maurizio meres
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sabato 24 maggio 2014
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l'adolescenza perduta
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Film difficile da interpretare e capire con la mentalità consumistica che ormai ci distingue,in quanto la semplicità della vita di questa comunità agricola rasenta la quasi totale estraneità alla vita attuale ,basata sul lavoro ,ma lavoro inteso come unico scopo di vita .Film strutturalmente perfetto in un realismo quasi Pasoliniano ,girato tutto in presa diretta grazie alla bravura di tutti gli attori ,bravissima la Rohrwacher a raccontare la difficile vita adolescenziale di Gelsomina attraverso un intrecciarsi di sguardi con il padre autoritario ma fondamentalmente buono ,tutto ruota intorno a Gelsomina "bravissima l'attrice molto promettente " la quale stanca delle responsabilita' a lei assegnate secondo una gerarchia dettata dal padre dove tutti devono essere utili ,alla ricerca della sua libertà adolescenziale ,riesce nella sequenza finale bellissima dopo una breve fuga ,a far uscire tutta l'umanità nascosta dalla figura del padre.
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melania
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sabato 24 maggio 2014
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cupo
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E' sicuramente un film di interessante tematica,recita l'attrice Alba Rohnwacher di cui sono una fan ad oltranza,ma ciononostante ho trovato il film cupo,un po' angosciante,con un ritmo di grigiore serrato,con pochi attimi distensivi.Sgradevole il personaggio del padre,il tutto ha contribuito a far si' che il film,nonostante sia sicuramente di interesse culturale,mi risultasse poco piacevole.
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moebius
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sabato 24 maggio 2014
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censura per commenti negativi?
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Ho già scritto il mio commento, ma non è stato pubblicato. Strano, ma era un commento negativo. Per me il film è inguardabile ed indigesto. Fuori dal cinema di Milano, venerdì pomeriggio ci siamo trovati inn tanti a commentare negativamente questo film ed a meraviglirci, questo si, gli applausi di Cannes....una presa in giro?
Vediamo se me l'ha pubblicano.............
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(di mauricass)
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goldy
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sabato 24 maggio 2014
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troppo elittico
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Si, sono belle e credibili le tematiche affrontate dal film ma non catturano per come sono dette. Tutto sfumato elittico, non approfondito, non affrontato non coinvolgente. E' un po' come per certe espressioni artistiche d'arte contemporanea astratta. Bello "leggere" del pensiero che lo sottende meno apprezzabile il piacere che deriva dalla visione della materializzazione.
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pincenzo
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venerdì 23 maggio 2014
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spontaneità e responsabilità
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Nella campagna tra il Lazio e la Toscana vive una famiglia, un po' allargata e molto alternativa, che si dedica all'apicoltura in un vecchio casale. Il padre, tedesco, è il centro di questa famiglia, circondato da quattro figlie, una moglie e una terza donna, tutte che subiscono il suo carattere rude, irritabile, affascinate dal suo modo di interagire con la natura. Ma poi arrivano un ragazzo e un'occasione che potrebbe risollevare le precarie condizioni economiche della famiglia. L'incanto si rompe e si apre un nuovo capitolo della loro vita. Un film calligrafico, dominato dalla recitazione naturale e spontanea delle bambine che ci mostrano il mondo degli adulti in una chiave di responsabilità ma anche di gioco, inconsapevoli delle trame che governano la loro esistenza ma attivamente partecipi e, a volte, critiche.
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Nella campagna tra il Lazio e la Toscana vive una famiglia, un po' allargata e molto alternativa, che si dedica all'apicoltura in un vecchio casale. Il padre, tedesco, è il centro di questa famiglia, circondato da quattro figlie, una moglie e una terza donna, tutte che subiscono il suo carattere rude, irritabile, affascinate dal suo modo di interagire con la natura. Ma poi arrivano un ragazzo e un'occasione che potrebbe risollevare le precarie condizioni economiche della famiglia. L'incanto si rompe e si apre un nuovo capitolo della loro vita. Un film calligrafico, dominato dalla recitazione naturale e spontanea delle bambine che ci mostrano il mondo degli adulti in una chiave di responsabilità ma anche di gioco, inconsapevoli delle trame che governano la loro esistenza ma attivamente partecipi e, a volte, critiche. Il tema del rapporto della figlia maggiore, Gelsomina, con il padre poteva essere più approfondito, senza lasciarlo alle immagini e all'immaginazione dello spettatore. Ma, si sa, è questa la cifra del cinema d'autore italiano contemporaneo, ermetico ed evocativo, raramente esplicito.
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(di moebius)
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