davidino.k.b.
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venerdì 11 dicembre 2015
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innovativo ma ,,,,,
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idea nuova. bella la sceneggiatura, ma lento...... comunque un buon film
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eleonora panzeri
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sabato 5 dicembre 2015
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penso dunque sono?
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La trama del film ha tradito le mie aspettative discostandosi da pellicole dello stesso genere come Io Robot, Lei e Trascendent in cui l’atteggiamento positivo verso l’intelligenza artificiale viene rimarcato a più riprese.
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La trama del film ha tradito le mie aspettative discostandosi da pellicole dello stesso genere come Io Robot, Lei e Trascendent in cui l’atteggiamento positivo verso l’intelligenza artificiale viene rimarcato a più riprese. Qui ci troviamo ad assistere ad un imprevedibile thriller psicologico che sebbene d’impatto mi abbia lasciata insoddisfatta con il senno di poi mi ha regalato diversi spunti di riflessione. La trama è semplice: Caleb è un programmatore timido, solo ed insicuro che viene all’apparenza sorteggiato per visitare la dimora del suo datore di lavoro Nathan, ricchissimo genio informatico e padre del più formidabile motore di ricerca, un uomo eccentrico, arrogante, misogino e vizioso. Ben presto verrà rivelato a Caleb il vero scopo del suo soggiorno: testare l’ultima invenzione di Nathan, la prima intelligenza artificiale creata dall’uomo. E’ così che il giovane conosce l’enigmatica Ava. Inizia un gioco perverso, in cui non è chiaro chi sia la vittima e chi il carnefice. Teatro delle vicende è una bellissima ed inquietante villa ultramoderna piena di confort e di congegni elettronici, che si sviluppa nel sottosuolo all’insegna di una costante sensazione di claustrofobia. Un film che scorre piano, in cui a conti fatti succede ben poco ma che riesce a mantenere alta l’inquietudine dello spettatore. In Ex Machina non vengono approfonditi né gli aspetti tecnologici né tantomeno quelli psicologi dei personaggi che restano superficiali, fatta eccezione per il povero Caleb in cerca presumibilmente di qualcuno da amare. Un film che si presta a diverse interpretazioni, in cui si può riconoscere un mix fra un moderno dottor Frankenstein e un malvagio sociopatico incapace di relazionarsi con l’altro sesso. La trama nel complesso ed in particolar modo il finale lasciano sgomenti e fanno riflettere sull’essenza stessa dell’umanità.
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liuk!
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sabato 14 novembre 2015
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niente di nuovo
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Tema ormai abusato e purtroppo in questa pellicola non viene aggiunto nulla di rilevante. Discreto mood complessivo, recitazione nella media, ambientazione limitata. Si può vedere.
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marco petrini
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mercoledì 30 settembre 2015
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futuro
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Buona l'idea, ma non sono mai riuscito ad entusiasmarmi: il film è interessante, ma molto, molto lento. La trama è interessante, ma sul comportamento delle macchine verso l'uomo, in un futuro immaginabile, ci sono stati films più avvincenti!
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kalamin
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domenica 13 settembre 2015
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miglior film sulla ai da 50 anni a questa parte
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Il film di Garland è senz'altro un ottimo prodotto per un pubblico colto, a cui però manca la scintilla del genio, in gran parte perché l'argomento scelto, molto tosto e non certo per tutti, viene affrontato con un piglio eccessivamente didascalico, intellettuale e, anche, morale (quasi tangente al moralismo).
Ne sono testimonianza le fittissime citazioni colte, sia di tipo cinefilo che letterario; ovviamente si possono citare (senza incorrere negli spoiler anticipaticissimi di altre recensioni) il personaggio di Bateman sospeso a metà tra il colonnello Kurtz e il Barbablu di Bartok, i tanti omaggi al 2001 di Kubrick, sia profondi (si noti il contrasto nella dimensione cromatica - freddo vs.
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Il film di Garland è senz'altro un ottimo prodotto per un pubblico colto, a cui però manca la scintilla del genio, in gran parte perché l'argomento scelto, molto tosto e non certo per tutti, viene affrontato con un piglio eccessivamente didascalico, intellettuale e, anche, morale (quasi tangente al moralismo).
Ne sono testimonianza le fittissime citazioni colte, sia di tipo cinefilo che letterario; ovviamente si possono citare (senza incorrere negli spoiler anticipaticissimi di altre recensioni) il personaggio di Bateman sospeso a metà tra il colonnello Kurtz e il Barbablu di Bartok, i tanti omaggi al 2001 di Kubrick, sia profondi (si noti il contrasto nella dimensione cromatica - freddo vs. rosso) che superficiali (gli elementi alle porte simil-HAL), la strizzata d'occhio a David Lynch (nel ballo e in certe atmosfere oniriche), etc.
I pregi della sceneggiatura a mio parere sono soprattutto due: il primo è aver evitato, e anzi averlo contrastato con una certo auto-compiacimento, un lieto fine di stampo modernista, distinguendosi così e staccandosi decisamentee da altri prodotti più mainstream, come HER (che gli contenderebbe il titolo informale a cui mi riferisco nel titolo della recensione almeno per tre quarti della narrazione). Il secondo è aver inserito, nel giusto ritmo narrativo e senza esagerare, ottimi spunti per una riflessione fondata sullo stato dell'arte dell'AI (buona per chi se ne intende, per chi se ne interesssa, o per entrambe queste categorie di persone). Sul grande schermo (perché sul piccolo c'è il piccolo capolavoro "black mirror") non si è mai visto parlare di test di Turing, di behaviorismo, di meccanicismo, di embodiment e del contrasto simulazione/emulazione nella AI con così tanta perizia e sensibilità per temi che il grande pubblico conosce solo da seconde o terze fonti (spesso giornalistiche), e quasi sempre non può fare a meno di fraintendere. Il tema della capacità di persuasione (che è molto più centrale nel gioco di Turing di quello spesso citato dell'inganno), così come quello del linguaggio come strumento di corteggiamento (cf. Miller) e di mutuo convincimento e co-produzione della verità, viste come capacità che una macchina deve esibire non tanto per potersi dire "intelligente" o "pensante", ma bensì "simile" a noi, sono trattati molto raramente, e direi mai con tale misura e accuratezza. Anche gli sproloqui pseudo-scientifici (di cui non è privo neppure Blade Runner) sono a zero, e quando il protagonista parla di wetware per dare qualche giustificazione, bisogna congratularsi con chi della produzione ha messo a libro paga consulenti non invadenti (vero Nolan?) ma molto preparati. Se infine si aggiunge che la colonna sonora è un capolavoro nel suo genere (minimalista, dronico); le scenografie meravigliose (nella loro sintesi perfetta e diabolica tra natura e tecnologia), e tanto algidamente inquietanti quanto l'Overlook Hotel di Kubrick; gli attori di grandezza teatrale e azzeccatissimi (forse proprio con la sola eccezione della protagonista femminile), non può che discendere una grande ammirazione per questo film e un giudizio di 4 stelle piene piene. Il mio consiglio per tutti gli appassionati del genere è di andarlo a vedere senza pregiudizi, anzi tranquillamente convinti del fatto che Alex Garland abbia studiato molto per fare questo film (come fece con Sunshine), e che abbia talento registico (montaggio, fotografia, casting, sceneggiatura) da vendere.
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gianleo67
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venerdì 11 settembre 2015
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alicia...in wonderland
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Selezionato vincitore di un concorso interno alla software house per cui lavora, il giovane e talentuoso programmatore Caleb (Domhnall Gleeson) viene invitato a trascorrere una settimana di vacanza nella avveniristica residenza-laboratorio dispersa tra i boschi del multimilionario amministratore e fondatore Nathan (Oscar Isaac). Sebbene l'occasione sia quella di familiarizzare con il suo capo, Caleb viene in realtà coinvolto in progetto sperimentale attraverso cui testare una nuova e rivoluzionaria forma di intelligenza artificiale che ha le sembianze sinuose e conturbanti di una bella ragazza di nome Ava (Alicia Vikander). I risultati però sembrano sfuggire al controllo di entrambi.
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Selezionato vincitore di un concorso interno alla software house per cui lavora, il giovane e talentuoso programmatore Caleb (Domhnall Gleeson) viene invitato a trascorrere una settimana di vacanza nella avveniristica residenza-laboratorio dispersa tra i boschi del multimilionario amministratore e fondatore Nathan (Oscar Isaac). Sebbene l'occasione sia quella di familiarizzare con il suo capo, Caleb viene in realtà coinvolto in progetto sperimentale attraverso cui testare una nuova e rivoluzionaria forma di intelligenza artificiale che ha le sembianze sinuose e conturbanti di una bella ragazza di nome Ava (Alicia Vikander). I risultati però sembrano sfuggire al controllo di entrambi.
L'esordio alla regia del fedele braccio destro e pluripremiato sceneggiatore di Danny Boyle ('The Beach' 2000 - '28 giorni dopo' 2001 - 'Sunshine ' 2007), è una incursione minimale e riflessiva nei territori di una fantascienza filosofica che indaga senza particolare originalità nelle perigliose e prevedibili ricadute di una intelligenza artificiale concepita come futuribile evoluzione delle mente umana e come tale affetta dalle stesse smanie di onnipotenza ('Transcendence' di Wally Pfister - 2014) o animata dal semplice istinto di sopravvivenza che comporta l'autocoscienza ('2001- A Space Odissey' - Stanley Kubrick -1968). Se un genio della letteratura fantascientifica come Isaac Asimov aveva ideato le famose leggi della robotica (Io robot - 1950) un motivo ci sarà pure, ma a quanto pare chi immagina il comportamento fuori controllo di una variegata popolazione di automi antropomorfi da intrattenimento in un parco a tema ('Il mondo dei robot' 1973 - Michael Crichton) piuttosto che un network di controllo globale completamente gestita dai computer ('Terminator' 1984 James Cameron) sembra dimenticarlo sistematicamente. Non fa difetto nemmeno questo dramma da camera sotto le mentite spoglie del cinema di fantascienza dove Alex Garland finisce per far confluire tanto le mistificazioni manipolatorie di un conturbante archetipo femminino ('S1m0ne' - 2002 di Andrew Niccol) quanto le insospettabili ricadute di quella forma di intelligenza collettiva rappresentata dai moderni Search Engine (qui Blue Book ma il riferimento è chiaramente a Google), e generando come un novello dottor Frankesnstein una creatura subdola e pericolosa capace di mettere a repentaglio la stessa sopravvivenza del genere umano. Se la struttura ed i meccanismi del thriller psicologico possono reggere nella prima parte di un film dove il test di Turing appare come il pretesto di una trappola per topi dell'interazione uomo-macchina e dove più che la macchina è l'uomo, e la sua empatica debolezza, ad essere messo alla prova (potrà essere mai tanto fesso si dira'?), nella seconda parte il film sembra precipitare nella affrettate conclusioni della sua scontata tesi psicologica, consacrando la supremazia e il dominio di una intelligenza superiore capace di fregarci con la simulazione emotiva del trasporto amoroso e le graziose moine di un manichino ben disegnato. Così tra le sonore bevute nella megavilla isolata di un redivivo Dottor Monroe pieno di scheletri (pardon automi) nell'armadio, le solenni citazioni del pensiero scientifico moderno da Oppenheimer in poi e gli incauti meccanismi di sicurezza di una immensa fortezza priva di personale di servizio (sic!), si riescono a far fessi due geni dell'informatica consentendo ad una Novella Alice nel Paese delle Meraviglie di rompere lo specchio ed approdare alla baluginate policromia del mondo esterno. Il resto sarebbe l'Apocalisse ("Sono diventato la morte distruttrice di mondi") e non sarebbe nemmeno un male considerando che questo era il massimo che ci si poteva aspettare dall'intelligenza umana. Come dire chi è causa del suo mal...Imperdonabile difetto di scrittura per chi dovrebbe essere uno specialista del campo ed insospettabili doti registiche per chi si cimenta per la priva volta con una materia tanto scottante. Bravi i due interpreti principali e straordinaria la dissimulazione di una personalità artificiale dell'affascinante replicante di Alicia Vikander che non fa rimpiangere la struggente bellezza di una Sean Young di molti anni fa. Bellissime e sottoutilizzate le location norvegesi di Valldal ed il fiordo Sognefjord. Presentato in anteprima il 23 marzo 2015 al Teatro Petruzzelli di Bari in occasione del Bari International Film Festival, nel nostro paese è uscito il 30 Luglio 2015 per la distribuzione della Universal Picture.
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aristoteles
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mercoledì 2 settembre 2015
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nathan il superbo
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Un prodotto originale con un ottimo finale.
Buone anche la fotografia e l'ambientazione.
Convincente la trama anche se a volte si eccede nella caratterizzazione dei personaggi.
Nathan è troppo presuntuoso,si identifica come un Dio onnipotente poco saggio ed eccessivamente malvagio nei confronti delle sue creature.
Caleb pecca troppo di ingenuità, perchè tra le prime domande di Ava,una è veramente diretta: sei libero??? e poi complessivamente si ha quella sensazione,scontata, che venga messo in quel ruolo per fare la fine del baccalà fritto.
Ava è il personaggio più riuscito,lucido e cinico,ma credo che il regista l'abbia volutamente messa "al di sopra" dei personaggi umani.
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Un prodotto originale con un ottimo finale.
Buone anche la fotografia e l'ambientazione.
Convincente la trama anche se a volte si eccede nella caratterizzazione dei personaggi.
Nathan è troppo presuntuoso,si identifica come un Dio onnipotente poco saggio ed eccessivamente malvagio nei confronti delle sue creature.
Caleb pecca troppo di ingenuità, perchè tra le prime domande di Ava,una è veramente diretta: sei libero??? e poi complessivamente si ha quella sensazione,scontata, che venga messo in quel ruolo per fare la fine del baccalà fritto.
Ava è il personaggio più riuscito,lucido e cinico,ma credo che il regista l'abbia volutamente messa "al di sopra" dei personaggi umani.
L'evoluzione in fondo è cambiamento,sacrificio,ma senza una partecipazione emotiva,che Ava non ha,diventa distruzione.
Alla fine il superbo Dio Nathan fallisce su tutta la linea,
Per l'evoluzione della specie meglio affidarsi alla natura e per chi ci crede ,in Dio.
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kyotrix
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martedì 25 agosto 2015
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carino, ma...
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Il film mi è piaciuto, non ho sofferto la lentezza. L'idea è buona ( il motore di ricerca ), il finale è interessante. Ma alcune cose mi hanno infastidito: La "sregolatezza" del creatore di AVA, una singola persona ( che si ubriaca sempre, si sfoga allenandosi con un sacco da pugile, e si fa le sue "creature" ) faccio fatico a vederlo come gegno creatoretotale di AVA ( ok come softwarista, ma tutte le parti biomeccaniche, costruzione e assemblaggio?!? ). Altra cosa, l'incredibile ingenuità del protagonista interlocutore...
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filippo catani
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lunedì 24 agosto 2015
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tecnologia e filosofia
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Un giovane e abilissimo programmatore viene invitato nella residenza del capo del motore di ricerca per testare qualcosa di assolutamente nuovo ovvero la prima intelligenza artificiale.
Un cervello creato in tutte le sue minime parti in laboratorio e capace secondo il suo creatore di comportarsi come quello umano. Il direttore del motore di ricerca che dice che non è una questione di se sia possibile ma solo di quando sarà possibile. Da tutto questo prende le mosse questo bellissimo e intricato film che mescola al suo interno vari generi cinematografici (dramma, fantascienza, thriller) e che solleva inquietanti interrogativi sul futuro che ci aspetta il tutto immersi in una serie di panorami fantastici.
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Un giovane e abilissimo programmatore viene invitato nella residenza del capo del motore di ricerca per testare qualcosa di assolutamente nuovo ovvero la prima intelligenza artificiale.
Un cervello creato in tutte le sue minime parti in laboratorio e capace secondo il suo creatore di comportarsi come quello umano. Il direttore del motore di ricerca che dice che non è una questione di se sia possibile ma solo di quando sarà possibile. Da tutto questo prende le mosse questo bellissimo e intricato film che mescola al suo interno vari generi cinematografici (dramma, fantascienza, thriller) e che solleva inquietanti interrogativi sul futuro che ci aspetta il tutto immersi in una serie di panorami fantastici. Una macchina può provare sentimenti? Se sì come si comporterebbe? Potrebbe ribellarsi al suo creatore. Inoltre c'è il tema di più stretta attualità e cioè quello dello sfruttamento dei dati personali e delle ricerche che facciamo tramite i motori di ricerca per dare forma alle passioni della macchina. Il proprietario del motore di ricerca infatti si fa beffe del rispetto della privacy. Un finale onirico e inquietante è la ciliegina sulla torta di quest'opera. Ottime anche le interpretazioni. Unico neo la pessima distribuzione italiana che non solo passa questo film in ritardo di mesi rispetto agli altri paesi ma perdipiù lo seppellisce nel periodo estivo; un trattamento davvero immeritato per una pellicola così di qualità.
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fabal
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lunedì 24 agosto 2015
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nathan, ovvero il già visto prometeo
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Il giovane Caleb, dipendente di un colosso dell'informatica, si reca alla residenza del fondatore dell'azienda, dove scopre di essere stato scelto per un compito delicato. Dovrà interagire con l'intelligenza artificiale ideata da Nathan dopo lunghi anni di lavoro. Il rapporto con Ava, l'i.a. dall'aspetto femminile, è inizialmente positivo e sorprende Caleb, ma poi alcune anomalie fanno emergere inquietanti sospetti.
Il film dell'esordiente Garland parte molto bene, e senza preamboli crea un bellissimo effetto fotografic,o spezzando la tematica fantascientifica con una cornice paesaggistica. L'isolata magione di Nathan tutto sembra tranne che un laboratorio, con tanto di rocce e finestroni sul landscape.
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Il giovane Caleb, dipendente di un colosso dell'informatica, si reca alla residenza del fondatore dell'azienda, dove scopre di essere stato scelto per un compito delicato. Dovrà interagire con l'intelligenza artificiale ideata da Nathan dopo lunghi anni di lavoro. Il rapporto con Ava, l'i.a. dall'aspetto femminile, è inizialmente positivo e sorprende Caleb, ma poi alcune anomalie fanno emergere inquietanti sospetti.
Il film dell'esordiente Garland parte molto bene, e senza preamboli crea un bellissimo effetto fotografic,o spezzando la tematica fantascientifica con una cornice paesaggistica. L'isolata magione di Nathan tutto sembra tranne che un laboratorio, con tanto di rocce e finestroni sul landscape. Questo relax introduttivo non sembra ingannevole, né destinato ad invertirsi bruscamente.
Dopo la prima mezz'ora però, l'interesse scenografico deve ovviamente cedere all'anima fantascientifica che Ex machina affronta con grande delicatezza. Il rapporto tra Caleb ed Ava attinge più alla sensibilità umana che all'aspetto tecnologico, lettura che vorrebbe distanziare il film da paragoni troppo impegnativi con i progenitori alla Blade Runner o 2001. Ma Garland nemmeno vuole somigliare allo struggente A.I. di Spielberg, cercando il suo equilibrio in una sorta di thriller psicologico. Sono i reciproci sospetti tra creato e creatore ad animare Ex machina, con l'intermediario Gleeson a chiedersi se non sia lui l'unico burattino.
Questa tensione funziona finché le carte non vengono scoperte, troppo precocemente, ed il film è costretto ad inventarsi la svolta che sulle prime sembrava voler evitare. Le allegorie diventano così elementari e sfociano nel già visto: il creatore che si crede un dio è il Prometeo che già Frankenstein aveva reso "moderno". Anche la ribellione dell'i.a. non può, a questo punto, essere un legittimo colpo di scena né evitare lo scomodo paragone con Hal 9000.
Ex machina verso la fine diventa quel che all'inizio voleva esorcizzare: un richiamo al plot classico nel duello uomo-macchina e, pur senza citazioni, rimane vittima di uno svolgimento già visto e inevitabile. Pertanto il finale è deludente.
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