fight_club
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giovedì 22 settembre 2016
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un remake convincente
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Un ottimo remake che non viene schiacciato dal peso del film originale del 1960 ( non considerando anche il film "I sette samurai) . Un passaggio di consegne che porta nel XXI secolo un America post capitalista, dove dal dio denaro che l'ha costruita e forgiata nonostante tutte le sue contraddizioni e i suoi effetti collaterali si intravede una modernità che unifica tutti, non ci sono più i buoni "bianchi" del primo film che salvano gli abitanti di un villaggio messicano esportando valori di giustizia e democrazia, ora il pericolo viene dal di dentro, un'efferata ricerca del guadagno a tutti i costi depredando anche chi si è vicino e chi ha risparmiato tutta la vita per costruirsi un proprio futuro indipendente.
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Un ottimo remake che non viene schiacciato dal peso del film originale del 1960 ( non considerando anche il film "I sette samurai) . Un passaggio di consegne che porta nel XXI secolo un America post capitalista, dove dal dio denaro che l'ha costruita e forgiata nonostante tutte le sue contraddizioni e i suoi effetti collaterali si intravede una modernità che unifica tutti, non ci sono più i buoni "bianchi" del primo film che salvano gli abitanti di un villaggio messicano esportando valori di giustizia e democrazia, ora il pericolo viene dal di dentro, un'efferata ricerca del guadagno a tutti i costi depredando anche chi si è vicino e chi ha risparmiato tutta la vita per costruirsi un proprio futuro indipendente.La nuova America si contrappone unendo le forze anche con chi sino a pochi anni fa era escluso dalla vita sociale e civile, lo stesso capo della banda che cerca di liberare il paesino dall'avido controllo di boss che cerca oro nelle sue vicinanze è un uomo di colore, e con lui anche un indiano, o nativo come si sul dire ora, un messicano, un cinese. Continua con successo il sodalizio tra il regista Antoine Fuqua e Denzel Washington che qui ritrovano anche Ethan Hawke dopo il successo di "Training Day". Tutto convicente anche il resto del cast tra cui spiccano il "guardiano" Chris Pratt e Vincent D'Onofrio. Voto finale 7 1/2
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kimkiduk
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lunedì 26 settembre 2016
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come pensavo
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Difficile fare un remake di un capolavoro cult del cinema interpretato da attori mostri.
Le aspettative possono addirittura essere superiori.
Quindi sono andato a vederlo aspettandomi solo di divertirmi e non certo di uscire in gloria. E così è stato.
Chiaramente la fotografia è splendida, i paesaggi splendidi (che poi sono quelli di molti western, ma ancora più belli grazie alle tecnologie sicuramente migliori di quelle a disposizione di John Ford in Ombre Rosse).
La storia è un pò diversa dall'originale e mi sembra anche giusto, con qualche personaggio modificato e con un cast multietnico, forse anche fin troppo.
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Difficile fare un remake di un capolavoro cult del cinema interpretato da attori mostri.
Le aspettative possono addirittura essere superiori.
Quindi sono andato a vederlo aspettandomi solo di divertirmi e non certo di uscire in gloria. E così è stato.
Chiaramente la fotografia è splendida, i paesaggi splendidi (che poi sono quelli di molti western, ma ancora più belli grazie alle tecnologie sicuramente migliori di quelle a disposizione di John Ford in Ombre Rosse).
La storia è un pò diversa dall'originale e mi sembra anche giusto, con qualche personaggio modificato e con un cast multietnico, forse anche fin troppo. Manca solo un eschimese.
Anche la ragazza nel vecchio film si innamorava di uno dei sette qui è la vedova ferita in cerca di vendetta e con possibile spasimante al seguito.
Il cattivo rende meno decisamente del mito Eli Wallach (imbattibile) e poi in certe immagini sembrava un tossico più che un possibile ubriaco.
Il paese nel vecchio film era messicano e gli abitanti anche; si sa il povero messicano come vittima rende sempre. Qui le vittime sono i poveri paesani bianchi con tanto di preti e anche questo rende meno.
Il regista Fuqua, a parte queste mancanze passabili, ha commesso però due errori gravi. Ha scelto tra i magnifici 7 e tra i cattivi la figura dell'indiano e in tutti e due i casi a dir poco ridicoli. Tra i cattivi uno spietato indiano silenzioso e tra i buoni un tronista palestrato truccato come i Village People. Quando i due (chiaramente) si troveranno a confronto il grosso e cattivo verrà annientato dal giovane tronista in poche ed efficaci mosse. Rasenta il patetico.
Altra cosa rgrave è la presentazione al pubblico dell'indiano tronista; arriva su cavallo bianco, truccato come il secondo dei Village People, con un'antilope morta sul cavallo di cui ne offrirà, in segno di pace, il cuore crudo a Denzel, mangiando il tutto a morsi come un Big Mac.
Fuqua potevi fare meglio facendo anche meno.
Per il resto attori banalini, a parte D' Onofrio, che è azzeccato come attore e personaggio; poi poco più, con recitazioni staccate dal contesto, che sembravano montate a parte. Inquadrature tecniche e uso della camera non eccelso.
Nel complesso lo aspettavo così.... piacevole, da vedere, non noioso, con qualche splendida americanata di troppo, non da ricordare, ma da far rimpiangere ancora di più il mito originale. Va bene così. 6.
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andrea giostra
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domenica 16 ottobre 2016
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ottimo remake con un washington bravissimo!
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Grandissimo il regista statunitense Antoine Fuqua, riconosciuto dalla grande macchina cinematografica hollywoodiana, oramai, come uno dei migliori registi del mondo occidentale per fantastici e coinvolgenti Film d'Azione: “Southpaw - L'ultima sfida” (2015); “The Equalizer - Il Vendicatore” (2014); “Attacco al potere - Olympus Has Fallen” (2013), solo per citarne alcuni!
Bravissimi gli sceneggiatori John Lee Hancock e Nic Pizzolatto: il primo diventato famosissimo per la regia del bellissimo film prodotto da Walt Disney Pictures “Saving Mr.
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Grandissimo il regista statunitense Antoine Fuqua, riconosciuto dalla grande macchina cinematografica hollywoodiana, oramai, come uno dei migliori registi del mondo occidentale per fantastici e coinvolgenti Film d'Azione: “Southpaw - L'ultima sfida” (2015); “The Equalizer - Il Vendicatore” (2014); “Attacco al potere - Olympus Has Fallen” (2013), solo per citarne alcuni!
Bravissimi gli sceneggiatori John Lee Hancock e Nic Pizzolatto: il primo diventato famosissimo per la regia del bellissimo film prodotto da Walt Disney Pictures “Saving Mr. Banks” (2014); il secondo, famoso per aver scritto la sceneggiatura di due eccellenti Film noti al grande pubblico, “True Detective” (2014) e “The Killing” (2011).
Quando si inizia a lavorare ad un Western Remake, che ha fatto la storia del Cinema hollywoodiano, con una squadra di tale fattura, è veramente difficile che si possa creare un “Film-Flop”!
In verità il Film è bellissimo, e riesce, con estrema ed efficiente maestria, a tenere incollati alla poltrona gli spettatori per i suoi apparentemente lunghi 133 minuti di proiezione e di scene che si susseguono ad un ritmo intelligente ed estremamente empatico. È un Film Western d'Azione, e l'obiettivo viene raggiunto con estrema efficacia: lo spettatore ne rimane soddisfatto, coinvolto e sedotto!
La Fotografia, anche quella, del maestro italo-americano Mauro Fiore, è bellissima e molto realista: i paesaggi si gustano come un frutto prelibato appena raccolto; così come le musiche di James Horner e Simon Franglen, che risultano perfettamente sintoniche e coerenti con la sceneggiatura, con la regia, e con la successione incalzante delle scene d'Azione.
Il Cast di attori è per lo più composto da fedelissimi di Fuqua e da attori new entry della cerchia del regista, che recitano la parte brillantemente: Denzel Washington, Chris Pratt, Ethan Hawke, Vincent D'Onofrio, Lee Byung-Hun, Manuel Garcia Rulfo, Martin Sensmeier, Haley Bennett, Matt Bomer, Peter Sarsgaard, Luke Grimes, Wagner Moura, Billy Slaughter, Jonathan Joss, Carrie Lazar.
Il Film è imperdibile e non ha nulla da invidiare ai suoi “antenati”: anzi, li sovrasta a mani basse in brillantezza e ritmo!
Breve Sinossi:
Il Film racconta del cattivo e perfido Bartholomew Bogue (Peter Sarsgaard), che a tutti i costi vuole impossessarsi, con l'arroganza e con la forza delle armi, di una bellissima valle ricca di miniere d'oro da scavare, Rose Creek, dove centinaia di indifesi e miti contadini vivono di sola agricoltura e pascolo. Dopo le minacce e gli incomprensibili omicidi iniziali del cattivo di turno Sarsgaard, una delle vedove della strage, Emma Cullen (Haley Bennett) assolda lo spietato Sam Chisolm (Denzel Washington), funzionario della Giustizia Statunitense, perché venga fatta giustizia e i contadini possano riprendersi le loro terre.
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filippo catani
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giovedì 29 settembre 2016
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finalmente un buon remake
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La città di Rose Creek è in subbuglio in quanto un cinico speculatore vorrebbe cacciarne gli abitanti per imposessarsi delle riserve d'oro presenti. Dopo l'uccisione di alcuni innocenti, i cittadini raccolgono tutto il denaro che hanno a disposizione per assoldare qualcuno che li possa difendere.
Finalmente in questo continuo fiorire di remake ci troviamo davanti a uno ben fatto o che quantomeno non vuole per forza competere o superare l'originale ma vuole essere appunto una rivisitazione. Fuqua ha il merito di mettere insieme innanzitutto una buona squadra sia come personaggi della finzione sia a livello di cast. Quindi troviamo una valida sceneggiatura che ha il suo perno nella variopinta e mutietnica squadra dei Magnifici (un riferimento alla realtà?) ma anche in dialoghi ben scritti che sono essenziali per un bel western.
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La città di Rose Creek è in subbuglio in quanto un cinico speculatore vorrebbe cacciarne gli abitanti per imposessarsi delle riserve d'oro presenti. Dopo l'uccisione di alcuni innocenti, i cittadini raccolgono tutto il denaro che hanno a disposizione per assoldare qualcuno che li possa difendere.
Finalmente in questo continuo fiorire di remake ci troviamo davanti a uno ben fatto o che quantomeno non vuole per forza competere o superare l'originale ma vuole essere appunto una rivisitazione. Fuqua ha il merito di mettere insieme innanzitutto una buona squadra sia come personaggi della finzione sia a livello di cast. Quindi troviamo una valida sceneggiatura che ha il suo perno nella variopinta e mutietnica squadra dei Magnifici (un riferimento alla realtà?) ma anche in dialoghi ben scritti che sono essenziali per un bel western. In più non possono ovviamente mancare sparatorie e non solo quelle. Insomma quanto si può chiedere a un western di buon livello quì lo troviamo. Certo siamo ovviamente lontani dai grandi fasti e chi cercasse questo resterebbe deluso; al contrario invece chi andrà con animo leggero e senza fare paragoni ne resterà senza dubbio soddisfatto.
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biso93
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domenica 28 maggio 2017
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intrattenimento e poco altro
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I magnifici 7 e' un film del 2016 diretto da Antoine Fuqua, remake dell'omonimo film del 1960 diretto da Jonh Sturgess. I magnifici 7 guadagna una stellina in piu' per la presenza del cast di attori come Washington, Ethan Hawke e Vincent D'onofrio. Questi tre attori regalano delle valide caratterizzazioni ai loro personaggi sebbene siano scritti con il culo. Il resto del cast svolge un compitino mediocre compreso il bisteccone Chriss Pratt. Ovvia.ente il carisma recitativo di Denzel dona maggiore forza al film, meno male perche' dei grandi western che abbiamo ammirato negli anni, i magnifici 7 di Fuqua nn ha proprio niente in comune. Una buona regia non basta a salvare un film che vince nell'intrattenimento e nell'azione ma che perde in tutti gli altri fronti.
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I magnifici 7 e' un film del 2016 diretto da Antoine Fuqua, remake dell'omonimo film del 1960 diretto da Jonh Sturgess. I magnifici 7 guadagna una stellina in piu' per la presenza del cast di attori come Washington, Ethan Hawke e Vincent D'onofrio. Questi tre attori regalano delle valide caratterizzazioni ai loro personaggi sebbene siano scritti con il culo. Il resto del cast svolge un compitino mediocre compreso il bisteccone Chriss Pratt. Ovvia.ente il carisma recitativo di Denzel dona maggiore forza al film, meno male perche' dei grandi western che abbiamo ammirato negli anni, i magnifici 7 di Fuqua nn ha proprio niente in comune. Una buona regia non basta a salvare un film che vince nell'intrattenimento e nell'azione ma che perde in tutti gli altri fronti. Essendo un film di Fuqua, ci si trova davanti un film tamarro, con cliche' vari, telefonato e che nn riesce ad essere ben cruento e nemmeno troppo ironico. In conclusione le gesta dei 7 pistoleri che difenderanno un villaggio dal cattivone di turno, piacera' a chi vuole spegnere il cervello un paio d'ore ma a chi piaccioni i grandi western che negli anni abbiamo potuto ammirare, questo i magnifici 7 deludera' le vostre aspettative; si perche' i magnifici 7 poteva essere davvero qualcosa di meglio invece si limita al compitino di intrattenere con le sparatorie ma almeno in questo ci riesce. L'inquadratura finale ( no spoiler) realizzata in cgi e' da seggiolate nel muso e politicamente corretta, quasi da nausea giuro.
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jackiechan90
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lunedì 26 settembre 2016
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c'è un nero, un indiano, un cinese...
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Nel delirio di remake, reboot, sequel. prequel ecc... anche un film come "I magnifici 7" di John Sturges (il quale nasce già come remake de "I sette samurai" di Kurosawa) non poteva non venire coinvolto in questo momento di effetti-nostalgia e di western-revival, che tanto successo sta avendo grazie ai film di Tarantino. Bisogna però dare atto a Fuqua (già regista di "Training day") di essere riuscito a giocarsi bene le sue carte, riuscendo ad aggiornare con un tematica contemporanea un plot che si presentava come classico già all'epoca (una serie di mercenari che vengono reclutati per proteggere un villaggio da un malvagio che minaccia di distruggerlo) e quindi sinonimo di chiarezza e popolarità.
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Nel delirio di remake, reboot, sequel. prequel ecc... anche un film come "I magnifici 7" di John Sturges (il quale nasce già come remake de "I sette samurai" di Kurosawa) non poteva non venire coinvolto in questo momento di effetti-nostalgia e di western-revival, che tanto successo sta avendo grazie ai film di Tarantino. Bisogna però dare atto a Fuqua (già regista di "Training day") di essere riuscito a giocarsi bene le sue carte, riuscendo ad aggiornare con un tematica contemporanea un plot che si presentava come classico già all'epoca (una serie di mercenari che vengono reclutati per proteggere un villaggio da un malvagio che minaccia di distruggerlo) e quindi sinonimo di chiarezza e popolarità. La trama, infati, presenta elementi in linea con al tendenza "etnica" del western contemporaneo mescolando fedi religiose ed etnie per una causa nobile e anti-capitalista (vera novità introdotta dal regista), usando elementi retrò e cliché di genere (presenti tutti in questo film) e musiche di un certo tipo che si rifanno ai classici western, riscendo a mescolare in sé, con un certo equilibrismo, Ford e Leone. C'è tutto il senso dell'epicità western inserito in un contesto realistico che però non rinuncia allo spettacolo e non è affatto crepuscolare, ma anzi rivela un energia vitale del genere che non si vedeva da tempo al cinema. Una vitalità che ci ricorda come sia possibile fare ancora opere di genere, popolari ma anche elaborate e complesse allo stesso tempo.
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elpiezo
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giovedì 29 settembre 2016
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un epico tuffo ne passato!!!
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Sette letali pistoleri uniranno le forze per assumere le difese di un paese di contadini dalla tirannia di un crudele e potente cercatore d'oro. Un cast di tutto rispetto per un prodotto vivace e divertente impreziosito da un finale emozionante e movimentato. Il leggendario e datato western aggiornato con giudizio, un coraggioso remake che non stravolge i canoni del passato e attinge a quelle atmosfere di frontiera che furono protagonisti del cinema di un tempo.
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domenico astuti
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martedì 11 ottobre 2016
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nessuna novità sul western
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Giudizi più contrastanti non poteva ricevere questo I magnifici 7, da inguardabile ad ottimo remake, dal confronto con Tarantino a quello con John Sturges. Il vero problema di questo film guardabile è che non propone niente di nuovo nel panorama del western- action, tutto è già visto, tutto prevedibile e non c’è nemmeno l’idea di omaggiare un genere cinematografico che tanto ha dato. Se poi si confrontano gli attori, pur bravi, ma con poco carisma, con gli attori del precedente film come Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn o Eli Wallach, allora questo film diventa piccolo piccolo, anche perché non c’è nemmeno il tentativo di psicologizzare i caratteri e far interagire con gli altri i sette protagonisti.
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Giudizi più contrastanti non poteva ricevere questo I magnifici 7, da inguardabile ad ottimo remake, dal confronto con Tarantino a quello con John Sturges. Il vero problema di questo film guardabile è che non propone niente di nuovo nel panorama del western- action, tutto è già visto, tutto prevedibile e non c’è nemmeno l’idea di omaggiare un genere cinematografico che tanto ha dato. Se poi si confrontano gli attori, pur bravi, ma con poco carisma, con gli attori del precedente film come Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn o Eli Wallach, allora questo film diventa piccolo piccolo, anche perché non c’è nemmeno il tentativo di psicologizzare i caratteri e far interagire con gli altri i sette protagonisti. Quasi come se guardassero solo la punta del proprio naso e la pistola, come e tutto fosse stato già detto e analizzato. Unico distinguo dal precedente e dal genere è che il capobranco è un nero ( Denzel Washington ), ha una morale e porta con sé le conseguenze della violenza forse anche razzista; come il personaggio femminile che prende spazio e non resta solo una bella donna di contorno, forse pretestuoso è l’inserimento di un indiano apache disonorato dalla sua tribù e un orientale che sembra troppo civilizzato e consapevole per trovarsi nel selvaggio west. Il cattivo, poi, è così cattivo ma anche così sfocato nella narrazione che fa solo il malvagio e sembra rifarsi fragilmente ai personaggi dissociati emotivamente dei film di Tarantino o di Besson. Tuttavia se ci rechiamo alla visione senza grandi aspettative o pensando al confronto con il film di Sturges – tantomeno con il primo, originale, di Kurosawa – ci godiamo un film girato bene, senza pause e senza indugiare su morti e sulle sofferenze. Certo, tuttavia, noi continuiamo a preferire la lunga scena finale ( che indugia sugli ammazzamenti ) di Peckinpah de Il Mucchio Selvaggio piuttosto della prolungata ma veloce scena finale di questo film, ma sappiamo bene che il Cinema di Hollywood, e non solo di oggi, è spesso ossessionato dal politicamente corretto.
Un film che si fa vedere, con una buona regia, con belle scene di azione e un cast d’attori all’altezza. Un po’ meno interessante la sceneggiatura e la colonna sonora che risulta un po’ enfatica e lontana per efficacia da quella originale.
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lgiulianini
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lunedì 6 febbraio 2017
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alla scoperta dell'uomo del west
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Ho molto apprezzato questo lavoro di Antoine Foqua, che non considero solo un ottimo remake del più noto lavoro di John Sturges comunque del 1960, ma qualcosa di nuovo e con motivazioni diverse da offrire allo spettatore che il puro intrattenimento seppur di livello, animato soltanto dalle sottomotivazioni della valorizzazione del senso dell'onore, del coraggio disinteressato e dell'amicizia virile.
Foqua ci offre uno spaccato umano e sociale dell'America post guerra civile, ancora per molti versi allo sbando, epoca in cui molti cercano una ricollocazione, e su tutto e tutti aleggia ancora un clima di violenza, un senso di vendetta e di precarietà che partendo dai singoli, si comunica a comunità intere, spesso piccoli e scalcinatissimi avamposti di una frontiera ancora poco definita, popolati da uomini sudaticci e sempre pronti a sfoderare le armi, paesuncoli con negozietti scalcinatissimi che trasudano assolati polveroni, ma con sempre in piena evidenza il becchino (a volte con tanto di salma del criminale di turno esposta), ed il saloon con annesso immancabile bordello.
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Ho molto apprezzato questo lavoro di Antoine Foqua, che non considero solo un ottimo remake del più noto lavoro di John Sturges comunque del 1960, ma qualcosa di nuovo e con motivazioni diverse da offrire allo spettatore che il puro intrattenimento seppur di livello, animato soltanto dalle sottomotivazioni della valorizzazione del senso dell'onore, del coraggio disinteressato e dell'amicizia virile.
Foqua ci offre uno spaccato umano e sociale dell'America post guerra civile, ancora per molti versi allo sbando, epoca in cui molti cercano una ricollocazione, e su tutto e tutti aleggia ancora un clima di violenza, un senso di vendetta e di precarietà che partendo dai singoli, si comunica a comunità intere, spesso piccoli e scalcinatissimi avamposti di una frontiera ancora poco definita, popolati da uomini sudaticci e sempre pronti a sfoderare le armi, paesuncoli con negozietti scalcinatissimi che trasudano assolati polveroni, ma con sempre in piena evidenza il becchino (a volte con tanto di salma del criminale di turno esposta), ed il saloon con annesso immancabile bordello.
La violenza e la precarietà sembrano respirarsi e toccarsi con mano nel villaggio di Rose Creek, i cui abitanti stanno per essere scacciati dalle loro terre dal “magnate ladrone” Bartolomew Bogue, che ha scoperto l'oro nelle vicinanze ed intende impadronirsi della valle sloggiandone i contadini con la violenza, appunto.
Ma commette l'errore di uccidere a sangue freddo il marito di Emma Cullen, interpretata dalla bella e brava Haley Bennet, una donna che “ha le palle”, e che si mette subito alla ricerca di chi possa offrirle giustizia, non disdegnando “la vendetta”.
Sarà Sam Chisolm, un ex pistolero yankee che ora fa il delegato di giustizia e l'ufficiale di pace in sette stati, come ripete ogni volta agli stralunati sceriffi quando stende qualcuno, al limite il pizzicagnolo del borgo, sfoderando l'avviso di taglia sempre ripiegato nel panciotto. Sam è il primo frutto che incontriamo degli orrori seminati dalla guerra civile americana, mai sufficientemente indagati neanche dalla storiografia ufficiale: si è riciclato come uomo di legge, ma si vede chiaro che lascia una scia di sangue enorme dietro di sé, ed ha subito lui stesso un crimine atroce, che ha sterminato la sua famiglia, che vendicherà proprio uccidendo Bart Bogue, ma questa dinamica personale che Fouqua accenna solamente, verrà svelata pienamente alla fine del film, perciò lasciamo allo spettatore il piacere di scoprirla.
Perciò quando Sam Chisolm accetta l'incarico che Emma Cullen gli conferisce lo fa non solo perché “anche i contadini hanno diritto ad una vita”, o perché gli offrono non molto ma “tutto” quello che hanno per ottenere una speranza di sopravvivere, ma per pareggiare il conto con un torto feroce, subìto proprio qualche anno dopo la fine della guerra civile (1867), perpetrato da una banda di “grigi” (ex confederati) rinnegati , proprio al soldo di Bogue per rubare terre nel Kansas, accumulando enormi fortune ai danni degli inermi, perché “Dio non le avrebbe create pecore, se non volesse che li tosassimo”.
Chissà quante fortune furono accumulate così, utilizzando bande di rinnegati che non deposero mai le armi da una parte e dall'altra, e batterono la frontiera seminando sangue per decenni al soldo soltanto di chi li pagasse di più. Di questa temperie di incertezza e di violenza sono permeati tutti i personaggi: Goodnight Robichaux ed il suo socio orientale, che si guadagnano da vivere improvvisando duelli non cruenti (quasi), a base di scommesse, il giocatore Faraday che sbarca il lunario sui tavoli da gioco, il ricercato Vazquez, che accetta di partecipare all'impresa con la promessa che Chisolm non lo ricercherà più, il cacciatore di scalpi permeato di religiosità veterotestamentaria interpretato dall'ottimo Vincent d'Onofrio, che ha sulle spalle la fama di avere ucciso e scalpato 300 indiani crows però, ed accetta perchè ha bisogno di una nuova storia da vivere essendo ormai disoccupato dopo la chiusura degli indiani nelle riserve, il giovane e letale guerriero Comanche scacciato dagli anziani della sua tribù, che rimasto solo non sa di fatto ormai più dove andare.
Una umanità raccogliticcia e provvisoria quindi, con alle spalle ciascuno la sua violenza, e che si unisce per aiutare una popolazione inerme altrimenti preda del più violento di tutti, il capitalista in pectore che si arricchisce rubando ed uccidendo il prossimo, mossa più dal caso e dal bisogno di appartenere finalmente a qualcosa di utile, mettendo a tacere per un momento incubi, orrori subiti ed inferti, e finalmente smetterla almeno per un attimo di “non sapere dove andare”, a rischio anche di morirne.
Foqua ci regala quindi un ritratto dell'uomo del West com'era realmente per lo meno negli anni compresi tra il 1860 ed il 1890 in molti stati del sud ovest, dal New Mexico alla California almeno, al di là di retoriche patriottarde o superomismi fumettari: un uomo solo, sporco e sudato, sopravvissuto ad una guerra che aveva distrutto corpi e sfracellato spiriti, pronto ad ogni violenza pur di dare un senso ad una vita senza alcuna direzione. Sotto il profilo attoriale sono tutti bravi, ma spicca come sempre il carisma maturo di Denzel Washington, che meriterebbe il secondo oscar questa volta da protagonista, fotografia incantevole, commento musicale secondo me adeguato alle scene, sceneggiatura in grado di regalare molti momenti di emozione senza mai esagerare o forzare i toni. Non credo si possa chiedere di più ad un film.
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[+] ho dimenticato le stellineeeeeeeee
(di lgiulianini)
[ - ] ho dimenticato le stellineeeeeeeee
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dandy
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lunedì 13 marzo 2017
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buono.
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Che questo remake non potesse essere all'altezza dell'originale era scontato,ma Fuqua lo dirige con sufficiente mestiere e professionalità.Aggiorna la trama sostituendo i campesinos con gli abitanti di una cittadina in un west anonimo,e fornisce una motivazione a Chilsom per combattere Bogue(rivelata solo nel finale).Le sparatorie sono molto ben filmate(per quanto lungo lo scontro definitivo riesce a non essere troppo eccessivo)e il cast fa il suo dovere,anche se ovviamente regge solo in parte il confronto con i 7 del primo film.In effetti il risultato più che al film di Struges rimanda agli spaghetti western per personaggi ed iconografia,e a "Django unchained" per il protagonista e l'atmosfera generale(ma facendo a meno degli eccessi sanguinosi).
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Che questo remake non potesse essere all'altezza dell'originale era scontato,ma Fuqua lo dirige con sufficiente mestiere e professionalità.Aggiorna la trama sostituendo i campesinos con gli abitanti di una cittadina in un west anonimo,e fornisce una motivazione a Chilsom per combattere Bogue(rivelata solo nel finale).Le sparatorie sono molto ben filmate(per quanto lungo lo scontro definitivo riesce a non essere troppo eccessivo)e il cast fa il suo dovere,anche se ovviamente regge solo in parte il confronto con i 7 del primo film.In effetti il risultato più che al film di Struges rimanda agli spaghetti western per personaggi ed iconografia,e a "Django unchained" per il protagonista e l'atmosfera generale(ma facendo a meno degli eccessi sanguinosi).I difetti principali sono due:l'eccessiva semplificazione della trama,incentrata perlopiù sul raggruppamento dei 7 e lo scontro finale(malgrado duri di più del prototipo sembra fin troppo sbrigativo)e l'overdose di political correct:oltre al protagonista afroamericano c'è la donna ovviamente capace di sparare,un'asiatico e un nativo.Un tantino eccessivo.Ma poteva andare peggio visti i tempi.Non indispensabile ma piacevole.Il mitico motivo di Elmer Bernstein si sente solo sui titoli di coda.
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