no_data
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sabato 8 agosto 2015
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bel film, con qualche scena che può diventare cult
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Nel trattare un argomento difficile come quello dell'intelligenza artificiale e del rapporto uomo / robot, si rischia sempre di scivolare nel kitsch e nel ridicolo. Questo film, invece, riesce ad essere delicato e sobrio. Alcune scene che coinvolgono Eva potrebbero perfino diventare dei cult della cinematografia fantascientifica. Penso per esempio alla scena in cui apre un armadio per cercare l'abito giusto da indossare. Peccato però per ll finale del film, che probabilmente non accontenta nessuno. Condivido in questo giudizio varie recensioni del pubblico, che ho letto anche in questo forum. Certo, mi rendo conto che il finale non poteva prevedere la fuga di Caleb ed Eva verso "una vita da vivere assieme": sarebbe stato troppo scontatto, e troppo simile a quello di Blade Runner.
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Nel trattare un argomento difficile come quello dell'intelligenza artificiale e del rapporto uomo / robot, si rischia sempre di scivolare nel kitsch e nel ridicolo. Questo film, invece, riesce ad essere delicato e sobrio. Alcune scene che coinvolgono Eva potrebbero perfino diventare dei cult della cinematografia fantascientifica. Penso per esempio alla scena in cui apre un armadio per cercare l'abito giusto da indossare. Peccato però per ll finale del film, che probabilmente non accontenta nessuno. Condivido in questo giudizio varie recensioni del pubblico, che ho letto anche in questo forum. Certo, mi rendo conto che il finale non poteva prevedere la fuga di Caleb ed Eva verso "una vita da vivere assieme": sarebbe stato troppo scontatto, e troppo simile a quello di Blade Runner. Però, credo che si potesse trovare qualcosa di meglio.
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maggie69
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giovedì 6 agosto 2015
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da vedere
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Sembra di stare nel "La stangata" ... a buon intenditor... :-)
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ericanobis_
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mercoledì 5 agosto 2015
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un film delicato e che fa usare il cervello
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Ieri sera sono andata a vedere "Ex Machina" e devo dire che... mi è piaciuto! Certo, nulla di spettacolare o fuori dal comune ma comunque lo reputo un buon film.
Questa pellicola è scritta e diretta da Alex Garland (sceneggiatore di "Sunshine", "Non lasciarmi") e vede come protagonisti Oscar Isaac, Domhnaal Gleeson e Alicia Vikander.
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Ieri sera sono andata a vedere "Ex Machina" e devo dire che... mi è piaciuto! Certo, nulla di spettacolare o fuori dal comune ma comunque lo reputo un buon film.
Questa pellicola è scritta e diretta da Alex Garland (sceneggiatore di "Sunshine", "Non lasciarmi") e vede come protagonisti Oscar Isaac, Domhnaal Gleeson e Alicia Vikander.
Il film gioca molto sulla suspense, sul "dico non dico"/"vedo non vedo" e trovo che sia proprio questa caratteristica che lo rende così coinvolgente. Certo che, se non ci fosse stato questo, il film sarebbe di una noia assoluta essendo che ha un ritmo estremamente lento. Alcuni definiscono il rapporto tra il Creatore (Isaac), il ragazzo (Gleeson) e il robot (Vikander) come un triangolo amoroso ma io la penso esattamente l'opposto. Non esiste alcun rapporto amoroso tra il Creatore e la sua creatura perché non ci sono le basi per sostenere questo, anzi, sembra proprio che tra i due ci sia una sorta di odio reciproco che solamente alla fine viene palesato. La cosa che ancora non capisco è il motivo per cui il personaggio interpretato da Isaac costruisca questi modelli ultra-tecnologici. Nel film questo non viene spiegato ma forse ci sono degli indizi che nascondono questo motivo (è un film da vedere più volte per poterlo apprezzare al meglio). Si capisce solo che, vivendo in totale isolamento dalla realtà, il Creatore si costruisce per sé questi modelli e li adatta esteriormente ai suoi gusti sessuali (quando alla fine il giovane ragazzo apre le porte/armadio della stanza di Isaac si scoprono vari "involucri" riconducibili a ragazze di etnie diverse).
Devo dire che il personaggio più sorprendente del film è sicuramente Ava, il robot super intelligente (forse troppo) e, bisogna dirlo, molto ma molto furba. Come ho detto prima, la pellicola sembra svilupparsi molto lentamente ma verso la conclusione, poco prima della "spannung" finale, questo thriller ci sorprende ancora. Sembra quasi che l'interpretazione che abbiamo dato fino a quel momento sia completamente sbagliata, come se il giudizio che abbiamo dato ai personaggi sia l'opposto di quello che veramente è. Lo so, è difficile da spiegare ma non resta che andare a vedere il film.
Solo un'ultima cosa... Mi sento di fare una raccomandazione: state attenti ad ogni particolare e prestate attenzione a tutto quello che viene detto o fatto perché altrimenti si cade nell'idea sbagliata che sia un film del cavolo quando invece non lo è per niente (ovviamente parlo di gusti personali).
Sottolineo che non ha nulla a che fare con i film sui robot che si vedono ultimamente in sala, tipo "Humandroid" o "Pacific Rim", anzi al contrario è un film molto delicato e poco d'azione (si svolge interamente in tre stanze in croce e i suoni fuori campo sono totalmente assenti).
Rinnovo ancora il mio consiglio di andare a vederlo poiché è uno dei pochi film "estivi" (nel senso che escono d'estate ;) ) che fanno usare il cervello.
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parieaa
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mercoledì 5 agosto 2015
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libertà, ad ogni costo
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Sebbene di film che parlano di A.I. ce ne siano ormai a bizzeffe, come argomento, resta e resterà ancora a lungo dibattuto e spunto per più o meno profonde riflessioni circa la natura umana e sulla sua potenzialmente infinita sete di conoscenza. Questo lavoro ne è una prova. Per essere la prima fatica alla regia di Garland, il prodotto finale non è per nulla disprezzabile, nonostante parecchie pecche dello stesso, soprattutto nei momenti che dovrebbero essere clou e in alcune sequenze decisamente troppo verbose ed autocompiaciute. Comunque, vista la difficoltà del tema, dubito che in molti avrebbero fatto di meglio (compresi molti critici improvvisati). Tutto comincia con un desolante senso di estraniamento e solitudine, in una fortezza ultratecnologica e ultrasettica, separata dal resto della civiltà e irraggiungibile, in cui il protagonista viene accolto nel modo più freddo e distaccato possibile da un citofono parlante.
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Sebbene di film che parlano di A.I. ce ne siano ormai a bizzeffe, come argomento, resta e resterà ancora a lungo dibattuto e spunto per più o meno profonde riflessioni circa la natura umana e sulla sua potenzialmente infinita sete di conoscenza. Questo lavoro ne è una prova. Per essere la prima fatica alla regia di Garland, il prodotto finale non è per nulla disprezzabile, nonostante parecchie pecche dello stesso, soprattutto nei momenti che dovrebbero essere clou e in alcune sequenze decisamente troppo verbose ed autocompiaciute. Comunque, vista la difficoltà del tema, dubito che in molti avrebbero fatto di meglio (compresi molti critici improvvisati). Tutto comincia con un desolante senso di estraniamento e solitudine, in una fortezza ultratecnologica e ultrasettica, separata dal resto della civiltà e irraggiungibile, in cui il protagonista viene accolto nel modo più freddo e distaccato possibile da un citofono parlante. Fino a quando non incontra il padrone di casa e le cose andranno di male in peggio. Le scenografie e le ambientazioni sono semplicemente perfette per lo scopo. Il cast fa egregiamante la sua parte, a partire da un odioso geniale alcolizzato maniaco Oscar Isaac, che impersona molto bene un uomo con evidenti megalomanie, ma in realtà profondamante insicuro e impaurito dalla sua stessa creazione; il timido, impacciato e classico bravo ragazzo Gleeson, che si ritrova in mezzo ad uno scontro tra titani e si sente perennemente preso in giro e inadeguato all'immane compito al quale è destinato, ossia capire se Ava è davvero una A.I. o se solo simula di esserlo; ed infine la vera protagonista del film, Ava stessa, che per tutto il film resta nascosta e ambigua suscitando un perenne senso di disagio perchè non se ne capiscono le reali intenzioni. Ed è proprio sul dubbio che si basa l'intero film: viene tessa una rete di bugie e menzogne in cui è impossibile capire chi sia il buono e chi il cattivo ed in cui Caleb deve districarsi e decidere se fidarsi di uno della sua specie, ma chiaramente poco affidabile, o di una macchina che forse prova dei sentimenti per lui e che ,qui, idealmente rappresenta lo stadio successivo dell'evoluzione umana. Starà solo al bravo ragazzo scegliere la strada da seguire. Dare la libertà alla bella o lasciarla alla bestia?. La colonna sonora e gli effetti sonori sono talvolta usati bene e talvolta abusati. Alcuni dialoghi raggiungono il loro scopo generando veri e propri interrogativi molto interessanti, mentre altri o suonano un po' troppo forzati o lasciano il tempo che trovano. Come già detto il risultato è quasi ottimo, anche se forse è una considerazione un po' gonfiata dal fatto che è un'opera prima. Speriamo che Garland possa migliorare ancora. 3 stelle e mezzo.
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[+] affascinante riflessione sul confine uomo-macchina
(di antonio montefalcone)
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eugenio98
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martedì 4 agosto 2015
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una nuova e crudele realtà
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Il giovane Caleb viene scelto dal capo Nathan per testare il comportamento emozionale di un umano/androide in una casa supertecnologica immersa in una idilliaca e incontaminata natura.
Film diretto da Alex Garland, Ex Machina è un tuffo in quello che potrebbe essere un giorno il nostro futuro, facendosi portavoce di idee che vanno oltre la solita fantascienza. Infatti, in tutto il film, emerge l’evoluzione di Ava, robot sperimentale, destinata a diventare il futuro di un’intera società oppure semplice spazzatura da buttare via. In questo modo il regista ci propone una tematica sociale invitando lo spettatore a guardare nel proprio “Io” e ponendo l’accento sulla domanda: “Come può, una semplice macchina, diventare un umano, sia per aspetto che per intelligenza, che per emotività?”.
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Il giovane Caleb viene scelto dal capo Nathan per testare il comportamento emozionale di un umano/androide in una casa supertecnologica immersa in una idilliaca e incontaminata natura.
Film diretto da Alex Garland, Ex Machina è un tuffo in quello che potrebbe essere un giorno il nostro futuro, facendosi portavoce di idee che vanno oltre la solita fantascienza. Infatti, in tutto il film, emerge l’evoluzione di Ava, robot sperimentale, destinata a diventare il futuro di un’intera società oppure semplice spazzatura da buttare via. In questo modo il regista ci propone una tematica sociale invitando lo spettatore a guardare nel proprio “Io” e ponendo l’accento sulla domanda: “Come può, una semplice macchina, diventare un umano, sia per aspetto che per intelligenza, che per emotività?”.
Tutto ciò si era già visto in 2001 Odissea nello spazio, in cui Kubrick ci dimostrava come un computer potesse prendere il controllo e uccidere con la propria “mente”, ed ancora di più in Lei di Spike Jonze, nel quale un sistema artificiale, intelligente, diveniva completamente parte della vita di un uomo fino al punto di amarsi vicendevolmente.
In Ex Machina tutto viene ribaltato!
Forse inizialmente si intravede una possibile conciliazione delle menti umane e robotiche; tuttavia poi, causa ambiguità e inganni reciproci, ogni cosa procede verso la distruzione. Si potrebbe affermare che, in conclusione, l’androide divenga, letteralmente e metaforicamente, ancor più “umano dell’umano”, come in Blade Runner. Mentre però in uno si giunge a elevare verso le massime altezze l’uomo-macchina, adesso quest’ultimo prende il sopravvento diventando causa di odio e disperazione.
Ex machina può essere considerato un’esperienza visiva nuova, che si dimentica dell’uomo, guardando al progresso e a quello che ne deriva: un’angoscia profonda?
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maumauroma
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martedì 4 agosto 2015
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ahi delude la a.i.
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Si potrebbero consumare fiumi d'inchiostro per argomentare sulle problematiche filosoficoeticoreligiososociali che riguardano il rapporto fra intelligenza artificiale e la mente umana che l'ha creata.La letteratura e da qualche decennio il cinema si sono spesso cimentati su questo tema e i risultati sono stati quasi sempre deludenti,soprattutto perche',in maniera puerile,e' in genere uno "scienziato pazzo" a creare un robot di forma umanoide o addirittura umana,replicando in maniera elementare con risvolti spesso comici l'atto della creazione biblica.Il canovaccio e' sempre quello:l'umanoide prima o poi acquista un barlume di intelligenza e coscienza e si ribella al suo creatore,anelando egli stesso alla liberta'.
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Si potrebbero consumare fiumi d'inchiostro per argomentare sulle problematiche filosoficoeticoreligiososociali che riguardano il rapporto fra intelligenza artificiale e la mente umana che l'ha creata.La letteratura e da qualche decennio il cinema si sono spesso cimentati su questo tema e i risultati sono stati quasi sempre deludenti,soprattutto perche',in maniera puerile,e' in genere uno "scienziato pazzo" a creare un robot di forma umanoide o addirittura umana,replicando in maniera elementare con risvolti spesso comici l'atto della creazione biblica.Il canovaccio e' sempre quello:l'umanoide prima o poi acquista un barlume di intelligenza e coscienza e si ribella al suo creatore,anelando egli stesso alla liberta'.E' quello che ogni giorno avviene nei rapporti soclali tra ricchi e poveri,schiavi e padroni.giovani e vecchi,belli e brutti.Basta uscire per strada per accorgersi di quanti potenziali "robot" incontriamo tutti i giorni. Questo film delude.Al di la di una interessante rappresentazione di interni minimalista e claustrofobica,i personaggi sono disegnati con l'accetta,i dialoghi oscillano tra banalita'e pseudo citazioni "colte",il ritmo e' lento e soporifero.E di rado si e' vista una figura di scienziato "creatore" piu' insopportabile,dozzinale,volgare di questa.
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matt91
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sabato 1 agosto 2015
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un finale che non fa la differenza
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Ritorniamo ad uno dei temi più trattati dalla cinematografia moderna ossia il rapporto di coeistenza e/o sottomissione tra macchine e uomini.
Pare non ci si possa mai annoiare di questi dissidi esistenziali di progresso, evoluzione ma anche di timore e inquietudine tanto che nei modi più diversi e stravaganti erano stati proposti anche da poco tempo film come TRASCENDENT ( con Johnny Depp ) l'anno scorso, TERMINATOR ( quest'anno ) e in passato vi è un'enciclopedia sul tema.
Allora qual è il passo, il cambiamento che si attende probabilmente, il vero colpo di scena che vorremmo nel film e che a mio parere è mancato ?
Per capirlo bisogna andare alla ricerca nella storia.
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Ritorniamo ad uno dei temi più trattati dalla cinematografia moderna ossia il rapporto di coeistenza e/o sottomissione tra macchine e uomini.
Pare non ci si possa mai annoiare di questi dissidi esistenziali di progresso, evoluzione ma anche di timore e inquietudine tanto che nei modi più diversi e stravaganti erano stati proposti anche da poco tempo film come TRASCENDENT ( con Johnny Depp ) l'anno scorso, TERMINATOR ( quest'anno ) e in passato vi è un'enciclopedia sul tema.
Allora qual è il passo, il cambiamento che si attende probabilmente, il vero colpo di scena che vorremmo nel film e che a mio parere è mancato ?
Per capirlo bisogna andare alla ricerca nella storia.
Il film incomincia senza grandi indizi, un ragazzo parte per un viaggio con le congratulazioni di tutti ( solo dopo si scoprirà che ha vinto un premio e che è un programmatore ) verso la tenuta di un uomo ricchissimo ( che scopriremo essere il suo capo ).
Parlando con il suo eccentrico datore di lavoro, genio dell'ingegneria informatica e robotica, scopre che dovrà testare una I.A. ( intellligenza artificiale ) e determinerne le potenzialità e capacità di coscienza.
Tutto avviene con un'iniziale gioia ed eccitazione da parte del protagonista ma test dopo test si insinuano in lui i dubbi.
Ava ( il robot ) è sensibile, prova interesse e sembra nutrire risentimento verso il suo creatore.
Alla fine il ragazzo verrà ingannato in una serie di intrighi che lo avevano confuso sulle intenzioni del suo capo, che non ha remore morali ( le macchine non sono altro che macchine ), e sui probabili sentimenti di Ava che può provare dolore ma solo per sè stessa ( come molti uomini cattivi ).
Il ruolo di questa I.A.? Nessuno come nella miglior tradizione degli ultimi film sulla robotica, una scelta di gusto rispetto ad altre, sebbene ci si aspetti un ulteriore evoluzione del tema.
Cosa manca allora? Un finale meno ambiguo.
Non si tratta di giusto o sbagliato o di bene o male, ma se diamo coscienza alle cose così come i loro creatori allora avranno una loro logica, il robot esce ma non ha la logica e ciò non spaventa più non solo perchè è una variabile già usata nei finali dei film ma perchè non più credibile.
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[+] un finale coerente
(di aquitania)
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dariotto
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venerdì 31 luglio 2015
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si salvi chi puo
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un bel film fatto bene con ottimi attori ,amaro il finale ma guardarlo è la cosa giusta ,ci è piaciuto ,ma il dvd no grazie
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dariotto
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venerdì 31 luglio 2015
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si salvi chi puo
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un bel film fatto bene con ottimi attori ,amaro il finale ma guardarlo è la cosa giusta ,ci è piaciuto ,ma il dvd no grazie
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forrest91
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martedì 21 luglio 2015
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chi è uomo e chi è macchina?
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un programmatore informatico viene scelto casualmente per un test con una macchina super avanzata, la piu avanzata mai costruita. Tramite il test di Touring dovrà verificare se si tratta di una vera e propria intelligenza artificiale. Il film risulta essere scorrevole con una piu discreta interpretazione di Donhall Gleeson (Caleb) e del suo datore di lavoro (Oscar Isaac) nonche creatore di Ava (la presunta IA), coppia che pare rivedremo nel sequel di Star wars. Il rapporto uomo macchina fra Caleb e Ava si fa sempre piu "umano", intensificato dai dubbi e le paure di Caleb, che ha un pensiero piu pragmatico e in contrasto con la visione piu astratta e istintiva di Nathan.
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un programmatore informatico viene scelto casualmente per un test con una macchina super avanzata, la piu avanzata mai costruita. Tramite il test di Touring dovrà verificare se si tratta di una vera e propria intelligenza artificiale. Il film risulta essere scorrevole con una piu discreta interpretazione di Donhall Gleeson (Caleb) e del suo datore di lavoro (Oscar Isaac) nonche creatore di Ava (la presunta IA), coppia che pare rivedremo nel sequel di Star wars. Il rapporto uomo macchina fra Caleb e Ava si fa sempre piu "umano", intensificato dai dubbi e le paure di Caleb, che ha un pensiero piu pragmatico e in contrasto con la visione piu astratta e istintiva di Nathan. Fra una citazone filosofica e richiami alla sfera sessuale, lo spettatore tende a perdersi in questo rapporto crescente fra uomo e macchina fino a chiedersi, come di fatto fa il protagonista, chi veramente sia umano e chi artificiale e se ne esiste una sostanziale differenza, fino ad arrivare alla svolta finale che in un certo senso premia (eccessivamente!) il lavoro di Nathan, che ha giocato a fare Dio e alla fine si è spinto troppo oltre. In conclusione il film è godibile, un po lento in certi passaggi ma crea un crescente livello di tensione che tiene attento lo spettatore fino all atto finale. La scelta si è dunque rivelata azzeccata.
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