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nicola1
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lunedì 8 maggio 2017
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un buon remake
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Non mi ha deluso questo remake del classico del 1960 (al contrario di quel altro, orripilante, inguardabile remake di Ben Hur uscito quasi in contemporanea) Il film rispetta tutti i canoni del western-pistoleri e accenna qualcosa di quelli degli indiani. L'elemento drammatico è molto ben sviluppato, basta ricordare che la sceneggiatura è firmata da quel Nick Pizzolatto che in TV ci ha regalato la migliore serie degli ultimi anni, True Detective. Oltre al dramma anche la tensione è a mio parare ben congegnata. Niente da dire sugli attori, molto bravi e troverei ridicolo e puerile confronti con Yul Brynner o Steve McQueen. Probabilmente l'unico paragone accettabile è quello tra un magistrale Eli Wallach ed un insulso e fumettistico Peter Sarsgaard.
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Non mi ha deluso questo remake del classico del 1960 (al contrario di quel altro, orripilante, inguardabile remake di Ben Hur uscito quasi in contemporanea) Il film rispetta tutti i canoni del western-pistoleri e accenna qualcosa di quelli degli indiani. L'elemento drammatico è molto ben sviluppato, basta ricordare che la sceneggiatura è firmata da quel Nick Pizzolatto che in TV ci ha regalato la migliore serie degli ultimi anni, True Detective. Oltre al dramma anche la tensione è a mio parare ben congegnata. Niente da dire sugli attori, molto bravi e troverei ridicolo e puerile confronti con Yul Brynner o Steve McQueen. Probabilmente l'unico paragone accettabile è quello tra un magistrale Eli Wallach ed un insulso e fumettistico Peter Sarsgaard. Non concordo invece con quello che dice il Zappoli sulla scheda, la colonna sonora non doveva essere originale, durante diversi punti il tema di Bernstein, molto ben nascosta, ad un orecchio attento è percepibile, fino all'omaggio sui titoli di coda. Unico elemento negativo, sempre secondo me, è l'eccesso di quel politically correct che ormai già da anni inquina il cinema. Il gruppo eterogeneo protagonista del film (tanto da farlo sembrare il ponte comando dell'Enterprise) è accattivante, simpatico, funziona ma molto irrealistico per quelli anni, addiritura sopravvivono solo le minoranze. Bè forse tutto sommato è più che giusto, riparatore, visto che nell'epoca d'oro del western trovare un nero con la pistola era un'utopia.
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pbellofi
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domenica 14 maggio 2017
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western moderno
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A parte il remake , si tratta di un prodotto tecnicamente valido . I caratteri dei personaggi sono abbozzati e, per il loro approfondimento, vengono astutamente accostati, con circostanze ed eventi similari, ad episodi del film del 1960. Ne risulta quindi una semplificazione degli eventi ,almeno per chi ha visto il primo film. La battaglia finale e' un po' caotica . Del tutto inverosimile la gatling del 1879 che spara come una vulcan odierna. Direi tecnicamente buono e godibile, ma non coinvolgente.
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iltrequartista
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martedì 6 giugno 2017
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il remake degli eroi
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Premetto di aver visto il titolo originale ed anche il film di Kurosawa.
Oggettivamente erano due grandiose opere e mi sono avvicinato alla visione di questa pellicola con la dovuta cautela.
Pensavo ad un flop assoluto ma mi sbagliavo.
Sicuramente non si arriva al fascino delle opere prime ma ci sono degli elementi positivi.
Il gruppo dei nostri eroi fa indubbiamente simpatia ed ognuno con le sue peculiarità e contraddizioni,da una certa verve alla galoppante azione di fondo.
Il ritmo è studiato con cura ed i momenti di noia sono praticamente assenti.
La storia non è,per ovvi motivi originale,e questo rimane un limite,ma il concetto del sacrificio personale per il bene comune è sempre ammirabile.
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Premetto di aver visto il titolo originale ed anche il film di Kurosawa.
Oggettivamente erano due grandiose opere e mi sono avvicinato alla visione di questa pellicola con la dovuta cautela.
Pensavo ad un flop assoluto ma mi sbagliavo.
Sicuramente non si arriva al fascino delle opere prime ma ci sono degli elementi positivi.
Il gruppo dei nostri eroi fa indubbiamente simpatia ed ognuno con le sue peculiarità e contraddizioni,da una certa verve alla galoppante azione di fondo.
Il ritmo è studiato con cura ed i momenti di noia sono praticamente assenti.
La storia non è,per ovvi motivi originale,e questo rimane un limite,ma il concetto del sacrificio personale per il bene comune è sempre ammirabile.
Ogni tanto,come in questo caso,una rispolverata non può che farci piacere.
Ottime le prove degli attori,ognuno riesce a farsi ricordare e si ritaglia il proprio spazio con dignità,anche se probabilmente il cattivo di turno non è accattivante e temibile al punto giusto.
La visione è ampiamente consigliabile a patto che non vi mettiate a fare paragoni con il passato.
Rose Creek ha i suoi degni custodi come il villaggio di Ixcatlan diversi decenni fa.
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samanta
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lunedì 28 novembre 2022
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un western un pò surreale ...
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Quando si valuta un remake ci sono 2 possibilità: esprimere un giudizio confrontandolo con l'originale, ovvero giudicare unicamente il film in se. In genere preferisco la seconda possibilità ma in questo caso è opportuno utilizzare anche il primo criterio di giudizio anche per i continui riferimenti al precedente (ad esempio le frasi come "Tanti mi hanno pagato molto, nessuno mi ha dato tutto", lo stesso schema generale della vicenda. Certi capolavori tollerano dei sequel, ma un remake necessita che sia realizzato con i controfiocchi il ché non avviene in questo caso.
Il film uscito nel 2016 e recentemente dato in tv ha la regia di Antoine Fuqua regista con un buon curriculum e con discreti film d'azione (Attacco al potere, Equalizer, The Guilty).
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Quando si valuta un remake ci sono 2 possibilità: esprimere un giudizio confrontandolo con l'originale, ovvero giudicare unicamente il film in se. In genere preferisco la seconda possibilità ma in questo caso è opportuno utilizzare anche il primo criterio di giudizio anche per i continui riferimenti al precedente (ad esempio le frasi come "Tanti mi hanno pagato molto, nessuno mi ha dato tutto", lo stesso schema generale della vicenda. Certi capolavori tollerano dei sequel, ma un remake necessita che sia realizzato con i controfiocchi il ché non avviene in questo caso.
Il film uscito nel 2016 e recentemente dato in tv ha la regia di Antoine Fuqua regista con un buon curriculum e con discreti film d'azione (Attacco al potere, Equalizer, The Guilty). Il regista si avventura nel remake di un film ambientato nel Messico realizzato nel 1960, diretto da John Sturges a sua volta remake di un altro capolavoro: I 7 samurai. Il contesto ambientale per differenziarsi dall'originale non è credibile: la California del 1879 non era un paese isolato era da 10 anni collegata con la ferrovia all'Est, oltretutto la location del film (situata in Arizona) è una zona desertica che evidentemente non poteva attirare i coloni agricoltori protagonisti del film, tutt'al più attirava i cercatori d'oro. Inverosimile una situazione così carente di ordine legale con la presenza di eserciti mercenari di centinaia di uomini, la California era diventata Stato degli USA nel 1850. Non sono credibili o comunque delineati superficialmente i protagonisti a cominciare dal boss-magnate Bogue malamente interpretato da Peter Sarsgord (discreta carriera da comprimario) come un psicopatico maldestro. Specialmente poi il regista si è dimenticato di una regola fondamentale: creare un'empatia tra lo spettatore e i protagonisti, ma qui dei magnifici 7 è poco approfondita la psicologia del capo Sam (il bravo Denzel Washington) e di Josh (Criss Pratt) degli altri pistoleros per nulla, l'inserimento di un indiano (Martin Sensmaier) tatuato come un pagliaccio (tatuato pure il cavallo) e di un cinese non serve a comprendere le motivazioni per cui questi pistoleros combattono. La novità è poi l'aggiunta (in ottemperanza al politically correct) di una donna Emma (Haley Bernet) che anche lei spara a più non posso. Il film rivisitato alla moda degli spaghetti western e con una verniciata alla Quentin Tarantino, è lungo (2h e 1/4) ed è lento soffermandosi sui dettagli (tipo il bicchiere sul tavolo o la mosca sul naso) a scapito della completezza della storia, mentre in un film d'azione è fondamentale il ritmo: ci sono più eventi nel film del 1960 che in questo. Tecnicamente è ben diretto con esterni suggestivi, il finale (troppo lungo) è coreografico con qualche sbavatura; la presenza di una mitragliatrice non proprio dell'epoca o la ripetitività delle scene:un uomo con impermeabile color tortora è ucciso 2 o 3 volte, ci sono centinaia di morti distesi ma neanche un cavallo è rimasto ucciso. Alla fine lo spettatore rimane perplesso con le orecchie rintronate da una musica fragorosa e brutta, di fronte a una storia che rimane surreale.
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dhany coraucci
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giovedì 13 ottobre 2016
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7 magnifici in tutti i sensi
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Che siano magnifici non c’è alcun dubbio. Mai vista una squadra di outsiders tribolati e dall’alterna fortuna così simpatici e affascinanti. Tutti sono bellissimi, a cominciare dal mitico Denzel, a mio parere l’attore più elegante e carismatico di Hollywood che qui torna con il suo personaggio ombroso e leale, a farsi portavoce di una giustizia che premia i deboli e mortifica i forti, come è accaduto solo in un certo cinema innocente del passato. Ma anche Chris Pratt non gli è da meno, in tutti i sensi, una bellissima canaglia dal cuore d’oro che lo affianca e lo sostiene e vogliamo, poi, parlare di Ethan Hawk? Anche lui si è imbellito con la vecchiaia e la parte del bastardo che si redime è proprio nelle sue corde.
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Che siano magnifici non c’è alcun dubbio. Mai vista una squadra di outsiders tribolati e dall’alterna fortuna così simpatici e affascinanti. Tutti sono bellissimi, a cominciare dal mitico Denzel, a mio parere l’attore più elegante e carismatico di Hollywood che qui torna con il suo personaggio ombroso e leale, a farsi portavoce di una giustizia che premia i deboli e mortifica i forti, come è accaduto solo in un certo cinema innocente del passato. Ma anche Chris Pratt non gli è da meno, in tutti i sensi, una bellissima canaglia dal cuore d’oro che lo affianca e lo sostiene e vogliamo, poi, parlare di Ethan Hawk? Anche lui si è imbellito con la vecchiaia e la parte del bastardo che si redime è proprio nelle sue corde. Sono solo i primi 3, di magnifici ce ne sono ancora quattro (non vi dico il misterioso, sensualissimo lanciatore di coltelli giapponese!), o meglio tre, l’ultimo è laido e grasso (Vincent D’Onofrio) ma ci si affeziona anche a lui. Fuqua che ha sempre dato un gran ritmo ai suoi film qui si misura con spettacolari sparatorie e benché utilizzi la tecnica veloce e adrenalinica di un modernissimo action-movie non disdegna il classico western di tanto tempo fa, infatti le pistole tra le dita dei pistoleri fanno parecchie giravolte prima di infilarsi perfettamente nella leggendaria fondina ed è vero che tra le sue inquadrature sfila un po’ tutto il Far West, non solo quello di John Sturges, ma anche quello di Sergio Leone, tuttavia lo spirito con il quale il film si conclude a me ha ricordato il mio western preferito Butch Cassidy, con la gioiosa malinconia dei cowboy solitari che vincono tutte le sfide tranne quella con i propri demoni.
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