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domenica 29 novembre 2015
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me & earl & the dying girl...
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Greg è un ragazzo cinico e immaturo incapace di relazionarsi con il prossimo, che preferisce sfuggire alla profondità dei rapporti umani crogiolandosi nella sua immaturità insieme al suo "collega" Earl, con il quale realizza cortometraggi-parodia di classici del cinema. Ma quando sua madre lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza del suo liceo malata di leucemia, Greg scopre piano piano quanto valore possa avere un vero legame di amicizia.
"Quel fantastico peggior anno della mia vita" va ad allungare la lista di quei film appartenenti a quel filone narrativo che prende il nome di "teeneger cancer movie", in cui il tema principale è appunto la malattia terminale giovanile, ormai diventata punto saldo di formazione adolescenziale in ambito letterario oltre che cinematografico.
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Greg è un ragazzo cinico e immaturo incapace di relazionarsi con il prossimo, che preferisce sfuggire alla profondità dei rapporti umani crogiolandosi nella sua immaturità insieme al suo "collega" Earl, con il quale realizza cortometraggi-parodia di classici del cinema. Ma quando sua madre lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza del suo liceo malata di leucemia, Greg scopre piano piano quanto valore possa avere un vero legame di amicizia.
"Quel fantastico peggior anno della mia vita" va ad allungare la lista di quei film appartenenti a quel filone narrativo che prende il nome di "teeneger cancer movie", in cui il tema principale è appunto la malattia terminale giovanile, ormai diventata punto saldo di formazione adolescenziale in ambito letterario oltre che cinematografico. Va quindi ad aggiungersi a titoli come "L'amore che resta", "50 e 50" e "Colpa delle stelle", ma lo fa in modo intelligente e per niente banale, così da farsi posto tra questi "classici" del genere.
Infatti, la pellicola vincitrice dell'ultimo "Sundance Film Festival" traccia inizialmente una netta linea di separazione tra due mondi, adolescenza e maturità, perfettamente incarnati da Greg e Rachel, per poi farli re-incontrare nel rapporto che nascerà fra questi ultimi. Greg, eterno adolescente, ha eretto una barriera emozionale nei confronti degli altri per evitare di soffrire, ed è indolente al proprio futuro per la paura di crescere e di affrontare tutte le responsabilità che questo comporta. Rachel, al contrario, è l'emblema della maturità, in grado di accettare in modo razionale e riflessivo la propria terribile condizione ed il proprio assurdo destino. Greg e Rachel troveranno così nel profondo rapporto di amicizia che si instaurerà tra loro un proprio microcosmo in cui poter crescere insieme, un "mondo" in cui il primo cercherà di dare un senso al proprio futuro, mentre la seconda cercherà di darlo al proprio vissuto e a una vita che ormai le sta sfuggendo di mano. A questa diade si aggiunge il "collega" Earl, figura confinata sullo sfondo, ma dotata di saggezza e buonsenso, utile per insegnare a Greg il valore sentimentale dell'amicizia.
"Quel fantastico peggior anno della mia vita" è anche un film colto, e lo dimostra attraverso l'omaggio che rende al cinema-capolavoro (riprendendo vagamente l'idea de "gli acchiappafilm"), e in particolare al cinema "sognatore" di Herzog ("Fitzcarraldo", "Aguirre"), espressione del carattere sognatore della pellicola stessa. Ma lo dimostra sopratutto attraverso l'omaggio al cinema in toto, con la divisione in capitoli tipica del cinema tarantiniano, le azzardate ma efficaci inquadrature andersoniane, e i siparietti in stop motion. A cui si aggiungono l'ottima regia, la fotografia molto pulita, l'azzeccatissima colonna sonora e le ottime interpretazioni dei giovani attori, che non fanno altro che rendere ancora più emozionante questo piccolo capolavoro del cinema indie.
In conclusione, un film intimista e introspettivo, che sa guardare all'interno degli aspetti più intimi dell'animo umano, un film ironico e toccante, in grado di divertite e commuovere allo stesso tempo, ma sopratutto un film che fa riflettere, non soltanto sulla vita e sulla morte, ma anche e soprattutto sul valore dei rapporti umani, perché in fondo, il vero patrimonio dell'umanità siamo noi stessi.
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fedson
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mercoledì 13 gennaio 2016
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world of greg
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L'adolescente Greg, ragazzo introverso, che non crede ne in se stesso, né nell'amicizia, vive la sua giovane vita guardando e girando film insieme a Earl, il suo "collega". Risulta essere più creativo coi suoi film che con la sua stessa vita e i suoi interessi. Un giorno, la madre di Greg lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza di liceo malata di leucemia. Per Greg sarà l'inizio del suo percorso verso la propria maturità e la crescita. Presentato e premiato con successo al Sundace Film Festival 2015, e considerato dalla critica come uno dei migliori film dell'anno, la pellicola rappresenta la giusta trasposizione del romanzo americano Me, Earl & The Dying Girl.
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L'adolescente Greg, ragazzo introverso, che non crede ne in se stesso, né nell'amicizia, vive la sua giovane vita guardando e girando film insieme a Earl, il suo "collega". Risulta essere più creativo coi suoi film che con la sua stessa vita e i suoi interessi. Un giorno, la madre di Greg lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza di liceo malata di leucemia. Per Greg sarà l'inizio del suo percorso verso la propria maturità e la crescita. Presentato e premiato con successo al Sundace Film Festival 2015, e considerato dalla critica come uno dei migliori film dell'anno, la pellicola rappresenta la giusta trasposizione del romanzo americano Me, Earl & The Dying Girl. Giusta, perché il profilo audiovisivo - girato con semplicità e delicatezza dal regista Alfonzo Gomez-Rejon, offre al pubblico una storia diretta, senza sottotrame di troppo, che calza perfettamente ad una regia fatta di immagini creative, montate con intelligenza, tese a narrare in maniera inventiva (e, si ripete, giusta) il tipo di storia che abbiamo sotto gli occhi. Il regista si avvicina intimamente al pubblico, a noi, facendoci entrare - tramite gli occhi di due ragazzi e una ragazza in punto di morte - nell'ormai conosciuto mondo adolescenziale, si sà, trattato già più volte da altre pellicole di genere. Il punto focale del film, risiede nel fatto che non intende essere esclusivamente un prodotto per adolescenti o giovani. Nonostante il festival in cui è stato presentato e acclamato con piacere, brulica di giovani cineasti alle prime armi che tentano di farsi strada nel mondo cinematografico di oggi, ecco che, tra tanti prodotti, emerge il film in questione. Non si parla della classica storia in cui lo sfigato di turno, incompreso e con pochi amici, viene preso di mira dai bulletti di tutti i giorni e non riesce mai ad avere un appuntamento con la ragazza più bella dell'istituto. In una minuscola parte c'è anche questo, ma nell'altra, visivamente più rara e creativa, esiste la possibilità di raccontare ancora tutto questo, ma in maniera diversa. E Gomez-Rejon, servendosi di un casti di talentuosi giovani e di inquadrature calde e tendenzialmente creative, riesce nel suo intento, uscendone vincitore in grande stile e consapevolezza artistica. Il suo film è un prodotto audiovisivo leggero, elementare, che diverte, proprio come i film che i due ragazzi sperimentano. E' uno di quei film di cui il cinema di oggi ha bisogno. Film indipendenti, onesti, brillanti, scritti da giovani che combattono verso la scoperta di un cinema inteso non più come macchina di ritrito intrattenimento superficiale, ma come naturale mezzo estetico, come voce, come "sguardo", che delicatamente prende sottobraccio il pubblico e lo conduce verso storie audiovisive leggere e spontanee, dedite ad una riflessione non di carattere duramente critico, ma di puro godimento di vedere una storia d'intimità che va dritta al cuore dello spettatore. Quel tipo di film necessario, artigianale, che ancora incanta con semplicità.
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eugenio
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venerdì 18 dicembre 2015
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greg,earl e rachel
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Il genere dei “cancer movie” è pericoloso.
Pericoloso per il pubblico perchè preda di facili pietismi; pericolo per lo sceneggiatore che magari non perpepisce, non per sua colpa ma per la complessità e l’assoluta intimità della tematica, la giusta profondità analitica; pericoloso infine per gli stessi attori spesso mai in grado di rendere con la decisa convinzione il decadimento psichico e fisico che una malattia terminale comporta.
Senza andare troppo in là temporalmente, l’archetipo del cinema americano ambientato al liceo (le high school) è sempre un leit-motiv comune di questo genere quasi a simboleggiare la caducità nel passaggio dal mondo adolescenziale, sintomaticamente caratterizzato con il termine di “scuola dell’obbligo” e quello adulto che segna la vita del giovane uomo pronto ad affrontare il mondo che verrà.
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Il genere dei “cancer movie” è pericoloso.
Pericoloso per il pubblico perchè preda di facili pietismi; pericolo per lo sceneggiatore che magari non perpepisce, non per sua colpa ma per la complessità e l’assoluta intimità della tematica, la giusta profondità analitica; pericoloso infine per gli stessi attori spesso mai in grado di rendere con la decisa convinzione il decadimento psichico e fisico che una malattia terminale comporta.
Senza andare troppo in là temporalmente, l’archetipo del cinema americano ambientato al liceo (le high school) è sempre un leit-motiv comune di questo genere quasi a simboleggiare la caducità nel passaggio dal mondo adolescenziale, sintomaticamente caratterizzato con il termine di “scuola dell’obbligo” e quello adulto che segna la vita del giovane uomo pronto ad affrontare il mondo che verrà.
La formazione, tematica cara a tantissimi film e grandi cineasti come il celebre Gus Van Sant (L’amore che resta o l’ancor più celebre Colpa delle stelle di Josh Boone) oppure Noi siamo infinito di Chbosky, è elaborata secondo il proprio grado di giustizio dipendente oltre che dalla sensibilità attoriale anche dalla conoscenza del genere che non può esulare da un accorato studio.
Le sensazioni, le vicisstiudini che caratterizzano l’arco della vita che va dai quattordici ai diciottono anni, influenzano per sempre le caratteristiche del giovane adulto che deve trovarsi dopo il diploma ad affrontare il mare tempestoso della maturità. Se però quel giovane adulto è malato terminale, ecco che il tempo acquista una matrice più importante ed ogni istante si fa più prezioso e imprescindibile.
Me and Earl and the Dying Girl(malamente tradotto in Italia come Quel fantastico peggior anno della mia vita)sintetizza sin dal titolo (originale) i protagonisti della storia: Io (cioè Greg), Earl, e la ragazza in fin di vita (Rachel).
Greg è un liceale all’ultimo anno, socialmente distante e anaffettivo nei confronti degli altri, anonimo, indeciso nel proseguire gli studi, dalla spiccata passione per il cinema e i cortometraggi, parodiando grandi classici della storia del cinema (Sockwork orange, parodia del celebre A Clockwork Orange, Arancia Meccanica, è qualcosa di sublime con Alex ridotto a “calzino”) che realizza con l’amico Earl, comunemente definito “collega”, un giovanottone di colore che sarebbe piaciuto a Spike Lee.
Rachel irrompe nelle loro vite come un fulmine a ciel sereno mediante la madre di Greg che reputa socialmente importante per il figlio la frequentazione con questa delicata fanciulla a cui è stata diagnosticata una leucemia.
I giorni di doomed friendship, di forzata amicizia, da un iniziale algido contatto, diverranno ben presto sempre più intimi e rassicuranti ma non è la storia di tenere passioni tra un parzialmente disadattato e una malata terminale il cuore della vicenda; il film non è una copia del sopraccitatoAmore che resta, non conta tanto il sentimento quanto il punto di vista assolutamente personale (ben descritto da una voce fuori campo) di Greg che ben raffigura il mondo “selvaggio” delle high school americane, delle mense, dei prom (balli di fine anno), parafrasando la realtà durante soporifere lezioni.
Questo dà valore aggiunto alla pellicola: Alfonso Gomez-Rejon è conscio di non poter competere con pellicole blasonate hollywoodiane dai famosi attori cari al pubblico giovanile puntando conseguentemente a semi-sconosciuti ma dal notevole affiatamento. Dal canto suo, tuttavia, Quel fantastico peggior anno della mia vita può contare sull’esperienza personale del cineasta, la perdita del padre, del regista che quasi trasmigra nel cinismo e nell’ironia di Greg quest’arma come gabbia dorata entro cui rifugiarsi dalla socialità del gruppo e rintanarsi col suo amico Earl nell’ufficio del professore di storia a guardare film d’autore.
E quando, dopo intensi pomeriggi e velati accenni a grandi capolavori parodiati tra cui quelli di Werner Herzog e Klus Kinski, la chiusa cinefilia scolastica si trasforma lentamente nel dolore della consapevolezza della malattia umana, il film intraprende il binario della drammaticità, ecco che noi spettatori quasi non ce ne accorgiamo, avvinti da una storia che perchè no, potrebbe essere capitata a ciascuno di noi.
Sfruttando il talento cinematografico, frutto di un passato da documentarista e aiuto-regista di importanti registi come Inarritu, Gomez-Rejon confeziona una vicenda “apparentemente leggera” conscio della gravità del male, alleggerita dalla fantasia e dall’intelligenza grazie all’originalità di uno script fresco privo di retorica.
E quando la ferale notizia ci accoglie, bè, non potremmo dire di aver vissuto i momenti passati con i sorrisi e la giusta dose di lacrime (senza necessità di fazzoletti nel finale tranne per una scena ma non faccio spoiler) nel presente eterno che vivrà in ognuno di noi: la giovinezza
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shiningeyes
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domenica 7 febbraio 2016
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un film semplice ma dai veri sentimenti
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Greg è un diciassettenne timido e riservato che ha scelto la via dell’invisibilità per la paura di intrattenere rapporti personali con altri coetanei. Ha un solo amico, Earl, che chiama “collega” e con cui passa il tempo a realizzare lungometraggi kitsch che omaggiano e parodiano grandi film d’autore. Le cose cambiano quando la madre ordina a Greg di stare vicino ad una sua compagna di scuola, Rachel, che sta combattendo contro la leucemia.
Il film di Rejon è un delizioso ritratto di quella che non altro che la nascita e sviluppo di una splendida amicizia, con tanto di buone idee atte a sdrammatizzare il tono drammatico della situazione di Rachel.
In particolare i comici film girati dai due ragazzi riescono ad alleggerire quel senso di pesantezza che ci pervade nell’assistere ai momenti più deprimenti, oltre a mostrare scelte derivate da un ottimo buon gusto e abili nel dare suggerimenti su film e registi da approfondire.
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Greg è un diciassettenne timido e riservato che ha scelto la via dell’invisibilità per la paura di intrattenere rapporti personali con altri coetanei. Ha un solo amico, Earl, che chiama “collega” e con cui passa il tempo a realizzare lungometraggi kitsch che omaggiano e parodiano grandi film d’autore. Le cose cambiano quando la madre ordina a Greg di stare vicino ad una sua compagna di scuola, Rachel, che sta combattendo contro la leucemia.
Il film di Rejon è un delizioso ritratto di quella che non altro che la nascita e sviluppo di una splendida amicizia, con tanto di buone idee atte a sdrammatizzare il tono drammatico della situazione di Rachel.
In particolare i comici film girati dai due ragazzi riescono ad alleggerire quel senso di pesantezza che ci pervade nell’assistere ai momenti più deprimenti, oltre a mostrare scelte derivate da un ottimo buon gusto e abili nel dare suggerimenti su film e registi da approfondire.
La trama, semplice ma non scontata, ci accompagna nel percorso di crescita di Greg, il quale all’inizio non crede in se stesso e se ne sta chiuso nel suo guscio d’isolamento, ma che con l’incontro con Rachel maturerà e sarà più consapevole di ciò che è capace; tutto ciò mostrato con un tocco sensibile che ci fa affezionare al personaggio (ben interpretato da Thomas Mann). Importante dire che il film sembra anche un invito a vivere i rapporti e il mondo circostante in maniera più coraggiosa e decisa, e che non si è sempre sicuri vivendo nella bolla in cui si chiude Greg e che arriva sempre il momento di mettersi in gioco.
In un mondo cinematografico ormai fin troppo corrotto da politica e denaro, i film come “Me, Earl and The Dying Girl” sono un toccasana per coloro che amano il cinema semplice che mette in mostra personaggi “normali”, i quali però attraggono di più del classico eroe americano stereotipato, perché essi si avvicinano più a noi e al nostro stile di vita di persone che viviamo la vita reale. E la bellezza di un film come questo risiede in una semplicità, che ormai si è allontanata dalle intenzioni delle produzioni americane (ma anche europee), che vogliono solo storie con azioni con il fine di attirare il pubblico e basta, le quali devono tirare fuori scandali o violenza. Ben vengano opere come quella di Rejon, che ci regalano quel gusto di normalità create dai veri sentimenti e dai veri valori che importano davvero.
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farwell
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lunedì 25 aprile 2016
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the fault in our stars - part ii
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Purtroppo il tema è gia stato trattato dal titolo di questo commento, tuttavia bisogna ammettere che forse questo film è addirittura superiore. Mentre il più celebre "the fault in pur stars" lo fa - probabilmente - con un pizzico di romanticismo in più, anche questo film è "strappalacrime" e veritiero allo stesso tempo, raccontando anche tutte le evoluzioni di animo di un tipico adoloscente. Bellissime musica (Brian Eno ?!?) e fotografia, che mi invitano a ritenere questo fim migliore tra i due (il secondo ha avuto anche un seguito da quello che vedo...). Che dire? Certo gli americani hanno un po' stufato con il tema dell'ultimo anno di high school e l'entrata al college (sembra che abbiano vissuto i campi di lavoro forzati!!!!), però decisamente i film li sanno fare.
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Purtroppo il tema è gia stato trattato dal titolo di questo commento, tuttavia bisogna ammettere che forse questo film è addirittura superiore. Mentre il più celebre "the fault in pur stars" lo fa - probabilmente - con un pizzico di romanticismo in più, anche questo film è "strappalacrime" e veritiero allo stesso tempo, raccontando anche tutte le evoluzioni di animo di un tipico adoloscente. Bellissime musica (Brian Eno ?!?) e fotografia, che mi invitano a ritenere questo fim migliore tra i due (il secondo ha avuto anche un seguito da quello che vedo...). Che dire? Certo gli americani hanno un po' stufato con il tema dell'ultimo anno di high school e l'entrata al college (sembra che abbiano vissuto i campi di lavoro forzati!!!!), però decisamente i film li sanno fare. Attori, trama e tutto.... Mi compiaccio che un tema come la morte in età giovanile seguiti ad avere un certo riscontro: meglio questo che le prime "esperienze" al college.....
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lbavassano
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martedì 14 giugno 2016
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consueta storia strappalacrime? no.
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Come fare della consueta storia strappalacrime di amore e malattia un ottimo film. Innanzitutto lasciando l'amore sottotraccia, negandolo, scherzandoci sopra, e con ciò donandogli più forza. Ed anche la malattia non prendendola eccessivamente sul serio, prima del finale. Due simpatici protagonisti, non certo due campioni di bellezza, bravi però, e stralunate figure di contorno. Un inizio sfolgorante di virtuosismo cinematografico, decontestualizzante, zoomate rapidissime, primissimi piani, inquadrature mai banali al pari dei dialoghi, veloci, divertenti, che sempre dicono più di quanto non appaia.
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Come fare della consueta storia strappalacrime di amore e malattia un ottimo film. Innanzitutto lasciando l'amore sottotraccia, negandolo, scherzandoci sopra, e con ciò donandogli più forza. Ed anche la malattia non prendendola eccessivamente sul serio, prima del finale. Due simpatici protagonisti, non certo due campioni di bellezza, bravi però, e stralunate figure di contorno. Un inizio sfolgorante di virtuosismo cinematografico, decontestualizzante, zoomate rapidissime, primissimi piani, inquadrature mai banali al pari dei dialoghi, veloci, divertenti, che sempre dicono più di quanto non appaia. Una splendida colonna sonora, capace di coniugare senza stridori classico e moderno. Un omaggio tanto ironico quanto autentico ai capolavori del cinema di culto. Poi viene il finale strappalacrime, ma intenso, e bello, e soprattutto non scontato.
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onufrio
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venerdì 2 febbraio 2018
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un'amicizia da ricordare
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Una storia drammatica, raccontata con toni commediali. Greg è un 17enne all'ultimo anno di liceo, incapace di relazionarsi col prossimo, si ritrova per fare una favore alla madre, a fare amicizia con Rachel una sua coetanea alla quale gli è stato diagnosticato un tumore. Le prime visite in casa della ragazza appaiono forzate, ma col passare dei giorni fra i due si costruisce un importante legame di amicizia, un legame che coinvolge anche una terza persona, Earl, l'unico vero amico di Greg, uniti dalla passione per il cinema ed autori di opere cinematografiche alquanto bizzarre. Il regista dosa con sensibilità un tema drammatico come la malattia e lo pone in chiave commediale, attraverso il modo di fare spensierato (ma non troppo) dei giovani ragazzi.
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Una storia drammatica, raccontata con toni commediali. Greg è un 17enne all'ultimo anno di liceo, incapace di relazionarsi col prossimo, si ritrova per fare una favore alla madre, a fare amicizia con Rachel una sua coetanea alla quale gli è stato diagnosticato un tumore. Le prime visite in casa della ragazza appaiono forzate, ma col passare dei giorni fra i due si costruisce un importante legame di amicizia, un legame che coinvolge anche una terza persona, Earl, l'unico vero amico di Greg, uniti dalla passione per il cinema ed autori di opere cinematografiche alquanto bizzarre. Il regista dosa con sensibilità un tema drammatico come la malattia e lo pone in chiave commediale, attraverso il modo di fare spensierato (ma non troppo) dei giovani ragazzi.
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flyanto
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martedì 15 dicembre 2015
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il processo di maturazione di un adolescente in se
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Film indipendente del regista Alfonso Gomez-Rejon, vincitore dell'ultimo Sundance Festival, "Quel Fantastico Peggior Anno della Mia Vita" narra del percorso di crescita e di maturazione di un giovane liceale al quale è stato chiesto dalla propria madre di trascorrere delle giornate in compagnia di una sua coetanea, malata di leucemia e pertanto in procinto di morire. Il ragazzo, sebbene all'inizio assecondi la richiesta della madre quasi più per dovere che per altro, piano piano intuisce la gravità della situazione e soprattutto il legame forte che nel corso dei giorni egli sente profondo con la ragazza. Al fine di lasciarle un ultimo , toccante e sentito ricordo, con un amico gira un video amatoriale sulla loro quotidianità che riuscirà fortunatamente a recapitare in tempo, prima cioè del suo decesso, alla giovane malata
Il film, quanto mai delicato e toccante, si inserisce nel filone di quelle pellicole "minori" , cioè a basso budget, in cui viene presentato il processo di crescita di un individuo giovane ed ancora inesperto della vita e delle sue sofferenze ed al suo primo impatto emotivo con una realtà altamente drammatica, per non dire, completamente tragica.
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Film indipendente del regista Alfonso Gomez-Rejon, vincitore dell'ultimo Sundance Festival, "Quel Fantastico Peggior Anno della Mia Vita" narra del percorso di crescita e di maturazione di un giovane liceale al quale è stato chiesto dalla propria madre di trascorrere delle giornate in compagnia di una sua coetanea, malata di leucemia e pertanto in procinto di morire. Il ragazzo, sebbene all'inizio assecondi la richiesta della madre quasi più per dovere che per altro, piano piano intuisce la gravità della situazione e soprattutto il legame forte che nel corso dei giorni egli sente profondo con la ragazza. Al fine di lasciarle un ultimo , toccante e sentito ricordo, con un amico gira un video amatoriale sulla loro quotidianità che riuscirà fortunatamente a recapitare in tempo, prima cioè del suo decesso, alla giovane malata
Il film, quanto mai delicato e toccante, si inserisce nel filone di quelle pellicole "minori" , cioè a basso budget, in cui viene presentato il processo di crescita di un individuo giovane ed ancora inesperto della vita e delle sue sofferenze ed al suo primo impatto emotivo con una realtà altamente drammatica, per non dire, completamente tragica. Per quanto, però, la regia scorra, gli interpreti siano perfettamente confacenti ai propri ruoli e che l'argomento abbia una certa profondità, la pellicola in ogni caso risulta come un "già visto" di svariati precedenti films del genere poichè non presenta alcuna originalità od elemento particolare che la contraddistingua e la renda memorabile nel futuro. Insomma, tutto appare come scontato e prevedibile.
Consigliabile soprattutto ad un pubblico di adolescenti.
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