kaipy
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domenica 23 agosto 2015
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manchevole
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Tutto molto bello, tutto molto chic, tutto molto... Molto.
Eppure alla fine qualcosa manca. Di questo film non rimane nulla, o meglio rimangono solo le immagini, non un pensiero, una riflessione perché, sapientemente nascosto dal racconto visivo e linguistico, c'è il nulla, e già sarebbe un contenuto se non fosse quello il senso della vicenda che credo, invece, sia la Libertà.
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dhany coraucci
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mercoledì 19 agosto 2015
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brividi tech nella fortezza del moderno barbablù
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Per una divoratrice di film come me l'estate è il tempo della dieta. I film delle arene estive li ho già visti tutti, al cinema servono piatti leggeri, con poche calorie e poco gusto. Ma questa è un'estate imprevedibile, non soltanto per il clima sempre più tropicale che la caratterizza: ho fatto due scorpacciate prelibatissime, nel menù la fantascienza cosiddetta “psicologica” di cui io vado matta. La prima è stata Predestination dei fratelli Spierig, la seconda è Ex Machina, un altro strabiliante, raffinatissimo, appetitoso piatto da vero Chef. Quasi mi dispiace che un film così bello sia stato servito in un periodo di forzato regime dietetico ma si può correre ai ripari e dunque sono qui a esortarvi di ignorare tutte le bilance e.
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Per una divoratrice di film come me l'estate è il tempo della dieta. I film delle arene estive li ho già visti tutti, al cinema servono piatti leggeri, con poche calorie e poco gusto. Ma questa è un'estate imprevedibile, non soltanto per il clima sempre più tropicale che la caratterizza: ho fatto due scorpacciate prelibatissime, nel menù la fantascienza cosiddetta “psicologica” di cui io vado matta. La prima è stata Predestination dei fratelli Spierig, la seconda è Ex Machina, un altro strabiliante, raffinatissimo, appetitoso piatto da vero Chef. Quasi mi dispiace che un film così bello sia stato servito in un periodo di forzato regime dietetico ma si può correre ai ripari e dunque sono qui a esortarvi di ignorare tutte le bilance e.... abbuffarvi al più presto! E' indispensabile, infatti, che lo vediate al cinema perché è anche un thriller di rara e mirabile fattura e la tensione creata è tale da meritare il grande schermo e la più alta concentrazione. Alex Garland, inglese, classe 1970, è sceneggiatore e regista e questo è il primo film che dirige, ma è soprattutto uno scrittore ed è importante da sottolineare perché si muove con una padronanza assoluta del linguaggio, della tecnica, della trama e della costruzione dei personaggi al punto che il film risulta così denso e profondo e inquietante e pur tuttavia così scorrevole, ritmato e avvincente da far dimenticare che per la maggior parte si svolge in una stanza asettica e disadorna dove non succede nulla, si parla soltanto. Siamo in un edificio o, per meglio dire, una fortezza iper tecnologica e sperduta, incastonata in una regione selvaggia e inaccessibile della Norvegia, tra ghiacciai, fitti boschi e splendide cascate incontaminate dove il genio dell'informatica Nathan (Oscar Isaac), potentissimo proprietario di un fac simile di Google e scienziato ha invitato il più brillante dei suoi programmatori, Caleb (Domhnall Gleeson), a trascorrere con lui una settimana per testare la sua ultima, segreta invenzione, Ava (ma si pronuncia Eva), una donna robot dotata, almeno nelle intenzioni, di intelligenza artificiale. Ava (la svedese Alicia Vikander) è una vera meraviglia, a partire dall'aspetto: fonde carne, circuiti e resina trasparente così come nell'indole amalgama la più intrigante sensualità con la dolcezza e la fragilità di una bambina che guarda il mondo per la prima volta. Non va raccontato nulla di più e premuratevi di non sapere altro; vi dirò soltanto che all'arrivo del giovane Caleb, il padrone di casa lo accoglie con la stessa ambigua affabilità di Barbablù: gli consegna una chiave (naturalmente elettronica) dicendogli che ha libero accesso a tutte le stanze della tenuta tranne che a quelle che la chiave non apre, in queste ultime, infatti, è proibito entrare. Una nota merita la colonna sonora, altrettanto raffinata, rarefatta e persuasiva nonché oggetto di una curiosità. Innanzitutto vede la partecipazione di Geoff Barrow (ex Portishead) e del compositore inglese Ben Salisbury e abbina a una partitura sintetica un tappeto di suoni dolci, organici e “umani”; i due l'avevano scritta per Dredd di cui Alex Garland era sceneggiatore ma a Hollywood era sembrata troppo strana per un film del genere (non a caso il protagonista era Sylvester Stallone) e l'avevano cestinata. Per fortuna!
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no_data
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mercoledì 19 agosto 2015
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intriga ma non decolla
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Film girato con sapiente lentezza mai pesante, sembra però quasi sempre mancare di intuizioni che ti sorprendano, ed alla fine non ti resta molto di più di un "beh, carino".
Intense le solo apparentemente statiche interpretazioni delle due protagoniste donna, deludente il protagonista maschile che viene deportato nella casa bunker...raramente emoziona e manca di vera personalità espressiva.
Rimangono comunque buoni soggetto, scenografia e fotografia del film.
Consigliato per i tecnoappassionati, io però non lo riguarderei.
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maramaldo
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sabato 15 agosto 2015
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fantascienza d'autore...
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di un autore che mi ha intrigato più delle problematiche della sua opera prima. Evidentemente, Alex Garland si è stancato di lavorare a mezzadria come scrivere un romanzo perchè altri ci faccia un film o scrivere una sceneggiatura per una storia raccontata da un altro. E così il Nostro si è sentito maturo per montare in proprio un lavoro dove riversare l'esperienza accumulata nei precedenti part time. Padronanza del linguaggio cinematografico, dell'impiego dei trucchi e degli effetti speciali con risultati gradevoli e convincenti. Non una banalità o una sbavatura nelle ambientazioni o nelle atmosfere. E poi, gusto per mistero, avventura, scoperta, sorpresa.
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di un autore che mi ha intrigato più delle problematiche della sua opera prima. Evidentemente, Alex Garland si è stancato di lavorare a mezzadria come scrivere un romanzo perchè altri ci faccia un film o scrivere una sceneggiatura per una storia raccontata da un altro. E così il Nostro si è sentito maturo per montare in proprio un lavoro dove riversare l'esperienza accumulata nei precedenti part time. Padronanza del linguaggio cinematografico, dell'impiego dei trucchi e degli effetti speciali con risultati gradevoli e convincenti. Non una banalità o una sbavatura nelle ambientazioni o nelle atmosfere. E poi, gusto per mistero, avventura, scoperta, sorpresa. Senza tralasciare riflessioni sardoniche su umanità e società. Alle spalle una vasta cultura letteraria dei cui spunti fa man bassa (per la gioia dei commentatori) e, probabilmente, una competenza su concetti scientifici dei quali, a dir il vero, fa un uso disinvolto. E a ragione, altrimenti non sarebbe fanta...scienza.
Un uso spensierato e allegro: Alex Garland è, forse senza saperlo, un umorista. Immaginare di costruire un meccanismo per destinarlo a comportamenti ed emotività umane, femminili per giunta, offre materia per poterci ridere su. Alberto Sordi, che se ne intendeva (di umorismo), nel 1980 produsse un film Io e Caterina dove un robot con sembianze di donna, agiva da perfetta colf ma col tempo andò sviluppando sentimenti possessivi nei confronti del padrone culminati in una scenataccia di gelosia per la presenza in casa di una femmina in carne ed ossa. C'è qualche punto di contatto con Ex_Machiina.
Venendo al film, proprio nel truculento finale, succede qualcosa che potrbbe essere intravista come un'incongruenza logica. Le creature decidono di sopprimere il creatore, cosa su cui si può anche essere d'accordo avendolo conosciuto. Ma che fa Ava dopo che la sorniona Kyoko gli ha ficcato un coltellaccio nel petto? Lo estrae con delicatezza e glielo infila con precisione dalla parte opposta di dietro. Perchè una mente come quella di Ava, che avrà immagazzinate milioni di informazioni, compie questo gesto superfluo dato che il povero Nathan era già spacciato? Non siamo in presenza di un comportamento irrazionale, dell'accanimento astioso di una donnicciola inviperità?
Nonostante ciò, Ex_ Machina diventerà cult. E lo dovrà a Sonoya Mizuno, la Buster Keaton del Sol Levante, la prodigiosa Kyoko che riesce a distillare l'odio più assassino senza batter ciglio, senza muover un muscolo facciale. E senza proferire sillaba. L'aver creato un essere femminile senza il dono (?) della parola è da malnato maschilista ma possiamo trascurare la vis comica della maligna trovata che assicura il sorriso a buona parte del film? E poi, il clou che lo renderà memorabile: lo stacchetto disco-dance eseguito da Nathan e dall'ineffabile Kyoko. Probabilmente escogitato per dare una scossa al racconto che stava impantandosi nella chiacchiera, si è rivelata la sequenza più esilarantre, la più euforizzante, da non stancarsi mai di rivederla.
Ma non dimentichiamo i messaggi seri. Qualche apprensione per chi preferirebbe confrontarsi e gestire due o tre relais e qualche fascio di sensori.
Garland, spirito leggero, ama la donna. E lo dimostra quando Ava fugge. Indossato il più bell'abito che ha trovato, non si muove più come Pinocchio, ma si dirige decisa verso l'elicottero che la porterà nel mondo, con la falcata e il portamento di una top model.
Che l'I.A. sia femmina?
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marcomponti
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venerdì 14 agosto 2015
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3 intelligenze a confronto in un film notevole
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Caleb Smith è un giovane e promettente programmatore e lavora per il più grande e importante motore di ricerca del mondo (l’equivalente del nostro Google). Dopo aver vinto un concorso interno avrà il diritto di trascorrere una settimana in compagnia del giovane ed eccentrico capo, Nathan Bateman, nella sua residenza iper-tecnologica, sperduta tra le montagne. Una volta arrivato scoprirà il vero motivo del suo viaggio: dovrà aiutare Nathan testare Eva, la più avanzata forma di intelligenza artificiale umanoide mai creata dall’uomo, per stabilire quanta coscienza abbia di sé la “macchina” tramite una versione avanza del test di Turing ribaltato. Sarà infatti Caleb a dover stabilire se, pur sapendo che Eva è una macchina, sia egli stesso in grado di affezionarsi a lei e provare sentimenti e pulsioni nei suoi confronti.
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Caleb Smith è un giovane e promettente programmatore e lavora per il più grande e importante motore di ricerca del mondo (l’equivalente del nostro Google). Dopo aver vinto un concorso interno avrà il diritto di trascorrere una settimana in compagnia del giovane ed eccentrico capo, Nathan Bateman, nella sua residenza iper-tecnologica, sperduta tra le montagne. Una volta arrivato scoprirà il vero motivo del suo viaggio: dovrà aiutare Nathan testare Eva, la più avanzata forma di intelligenza artificiale umanoide mai creata dall’uomo, per stabilire quanta coscienza abbia di sé la “macchina” tramite una versione avanza del test di Turing ribaltato. Sarà infatti Caleb a dover stabilire se, pur sapendo che Eva è una macchina, sia egli stesso in grado di affezionarsi a lei e provare sentimenti e pulsioni nei suoi confronti.
Il primo lavoro di questo regista esordiente risulta essere davvero ben riuscito. Attraverso una sceneggiatura eccezionale, fatta di domande acute e risposte sagaci, un’ambientazione a tratti claustrofobica dove tutto (o quasi) è ripreso da telecamere, il regista imbastisce una sofisticata ed entusiasmante “partita a scacchi a 3”, un incontro/scontro tra tre intelligenze diverse, dove lo spettatore arriva a chiedersi chi sia veramente la cavia e chi il tester, arrivando ad un finale tutt’altro che scontato. Anche la musica e la colonna sonora, seppur a tratti abusata, risulta efficace per raggiungere lo scopo.
Il tema trattato in questo film è tutt’altro che una novità: la ricerca dell’uomo di sostituirsi a Dio per cercare di creare la vita intelligente; questo continuo progresso, perfezionamento, nello spasmodico tentativo di creare una macchina talmente simile agli esseri umani da non essere in grado di distinguerla da essi, rendendola acuta, ironica, sensuale, ma allo stesso tempo, violenta e aggressiva. I riferimenti a Spielberg e Kubrick si sprecano, ovviamente, ma questo lavoro riesce a fornire, grazie a dialoghi da antologia e alla bravura degli attori, una componente emotiva e di tensione che, per certi versi, mancava nei lavori degli illustri predecessori, ricavandosi una nicchia nell’olimpo dei film del genere.
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biso 93
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giovedì 13 agosto 2015
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noi macchine imperfette
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Prendendo chiaramente spunto da una storia gotica molto famosa (inutile citarla) questo interessante film sviluppa tantissime riflessioni e solleva numerose tematiche. La forza del film secondo me si basa sulla capacità di rivisitare una vecchia storia, modernizzarla, renderla credibile e trattare temi attualissimi, cosa questa di non facile realizzazione. Le ambientazioni del film creano un senso di stupore, di angoscia, di fascino e di ribrezzo, condite con due personaggi credibili e molto reali. Il personaggio di Nathan è incredibile. attuale e molto credibile, megalomane, ricco, saccente e fenomenale, così come allo stesso tempo, debole, insicuro e SOLO. Già perchè il film parla anche di solitudine, Quella enorme solitudine di cui soffre il personaggio di Caleb, umano fino in fondo, nerd e con vari problemi sociali e familiari.
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Prendendo chiaramente spunto da una storia gotica molto famosa (inutile citarla) questo interessante film sviluppa tantissime riflessioni e solleva numerose tematiche. La forza del film secondo me si basa sulla capacità di rivisitare una vecchia storia, modernizzarla, renderla credibile e trattare temi attualissimi, cosa questa di non facile realizzazione. Le ambientazioni del film creano un senso di stupore, di angoscia, di fascino e di ribrezzo, condite con due personaggi credibili e molto reali. Il personaggio di Nathan è incredibile. attuale e molto credibile, megalomane, ricco, saccente e fenomenale, così come allo stesso tempo, debole, insicuro e SOLO. Già perchè il film parla anche di solitudine, Quella enorme solitudine di cui soffre il personaggio di Caleb, umano fino in fondo, nerd e con vari problemi sociali e familiari. il film si basa su di un gioco psicologico notevole cercando di sperimentare il test di turing, verificarlo e applicarlo. Finale secco che non risparmia nessuno da accuse, chi è troppo debole per poter emergere e chi è troppo preso da se' stesso tanto da credersi quasi un 'dio'. Cast di attori talentuosi ed emergenti, un regista da tenere d'occhio a mio parere, ottime scenografie e ambientazioni; certo i difetti ci sono e su alcuni punti il film merita critiche, lento in alcuni momenti ma ha il pregio di andare dritto al sodo; senza divulgarsi in descrizioni inutili e digressioni riguardo la vita dei personaggi, si intuiscono benissimo con poche e semplici battute. Consigliato.
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ian stylekirk
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martedì 11 agosto 2015
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cosa ne penso!
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Film interessante, con una psicologia di base che fa riflettere molto ad ogni azione per capirne le conseguenze! finale inaspettato! tutto mi sarei immaginato...ma non questo! Anche se riflettendoci dopo averlo visto non poteva che finire così! una macchina può avere tutto! ma non le vere emozioni, quelle umane...naturali, incontrollabili! per questo può evitare di sentirne alcune, come il rimorso, cosa che gli permette di far vittime lungo il suo percorso se pensa che possano ostacolarla! beh non che certi esseri umani non si siano dimostrati capaci di questo!
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lorenzo80
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lunedì 10 agosto 2015
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trattazione originale di un tema inflazionatissimo
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Sono andato ieri a vedere questo film. L'argomento mi ha sempre affascinato, anche se ormai è stato trattato fino all'osso, ma Garland ne ha tirato fuori un quasi capolavoro molto originale, interessante, onirico, riflessivo, lento ma incalzante allo stesso tempo. Un sottile puzzle su chi ha ragione e chi no, complesso e verboso. Il problema dell'IA affrontato con l'uso dell'intelletto e una serie di domande che lo spettatore si pone durante la visione del film. Il tutto incorniciato in un ambiente ipertecnologico nascosto tra le montagne. Davvero bello. Ottima anche la colonna sonora.
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meolo
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domenica 9 agosto 2015
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film delicato e raffinato
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Fin da subito si capisce che EX Machina è un film che vuole impressionarti e coinvolgerti facendo leva sulle idee, piuttosto che sugli effetti speciali. La trama ruota intorno a tre soli personaggi (Caleb, Nathan e Ava), ma risulta comunque molto intrigante man mano che si procede con la narrazione, soprattutto riguardo ai dubbi e la diffidenza di Caleb verso gli altri personaggi, il misterioso capo Nathan e la strabiliante Ava. I dialoghi sono accuratamente studiati e intelligenti, le musiche sono adeguate al luogo dove si svolge la vicenda, una claustrofobica abitazione high-tech in mezzo alla natura e priva di contatti con il mondo esterno. La regia di Alex Garland è astuta e abile nel caratterizzare i personaggi e farne risaltare le loro sfumature.
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Fin da subito si capisce che EX Machina è un film che vuole impressionarti e coinvolgerti facendo leva sulle idee, piuttosto che sugli effetti speciali. La trama ruota intorno a tre soli personaggi (Caleb, Nathan e Ava), ma risulta comunque molto intrigante man mano che si procede con la narrazione, soprattutto riguardo ai dubbi e la diffidenza di Caleb verso gli altri personaggi, il misterioso capo Nathan e la strabiliante Ava. I dialoghi sono accuratamente studiati e intelligenti, le musiche sono adeguate al luogo dove si svolge la vicenda, una claustrofobica abitazione high-tech in mezzo alla natura e priva di contatti con il mondo esterno. La regia di Alex Garland è astuta e abile nel caratterizzare i personaggi e farne risaltare le loro sfumature. Gli attori mi hanno particolarmente convinto, soprattutto Oscar Isaac. Il finale è aspro e allarmante, fornisce sicuramente molti spunti riflessivi sul tema dell'intelligenza artificiale, qui trattato egregiamente. Non è un capolavoro, a causa di alcuni punti in cui il ritmo è eccessivamente lento, ma un ottimo film di fantascienza, di rara intelligenza e spessore.
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george kaplan
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domenica 9 agosto 2015
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la partita a scacchi hi-tech di alex garland
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Si può esordire con un capolavoro? Il talentuoso Alex Garland, forte di un elevato budget, ci prova esplorando un topos della fantascienza con maestria tratteggiando caratteri complessi, dosando abilmente la suspense e disseminando la narrazione di capovolgimenti efficaci. Ne risulta un perturbante film sulle maschere e sui sentimenti, un saggio sull'umano, sulla morte e sull'ingannevole potere della bellezza, dove una «dolce serena» dispensa inquietudine e straniamento, e in cui il frullato di citazioni da A.I., Blade Runner, 2001: Odissea nello spazio, Ghost In The Shell, Her, The Social Network, The Ghost Writer, etc.
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Si può esordire con un capolavoro? Il talentuoso Alex Garland, forte di un elevato budget, ci prova esplorando un topos della fantascienza con maestria tratteggiando caratteri complessi, dosando abilmente la suspense e disseminando la narrazione di capovolgimenti efficaci. Ne risulta un perturbante film sulle maschere e sui sentimenti, un saggio sull'umano, sulla morte e sull'ingannevole potere della bellezza, dove una «dolce serena» dispensa inquietudine e straniamento, e in cui il frullato di citazioni da A.I., Blade Runner, 2001: Odissea nello spazio, Ghost In The Shell, Her, The Social Network, The Ghost Writer, etc. non è un gioco fine a sé stesso ma viene travalicato da una storia quanto mai solida.
Dai labirinti creati da mostri raziocinanti (non i robot, ma gli uomini) - ben rappresentati entro le gallerie trasparenti della villa, sorta di Casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright, selva di bagni, architetture postmoderne, corridoi imbutiformi, specchi, porte -, da un sancta sanctorum immaginario di un eremita re della società tecnologica all'epoca di Google e Facebook, in un contesto dove a dettare le nostre necessità inutili è appunto lui, un insopportabile Steve Jobs hipster, santone milionario palestrato e alcolizzato, raccoglitore e interprete degli incongrui impulsi umani, sgorga così un insopprimibile amore per la libertà, per la realtà, per quel che è fuori, sentimento che rende qualsivoglia essere tale. Perché è una necessità quella che risulta alla fine vittoriosa, e non se ne rende bene conto nemmeno il protagonista, che è sì una personificazione della virtù, ma, rimasto ingenuamente irretito nelle insidie dei sentimenti, diventa un cavallo di Troia inconsapevole, l'instrumentum di un grande «imbroglio».
L'uscita è d'altronde allusa nel titolo stesso, il quale fa pensare anche alla mechanè del teatro greco, sistema di funi e argani dal quale appunto usciva, nelle tragedie, il dio dall'intervento risolutore. La machina è parimenti la tecnologia stessa che sorregge la donna fittizia. È il simil-cervello che esce da un'umanità in formato motore di ricerca. È la mente dell'uomo, la cui convinzione di aver tutto sotto controllo viene tragicamente disillusa. Ma è anche la villa-scacchiera, dentro la quale rimane in scacco l'uomo, prigioniero delle proprie macchinazioni, ostaggio della tecnologia da lui forgiata o piegata ai suoi fini, della stregoneria che ne influenza, anche drammaticamente, la vita. Se è senz'altro peregrino menzionare qualche verso di Magrelli: «E se parlo da ostaggio / è perché questa tecnica, / fingendosi una scienza, / mi consegna al suo nulla, / nel reame di un male / il cui re è incompetente» (Si riparano personal), lo scetticismo circa una tecnologia sempre più invasiva in una società in fin dei conti malata e perversa, topos di genere, è patente in Ex Machina.
Vi si citano gli dèi, Dio (quanto manca nel titolo). A farlo, oltre ai dialoghi stessi, sono i nomi dei personaggi. Ava-Eva uscirà dall'anti-Eden? Lo scienziato pazzo è Nathan, altro nome biblico, legato al verbo ebraico "dare": è qui colui che dà vita, ma anche che 'dà' all'umanità quello di cui essa ha bisogno, o forse no. Caleb significa "(simile a un) cane": un riferimento alla funzione strumentale, di sudditanza, del personaggio? O alla sua devozione e alla sua virtù (è una «bella persona»)?
In conclusione, Ex Machina è un'avvincente partita a scacchi hi-tech e, allo stesso tempo, uno stupefacente giuoco delle parti.
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