rotten Tomatoes a NY Times, come anche Mereghetti, l'ho trovato bellissimo, profondo, reale, violento, coinvolgente, delicato, emozionante. Eccezionalmente umano e reale.
Sig.ra Cappi, ancora una volta il suo commento mi lascia basito. Ma de gustibus....
[+] hai visto male
(di ggbike)
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