mauridal
|
giovedì 22 gennaio 2015
|
salgado, un fotografo epico
|
|
|
|
Il fotografo Salgado, Sebastião Salgado, protagonista in questo fim : IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders, ha una peculiarità che lo contraddistingue da tutti gli altri fotografi , ha vissuto una vita intensa ed intrecciata ai luoghi che ha visitato e fotografato. Quando la fotografia non solo registra e restituisce la realtà oggettiva, ma ne interpreta lo spirito, e ne restituisce l’identità emozionale, allora il fotografo deve necessariamente essere un’artista che possiede le qualità per operare la trasformazione di una realtà visiva in immagine fenomenica. E’ ciò che avviene per Salgado fotografo, e per i posti visitati e vissuti da Salgado stesso , che non sono solo paesaggi naturali o territori abitati da varia umanità , ma diventano luoghi pieni di storia e di significati umani ed il film di Wenders documenta i passaggi , le vicende i personaggi, che hanno portato alla realizzazione e dei reportage e dei lavori fotografici a tema che il fotografo ha realizzato in tutta la sua carriera.
[+]
Il fotografo Salgado, Sebastião Salgado, protagonista in questo fim : IL SALE DELLA TERRA di Wim Wenders, ha una peculiarità che lo contraddistingue da tutti gli altri fotografi , ha vissuto una vita intensa ed intrecciata ai luoghi che ha visitato e fotografato. Quando la fotografia non solo registra e restituisce la realtà oggettiva, ma ne interpreta lo spirito, e ne restituisce l’identità emozionale, allora il fotografo deve necessariamente essere un’artista che possiede le qualità per operare la trasformazione di una realtà visiva in immagine fenomenica. E’ ciò che avviene per Salgado fotografo, e per i posti visitati e vissuti da Salgado stesso , che non sono solo paesaggi naturali o territori abitati da varia umanità , ma diventano luoghi pieni di storia e di significati umani ed il film di Wenders documenta i passaggi , le vicende i personaggi, che hanno portato alla realizzazione e dei reportage e dei lavori fotografici a tema che il fotografo ha realizzato in tutta la sua carriera. Wenders tuttavia ha realizzato un suo film , attraverso le fotografie di Salgado, a sua volta reinterpretando il significato di una vita intera spesa per la fotografia, dando valore all’ uomo Salgado alle sue scelte fin da giovane alle sue opere e al suo impegno politico culturale nella fotografia di denuncia della condizione umana di povertà e di sottomissione per intere popolazioni e dell’africa e dell’ oriente. Un film sull’arte di fotografare la realtà dunque ma rispettando il “ genius loci” ovvero entrando all’interno della magia dei luoghi e dei suoi abitanti , cosa che solo pochi riescono a fare e la sinergia tra Wenders e Salgado si estrinseca nella realizzazione di questo film che infine racchiude due visioni del mondo simili e convergenti . E la complicità tra i due autori si evince nelle ripetute interviste che in momenti diversi Salgado concede a Wenders raccontando di sé ma anche delle vicende familiari a lui care, il padre la moglie e il figlio,Juliano che vediamo sin da piccolo e che da grande addirittura collabora come vice regia, accanto a Wenders per questo film. Come risulta chiaro Wenders ha voluto omaggiare con ammirazione e l’arte e la vita di Salgado chissà se non con un grado di identificazione con il personaggio, dai tratti avventurieri di tipo Herzoghiano, una figura ideale di guerriero epico conquistatore di territori cosmici, dagli spazi infiniti, dai deserti africani alle foreste equatoriali. Conquiste dell’immaginario dunque che la fotografia restituisce al mondo per sempre.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a mauridal »
[ - ] lascia un commento a mauridal »
|
|
d'accordo? |
|
catcarlo
|
mercoledì 30 settembre 2015
|
il sale della terra
|
|
|
|
L’inaridimento della vena narrativa pare ormai irreversibile –anche se nessuno più di me sarebbe lieto di essere smentito – ma la nuova vita di Wim Wenders come documentarista regala un gioiello dopo l’altro in film in cui il regista tedesco appare impegnato a portare sullo schermo le altre arti sapendone restituire ogni emozione. Dopo la musica di ‘Buena vista social club’ e la danza dell’indimenticabile ‘Pina’, questa volta la scelta cade sulla fotografia per una sfida forse ancora più complessa delle precedenti: costruire un film – immagine in movimento – utilizzando le fotografie, che, cogliendo l’attimo, sono quanto di più statico si possa immaginare.
[+]
L’inaridimento della vena narrativa pare ormai irreversibile –anche se nessuno più di me sarebbe lieto di essere smentito – ma la nuova vita di Wim Wenders come documentarista regala un gioiello dopo l’altro in film in cui il regista tedesco appare impegnato a portare sullo schermo le altre arti sapendone restituire ogni emozione. Dopo la musica di ‘Buena vista social club’ e la danza dell’indimenticabile ‘Pina’, questa volta la scelta cade sulla fotografia per una sfida forse ancora più complessa delle precedenti: costruire un film – immagine in movimento – utilizzando le fotografie, che, cogliendo l’attimo, sono quanto di più statico si possa immaginare. L’opera di Sebastião Salgado entra nella vita di Wenders attraverso la visione di un ciclo di scatti dedicati alle miniere d’oro in Brasile: la potenza del suo bianco e nero restituisce appieno l’umanità dei soggetti immortalati cogliendone – come nei ritratti dei grandi pittori – l’essenza e la singolarità. E’ lo stesso bianco e nero che caratterizza il primo piano fisso di Salgado mentre racconta la propria esistenza: la sua testa completamente glabra spicca contro lo sfondo scuro mentre si snoda il ricordo del girovagare di un giovane e barbuto se stesso dopo l’incontro casuale con una macchina fotografica. In una serie di progetti studiati con cura assieme alla moglie Lélia, Salgado si dedica a illustrare i luoghi e, soprattutto, le persone dimenticate dal mondo, prendendo le mosse da un’America Latina sconosciuta a chiunque per giungere a una passione per l’Africa che cresce negli anni assieme alle tragedie che si presentano davanti all’obbiettivo. Anni importanti, ma psicologicamente faticosi che si interrompono quando i ripetuti genocidi in Ruanda colmano la misura: Salgado si volge così alla natura solo per scoprire che il destino del pianeta è legato in modo indissolubile a quello di chi lo abita. Un interesse, quello per le zone più remote del globo, che va di pari passo con la rinascita della vegetazione nella fazenda di famiglia, un’idea all’apparenza irrealizzabile eppure vincente alla quale sono dedicate le uniche immagini a colori, con il fotografo che conduce Wenders sui sentieri della sua proprietà come un’esploratore in una terra sconosciuta perché la giungla è ritornata: si tratta di una sorta di cornice che circonda la preziosa collezione di fotografie, introdotte dal breve racconto dell’età giovanile (gli studi, l’incontro con la moglie, la fuga dalla dittatura, l’esilio a Parigi) e inframmezzate dalle immagini familiari, incluso il delicato intermezzo dedicato al filgio down. Le foto di Salgado sono bellissime, ma sovente terrbili perché sanno raccontare la disperazione, la violenza, la crudeltà (durissimo è il giudizio sulla razza umana che l’artista deriva dalle sue esperienze) con una precisione e una limpidezza mirabili amplificate dal grande schermo: a volte colpiscono anche sotto la cintura, ma costringono lo spettatore a guardare un faccia la realtà. La bravura di Wenders e del suo co-regista Juliano Ribeiro Salgado, che è il figlio del fotografo, è di farle scorrere assemblandole al meglio con gli elementi di contorno e con la voce del loro autore in modo da evitare il rischio di fare solo la proiezione di una serie di pur affascinanti diapositive e realizzare invece, a partire dalle stesse, due ore di ottimo cinema.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a catcarlo »
[ - ] lascia un commento a catcarlo »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
venerdì 11 marzo 2016
|
l'uomo e la terra ritratti da salgado
|
|
|
|
"Il Sale della Terra", ovvero gli uomini, è la frase con cui inizia e con cui si spiega il film-documentario del grande fotografo brasiliano Sebastiao Salgado che, appunto, magnificamente e molto suggestivamente ritrae l'essere umano nelle sue opere. In questo film egli si racconta ed è a sua volta raccontato da altri due personaggi, il proprio figlio Juliano ed il regista Wim Wenders con cui ha collaborato per la realizzazione di quest'opera. Attraverso le parole, ma soprattutto attraverso le immagini fotografiche, Salgado presenta il nostro continente notevolmente rovinato e depauperato dalle irrazionali azioni degli uomini e l'uomo stesso dei cinque continenti della Terra.
[+]
"Il Sale della Terra", ovvero gli uomini, è la frase con cui inizia e con cui si spiega il film-documentario del grande fotografo brasiliano Sebastiao Salgado che, appunto, magnificamente e molto suggestivamente ritrae l'essere umano nelle sue opere. In questo film egli si racconta ed è a sua volta raccontato da altri due personaggi, il proprio figlio Juliano ed il regista Wim Wenders con cui ha collaborato per la realizzazione di quest'opera. Attraverso le parole, ma soprattutto attraverso le immagini fotografiche, Salgado presenta il nostro continente notevolmente rovinato e depauperato dalle irrazionali azioni degli uomini e l'uomo stesso dei cinque continenti della Terra. Incessante viaggiatore, l'autore ha girato nel corso dei decenni della sua esistenza tutte le terre del nostro continente venendo così in diretto contatto con le realtà terribili, violente, inammissibili e quanto mai deprecabili che lo segnano e dove l'uomo soffre e vive in condizioni disumane immaginabili. Grazie alla sua opera fotografica Salgado riesce a dare l'idea e la rappresentazione, denunciandole, di queste orrende realtà, ritraendole però anche in una forma armonica e poetica altamente artistica. Immagini suggestive che non possono che non indurre il lettore a riflettere sia sulla misera condizione umana che su quella della natura in sè, stupenda ed affascinante, sebbene assai deturpata dall'uomo stesso. Ed in aggiunta a tutto ciò, Salgado riesce anche a consegnare allo spettatore dei favolosi ritratti del regno animale preso proprio nel loro habitat naturale, cogliendo ogni specie nelle sue espressioni più pure e più vere, e tali da renderle quasi umane.
Insomma, l'opera fotografica di Salgado esprime poesia in tutti le sue manifestazioni, eccellenti per ciò che concerne l' alta perfezione artistica ma con quel qualcosa in più che ben le contraddistingue dall'essere dei lavori meramente freddi, sprigionandone la vera essenza e la poesia intrinseca.
Semplicemente un capolavoro e giustamente pluripremiato nel corso dei vari festivals cinematografici, il film è eccellente ed altamente consigliabile sia come documento artistico che soprattutto umano.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
fabio
|
lunedì 13 agosto 2018
|
da vedere. la potenza della fotografia
|
|
|
|
Grazie a Wenders per questo documentario su Salgado. C'è tantissimo da scoprire: uomini e luoghi ai confini del mondo e della storia. Ma anche la fatica di un artista che cerca l'ispirazione. Wenders riesce a raccontare l'uomo e il suo lavoro in modo esemplare.
Consigliato a tutti quelli che nutrono un sincero interesse per l'essere umano.
|
|
[+] lascia un commento a fabio »
[ - ] lascia un commento a fabio »
|
|
d'accordo? |
|
bomber89
|
venerdì 16 ottobre 2015
|
un viaggio senza precedenti
|
|
|
|
Il viaggio che si intraprende vedendo questa pellicola è uno di quei viaggi senza preavviso. Quello che traspare da questa lunga rassegna di foto che scorrono, con la voce del suo fotografo a raccontarle, a descriverle e spiegare ogni particolare, è una civiltà umana vista da un'angolazione diversa; l'obiettivo di Sebastiao va quasi a scavare dentro i meandri più nascosti dell'uomo, della drammaticità della sua vita. L'excursus fotografico di Salgado ci mette di fronte alla civiltà umana e al pianeta terra visto in singoli scatti che insieme formano delle storie, lunghe ed emozionanti storie, che insieme sono un "viaggio", quasi inaspettato!
|
|
[+] lascia un commento a bomber89 »
[ - ] lascia un commento a bomber89 »
|
|
d'accordo? |
|
ennas
|
venerdì 5 dicembre 2014
|
il sale e il fiele della terra
|
|
|
|
Ad una mostra di fotografia, un visitatore si ferma a lungo davanti a una foto. E’ il ritratto di una donna cieca tuareg e il suo occhio spento sprigiona scintille. Il visitatore è il regista Wim Wenders che comprerà quella foto, appendendola di fronte alla propria scrivania. Questa fascinazione, darà il via al prodursi di un incontro fra due grandi talenti: il regista Wenders e il fotografo che ha scattato quella foto – Sebastiao Salgado.
[+]
Ad una mostra di fotografia, un visitatore si ferma a lungo davanti a una foto. E’ il ritratto di una donna cieca tuareg e il suo occhio spento sprigiona scintille. Il visitatore è il regista Wim Wenders che comprerà quella foto, appendendola di fronte alla propria scrivania. Questa fascinazione, darà il via al prodursi di un incontro fra due grandi talenti: il regista Wenders e il fotografo che ha scattato quella foto – Sebastiao Salgado.
Questo dettaglio ci viene narrato nel film “il sale della terra”, dalla voce del regista che ha scelto di far parlare, per i restanti dialoghi, lo stesso Salgado, protagonista vivente di questo documentario su di lui.
Già con “Pina” , Wenders aveva costruito un film-dedicato ma, in quel caso, il soggetto Pina Bausch, non era più vivente e questa è una differenza non da poco fra i due film.
Ne “Il sale della terra” Wenders, avendo la possibilità e scegliendo di far raccontare in prima persona all’anziano Salgado il suo straordinario percorso artistico e di vita, evita -a mio parere- di assumere un ruolo di officiante agiografico, privilegiando nel contempo, l’aspetto umano dell’artista. Questo approccio della regia, può prestare, ( sempre a mio parere), il fianco ad accuse di acriticità e di celebrazione di un mito. Il rischio viene annullato dalla maestria che il regista dimostra nella costruzione di questo film.
Anzitutto, ad una spettatrice come me , sul generis, amante ma non troppo esperta di cinema, ne’ –pur conoscendo in parte l‘opera di Salgado – esperta di fotografia, il film riesce a trasmettere, l’ammirazione grata (merce rara e preziosa) che un artista riesce a provare per l’opera di un altro artista.
Salgado, nel film, ci racconta il suo vivo interesse per gli umani : sono essi il sale della terra, pensava agli esordi del suo percorso. Nella sua lunga ricerca, l’amaro fiele che è parte di questo sale, lo condurrà alle soglie dell’odio. Si sentirà “ammalato nell’anima”, “ la razza umana è la più feroce e violenta del pianeta” dirà dopo gli anni della fame e della morte in diretta che, lui ha cercato, con la sua arte, di testimoniarci. Fortunatamente, ha trovato la strada per ricucire la sua lacerazione. La natura contiene le possibilità di riparare e prevenire il male.
Di questa lunga odissea umana ed artistica, il regista Wenders è riuscito, da maestro del cinema, ad armonizzare i vari piani del racconto. Il suo film suscita un ampio ventaglio di emozioni: meraviglia per la bellezza delle immagini, pugno sullo stomaco dalle atrocità, dalle pene da girone infernale documentate dalle foto, da rizzarci i capelli, il respiro planetario di speranza che conclude questo lungo itinerario. Niente di quel che vediamo in questo film può lasciarci indifferenti. Questo splendido documento di vita di un artista, ci parla anche di noi. Da non perdere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ennas »
[ - ] lascia un commento a ennas »
|
|
d'accordo? |
|
casval
|
sabato 20 dicembre 2014
|
salgado... e basta
|
|
|
|
5 mostre fotografiche da vedere tutte insieme comodamente seduti sulla poltrona di un cinema. Un racconto efficace, immagini di grandissima maestria, ma non era esattamente questo quello che mi aspettavo.
E' vero che spesso bastano le immagini a raccontare, ma come film avrei voluto che fosse più dinamico. Wim Wenders avrebbe potuto puntare sul commento delle immagini non solo da parte dell'autore, ma anche sulle impressioni dei diretti coinvolti o di esperti.
Il film vuole invece presentare le foto e accompagnarle con alcune descrizioni di Salgado.
[+]
5 mostre fotografiche da vedere tutte insieme comodamente seduti sulla poltrona di un cinema. Un racconto efficace, immagini di grandissima maestria, ma non era esattamente questo quello che mi aspettavo.
E' vero che spesso bastano le immagini a raccontare, ma come film avrei voluto che fosse più dinamico. Wim Wenders avrebbe potuto puntare sul commento delle immagini non solo da parte dell'autore, ma anche sulle impressioni dei diretti coinvolti o di esperti.
Il film vuole invece presentare le foto e accompagnarle con alcune descrizioni di Salgado. Forse una struttura troppo lineare che poi offre un unico punto di vista abbastanza monotono. Inoltre non presenta descrizioni riguardanti le tecniche di fotografia, che invece, in quantità non troppo esagerata, sarebbero state apprezzate molto dagli appassionati.
Il regista ha lasciato che le immagini parlassero, dimenticandosi che questo può accadere in una mostra, ma non in un film. Sulla pellicola la significatività delle immagini potrebbe rifrangersi esponenzialmente nelle emozioni di chi le guarda, presentando pareri molteplici, diverse prospettive ed emozioni. Questo non è stato per niente sfruttato.
[-]
[+] evviva i buoni film!
(di maria f.)
[ - ] evviva i buoni film!
|
|
[+] lascia un commento a casval »
[ - ] lascia un commento a casval »
|
|
d'accordo? |
|
zarar
|
martedì 4 novembre 2014
|
un affresco messianico
|
|
|
|
E’ un film specchio dei tempi difficili che stiamo vivendo per almeno due motivi: il messianismo eco-sociale da una parte, dall’altra la ricerca strenua di nuovi linguaggi (in questo caso filmici) anche attraverso la contaminazione di linguaggi plurisperimentati ormai e quasi consunti per il lungo uso. Una premessa: si recensisce qui il film o docu-film che dir si voglia di Wenders, dunque non la splendida, formalmente perfetta fino al manierismo fotografia di Salgado (cinque stelle), non l’appassionante viaggio nella vita e nella professione del fotografo (cinque stelle), non la testimonianza morale di fotografo e regista (cinque stelle), ma il modo in cui questi contenuti convergono a creare un film (tre stelle).
[+]
E’ un film specchio dei tempi difficili che stiamo vivendo per almeno due motivi: il messianismo eco-sociale da una parte, dall’altra la ricerca strenua di nuovi linguaggi (in questo caso filmici) anche attraverso la contaminazione di linguaggi plurisperimentati ormai e quasi consunti per il lungo uso. Una premessa: si recensisce qui il film o docu-film che dir si voglia di Wenders, dunque non la splendida, formalmente perfetta fino al manierismo fotografia di Salgado (cinque stelle), non l’appassionante viaggio nella vita e nella professione del fotografo (cinque stelle), non la testimonianza morale di fotografo e regista (cinque stelle), ma il modo in cui questi contenuti convergono a creare un film (tre stelle). Perché questo film richiede a mio parere, al di là dell’universale consenso, un paio di riflessioni critiche. Appena ci si entra dentro, il docu-film dichiara la sua struttura, creando un senso di straniamento che nasce dal mescolarsi di più linguaggi e più temi: il tema è almeno triplice: la biografia di Salgado, l’umanità sofferente e le vie d’uscita che le restano [e abbiamo detto poco], la funzione dell’artista che rappresenta questa umanità. Si alternano e giustappongono una voce narrante/commentante, Salgado in primissimo piano che parla in prima persona, intervistato dal regista; le fotografie di Salgado raggruppate per grandi temi e tappe di viaggio; i filmati di una troupe che a suo tempo ha filmato Salgado stesso mentre fotografava o gli ambienti in cui operava.
Ebbene, il lodatissimo impatto del mix immagine fissa e immagine in movimento mi è sembrato a volte più disorientante che stimolante. Vedi le immagini fisse delle foto combinate con quelle in movimento dei filmati della miniera d’oro della Sierra Pelada: si disturbano a vicenda, piuttosto che integrarsi, e senti che sarebbe meglio se una delle due diverse rappresentazioni occupasse liberamente tutto lo spazio. Gli indigeni fotografati in gruppo riproducendo consapevolmente la foto-tipo dell’esploratore di fine Ottocento che hanno a che fare con il filmato che li vede muoversi liberamente nel loro ambiente? Niente. Il secondo elemento non del tutto risolto è la sequenza del docu-film, priva di pathos, malgrado i contenuti scioccanti per bellezza o terribilità. Non basta l'evangelico filo rosso espresso dal titolo e distribuito nei commenti (questa povera e/o innocente umanità qui rappresentata è “il sale della terra” e i suoi apostoli saranno quelli che salveranno il mondo) ad evitare un ‘effetto catalogo’ e un tono piuttosto sonnolento dell’insieme.
Il terzo elemento un po’ sconcertante è la domanda che ti fai anche senza volere: ma chi ha filmato Salgado fotografo? Non il regista, che ovviamente non era lì quando quelle foto erano fatte. Pensare che Salgado si sia portato dietro spesso e volentieri qualcuno che lo filmava mentre fotografava fa pensare ad un tot di narcisismo che disturba un po’ nel nobile contesto. E veniamo al nobile contesto: nonostante le ambiziose intenzioni, l’accompagnamento narrativo attraverso commenti e frammenti di intervista non dice molto: è banale, minimalista e predicatorio insieme. Tutto l’insieme converge in un percorso rutilante di immagini bellissime e diversamente raccontate e rappresentate, ma inserite in un racconto molto prevedibile, piuttosto monocorde, che culmina nella conclusione eco-messianica. Amen.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zarar »
[ - ] lascia un commento a zarar »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
giovedì 29 gennaio 2015
|
un’esposizione lenta e profonda sugli uomini
|
|
|
|
“Un film sulla vita di un fotografo”, così inizia questa pellicola, relegata dalla grande distribuzione in cui un italiano su due legge in media un libro all’anno a minuscole sale per amatori. Ma questo film è diretto da Wenders ed il fotografo è Sebastiao Salgado e, quindi, il risultato è un impressionante documentario che racconta l’incredibile esperienza di un uomo che, a sua volta, ha raccontato la gente nelle sue diverse dimensioni . E’ un film duro, alcune fotografie, schiaffate sullo schermo a memoria del dolore, sono dei pugni nell’anima della nostra indifferenza al dolore del mondo. Ma quelle fotografie sono immagini di vite vissute e finite, per fame, guerra, cialtroneria, violenza; sogni infranti e, qualche volta, ma poco realizzati, come quello dello stesso fotografo di far tornare all’antico splendore la sua fazenda.
[+]
“Un film sulla vita di un fotografo”, così inizia questa pellicola, relegata dalla grande distribuzione in cui un italiano su due legge in media un libro all’anno a minuscole sale per amatori. Ma questo film è diretto da Wenders ed il fotografo è Sebastiao Salgado e, quindi, il risultato è un impressionante documentario che racconta l’incredibile esperienza di un uomo che, a sua volta, ha raccontato la gente nelle sue diverse dimensioni . E’ un film duro, alcune fotografie, schiaffate sullo schermo a memoria del dolore, sono dei pugni nell’anima della nostra indifferenza al dolore del mondo. Ma quelle fotografie sono immagini di vite vissute e finite, per fame, guerra, cialtroneria, violenza; sogni infranti e, qualche volta, ma poco realizzati, come quello dello stesso fotografo di far tornare all’antico splendore la sua fazenda. Wenders decide di dividere il film sostanzialmente in capitoli, sulla base dei lavori di Salgado, intercalandolo con paragrafi riferiti, invece, alla vita del fotografo. Emergono così i caratteri della quotidianità dell’uomo, la moglie, i figli, le scelte di vita, e quelle dell’artista, dell’esploratore. E l’obiettivo sul mondo si apre con un’esposizione lenta e profonda.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
alexander 1986
|
sabato 11 aprile 2015
|
l'uomo, sale nel mene e nel male
|
|
|
|
Il sale con la sua doppia valenza, negativa (inaridisce la terra) e positiva (insaporisce i frutti della stessa terra), è l'umanità ritratta dal grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado le cui opere, montate l'una con l'altra dalla mano di Wim Wenders, raccontano sia una vita straordinaria sia una fetta importante della nostra storia.
Dalle lande desolate dell'Antartide a quelle dell'Africa, dalle foreste dell'Indonesia a quelle di casa sua (a Minas Gerais), l'obiettivo di Salgado si rende infatti testimone di tutto l'orrore e tutta la bellezza che l'esperienza individuale non permette di comprendere. La sensibilità dell'artista ci permette di navigare per circa 100 minuti in una landa del nostro spirito in cui non esistono speranza né disperazione, ma solo il desiderio di imparare a vedere con quegli occhi che non abbiamo.
[+]
Il sale con la sua doppia valenza, negativa (inaridisce la terra) e positiva (insaporisce i frutti della stessa terra), è l'umanità ritratta dal grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado le cui opere, montate l'una con l'altra dalla mano di Wim Wenders, raccontano sia una vita straordinaria sia una fetta importante della nostra storia.
Dalle lande desolate dell'Antartide a quelle dell'Africa, dalle foreste dell'Indonesia a quelle di casa sua (a Minas Gerais), l'obiettivo di Salgado si rende infatti testimone di tutto l'orrore e tutta la bellezza che l'esperienza individuale non permette di comprendere. La sensibilità dell'artista ci permette di navigare per circa 100 minuti in una landa del nostro spirito in cui non esistono speranza né disperazione, ma solo il desiderio di imparare a vedere con quegli occhi che non abbiamo. Wenders ci regala un documentario di straordinario valore per chi lo sa apprezzare, a prescindere dall'aria di terzomondismo che qui e lì si respira. Incredibile che non abbia vinto la statuetta di categoria agli Oscar 2015.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a alexander 1986 »
[ - ] lascia un commento a alexander 1986 »
|
|
d'accordo? |
|
|