veritasxxx
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lunedì 9 giugno 2014
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"famolo strano così ci premiano a cannes"
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Quando sono uscito dal cinema ho pensato "...e ora che scrivo nella recensione?" Messaggi particolari non ne ho captati, tranne che non è il massimo della vita vivere in campagna in un posto sperduto lavorando in un'azienda di famiglia per produrre del miele in un capannone non a norma di igiene, con un padre tedesco fricchettone che rompe i coglioni. Tantopiù che è altamente improbabile che uno che parla francese fluentemente non sia capace di spiccicare quattro parole in italiano corretto (e vengono sempre i brividi a sentire uno straniero che dice "la tua madre"). Quindi lui, personaggio sgradevole, come la maggior parte dei teutonici quando si convincono che una cosa è giusta e vanno per la loro strada.
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Quando sono uscito dal cinema ho pensato "...e ora che scrivo nella recensione?" Messaggi particolari non ne ho captati, tranne che non è il massimo della vita vivere in campagna in un posto sperduto lavorando in un'azienda di famiglia per produrre del miele in un capannone non a norma di igiene, con un padre tedesco fricchettone che rompe i coglioni. Tantopiù che è altamente improbabile che uno che parla francese fluentemente non sia capace di spiccicare quattro parole in italiano corretto (e vengono sempre i brividi a sentire uno straniero che dice "la tua madre"). Quindi lui, personaggio sgradevole, come la maggior parte dei teutonici quando si convincono che una cosa è giusta e vanno per la loro strada. La sorella della regista, nella parte della moglie che sopporta il marito e la situazione al limite del degrado, inspida nella sua interpretazione. La Bellucci, nella sua solita particina da cinque minuti in cui parla poco ma esprime tante cose...sarà vero? La figlia Marinella, commovente nella sua spontaneità. La protagonista Gelsomina, meno convincente con i suoi sguardi da discepola iniziata alla pubertà. Questa ondata di Europa alternativa stanziata nell'alto Lazio mi dà da pensare. Se veramente il mondo finirà e le banche imploderanno e l'unico modo per sopravvivere sarà tornare alla terra, spero di non avere a che fare con gente così. Per di più, una famiglia già disagiata che accoglie un bambino difficile recuperato dal riformatorio facendolo lavorare come schiavo...ma è legale 'sta cosa? C'è qualcosa che non mi convince, non perchè non credo non esistano situazioni così, ma come se il film avesse voluto andare in una direzione di cui la stessa regista non era poi tanto convinta. Ne è la prova il secondo tempo, che si perde nell'oblio e nello squallore del concorso televisivo e delle pozzanghere nello sterrato. E il cammello nel cortile? E la figlia che beve la luce? Mi da tanto di "famolo strano così ci premiano a Cannes". Guardabile per la bella fotografia e il senso di asfissiante realismo, ma non aspettatevi un capolavoro. Quasi meglio un monolocale al Quadraro vista muro, che sgobbare nel casolare de "Le meraviglie".
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parpignol
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sabato 7 giugno 2014
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sguazzare nel fango cinematografico.
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E' inaccettabile pagare per vedere film di questo tipo. E' una sconclusionata storia che sguazza tanto nel fango quanto nel surrealismo più iperbolico: una poco allegra famigliola che vivacchia in solitudine in un casale rurale osceno, si ritrova a fare i conti con il danaro che non c'è e con gli screzi tra un padre-padrone e una figlia adolescente assurta al ruolo di "vice" del padre stesso. I componenti (tutte donne, tranne il padre aka Wolfgang), sembrano di etnia zingaresca, e sopravvivono in condizioni igienico sanitarie deprecabili, nella miseranda magione diroccata, che a questo punto sembra anche essere abusivamente occupata; si parla in prevalenza l'italiano, ma stranamente non fuoriescono dalle loro bocche le lingue slave che ti aspetteresti, anzi il pater familae ogni tanto esterna uno spigoloso tedesco (sic!) e la mater familiae parla con un ridicolo francese dall'accento romano.
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E' inaccettabile pagare per vedere film di questo tipo. E' una sconclusionata storia che sguazza tanto nel fango quanto nel surrealismo più iperbolico: una poco allegra famigliola che vivacchia in solitudine in un casale rurale osceno, si ritrova a fare i conti con il danaro che non c'è e con gli screzi tra un padre-padrone e una figlia adolescente assurta al ruolo di "vice" del padre stesso. I componenti (tutte donne, tranne il padre aka Wolfgang), sembrano di etnia zingaresca, e sopravvivono in condizioni igienico sanitarie deprecabili, nella miseranda magione diroccata, che a questo punto sembra anche essere abusivamente occupata; si parla in prevalenza l'italiano, ma stranamente non fuoriescono dalle loro bocche le lingue slave che ti aspetteresti, anzi il pater familae ogni tanto esterna uno spigoloso tedesco (sic!) e la mater familiae parla con un ridicolo francese dall'accento romano. Si fa mostra anche di un lago, che sembra il Trasimeno... però di accenti umbro-toscani non ve n'è nemmeno l'ombra. Oltr'a ciò, bisogna aggiungere che per rendere l'atmosfera più demodée, ci si accorge (non subito, ma ci vuol tempo) che il film è ambientato nei primi anni '90 (nel 1994 sicuramente). Quindi niente internet di massa, niente telefoni cellulari, niente cose belle: solo cose brutte: fango, sudiciume, grigiore, noia, api. Api. Api!!! Sì, la famigliola è apicultrice e non fa altro nella vita, non parla di altro, non ha altro di interessante. Lo spettatore al cinema inizia a sbadigliare molto presto. La seconda co-protagonista è Gelsomina, la figlia maggiore di Wolfgang, che mostra segni di squilibrio mentale fin da subito: infatti (almeno nella prima parte) tiranneggia una sorella minore oppure, in una scena che fa cadere il mento sulle ginocchia, invita quest'ultima a "bere" un raggio di Sole. Questa scena, che si colloca nel primo quarto di film, immediatamente fa apparire come un neon nella mente dello spettatore una sola parola "ridicolo", che è in effetti l'aggettivo che meglio caratterizza il seguito. Da lì in poi infatti è un turbinio di ridicolaggini: la scalcagnata trasmissione dell'ente televisiva presenziata da una sbiaditissima Monica Bellucci, il concorso "etrusco", l'affidamento del piccolo Martin, bocca-di-zufolo, delinquentello non dotato di parola, il cammello (SI', avete capito bene, il CAMMELLO) che fa il suo inutile (ridicolo) ingresso nella trama, e infine, ciliegina sulla torta, il ripugnante spettacolo delle api in bocca a Gelsomina. Lì si tocca il fondo, il punto di non ritorno. Quando questa vomitevole scena viene ripetuta nel "concorso etrusco", lo spettatore intuisce agilmente che non solo tutto è ridicolo, ma che l'unico motivo che poteva tenere buono l'interesse, cioè la "speranza" di vittoria del concorso per la scalcinata famiglia, naufraga miseramente. E infatti si va verso il finale scontato: la famigliola non vince, Martin bocca-di-zufolo scappa via, Gelsomina si riappacifica col padre che aveva contrastato la di lei idea del concorso "etrusco", e il casale diroccato rimane vuoto e disabitato. Vuoto e disabitato da qualsivoglia emozione positiva come l'animo dello spettatore, che tirando giù bestemmie in tedesco, francese e italiano, si chiede perché abbia speso i soldi del biglietto, ma smette di chiedersi perché le sale cinematografiche ormai siano desolatamente vuote.
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asti72
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mercoledì 4 giugno 2014
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noioso
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Film noiosissimo e lento; le vie di Cannes sono infinite e (cit.) meravigliose. Lo stupore, in questo caso, sta nel non esser riusciti a prendere sonno durante la proiezione.
Un padre scorbutico e anaffettivo, le figlie costantemente col broncio, una madre pressoché assente dato il suo impegno fra pomodori e insalate, una donna tedesca (?) con loro di cui non si capisce il ruolo. L'arrivo di un ragazzino (muto?) tedesco, che nessuno ha compreso chi sia e che abbia combinato di così grave, la partecipazione ad uno scalcinato programma di tv provinciale dall'esito negativo, come appariva scontato. Una Bellucci bella nella sua naturalezza di cinquantenne fatina. Altro? La noia, oserei dire. Cannes, non mi fregherai più!
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vanessa zarastro
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martedì 3 giugno 2014
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il lago protagonista
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Un’atmosfera da dramma con lunghi piani-sequenza bui... Sembra sempre che debba succedere una tragedia che però non arriva mai, nell’intenso film di Alice Rohrwaker, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes. Il lago di Bolsena con il suo hinterland etrusco costituiscono il suggestivo scenario di questa famiglia di apicultori. A metà tra neo-realismo e simbolismo la regista sembra voler dire varie cose e spiegarne poche. Ad esempio chi è Coccò la bruna tedesca che vive con loro e che rapporto ha con la famiglia? Come mai la madre parla francese e il padre tedesco? Perché il padre dorme all’aperto fuori stagione? E perché secondo lui il mondo " sta per finire"? Bravissima Maria Alexandra Lungu, deliziosa adolescente capofamiglia da un lato, femminuccia poco forte per il padre padrone operaio.
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Un’atmosfera da dramma con lunghi piani-sequenza bui... Sembra sempre che debba succedere una tragedia che però non arriva mai, nell’intenso film di Alice Rohrwaker, Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes. Il lago di Bolsena con il suo hinterland etrusco costituiscono il suggestivo scenario di questa famiglia di apicultori. A metà tra neo-realismo e simbolismo la regista sembra voler dire varie cose e spiegarne poche. Ad esempio chi è Coccò la bruna tedesca che vive con loro e che rapporto ha con la famiglia? Come mai la madre parla francese e il padre tedesco? Perché il padre dorme all’aperto fuori stagione? E perché secondo lui il mondo " sta per finire"? Bravissima Maria Alexandra Lungu, deliziosa adolescente capofamiglia da un lato, femminuccia poco forte per il padre padrone operaio. Bravi tutti gli attori. Alice Rohrwaker è molto giovane e non può che migliorare.
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[+] e' vero;gli attori sono stati bravissimi..
(di francesco izzo)
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linodig
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lunedì 2 giugno 2014
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mangiare il pulviscolo di luce
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Andate a vedere il film “ le meraviglie”
Mi piace dare i voti ai film, da uno a 10, penso che, anche se schematico, faccia capire bene, i miei giudizi
Di solito, ai film che vedo dò 7, se mi piace.
Se lo ritengo proprio bello: 8
Raramente, molto raramente, dò dei 9.
In questo caso, per il film “Le meraviglie” il mio giudizio è : 10
Questo, per far capire. (per Angeles 9 e mezzo)
Perché mi è piaciuto tanto?
La regista, con poche parole e molte riprese magiche, per inquadratura e dettagli psicologici, ha fatto parlare un padre e delle ragazze, una moglie e un ‘amica.
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Andate a vedere il film “ le meraviglie”
Mi piace dare i voti ai film, da uno a 10, penso che, anche se schematico, faccia capire bene, i miei giudizi
Di solito, ai film che vedo dò 7, se mi piace.
Se lo ritengo proprio bello: 8
Raramente, molto raramente, dò dei 9.
In questo caso, per il film “Le meraviglie” il mio giudizio è : 10
Questo, per far capire. (per Angeles 9 e mezzo)
Perché mi è piaciuto tanto?
La regista, con poche parole e molte riprese magiche, per inquadratura e dettagli psicologici, ha fatto parlare un padre e delle ragazze, una moglie e un ‘amica.
Ha fatto parlare un ambiente, quello della coltivazione delle api e della campagna, un’epoca.
Insomma, se questo film non vi piacerà, mi dispiace per voi.
Ma è pura magia di luce, come quando fa mangiare il pulviscolo
a una ragazzina, o cantare o inquadrare i partecipanti di un concorso sugli Etruschi.
Andatelo, guardatelo, vale tutti i soldi del biglietto.
Mi ha ricordato la magia dei film del miglior Fellini.
La straordinaria ragazzina si chiama Gelsomina, come la protagonista de La strada di Fellini
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[+] mah
(di parpignol)
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bonomis
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lunedì 2 giugno 2014
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ma è così difficile scrivere una trama?
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Trama: "Un padre frikkettone svizzero-tedesco rende la vita impossibile a una moglie, un amica e quattro figlie in una Tuscia improbabile"
Ci volevano 111 minuti per raccontarci questa storiella?
Inutilemente lento, inutilmente deprimente, inutilmente vuoto e inutili le citazioni Felliniane.
Rivoglio i miei soldi!
SB
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fabiofeli
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lunedì 2 giugno 2014
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crescere in campagna
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Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Nella campagna della Tuscia, l’adolescente Gelsomina (Maria Alexandra Longu) vive in un casale fatiscente con tende inchiodate agli stipiti delle porte delle camere con le tre sorelle minori, la madre Angelica (Alba Rohrwacher) e il padre Wolfgang (Sam Louwyck), un brusco tedesco autoritario. Il lavoro nei campi e la cura di molte arnie per la produzione di un miele prelibato assorbe gran parte del tempo della famiglia, che conduce una esistenza povera ma in armonia con la natura.
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Le meraviglie di Alice Rohrwacher
Nella campagna della Tuscia, l’adolescente Gelsomina (Maria Alexandra Longu) vive in un casale fatiscente con tende inchiodate agli stipiti delle porte delle camere con le tre sorelle minori, la madre Angelica (Alba Rohrwacher) e il padre Wolfgang (Sam Louwyck), un brusco tedesco autoritario. Il lavoro nei campi e la cura di molte arnie per la produzione di un miele prelibato assorbe gran parte del tempo della famiglia, che conduce una esistenza povera ma in armonia con la natura. I problemi economici sono gravi, ma potrebbero in parte essere superati con l’arrivo di un ragazzo tedesco, Martin, arrestato per piccoli furti; questi è affidato dai servizi sociali tedeschi alla famiglia dietro compenso per il lavoro rieducativo che svolgerà. Il ragazzo non parla, ma ha una perizia straordinaria nel fischiare imitando il canto degli uccelli; lavora con buona volontà, adattandosi alle spartane abitudini familiari.
Altra occasione di guadagno potrebbe essere un concorso televisivo che premia i prodotti naturali della zona. Non a caso la piccola azienda si sottopone alla dispendiosa e rigida disciplina del Controllo Qualità, con inevitabili errori e disavventure. Gelsomina, all’insaputa di suo padre che non approverebbe, iscrive la famiglia al concorso, affascinata dalla conduttrice televisiva (Monica Bellucci), truccata come una incredibile fata con una parrucca di stoffa bianca.
Inizia l’assurda mascherata televisiva con i produttori in ridicoli costumi etruschi. Gelsomina ha preparato una esibizione assieme a Martin: mentre lui fischia, lei lascia uscire dalla bocca alcune api.
Tutto si risolverebbe per il meglio, se si vincesse il premio …
Un’opera condotta come una favola messa di fronte a una realtà difficile, nella quale l’incanto e la poesia della natura e di una vita regolata sui ritmi dalla luce del giorno non nasconde la durezza della vita in campagna. I temi più importanti della storia, raccontati con sobrietà di immagini e di espressioni dai due piccoli protagonisti, sono la crescita dei due adolescenti e il progressivo distacco da un padre-padrone autoritario, ma infine comprensivo. Perché ogni stagione ha il suo tempo e il nuovo è fuori dal ristretto mondo familiare.
Echi felliniani (il nome della protagonista e il cammello nell’aia) e del Sorrentino spietato nell’irridere gli assurdi programmi televisivi aggiungono sapore a questo delicato film, premiato dalla giuria di Cannes.
Un piccolo gioiello da vedere.
Valutazione *** ½
FabioFeli
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francesco izzo
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domenica 1 giugno 2014
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proprio un bel film : palma d'oro meritatissima.
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La commedia si svolge in un casale umbro, dove ad una famiglia di apicultori viene affidato un ragazzino con problemi di inserimento sociale.
Un po' troppo marcata la figura del capo famiglia nel suo aspetto costantemente burbero, sono bravissime invece Alba Rohrwacher e la giovanissima Gelsomina a rendere i loro ruoli.Un giorno si scontrano malauguratamente con l'avanzare del nuovo ed invadente mondo dell'immagine ed i suoi operatori.
La giovane Gelsomina alla fine non resiste e iscrive la sua famiglia alla selezione di un concorso.
Al quale - e questa è a mio avviso la scena di gran lunga più bella ed intensa del film - la sua famiglia fa,secondo le attuali leggi dell'immagine e della comunicazione -una pessima figura.
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La commedia si svolge in un casale umbro, dove ad una famiglia di apicultori viene affidato un ragazzino con problemi di inserimento sociale.
Un po' troppo marcata la figura del capo famiglia nel suo aspetto costantemente burbero, sono bravissime invece Alba Rohrwacher e la giovanissima Gelsomina a rendere i loro ruoli.Un giorno si scontrano malauguratamente con l'avanzare del nuovo ed invadente mondo dell'immagine ed i suoi operatori.
La giovane Gelsomina alla fine non resiste e iscrive la sua famiglia alla selezione di un concorso.
Al quale - e questa è a mio avviso la scena di gran lunga più bella ed intensa del film - la sua famiglia fa,secondo le attuali leggi dell'immagine e della comunicazione -una pessima figura. Secondo invece quelle eterne dei veri valori e della vera vita agreste,un'ottima figura. Ma questo richiede di essere capito,e non tutti ne sono capaci.
Così il concorso non lo vincono, ed invece devono sloggiare perché con i soldi del premio il loro vicino costruirà un agriturismo (e loro non amano questo mondo di invadenza e di consumi).
Complimenti ad Alice Rohrwacher. Sarà anche narrazione autobiografica,ma io queste cose le adoro.
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(di francesco izzo)
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kleber
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sabato 31 maggio 2014
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due cose in comune
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Due cose, hanno in comune i due pur DIVERSISSIMI film-rilancio del cinema italiano dopo meste stagioni. Non si puiò non notare il quasi-sinonimo dei titoli: da "La Grande Bellezza" a "La Meraviglia". Una semplice coincidenza... ma tant'è. Poi la riscoperta di una canzonetta pop passata a suo tempo quasi inosservata, e riproposta in chiave efficacissima e alquanto "azzeccata" nel contesto; parlo ovviamente della canzoncina di Ambra Angiolini che coinvolge le ragazzine umbro-tedesche, che è paragonabile, nella sua ottima resa, con la riproposizione del disco remake di Raffaella Carrà che in "La grande bellezza" è andato ben oltre il semplice supporto alla scena di ballo.
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voland
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mercoledì 28 maggio 2014
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gli sguardi più delle parole
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In una struttura tutt'altro che convenzionale, la Rohrwacher, soffermandosi sugli sguardi più che sulle parole, racconta di Gelsomina, adolescente che il padre-padrone vorrebbe sottrarre al mondo, confinandola (con le sorelle) in un microcosmo lontano dall'omoolgazione e banalità dei nostri tempi, il mondo delle api, come metafora ?
Pur nella sua forte curiosità e voglia di evasione, Gelsomina non si sottrae alle sue responsabiltà. Uno dei pochi film italiani di grande spessore in questa
deludente stagione.
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