gianleo67
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lunedì 26 giugno 2017
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jay...got a gun
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Sulle tracce della sua amata, fuggita col padre in seguito ad un assassinio commesso in patria, il giovane e sprovveduto Jay approda in America dalla natia Scozia.
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Sulle tracce della sua amata, fuggita col padre in seguito ad un assassinio commesso in patria, il giovane e sprovveduto Jay approda in America dalla natia Scozia. Il provvidenziale incontro con una bounty killer disilluso e taciturno, gli consentiranno di superare i numerosi ostacoli di una terra violenta e selvaggia, ricongiungendosi con la ragazza per un affollato rendez-vous finale che assomiglia più ad un assedio che al romantico appuntamento d'amore che aveva da tempo sognato. Epilogo tragico e poetico insieme.
Piccolo western indipendente australiano che azzecca toni e temi di un trasognato apologo sulla purezza dei sentimenti e la crudeltà della vita, imbastendo lo stralunato viaggio iniziatico di un novello Dead Man che conta le stelle, insegue un improbabile sogno d'amore e si dirige a dorso di cavallo verso il suo tragico destino di morte. Se il modello è senz'altro il compassato e stralunato western animista che consacrò al successo l'eccentrico talento di Jim Jaramush vent'anni prima, con il suo ritmo lento, gli oscuri presagi di incontri significativi e le sue riflessioni oniriche sul destino dell'uomo, le vicissitudini del giovane Jay alla ricerca dell'amore sono l'originale contrappasso di un mito della frontiera che alla purezza del sentimento contrappone il cinismo della realtà ed alla crudeltà dei destini contrappone il coronamento dell' inaspettato sogno di una vita a due. Lungo i sentieri accidentati e perigliosi di un Nuovo Mondo anarchico e spietato, Maclean imbastisce la fuga del suo giovane protagonista dalle insormonatbili barriere sociali e dalle inique vessazioni feudali della Vecchia Europa, scandendo un racconto ironico e crudele che sfrutta il candore dell'innocenza per conseguire gli implacabili scopi della propria avidità e sancendo l'infingarda alleanza di personalità antitetiche che finiranno inevitabilmente per influenzarsi a vicenda: il ragazzo costretto a diventare uomo macchiandosi del sangue di gente innocente e lo spietato assassino ad accarezzare la purezza del sogno ereditando il valore dell'unico sentimento in grado di generare la vita laddove ci sono solo morte e distruzione. Dal minimalismo di un itinerario segnato da incontri beffardi e personaggi grotteschi (pellerossa pacifici, criminali travestiti da soldati, liberti negri dall'anima folk, cacciatori di taglie dai modi gentili, spiantati antropologi truffatori, miti pellegrini svedesi con prole all'assalto di una drogheria, bande di superstiziosi killer nomadi) ai contrappunti onirici degli struggenti flashback di un tenero idillio tra le bianche scogliere della madrepatria, questo western lento e poetico si dirige a passi implacabili verso il suo ineluttabile rendez-vous di morte, aprendosi con sornione disincanto alla struggente bellezza di una frontiera americana riprodotta dalle parti della South Island neozelandese, e chiudendosi nell'atteso tiro al bersaglio di una casupola in mezzo al nulla difesa da una impavida e coraggiosa Signora di Cuori (Jane Got a Gun). Michael Fassbender è questa volta il disilluso padre putativo del già cresciuto Kodi Smit-McPhee (The Road) da accompagnare con sguardo impassibile e passo sicuro verso l'incerto futuro di un inaspettato ricongiungimento familiare. Suggestiva colonna sonora, tra cui il tema suonato dai Django Django (del fratello David McLean) che prende il titolo del film. Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2015.
"La vita è molto di più che sola sopravvivenza. Me lo ha insegnato Jay Cavendish...durante il suo breve viaggio verso Ovest"
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lucap96
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martedì 13 ottobre 2015
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buon film, poca azione ma molto significativo
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Chi si aspetta un film d'azione, rimarrà deluso. La pellicola narra le avventure di un ragazzo, partito in cerca dell'amata, verso west. Verrà aiutato, per strada, dal misterioso Silas (Michael Fassbender, sempre più star, altro che sconosciuto), che ha qualcosa da nascondere.
Una storia di amore, redenzione e molto altro. A me il film è piaciuto, anche se molto lento (che non vuol dire noioso), retto soprattutto sulle spalle di uno dei migliori attori attualmente in circolazione (lo aspetto alla "prova del fuoco",, cioè "Assassin's Creed"), che riesce a mostrare egregiamente l'evoluzione del suo personaggio, epicentro della storia.
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Chi si aspetta un film d'azione, rimarrà deluso. La pellicola narra le avventure di un ragazzo, partito in cerca dell'amata, verso west. Verrà aiutato, per strada, dal misterioso Silas (Michael Fassbender, sempre più star, altro che sconosciuto), che ha qualcosa da nascondere.
Una storia di amore, redenzione e molto altro. A me il film è piaciuto, anche se molto lento (che non vuol dire noioso), retto soprattutto sulle spalle di uno dei migliori attori attualmente in circolazione (lo aspetto alla "prova del fuoco",, cioè "Assassin's Creed"), che riesce a mostrare egregiamente l'evoluzione del suo personaggio, epicentro della storia. Da contrappeso, vi è il classico ragazzo, realista e ingenuo, che si oppone al crudo realismo del protagonista. Insomma, ottimo film, pur non essendo proprio il mio genere.
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alex62
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venerdì 5 agosto 2016
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sapersi far da parte
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Michael Fassbender è un attore estremamente dotato. Già la scena nel bar sotterraneo di Bastardi senza gloria di Tarantino era stata rivelatrice di un talento giocato per intero da seduto, senza alcun effetto da attore, avendo come sparring partner quella stupenda creatura e ottima attrice di Diane Kruger, capace a sua volta di esprimere un professionismo talmente alto da risultare credibile in ruoli da “bellona” (Elena in “Troy”) e altrettanto valida in ruoli drammatici e perfino comici! - Quest'ultima quindi avrebbe potuto fare agevolmente ombra a Fassbender…e invece lui risultò indimenticabile.
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Michael Fassbender è un attore estremamente dotato. Già la scena nel bar sotterraneo di Bastardi senza gloria di Tarantino era stata rivelatrice di un talento giocato per intero da seduto, senza alcun effetto da attore, avendo come sparring partner quella stupenda creatura e ottima attrice di Diane Kruger, capace a sua volta di esprimere un professionismo talmente alto da risultare credibile in ruoli da “bellona” (Elena in “Troy”) e altrettanto valida in ruoli drammatici e perfino comici! - Quest'ultima quindi avrebbe potuto fare agevolmente ombra a Fassbender…e invece lui risultò indimenticabile. Altrettanto lo fu, ma finalmente da protagonista in “Shame”. E qui il ruolo, difficilissimo, era quello di un sex addict all'ultimo stadio di una dipendenza estrema.
Insomma tutto questo per dire che da un attore di questa vaglia ci si aspetterebbe la pretesa di avere sempre e comunque il centro della scena…e invece: eccolo, produttore esecutivo di un progetto piccolo piccolo, ma pretenzioso. Talmente pretenzioso da voler raccontare il selvaggio West (ah che bei ricordi!) attraverso gli occhi di un giovane inglese con la testa piena di sogni e il cuore traboccante d'amore per la sua plebea Rose Ross!
E qui Fassbender si fa da parte, lascia metà del film senza la sua sempre interessante presenza e poi compare e scompare, celandosi dietro gli altri attori, intonando in minore per non coprire le loro voci. Ma non c'è niente da fare, nonostante la rudezza del personaggio e l'esilità della storia, è lui che buca lo schermo ad ogni inquadratura.
Ricorda Jennifer Jones, «lo snello pantere versicolore” di dannunziana memoria, che recitava in modo talmente intenso che i suoi partner dovevano fare il doppio della fatica almeno per non dover scomparire dalla scena. Ma ve la ricordate in “Duello al sole”? Ah quello sì che fu un grande film!
Sì, insomma un filmetto, questo, una lunga scia di cadaveri: buoni? Cattivi? Meritavano o no di morire? Gli unici da salvare sono i Pellerossa, splendidamente affrescati…Quando infine ci stavamo abituando al gusto di un consolatorio “lieto fine”, ecco che il diciassettenne Jay Cavendish spira proprio fra le braccia della sua amata, finalmente ritrovata in coda a un'epopea, non riamato.
Volendo vederci una metafora, si potrebbe pensare che la vita è un continuo susseguirsi di equivoci mortalmente pericolosi e la cosa più difficile non è sopravvivere, ma semplicemente non trovarsi nella traiettoria della pallottola…Per fortuna, per caso, per Provvidenza? Chissà! La sceneggiatura non si preoccupa di fornirci una risposta.
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