cosatinta
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martedì 20 gennaio 2015
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la rarità dei buoni sentimenti
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I buoni sentimenti sono diventati così rari che quando ce li troviamo davanti non risultano credibili. Per guardare questo film bisogna dimenticare per un attimo la cinematografia di genere, quella degli effetti visivi, quella del dualismo buono/cattivo, quella della tensione costante in ogni minuto. Questo film punta al cuore e lo fa col cuore, e si fa ben perdonare le cadute di tono sulla 3/4. La regia tesa sul montaggio, le musiche bellissime e la fotografia sublime dipingono una storia che colora un paese già pieno di luce. Mitici tutti i personaggi che raccontano il paese, dalle tre signore che camminano su per la via principale ai tre vecchietti che tutto vedono e tutto commentano da una panchina.
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I buoni sentimenti sono diventati così rari che quando ce li troviamo davanti non risultano credibili. Per guardare questo film bisogna dimenticare per un attimo la cinematografia di genere, quella degli effetti visivi, quella del dualismo buono/cattivo, quella della tensione costante in ogni minuto. Questo film punta al cuore e lo fa col cuore, e si fa ben perdonare le cadute di tono sulla 3/4. La regia tesa sul montaggio, le musiche bellissime e la fotografia sublime dipingono una storia che colora un paese già pieno di luce. Mitici tutti i personaggi che raccontano il paese, dalle tre signore che camminano su per la via principale ai tre vecchietti che tutto vedono e tutto commentano da una panchina. Un film per famiglie, per amanti degli animali, per amanti dei buoni sentimenti, perchè se oggi in un film non trovi un pò di cattiveria non ti sembra nemmeno credibile. Invece questa storia vera, con emozioni così pure, ci ricorda che si può essere altro rispetto al percuotimento intellettivo di televisione e serie tv. Basta semplicemente lasciarsi andare e dimenticare per un'ora e mezza tutto il resto. Finalmente.
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peppesava
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martedì 20 gennaio 2015
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ironico e commovente
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Ci vuol intelligenza e sensibilità per capire il film Italo.
Il cane è il motore immobile del film. Grazie alla sua "umanità" riesce a rompere equilibri, far saltare schemi, e a ricondurre i personaggi a un punto di sintesi avanzato, di pace e serenità.
E' l'opera prima della regista siciliana Alessia Scarso, realizzata con mezzi limitati e tanta buona volontà.
Spettacolari la fotografia, e le musiche.
Ne esce una Sicilia inedita e solare, che non indugia nelle suggestioni montalbaniane.
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melinissima
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giovedì 22 gennaio 2015
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non la solita solfa, trita e ritrita
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"Italo Barocco. C'era una volta questo cane randagio, amico di tutti, fidato e coraggioso.
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"Italo Barocco. C'era una volta questo cane randagio, amico di tutti, fidato e coraggioso. Nessuno sa di chi fosse, nè da dove venisse, ma ora tutti sanno come un semplice cane possa diventare un grande esempio di umanità".
La storia raccontata nel film è una favola, una storia semplice ma piena di umanità. Indubbiamente non è il classico film che ci si aspetta di trovare al cinema, ma non neppure scontato e banale, come tanti prodotti del cinema italiano che propongono sempre la solita solfa.
Ciò che questo film vuole raccontare è la storia vera di Italo, un adorabile randagio che giunge nel paese di Scicli anni fa. L'arrivo del cane non è una gioia per la popolazione, impaurita dopo un avvenimento drammatico, la quale ci impiegherà diverso tempo prima di amarlo. Al fine di raccontare la storia di Italo, per mostrare il suo lato umano, per sottolineare quanto la sua presenza abbia cambiato le abitudini degli Sciclitani, il film narra diverse vicende, quella che fa da sfondo a tutte è la storia di un padre e di un figlio. Se vi aspettate una love-story come il sottotitolo, "in amore serve un colpo di coda", preannuncia, non la troverete!
Ho apprezzato le musiche, la fotografia, i costumi ed il montaggio, ma sono i paesaggi ad avermi incantata.
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samanta
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mercoledì 26 giugno 2019
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tutto è possibile ...
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E' un film siciliano per la produzione, per l'ambientazione, per gli interpreti e per il soggetto e la storia che prende spunto da un fatto reale avvenuto tra il 2009 e il 2011 in Scicli una cittadina in provincia di Ragusa. La regia è di Alessia Scarso, anch'essa siciliana.al suo primo film come regista e che proviene dal montaggio cinematografico
Meno (Carmelo dal piccolo e bravo Vincenzo Lauretta) ) ha 10 anni ed è figlio di Antonio (Marco Bocci) Sindaco della cittadina in cui vivono e vedovo, è un uomo buono ma scontroso, tutto assorbito dal suo impegno di Sindaco e quindi Meno è solo, oltretutto bullizzato dai suoi compani a scuola capeggiati da Paolo ed ha solo l'amicizia di una compagna Chiara (Martina Antoci).
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E' un film siciliano per la produzione, per l'ambientazione, per gli interpreti e per il soggetto e la storia che prende spunto da un fatto reale avvenuto tra il 2009 e il 2011 in Scicli una cittadina in provincia di Ragusa. La regia è di Alessia Scarso, anch'essa siciliana.al suo primo film come regista e che proviene dal montaggio cinematografico
Meno (Carmelo dal piccolo e bravo Vincenzo Lauretta) ) ha 10 anni ed è figlio di Antonio (Marco Bocci) Sindaco della cittadina in cui vivono e vedovo, è un uomo buono ma scontroso, tutto assorbito dal suo impegno di Sindaco e quindi Meno è solo, oltretutto bullizzato dai suoi compani a scuola capeggiati da Paolo ed ha solo l'amicizia di una compagna Chiara (Martina Antoci). Casualmente incontra un cane randagio che verrà chiamato Italo e che si affeziona a lui, Meno vincendo le resistenze del padre lo adotta e ben preso il cane diventa il beniamino del paese: salva la bella barista da un energumeno che la vuole violentare, partecipa a tutte le cerimonie in Chiesa, fa da scorta ai turisti che vengono a visitare la cittadina. Soprattutto salverà Meno e Chiara che per colpa di un ragazzo bullo si erano dispersi. Italo morirà a seguito di una ferita alla zampa a seguito di un investimento da parte di un'auto. La sua morte rimpianta da tutti, avrà un influsso benefico su tanti a cominciare dal padre che esce dal guscio in cui si era rinchiuso e si innamora, ricambiato, di Laura (Elena Radonicich) la maestra di Meno e su Luisa (Barbara Tabita) la logorroica antagonista politica di Antonio e madre del bullo Paolo.
E una favola raccontata in modo leggero e dolce, con una regia che non si direbbe inesperta ma che con autorità sa affrontare i momenti ironici o comici come quelli drammatici e sentimentali, senza debordare ed esagerare. Gli attori tutti siciliani recitano con molta disinvoltura e simpatia una storia quasi sureale, viene (finalmente) descritta una Sicilia i cui abitanti non sono mafiosi incarogniti, ma simpatici e dotati di una filosofia del vivere saggia. Nel film è presente un'ambientazione incredibile, con panorami mozzafiato splendidi che sembrano quasi un effetto speciale, il che dimostra la bellezza e l'unicità dell'Italia e che coronano una storia semplice e grande che, seppure appaia inverosimile, si fonda su un fatto reale . Il saggio del paese quando gli chiedevano cosa pensasse di qualche fatto ripeteva sempre "Tutto è possibile", anche che un cane cambi la vita delle persone.
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enzo70
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domenica 12 giugno 2016
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buono lo spunto, ma un'occasione persa
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In un piccolo paese siciliano un golden retriever scombussola gli equilibri locali. Un’ordinanza comunale ha messo al bando i cani, ma Italo, il nome del cane, tutto sembra meno che un randagio. E la sua presenza man mano scandirà i tempi del paese stesso. Il film, l’esordio per la regista, Alessia Scarso, è basato su una storia vera e, chiaramente, si muove sui facili sentimenti che la dolcezza di un cane può alimentare. Gli spunti in realtà ci sono tutti, ma Italo alla fine si perde probabilmente a causa della sceneggiatura. Il risultato è un’occasione persa.
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samuel83
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giovedì 22 gennaio 2015
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italo, un treno che ritorna a raccontare
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Io mi sento meno aspramente polemico e puntiglioso rispetto alla siciliana pellicola.
Trovo il tentativo della giovane Scarso un felice e grazioso esordio cinematografico, riconoscendone sensibilità poetica e colorita ironia buffonesca quanto basta; trovo che la prova sia più che accettabile, soprattutto se paragonata agli standard italiani di genere. Ciò non toglie che l'opera soffra di lacune qua e là e manifesti l'italianissimo deficit narrativo che attanaglia gran parte della cinematografia nella commistione di generi.
A uno sguardo più attento, si notano momenti splendidamente e brillantemente combinati, alternati a fasi meno riuscite, come a nascondere, lacune di sceneggiatura a parte, un impedimento, forse produttivo (leggo si tratta di un'opera low budget, il che per esperienza so che influisce non poco) forse di altra natura, che non ha aiutato lo sforzo tecnico/artistico della Scarso.
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Io mi sento meno aspramente polemico e puntiglioso rispetto alla siciliana pellicola.
Trovo il tentativo della giovane Scarso un felice e grazioso esordio cinematografico, riconoscendone sensibilità poetica e colorita ironia buffonesca quanto basta; trovo che la prova sia più che accettabile, soprattutto se paragonata agli standard italiani di genere. Ciò non toglie che l'opera soffra di lacune qua e là e manifesti l'italianissimo deficit narrativo che attanaglia gran parte della cinematografia nella commistione di generi.
A uno sguardo più attento, si notano momenti splendidamente e brillantemente combinati, alternati a fasi meno riuscite, come a nascondere, lacune di sceneggiatura a parte, un impedimento, forse produttivo (leggo si tratta di un'opera low budget, il che per esperienza so che influisce non poco) forse di altra natura, che non ha aiutato lo sforzo tecnico/artistico della Scarso.
Altra considerazione vorrei esprimerla a proposito di quei momenti definiti cialtroni; momenti che, per chi sa guardare realmente la variegata realtà sociale, dipingono i comuni personaggi di un quotidiano ritratto popolare, a mio gusto forse un po' troppo teatralizzati nella recitazione, e da molti critici definiti eccessivamente grotteschi. A tal proposito, ai raffinati parlatori di cinema che illuminano il firmamento della nostra critica, e non soltanto in relazione al film qui in analisi, consiglierei, prim'ancora di arenarsi tra seggiolini di cinema e calde poltrone di redazione, una lunga e attenta passeggiata per i vicoli e le piazze di un comune paese (siciliano, napoletano o calabrese che sia); dopodichè capirebbero che spesso la realtà è di gran lunga più grottesca di qualunque adattamento cinematografico, a volte tanto da farlo scolorire. Quindi, a mio avviso, l'opera è altresì apprezzabile proprio perchè sottolinea anche la cialtroneria e la piccineria della realtà che racconta, evitando ad un tempo e la volgarità "cinepanettonica" e il noioso criticismo intellettualoide di nicchia che tanto piace al dilagante qualunquismo patrio, soprattutto in ambito artistico.
Da sullodare è poi l'elegante taglio surreale che la cineasta conferisce alla graziosa cine-pièce di paese, supportato da un brillante ritmo di montaggio e illuminato dalla calda luce aranciata della pietra barocca, magistralmente catturata dal direttore della fotografia.
Nota sgradita è da attribuire alla sponsorizzazione del prodotto, ridotta appunto a mero mezzo commerciale condito da slogan risultati fuori luogo: il divo Bocci era sufficientemente noto da evitare una tale esaltazione della sua immagine, puntare sulla centralità della storia d'amore con frasette di dubbio gusto (in realtà secondaria nel film) appare eccessivamente riduttivo (perchè limitarsi solo a questo), mentre sarebbe stato più intelligente (soprattutto in ambito commerciale) adottare un marketing onesto che, oltre alle teen agers e alle casalinghe, si rivolgesse a famiglie, bambini, amatori, esperti di settore, intellettuali e così via. Tuttavia per essere un'opera prima pare che la distribuzione abbia compiuto uno sforzo economico notevole.
Ultimo, ma non assolutamente secondario aspetto da inneggiare, è quello relativo alla commovente e travolgente colonna sonora. Buona parte dei 25 fotogrammi per secondo che frammentano l'opera sono impreziositi e nobilitati da un ritmo musicale bello, bellissimo e tanto bello da parere ruffiano.
Da storia del cinema il finale, che non svelo per ovvi motivi di spoileraggio.
In definitiva lodo l'esperienza della giovane regista siciliana, in quanto, nonostante le lacune, ha avuto il coraggio di raccontare una storia di molti e per molti (sono convinto non esista un film per tutti), cosa ormai rara data la spesso modaiola tendenza verso un cinema intimista e di ''situazioni''; evitando al contempo di cadere nella tracotanza autoriale che certe opere prime, nel frettoloso tentativo di colmare la frustrazione di anonimato, evidenziano a scapito di uno dei primari compiti che il cineasta dovrebbe realizzare: raccontare attraverso le immagini il sogno e la realtà.
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mui37
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lunedì 15 giugno 2015
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il cane è il miglior attore
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Proverbialmente quando ci sono performance poco prestanti degli attori si parla di "attori cani". Se già tale espressione risulta complessivamente poco felice in questo caso è totalmente inadatta, infatti il cane Italo è l'unico attore che si salva e supera in tutti gli aspetti gli umani, tanto come espressività che come simpatia.
Del film resta poco altro, la sceneggiatura è decisamente fiacca, la storia poco avvincente, i personaggi di contorno poco ispirati e quasi irritanti... come decisamente irritante è il passaggio dei protagonisti da scene mute in cui dovrebbero trionfare silenzi ed espressività, a scene in cui si urla a tutto spiano, decisamente fastidiose.
Si salva l'aspetto visivo, in particolare la fotografia ed il montaggio nonchè gli scenari in alcuni casi veramente suggestivi, ancora più evidenziati dai colori sgargianti.
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Proverbialmente quando ci sono performance poco prestanti degli attori si parla di "attori cani". Se già tale espressione risulta complessivamente poco felice in questo caso è totalmente inadatta, infatti il cane Italo è l'unico attore che si salva e supera in tutti gli aspetti gli umani, tanto come espressività che come simpatia.
Del film resta poco altro, la sceneggiatura è decisamente fiacca, la storia poco avvincente, i personaggi di contorno poco ispirati e quasi irritanti... come decisamente irritante è il passaggio dei protagonisti da scene mute in cui dovrebbero trionfare silenzi ed espressività, a scene in cui si urla a tutto spiano, decisamente fastidiose.
Si salva l'aspetto visivo, in particolare la fotografia ed il montaggio nonchè gli scenari in alcuni casi veramente suggestivi, ancora più evidenziati dai colori sgargianti. Tutto ciò fa ben sperare per questa regista esordiente che ha sicuramente dimostrato un certo talento e per le sue prossime prove, sperando che possa affidarsi su sceneggiature più consistenti ed attori degni di questo nome. Purtroppo nel complesso non sufficiente.
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iltrequartista
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domenica 11 giugno 2017
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solo per italo.
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Fa davvero grande simpatia questo cane che va girando per il paese,salva donne in pericolo,accompagna i turisti,protegge i più deboli,accompagna matrimoni e funerali,etc.etc. diventando il protettore del piccolo paese di Scicli.
Pensando che la storia raccontata è ispirata ad una storia vera,il tutto non può farci che piacere.
Peccato che quando in scena non ci sia il nostro Italo,la sceneggiatura perda gran parte del suo interesse.
StoriE politiche approssimative,scialbe intese amorose,recitazioni e dialoghi di livello piuttosto basso,storielle di paese,non regalano momenti di cinema di qualità.
Assenza di volgarità ed una certa gentilezza di fondo accompagnano il tutto ma senza momenti incantevoli,nonostante l'ausilio di tanti bambini.
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Fa davvero grande simpatia questo cane che va girando per il paese,salva donne in pericolo,accompagna i turisti,protegge i più deboli,accompagna matrimoni e funerali,etc.etc. diventando il protettore del piccolo paese di Scicli.
Pensando che la storia raccontata è ispirata ad una storia vera,il tutto non può farci che piacere.
Peccato che quando in scena non ci sia il nostro Italo,la sceneggiatura perda gran parte del suo interesse.
StoriE politiche approssimative,scialbe intese amorose,recitazioni e dialoghi di livello piuttosto basso,storielle di paese,non regalano momenti di cinema di qualità.
Assenza di volgarità ed una certa gentilezza di fondo accompagnano il tutto ma senza momenti incantevoli,nonostante l'ausilio di tanti bambini.
Alla fine dei conti vi rimarrà nel cuore solo il cane , la sua umanità e il suo indomito coraggio,ricordi che ai tempi d'oggi non possono che gratificare i nostri pensieri.
Piu' che decenti i minuti finali,ma non parlatemi,complessivamente,di opera da tre stelle in più,per cortesia.
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intothewild4ever
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lunedì 19 gennaio 2015
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italo, un treno che procede a singhiozzo
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Italo è un cane randagio che spunta all’improvviso nella caratteristica città Siciliana di Scicli e, col suo fare sornione e il modo unico di rapportarsi con la popolazione del paese, ovvero andando in chiesa, partecipando ai funerali e matrimoni, scortando la sera, dopo la chiusura, la barista del bar della piazza fino a casa etc etc, finisce per diventare, prima ufficialmente il cane del Sindaco e del figlio (orfano di madre) e poi dell’intero paese siciliano.
Storia vera e bella di un cagnolone siciliano, con l’ambientazione unica di un poco noto ma molto bello e caratteristico paese del sud della Sicilia, Scicli, la pellicola è a tutti gli effetti un’occasione isprecata; non lo è tanto per il risultato ottenuto, che è tutto sommato accettabile per un opera prima (primo film per la regista Alessia Scarso), ma per il risultato che si sarebbe potuto raggiungere con un soggetto del genere.
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Italo è un cane randagio che spunta all’improvviso nella caratteristica città Siciliana di Scicli e, col suo fare sornione e il modo unico di rapportarsi con la popolazione del paese, ovvero andando in chiesa, partecipando ai funerali e matrimoni, scortando la sera, dopo la chiusura, la barista del bar della piazza fino a casa etc etc, finisce per diventare, prima ufficialmente il cane del Sindaco e del figlio (orfano di madre) e poi dell’intero paese siciliano.
Storia vera e bella di un cagnolone siciliano, con l’ambientazione unica di un poco noto ma molto bello e caratteristico paese del sud della Sicilia, Scicli, la pellicola è a tutti gli effetti un’occasione isprecata; non lo è tanto per il risultato ottenuto, che è tutto sommato accettabile per un opera prima (primo film per la regista Alessia Scarso), ma per il risultato che si sarebbe potuto raggiungere con un soggetto del genere.
Il film purtroppo va molto a singhiozzo, con momenti più vivaci e ben girati e altri davvero poco riusciti. Se in un primo momento le inquadrature sul paese e la simpatica scoperta dei vari personaggi di contorno lasciano ben sperare, (le inquadrature sulle tre devote che vanno in chiesa e la scoperta dei soliti vecchietti sulla panchina che si svelano uno dietro l’altro, ad esempio), successivamente il film procede con ritmo molto sincopato, con brutte scene di mutismo, non solo tra padre e figlio, ma anche tra gli altri personaggi del film, scene che sono probabilmente dettate dall’intenzione della regista di rendere al meglio il carattere tipico dei Siciliani, ma che rimangono poco funzionali all’economia del film, tanto più che non sono sottolineate da inquadrature e altri stratagemmi cinematografici che normalmente fungono da riempitivo in queste situazioni.
Con uno studio più approfondito sulla sceneggiatura e magari con meno momenti cialtroni (vedi l’antagonista del Sindaco, quasi una Cetta la Qualunque in salsa siciliana), con più voce narrante del buon Leo Gullotta, e con più sottolineatura delle gesta del buon Italo, il film avrebbe avuto tutt’altro respiro probabilmente; tuttavia, poiché come detto si tratta di un’opera prima, è lecito dire che la Scarso in futuro può sicuramente migliorare, allontanarsi così ulteriormente dal significato del suo cognome.
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