fight_club
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domenica 16 agosto 2015
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una carta giocata male
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Nick Wild incarna un tuttofare prigioniero della sua ossessione per le carte che si è ritagliato un suo spazio in mezzo ai Casinò di Las Vegas sempre attento a non sconfinare in ambiti per lui troppo grandi e pericolosi, questo lo porta a essere un prigioniero della città del gioco e dei suoi vizi, un moderno cacciatore che porta i turisti in giro come un safari africano dei giorni nostri. Il regista Simon West torna a dirigere Jason Statham in questo viaggio nel cuore tenebroso di Las Vegas, in altri film la città ci viene mostrata scintillante e fascinosa, qui risalta soltanto una piccola tessera oscura di un mosaico fatto solamente di piccole storie, di piccoli boss, prostitute e avvocati che cercano di sopravvivere ai margini delle sale da gioco.
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Nick Wild incarna un tuttofare prigioniero della sua ossessione per le carte che si è ritagliato un suo spazio in mezzo ai Casinò di Las Vegas sempre attento a non sconfinare in ambiti per lui troppo grandi e pericolosi, questo lo porta a essere un prigioniero della città del gioco e dei suoi vizi, un moderno cacciatore che porta i turisti in giro come un safari africano dei giorni nostri. Il regista Simon West torna a dirigere Jason Statham in questo viaggio nel cuore tenebroso di Las Vegas, in altri film la città ci viene mostrata scintillante e fascinosa, qui risalta soltanto una piccola tessera oscura di un mosaico fatto solamente di piccole storie, di piccoli boss, prostitute e avvocati che cercano di sopravvivere ai margini delle sale da gioco. con tutte le sue migliore intenzioni il film soffre dell' errore che incorrono comunemente gli sceneggiatori che vogliono trasporre un libro in immagini, dimenticano quasi sempre che al cinema non bastano poche inquadrature per trasmettere al pubblico il "vissuto" di un personaggio, lo spettatore deve essere condotto per mano con vari flash-back, non può essere abbandanato a se stesso cercando di inquadrare la storia e il retroterra che ne consegue senza nessun aiuto. Un film non è un libro dove una pagina si può rileggere, dove si può anche tornare qualche capitolo indietro, un film deve trasmettere alla perfezione e immediatamente allo spettatore il suo significato se vuole che la visione sia piacevole. Nel caso di questo film dove sono le tensioni che travolgono il povero Nick Wild ? Solo nel finale ne scopriamo alcune, chi tipo di persona è Nick Wild ? anche in questo caso tocca a noi immaginarlo, cari screen writers, please, la prossima volta non lasciateci soli, raccontateci anche voi qualcosa.
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matt91
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giovedì 6 agosto 2015
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un film che non incomincia ma finisce subito
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Tra le luci di Las Vegas vi sono più ombre di quante ci si aspetti; se tra i banchi da gioco ci si distrae tra speranze e fallimenti per le strade il pericolo è ad ogni angolo.
La città tra il mito e il banale risulta una fotografia barocca di uno sfarzo sostenuto dalla malavita e con il lavoro di gente comune e semplice che non può che essere disillusa, macchinisti di un'opera che hanno già visto e rivisto dare la gloria ai giocatori, inghiottirli e sputarli con la loro avidità.
Nick Wild (Jason Statham ) è un agente di sicurezza, funambolo tra mafia e popolo, sin da piccolo ha rifiutato le lusinghe del potere che corrompe e rende prigionieri del sistema.
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Tra le luci di Las Vegas vi sono più ombre di quante ci si aspetti; se tra i banchi da gioco ci si distrae tra speranze e fallimenti per le strade il pericolo è ad ogni angolo.
La città tra il mito e il banale risulta una fotografia barocca di uno sfarzo sostenuto dalla malavita e con il lavoro di gente comune e semplice che non può che essere disillusa, macchinisti di un'opera che hanno già visto e rivisto dare la gloria ai giocatori, inghiottirli e sputarli con la loro avidità.
Nick Wild (Jason Statham ) è un agente di sicurezza, funambolo tra mafia e popolo, sin da piccolo ha rifiutato le lusinghe del potere che corrompe e rende prigionieri del sistema.
Lui, "hunter" solitario , abile combattente, conosce tutto e tutti, rispettato per la sua summa di abilità ed esperienze, alle spalle ha una storia incredibile che purtroppo possiamo solo immaginare, purtroppo niente ci viene svelato e niente provoca nello spettatore un interrogativo , la questione si risolve con le reminescenze di ruoli già interpretato da Statham.
Tra un lavoro e l'altro Nick dovrà aiutare controvoglia una sua vecchia fiamma, vittima di uno stupro ,a trovare il suo carnefice, purtroppo egli non è altri che il figlio di un boss malavitoso, classico figlio di papà che niente si è guadagnato da sè, neanche il rispetto che lo pretende ricattando con soldi e armi puntate a bruciapelo ai disarmati.
Milo Ventimilia ( il cattivo) viene umiliato da un uomo di cui intravede solo le capacità fisiche ma non la leggenda che criminali molto più esperti di lui temono e rispettano.
Nick in realtà vuole andarsene da Las Vegas facendo il gran jackpot, ma egli è il primo nemico di sè stesso, infatti pur trovandosi più volte nella condizione di poter lasciar tutto e scappare con la vincita, ma la sua ossessione compulsiva per il gioco ha sempre vanificato i suoi sogni di una vita libera senza preoccupazioni.
Il film non riesce ad impressionare, vi è una chiara volontà del regista di creare un'atmosfera malinconica e decadente ( la musica Blue Christmas di Elvis Presley è perfetta) ma purtroppo ne riesce una cozzaglia condita dallo stile trash dei picchiaduro non coerente nè spiazzante.
La storia non incomincia mai veramente, espediente che sarebbe interessante se vi fosse stato un focus più sull'ambientazione che sui personaggi comunque anch'essi poco ispirati la cui evoluzione emotiva è spenta e non progressiva.
Lo spleen di cui si vorrebbe permeare la metropoli non è abbastanza approfondito per creare un'eterna terra di passaggio che possa sopravvivere alla storia raccontata.
Qualche flashback le mitiche scazzottate Hollywodiane ed eccoci delusi e un po' perplessi dopo un film che non si sviluppa ma finisce subito senza che la macchina da presa abbia veramente finito di svolgere il suo compito
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elgatoloco
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martedì 9 agosto 2016
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di grande interesse, in ogni senso
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Ciò che colpisce in primis in"Joker-Wild Card"è la frantumazione della linearità narrativa, che corrisponde, si parva licet... , allo spezzettamento del "reale"che esperiamo continuamente nella vita in una società definita(e la definizione è forse insufficiente)"post-moderna". Cià che il protagonista fa-vive-esperisce non segue semplicemente una"logica"lineare, ma ha delle"intermittences du coeur", delle pause di ricordo-riflessione-altro che non corrispondono a semplici"esperienze altre", ma creano un vero vulnus nella"realtà"e nella sua percezione. Del resto il cinema è anche"fantasma filmico", come spesso si dice e qui ciò si esprime al massimo, potremmo dire.
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Ciò che colpisce in primis in"Joker-Wild Card"è la frantumazione della linearità narrativa, che corrisponde, si parva licet... , allo spezzettamento del "reale"che esperiamo continuamente nella vita in una società definita(e la definizione è forse insufficiente)"post-moderna". Cià che il protagonista fa-vive-esperisce non segue semplicemente una"logica"lineare, ma ha delle"intermittences du coeur", delle pause di ricordo-riflessione-altro che non corrispondono a semplici"esperienze altre", ma creano un vero vulnus nella"realtà"e nella sua percezione. Del resto il cinema è anche"fantasma filmico", come spesso si dice e qui ciò si esprime al massimo, potremmo dire. La trama e il"plot"invero contano ma non molto(anzi, a parere di chi scrive)decisamente poco, come contano poco le situazioni di partenza(la messa in scena che permette all'amico"con il parrucchino"di conquistare la sua "bella")mentre un momento clou è il gioco, ossia il"Black Jack"quale messa in discussione di quanto il protagonista (non da solo, quasi come interprete di un"si sente"che mette completamente in scacco ogni percezione-conoscenza precedente)ha esperito precedentemente.Merito di Simon West, in particolare, ma anche di Williamo Goldman, sceneggiatore e autore del romanzo e quindi del soggetto, nonché di interpreti(maschili e femminili) che sono ben consapevoli del"playing the play", ossia di interpretare una parte che si presta a molte letture e ri-letture, nonché di personaggi leggibili quali simboli più che come mere immagini(pur se nell'ambito"fantasmatico"c'è anche questa componente, certo). La coactio repetundi del semi-finale nel gioco non è che espressione di un desiderio di vita e di una"deterritorializzazione"assoluta, in qualche modo.Da considerare, da valutare, non fermandosi, se possibile, a una prima visione-lettura. Il film deve far riflettere e far ripensare quanto si è visto. El Gato
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