carloalberto
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lunedì 7 dicembre 2020
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un menage a trois nel paradiso terrestre
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Poche idee confuse ed assemblate alla meno peggio in un film che dovrebbe rientrare, per il plot ispirato ad un romanzo di fantascienza, cui il regista Craig Zobel, peraltro, non resta fedele, nel genere post apocalittico ed invece ha i toni del dramma sentimentale incentrato sul menage a trois tra i sopravvissuti al disastro nucleare, fortunatamente per lo spettatore interpretati da attori più che decenti,tra cui Chiwetel Ejiofor protagonista del bellissimo 12 anni schiavo, purtroppo impegnati in dialoghi privi di senso e costretti nei panni di personaggi senza spessore che rimangono indefiniti ed enigmatici fino alla fine, forse per avvolgere in un alone di mistero il nulla assoluto.
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Poche idee confuse ed assemblate alla meno peggio in un film che dovrebbe rientrare, per il plot ispirato ad un romanzo di fantascienza, cui il regista Craig Zobel, peraltro, non resta fedele, nel genere post apocalittico ed invece ha i toni del dramma sentimentale incentrato sul menage a trois tra i sopravvissuti al disastro nucleare, fortunatamente per lo spettatore interpretati da attori più che decenti,tra cui Chiwetel Ejiofor protagonista del bellissimo 12 anni schiavo, purtroppo impegnati in dialoghi privi di senso e costretti nei panni di personaggi senza spessore che rimangono indefiniti ed enigmatici fino alla fine, forse per avvolgere in un alone di mistero il nulla assoluto.
In una delle ultime scene, diradate le nebbie che calano sulla valle incantata miracolosamente intatta non restano che sparuti accenni a testi biblici e larvati riferimenti religiosi come temi non affrontati e buttati lì con nonchalance in modo quasi distratto e non approfonditi minimamente, per mancanza di mezzi o per scelta autoriale non è dato sapere.
Nonostante ciò, la pellicola, incredibilmente, riesce a non essere del tutto noiosa. L’attesa del colpo di scena, infatti, mantiene abbastanza viva l’attenzione, anche se, via via che scorrono i minuti e ci si approssima al finale, ci si rende sempre di più conto della delusione imminente, che inesorabilmente arriva troncando ogni aspettativa di un riscatto improbabile del film all’ultimo minuto, lasciando lo spettatore con tanti interrogativi; il più drammatico riguarda il perché ci si sia avventurati nella visione del film stesso.
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elgatoloco
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giovedì 27 gennaio 2022
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film postnucleare enigmatico
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"Z for Zachariah"(Cirag Zobel, sceneggiatura di Missah Modi dal romanzo di Rober C.OBrien, 2015). Dopo unca catasrofe nucleare, che si non viene quantificata né descritta neppure per cenni, in un luogo indertemrinato una donna vive poveramente con quanto è della famiglia d'origine. Arriva un ricercatore, rimasto contematinato dalle radiazioni, che se ne riprende bene-i due vivono quasi more uxorio ma non"consumando"il rapprto, dato che lui è convinto che sarebbe prematuro, finché arriva un terzo uomo,bianco a fdifferenza dello scienziato. Lavori necessari da compiere(anche servendosi del legname della chiesa, che la donna non vuole abbattere, dato che suo padre era un pastore), che in parte svolgono insieme ma fra i due si consuma(la donna e il nuov arrivato(qualcosa avvienem scatenando una gelosia sotterranea dello scienziato.
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"Z for Zachariah"(Cirag Zobel, sceneggiatura di Missah Modi dal romanzo di Rober C.OBrien, 2015). Dopo unca catasrofe nucleare, che si non viene quantificata né descritta neppure per cenni, in un luogo indertemrinato una donna vive poveramente con quanto è della famiglia d'origine. Arriva un ricercatore, rimasto contematinato dalle radiazioni, che se ne riprende bene-i due vivono quasi more uxorio ma non"consumando"il rapprto, dato che lui è convinto che sarebbe prematuro, finché arriva un terzo uomo,bianco a fdifferenza dello scienziato. Lavori necessari da compiere(anche servendosi del legname della chiesa, che la donna non vuole abbattere, dato che suo padre era un pastore), che in parte svolgono insieme ma fra i due si consuma(la donna e il nuov arrivato(qualcosa avvienem scatenando una gelosia sotterranea dello scienziato. Finché a causa di una lavoro svolto dai due uomini... quasi una"rivelazione fianle", quasi una risoluzione di una questione altrimenti difficile da "districare". Il film non si può dire propriamente di"science .fiction"(non conosco il romazo.-.base), ma sicuramente è in qualche modo "post-atomico", ma ad un certo punto la vera querelle viene ad essere quella classica: lui, lei, l'altro(volendo, il"terzo incomodo"), con previsioni da parte degli spettatori e delle spettatici(scomesse, forse, quando il film era nelle sale), dove in realtà il finale si sottrae a una"soluzione preconfezionata", riuscendo ad essere"altra cosa", a proporre scenari nuovi e inconsueti. Decisamente non siamo in presenza né di un"caoolavoro"ma neppure di un film dozzinale, dato che l0elemento psicologico è sostanzialmente curato, tra titubanze, ritrosie, qualche decisione fin troppo prudente, qualche altra che invece è realmente una"decisione". Deicsamente siamo in un ambito abbastanza elevato dal punto di vista filmologico, senza però che si atinga in alcun modo l'originalità- sono lointane soluzioni, insomma, è la Stanley Kubrick, per intenderci. Tre soli interpreti, con Margot Robbie, Chiwetel Ejofor, che è lo scienziato di colore(e al tema lo stesso protagonista dà un certo peso, come anche il film nel suo complesso), Chris Pine, dove né la scneografia(giustamente ridotta all'essenziale, data la situazione)né la fotorgrafia o il montaggio regalano frissons pparticolari. El Gato
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alex62
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sabato 6 agosto 2016
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l'apocalisse è già qui
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La catastrofe è passata: non si conosce il numero dei sopravvissuti; potrebbero essere milioni o solo poche decine di persone, oppure…nessuno…tranne la splendida, ingenua e conturbante Ann Burden (la bellissima Margot Robbie, indimenticabile moglie di Di Caprio in Wolf of Wall Street). Una spessa coltre di polvere di morte ha ucciso ogni forma di vita. L'olocausto nucleare ha trascurato solo una minuscola valle nascosta, come un piccolo giardino segreto, rimasto intatto. Ann Burden vive nel suo centro e diffida ad allontanarsene: è rimasta sola; sono morti tutti o partiti quelli della sua famiglia e del suo villaggio. Ma Ann è stanca di badare a se stessa da sola, da così tanto tempo che non ricorda la sua vita precedente, troppo breve.
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La catastrofe è passata: non si conosce il numero dei sopravvissuti; potrebbero essere milioni o solo poche decine di persone, oppure…nessuno…tranne la splendida, ingenua e conturbante Ann Burden (la bellissima Margot Robbie, indimenticabile moglie di Di Caprio in Wolf of Wall Street). Una spessa coltre di polvere di morte ha ucciso ogni forma di vita. L'olocausto nucleare ha trascurato solo una minuscola valle nascosta, come un piccolo giardino segreto, rimasto intatto. Ann Burden vive nel suo centro e diffida ad allontanarsene: è rimasta sola; sono morti tutti o partiti quelli della sua famiglia e del suo villaggio. Ma Ann è stanca di badare a se stessa da sola, da così tanto tempo che non ricorda la sua vita precedente, troppo breve.
Poi, all'improvviso, cambia tutto: c'è un altro essere umano con il quale condividere parole, sentimenti, emozioni, cibo, cose. Ma purtroppo Ann dovrà presto fare i conti con quanto abbia trasformato non solo l'esterno del mondo la catastrofe nucleare, bensì l'interiorità dell'uomo. I pochi sopravvissuti, fuori della sua “valle dell'Eden”, sono divenuti avidi, cinici cacciatori, senza più alcuna remora morale. Un mondo vuoto è un mondo privo di etica? Oppure quegli uomini erano sempre stati spietati, cinici e amorali e fingevano di obbedire a un codice comportamentale che era soltanto legge di convivenza?! Anzi…di sopravvivenza!?
Lo scopriremo, dolorosamente, sulla pelle e nel cuore di Ann. Lei era cresciuta in un giardino paradisiaco, credeva, era sicura dell'esistenza di Dio, ma lì entreranno orchi spietati e approfitteranno della sua struggente ingenuità, senz'alcuna pietà.
Non è un film per stomaci delicati…non è una storia d'amore…
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