Io mi sento meno aspramente polemico e puntiglioso rispetto alla siciliana pellicola.
Trovo il tentativo della giovane Scarso un felice e grazioso esordio cinematografico, riconoscendone sensibilità poetica e colorita ironia buffonesca quanto basta; trovo che la prova sia più che accettabile, soprattutto se paragonata agli standard italiani di genere. Ciò non toglie che l'opera soffra di lacune qua e là e manifesti l'italianissimo deficit narrativo che attanaglia gran parte della cinematografia nella commistione di generi.
A uno sguardo più attento, si notano momenti splendidamente e brillantemente combinati, alternati a fasi meno riuscite, come a nascondere, lacune di sceneggiatura a parte, un impedimento, forse produttivo (leggo si tratta di un'opera low budget, il che per esperienza so che influisce non poco) forse di altra natura, che non ha aiutato lo sforzo tecnico/artistico della Scarso.
Altra considerazione vorrei esprimerla a proposito di quei momenti definiti cialtroni; momenti che, per chi sa guardare realmente la variegata realtà sociale, dipingono i comuni personaggi di un quotidiano ritratto popolare, a mio gusto forse un po' troppo teatralizzati nella recitazione, e da molti critici definiti eccessivamente grotteschi. A tal proposito, ai raffinati parlatori di cinema che illuminano il firmamento della nostra critica, e non soltanto in relazione al film qui in analisi, consiglierei, prim'ancora di arenarsi tra seggiolini di cinema e calde poltrone di redazione, una lunga e attenta passeggiata per i vicoli e le piazze di un comune paese (siciliano, napoletano o calabrese che sia); dopodichè capirebbero che spesso la realtà è di gran lunga più grottesca di qualunque adattamento cinematografico, a volte tanto da farlo scolorire. Quindi, a mio avviso, l'opera è altresì apprezzabile proprio perchè sottolinea anche la cialtroneria e la piccineria della realtà che racconta, evitando ad un tempo e la volgarità "cinepanettonica" e il noioso criticismo intellettualoide di nicchia che tanto piace al dilagante qualunquismo patrio, soprattutto in ambito artistico.
Da sullodare è poi l'elegante taglio surreale che la cineasta conferisce alla graziosa cine-pièce di paese, supportato da un brillante ritmo di montaggio e illuminato dalla calda luce aranciata della pietra barocca, magistralmente catturata dal direttore della fotografia.
Nota sgradita è da attribuire alla sponsorizzazione del prodotto, ridotta appunto a mero mezzo commerciale condito da slogan risultati fuori luogo: il divo Bocci era sufficientemente noto da evitare una tale esaltazione della sua immagine, puntare sulla centralità della storia d'amore con frasette di dubbio gusto (in realtà secondaria nel film) appare eccessivamente riduttivo (perchè limitarsi solo a questo), mentre sarebbe stato più intelligente (soprattutto in ambito commerciale) adottare un marketing onesto che, oltre alle teen agers e alle casalinghe, si rivolgesse a famiglie, bambini, amatori, esperti di settore, intellettuali e così via. Tuttavia per essere un'opera prima pare che la distribuzione abbia compiuto uno sforzo economico notevole.
Ultimo, ma non assolutamente secondario aspetto da inneggiare, è quello relativo alla commovente e travolgente colonna sonora. Buona parte dei 25 fotogrammi per secondo che frammentano l'opera sono impreziositi e nobilitati da un ritmo musicale bello, bellissimo e tanto bello da parere ruffiano.
Da storia del cinema il finale, che non svelo per ovvi motivi di spoileraggio.
In definitiva lodo l'esperienza della giovane regista siciliana, in quanto, nonostante le lacune, ha avuto il coraggio di raccontare una storia di molti e per molti (sono convinto non esista un film per tutti), cosa ormai rara data la spesso modaiola tendenza verso un cinema intimista e di ''situazioni''; evitando al contempo di cadere nella tracotanza autoriale che certe opere prime, nel frettoloso tentativo di colmare la frustrazione di anonimato, evidenziano a scapito di uno dei primari compiti che il cineasta dovrebbe realizzare: raccontare attraverso le immagini il sogno e la realtà.
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