giannisv66
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giovedì 12 febbraio 2015
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benvenuti a carcosa
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True Detective è la conferma di quel sospetto che negli ultimi anni ha acquisito tangibilità e si è insinuato nelle menti dei cinefili.
E cioé che le serie TV vengono realizzate con una tale professionalità da competere ormai senza pudori con i prodotti pensati per il grande schermo.
E' come se il mezzo televisivo venisse utilizzato con meno remore per dare forma a idee che, evidentemente, hanno difficoltà a trovare sbocchi più puramente cinematografici.
Woody Harrelson e Matthew MnConaughey danno vita a una delle più straordinarie coppie di detective che abbiano mai attraversato la storia del thriller (sia cinematografico che letterario), rendendo due intepretazioni di tale intensità che se avessero trovato collocazione in una pellicola avrebbero determinato l'assegnazione dell'Oscar a furor di popolo.
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True Detective è la conferma di quel sospetto che negli ultimi anni ha acquisito tangibilità e si è insinuato nelle menti dei cinefili.
E cioé che le serie TV vengono realizzate con una tale professionalità da competere ormai senza pudori con i prodotti pensati per il grande schermo.
E' come se il mezzo televisivo venisse utilizzato con meno remore per dare forma a idee che, evidentemente, hanno difficoltà a trovare sbocchi più puramente cinematografici.
Woody Harrelson e Matthew MnConaughey danno vita a una delle più straordinarie coppie di detective che abbiano mai attraversato la storia del thriller (sia cinematografico che letterario), rendendo due intepretazioni di tale intensità che se avessero trovato collocazione in una pellicola avrebbero determinato l'assegnazione dell'Oscar a furor di popolo.
La storia degi omcidi rituali che sembrano trovare una apparente soluzione tranne poi rispuntare ad anni di distanza è narrata con una cadenza perfetta, in una scelta di tempi che non lasciano tregua allo spettatore.
Si respira a pieni polmoni la tradizione dell'horror d'oltreoceano, Lovecraft ma anche (e soprattutto) Ambrose Bierce, che ideò la misteriosa città di Carcosa (al centro dell'intrigo).
Tuttavia True Detective, nel suo porsi su un piano affine al fantastico, riesce comunque a essere anche critica feroce al modus vivendi dell'America più tradizionale: Rust Cohle (McConaughey) nel suo essere fuori dagli schemi e alieno alle regole del "buon cittadino americano" dimostra tuttavia una coerenza morale che non appartiene al suo collega Marty (Harrelson), impegnato all'opposto a tenere in piedi la maschera del buon padre di famiglia ligio alla patria e alla religione, e che in realtà non resiste alle tentazioni offerte da fanciulle di pochi scrupoli.
Due mondi opposti destinati ad entrare i conflitto, due personaggi diametralmente in contrasto ma la cui interazione porterà alla soluzione di un caso tra i più sconcertanti mai apparsi sullo schermo, piccolo o grande che sia.
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filippo_24
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lunedì 6 aprile 2020
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stagione 1: fukunaga si eleva a maestro del noir
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Definire un capolavoro la prima stagione della serie crime "True Detective" è quasi riduttivo: un'opera coraggiosa, sfacciata, nichilista e profondamente riflessiva che si sostiene su meccanismi narrativi impostati alla perfezione, un prodotto che è destinato a rimanere negli annali delle serie televisive come punto più alto della contestualizzazione nei giorni nostri di un noir che sembrava ormai superato da anni. La serie narra delle vicende di Martin Hart e Rustin Cohle, due detective che raccontano in flashback le indagini sull'agghiacciante omicidio rituale di una giovane prostituta. Martin (Woody Harrelson), uomo fin troppo "tranquillo" che mente a sé stesso e la propria moglie per mantenere il proprio equilibrio, entra immediatamente in conflitto con il cinico nichilismo disfattista del collega Rust, dilaniato da un dolore esistenziale che porta con sé dalla prematura morte della figlia alla quale seguì la separazione dalla moglie.
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Definire un capolavoro la prima stagione della serie crime "True Detective" è quasi riduttivo: un'opera coraggiosa, sfacciata, nichilista e profondamente riflessiva che si sostiene su meccanismi narrativi impostati alla perfezione, un prodotto che è destinato a rimanere negli annali delle serie televisive come punto più alto della contestualizzazione nei giorni nostri di un noir che sembrava ormai superato da anni. La serie narra delle vicende di Martin Hart e Rustin Cohle, due detective che raccontano in flashback le indagini sull'agghiacciante omicidio rituale di una giovane prostituta. Martin (Woody Harrelson), uomo fin troppo "tranquillo" che mente a sé stesso e la propria moglie per mantenere il proprio equilibrio, entra immediatamente in conflitto con il cinico nichilismo disfattista del collega Rust, dilaniato da un dolore esistenziale che porta con sé dalla prematura morte della figlia alla quale seguì la separazione dalla moglie. Il vero colpo da novanta di questa serie è la scenografia: un'ambientazione grigia, buia, inquietante perfino nei momenti che sembrano apparentemente felici. Un velo di costante malessere sembra ricoprire ogni singolo ambiente si presenti davanti ai nostri occhi: birrerie, appartamenti, campi di grano, boschi, la natura profondamente inquietante e malinconica dell'intera serie è stata resa alla perfezione grazie ad una scenografia ai limiti del gigantesco nella sua capacità di trasportare il pubblico in una dimensione parallela. In secundibus, un formidabile Matthew McConaughey incarna alla perfezione la disperazione e l'autodistruzione dell'uomo solo, grazie non solo ad una performance attoriale fuori dall'ordinario, bensì anche ad una cura minuziosa verso tutti quei dettagli che dipingono alla perfezione il disordine emotivo del personaggio: capelli rovinati, occhiaie, camicie mai abbottonate fino all'ultimo, cravatte allentate, un trucco curato e perfezionato al massimo, insomma, Rustin Cohle diventa un personaggio "vero", capace di stravolgere anche il più classico dei luoghi comuni: quello del poliziotto alcolizzato in profonda crisi esistenziale. La sceneggiatura è un'altra prova dell'accortezza del prodotto. Forse per la prima volta in una serie televisiva, i personaggi sanno quando parlare o quando devono essere i silenzi a farlo. Le sequenze dialogate offrono battute taglienti, profonde e piene di significato, forse a volte addirittura criptiche per quanto riguarda Rust. Una trama costruita in maniera eccellente, un thriller crime dalla sfumatura noir in piena regola in cui ogni elemento anche apparentemente insignificante si rivela essere una pista per qualcosa di più grande, una nemesi che sembra quasi trovarsi in un universo demoniaco, un viaggio nei meandri più oscuri della mente umana all'insegna di un poliziesco rinnovato che potrebbe offrire spunti per un'intera corrente di pensiero cinematografico. Fukunga ha prodotto una perla sotto tutti i punti di vista, un diamante grezzo raffinato nel corso di tutta la narrazione attraverso un labor limae degno di un regista che sa cosa trasmettere ad un determinato tipo di pubblico. Finalmente la televisione torna a respirare aria densa di inquietudine e mistero grazie ad una serie che ha sconvolto il mondo del crime per come lo conosciamo. Capolavoro assoluto.
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onufrio
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martedì 19 novembre 2019
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stagione 2: welcome to vinci
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La seconda stagione di True Detective è ambientata a Vinci, un ipotetica cittadina della contea di Los Angeles nel quale ormai la criminalità dai colletti bianchi e la corruzione ha preso il sopravvento. L'omicidio efferato di un membro politico della cittadina coinvolge nelle indagini tre persone dai caratteri diversi e dal passato tenebroso, si tratta del Detective Velcoro (C.Farrell), del Detective Bezzerides (R.McAdams) e dell'agente Woodrough (T.Kitsch). Le complesse indagini li porteranno in un vortice dal quale sarà difficile uscirne vivi. Molta carne al fuoco, e tanti personaggi secondari importanti. Forte la scena della Festa privata, ed il capitolo finale.
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La seconda stagione di True Detective è ambientata a Vinci, un ipotetica cittadina della contea di Los Angeles nel quale ormai la criminalità dai colletti bianchi e la corruzione ha preso il sopravvento. L'omicidio efferato di un membro politico della cittadina coinvolge nelle indagini tre persone dai caratteri diversi e dal passato tenebroso, si tratta del Detective Velcoro (C.Farrell), del Detective Bezzerides (R.McAdams) e dell'agente Woodrough (T.Kitsch). Le complesse indagini li porteranno in un vortice dal quale sarà difficile uscirne vivi. Molta carne al fuoco, e tanti personaggi secondari importanti. Forte la scena della Festa privata, ed il capitolo finale. Detto questo, la prima stagione rimane insuperabile.
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themaster
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mercoledì 8 luglio 2015
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capolavoro televisivo se pur con riserve
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Dalla mia non ho mai seguito quasi nessuna serie televisiva a parte Lost,Scrubs,Breaking Bad e The Walking Dead,tuttavia per True Detective ho deciso di fare un'eccezione,in quanto si trattava di un esperimento abbastanza interessante,ovvero creare una storia poliziesca con protagonisti due attori di grande peso a Hollywood ovvero Matthew McConaughey e Woody Harrelson e devo dire che il tutto è assolutamente ben riuscito,certo la storia poliziesca che verte sul noire non è nulla di originale,ciò che la rende tale sono gli incredibili scorci delle zone paludose della Louisiana e la caratterizzazione in sceneggiatura dei protagonisti,un difetto tuttavia è la scarsa incisività dei comprimari che non sono altro che delle misere pedine per far andare avanti la trama,tutti a parte Michelle Monaghan che qui è stata bravissima e rappresenta una figura femminile incisiva e cazzuta impreziosita dai dialoghi irresistibili che ha con il marito Marty Hart (Harrelson) quest ultimo è il classico esempio di americano medio ovvero un uomo piccolo e insignificante che,nonostante sia un bravo poliziotto,si lascia annebbiare dalle emozioni forti,è un uomo annoiato dalla vita e questa noia verrà,nel bene o nel male interrotta dal suo collega Rustin Cohle (McConaughey),un pazzo sociopatico,che grazie ad una elevatissima e quasi sovrumana percezione sensoriale riesce a essere uno dei migliori investigatori su piazza,nonostante il suo carattere irruento,sarcastico e irrispettoso delle gerarchie lo renda antipatico ai suoi colleghi e capi e lo porti ad essere sempre ostacolato e legato.
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Dalla mia non ho mai seguito quasi nessuna serie televisiva a parte Lost,Scrubs,Breaking Bad e The Walking Dead,tuttavia per True Detective ho deciso di fare un'eccezione,in quanto si trattava di un esperimento abbastanza interessante,ovvero creare una storia poliziesca con protagonisti due attori di grande peso a Hollywood ovvero Matthew McConaughey e Woody Harrelson e devo dire che il tutto è assolutamente ben riuscito,certo la storia poliziesca che verte sul noire non è nulla di originale,ciò che la rende tale sono gli incredibili scorci delle zone paludose della Louisiana e la caratterizzazione in sceneggiatura dei protagonisti,un difetto tuttavia è la scarsa incisività dei comprimari che non sono altro che delle misere pedine per far andare avanti la trama,tutti a parte Michelle Monaghan che qui è stata bravissima e rappresenta una figura femminile incisiva e cazzuta impreziosita dai dialoghi irresistibili che ha con il marito Marty Hart (Harrelson) quest ultimo è il classico esempio di americano medio ovvero un uomo piccolo e insignificante che,nonostante sia un bravo poliziotto,si lascia annebbiare dalle emozioni forti,è un uomo annoiato dalla vita e questa noia verrà,nel bene o nel male interrotta dal suo collega Rustin Cohle (McConaughey),un pazzo sociopatico,che grazie ad una elevatissima e quasi sovrumana percezione sensoriale riesce a essere uno dei migliori investigatori su piazza,nonostante il suo carattere irruento,sarcastico e irrispettoso delle gerarchie lo renda antipatico ai suoi colleghi e capi e lo porti ad essere sempre ostacolato e legato.
Oltre che una gran sceneggiatura,True Detective offre una lezione di stile sia in ambito cinematografico che televisivo anche dal punto di vista tecnico,la regia infatti dell'esordiente Cary Joji Fukunaga è ritmata,calibratissima e con delle sequenze davvero memorabili,ad esempio c'è una sequenza nella puntata numero 4,in cui l'azione prende il sopravvento e quella scena è girata tutta in piano sequenza ed è uno dei piani sequenza più belli degli ultimi anni. La fotografia è ottima e sembra quasi lasci un sapore amaro,di cenere e bruciato,una fotografia dai colori desaturati che aumentano la sensazione di disagio e allo stesso tempo il fascino che questa serie porta chi guarda a provare.
In soli 8 episodi la storia per quanto non sia questa apoteosi di originalità regge e i personaggi sono nel complesso ottimamente riusciti,tra i due che spicca di più è sicuramente Woody Harrelson che porta in scena un carattere stereotipato ma che ha un'evoluzione incredibile,vi sono inoltre da segnalare alcuni monologhi di Rustin Cohle (Rust in inglese è ruggine,guardacaso) che sono a dir poco profondi come l'ormai cult :"Lui ha detto a me di dire a te che tu devi darmi la mia cazzo di parte" oppure il concetto di risoluzione e realizzazione,a dire la verità quasi ogni frase che McConaughey spara è destinata a diventare cult.
Una serie televisiva che leva veramentedi culo per tutti questi motivi,che chi non apprezza non ha gusto estetico e che è impreziosita dalla stupenda title card degli Handsome Family "Far From Any Road"
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