ennio
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domenica 20 agosto 2017
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america cruda e reale, molto lontana da hollywood
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Ottimo film, crudo ed essenziale, lontanissimo dai luoghi comuni recitativi e dalle banalità hollywoodiane. Non per nulla il regista americano non lo è. Mi ha fatto scoprire un grande attore, Michael Shannon, della cui maschera cinica fino alla sgradevolezza spero se ne sentirà parlare ancora ad alto livello cinematografico
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francesco2
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domenica 23 luglio 2017
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i neo-squali di oggi
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« 99 Homes », probabilmente un banale numero, o più forzatamente un indirizzo volutamente
non attribuibile, porta la firma di qualcuno che statunitense non è, e che –probabilmente
per questo- ha visto le cose con maggiore lucidità. Probabilmente, la frase sul’ »America al
contrario », detta da un bambino ad un suo coetaneo di fronte ad un mappamondo, non è
una casualità. Il film (in)segue i due personaggi principali senza dare l’impressione di giudicarli, non
per « buonismo », ma perché li considera parte di un ingranaggio malato. Bravo è l’attore Shannon,
abbastanza buon ragazzo all’inizio, che gradualmente si vende al sistema : la sua mimica facciale ed il
suosguardo cambiano, ma le scene madri sono praticamente assenti.
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« 99 Homes », probabilmente un banale numero, o più forzatamente un indirizzo volutamente
non attribuibile, porta la firma di qualcuno che statunitense non è, e che –probabilmente
per questo- ha visto le cose con maggiore lucidità. Probabilmente, la frase sul’ »America al
contrario », detta da un bambino ad un suo coetaneo di fronte ad un mappamondo, non è
una casualità. Il film (in)segue i due personaggi principali senza dare l’impressione di giudicarli, non
per « buonismo », ma perché li considera parte di un ingranaggio malato. Bravo è l’attore Shannon,
abbastanza buon ragazzo all’inizio, che gradualmente si vende al sistema : la sua mimica facciale ed il
suosguardo cambiano, ma le scene madri sono praticamente assenti. Persino quella della piscina,
alle soglie dell’alba, è terribilmente essenziale, asciutta da qualsiasi moralismo ( ?) sugli squali
generati dalla crisi. Totalmente diversa, ma (quasi) ugualmente eficace, rispetto a quello che
avviene al protagonista della sorrentiniana « grande bellezza ».
Tuttavia, il districarsi bene tra racconto e tensione morale è un merito del film ma, al contempo,
potrebbe risultarne anche un limite : non ve la prendiate se lo cito nuovamente, ma secondo me
« La grande scommessa » resta di un altro pianeta.
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anathema
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sabato 29 aprile 2017
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cosa succede sei soldi valgono più delle persone?
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Bella descrizione di quello che è il sistema capitalistico americano, dove ti puoi ritrovare in mezzo ad una strada che tu sia giovane o vecchio, con o senza una famiglia... Insomma che tu ce la possa fare o meno.
La descrizione di un uomo che a causa delle difficoltà scende a compromessi sempre più significativi, fino a dover fare una scelta molto difficile.
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gianleo67
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domenica 8 maggio 2016
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real estate...fake cards
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Sfrattato insieme alla moglie ed al figlio dalla casa in cui vive, l'operaio edile Dennis Nash inizia a collaborare proprio con il cinico e spietato speculatore immobiliare Rick Carver che lo ha buttato per strada. Attratto dagli ingenti guadagni che possono risollevarlo da una situazione economica disastrosa e dalla concreta possibilità di riavere la sua abitazione, l'uomo si fa coinvolgere in un gioco al massacro in cui la posta in gioco è il rispetto per la dignità ed i bisogni fondamentali delle persone più indifese. Finale consolatorio.
Già acclamato autore di un cinema sociale sempre dalla parte degli ultimi, il 40 enne regista di origini iraniane Ramin Bahrani centra ancora una volta il canestro con la precisione di Nash con questo dramma immobiliare che rimanda dritto dritto alla più grande bolla speculativa dell'economia occidentale, mettendo a nudo le perversioni di una cultura del possesso che subordina al sacro valore del capitale il rispetto dei più elementari diritti civili (la casa, la famiglia, la dignità) ed utilizza la giustizia e la legge come grimaldello per la più grande espropriazione legalizzata della storia americana.
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Sfrattato insieme alla moglie ed al figlio dalla casa in cui vive, l'operaio edile Dennis Nash inizia a collaborare proprio con il cinico e spietato speculatore immobiliare Rick Carver che lo ha buttato per strada. Attratto dagli ingenti guadagni che possono risollevarlo da una situazione economica disastrosa e dalla concreta possibilità di riavere la sua abitazione, l'uomo si fa coinvolgere in un gioco al massacro in cui la posta in gioco è il rispetto per la dignità ed i bisogni fondamentali delle persone più indifese. Finale consolatorio.
Già acclamato autore di un cinema sociale sempre dalla parte degli ultimi, il 40 enne regista di origini iraniane Ramin Bahrani centra ancora una volta il canestro con la precisione di Nash con questo dramma immobiliare che rimanda dritto dritto alla più grande bolla speculativa dell'economia occidentale, mettendo a nudo le perversioni di una cultura del possesso che subordina al sacro valore del capitale il rispetto dei più elementari diritti civili (la casa, la famiglia, la dignità) ed utilizza la giustizia e la legge come grimaldello per la più grande espropriazione legalizzata della storia americana. Fondato sul grande inganno di una lotteria sociale in cui la ruota della fortuna sembra girare sempre dalla stessa parte e sul contraltare di una speculazione economica votata al forsennato accumulo di case e capitali, la progressione tragica di questa storia di ricatti e sotterfugi combina il realismo di un cinema di denuncia al sistema capitalistico con l'apologo esemplare sulla sorte degli uomini, mostrando come le occasioni di svantaggio e di crisi possono rivolgersi in un'opportunità di successo e riscatto sociale; a patto però di rinunciare a qualcosa (l'etica, la famiglia, l'umanità) e trasformarsi in qualcun altro che non sapevamo di essere. Gioco di contrappassi dal sapore mefistofelico, se il giovane Nash è prima vittima e poi complice del suo aguzzino, quest'ultimo finisce per infilarsi nel cul-de-sac di una imprevedibilità umana che asseconda il sistema ma solo fino ad un certo punto: perchè la legge è legge e va rispettata fino in fondo, anche quando si tratta di rifiutarne gli inganni e le frodi; con ciò aprendo e chiudendo il film in un'aula di tribunale dove si sancisce l'irrevocabilità di una sconfitta (quella dei diseredati) ma si rimanda al mittente la missiva di una irricevibile presa per i fondelli (quella delle banche d'affari). Cinema dal ritmo serrato e dalla implacabile progressione geometrica, è capace di momenti di spiazzante verità (il suicidio del prologo) e di sorprendente potenza simbolica (la scena in elicottero che traguarda l'infinita distesa di un latifondo immobiliare), ma anche inevitabilmente votato al solito finale consolatorio in cui il sacrificio personale merita il riscatto etico e lo sguardo pieno di gratutidine di un bambino che potrebbe essere proprio tuo figlio. Bravissimo Andrew Garfield che riesce a tener testa alla maschera cinica e impassibile di un indecifrabile Michael Shannon candidato ai Globes 2016 come miglior attore non protagonista. Presentato alla 71º edizione del Festival del cinema di Venezia 2014, vine distribuito in Italia dalla Lucky Red esclusivamente per il mercato direct to Video.
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alvise
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venerdì 19 febbraio 2016
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l'america del capitalismo folle
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Facciamo un passo indietro; guardate prima Wall Street (1987 diretto da Oliver Stone), poi guardate Capitalism: A Love Story (film documentario del 2009 scritto, prodotto e diretto da Michael Moore).
Adesso guardate 99 Homes.
L'America del Capitalismo dove banche, governo e avidi proprietari di immobili, si lanciano in una folle corsa all'arricchimento dei potenti a spese dei più deboli.
Deregolamentazioni truffaldine fanno gola a incoscienti compratori che sperano di trovare l'Eldorado investendo pochi "spicci" o fortune di una vita. Questa bolla immobiliare ha fatto epoca; 99 Homes ne racconta in forma Hollywoodiana, alcuni passaggi.
Ecco, Hollywood è la parola chiave per spiegare il perchè di Wall Street tra i film che questa pellicola richiama.
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Facciamo un passo indietro; guardate prima Wall Street (1987 diretto da Oliver Stone), poi guardate Capitalism: A Love Story (film documentario del 2009 scritto, prodotto e diretto da Michael Moore).
Adesso guardate 99 Homes.
L'America del Capitalismo dove banche, governo e avidi proprietari di immobili, si lanciano in una folle corsa all'arricchimento dei potenti a spese dei più deboli.
Deregolamentazioni truffaldine fanno gola a incoscienti compratori che sperano di trovare l'Eldorado investendo pochi "spicci" o fortune di una vita. Questa bolla immobiliare ha fatto epoca; 99 Homes ne racconta in forma Hollywoodiana, alcuni passaggi.
Ecco, Hollywood è la parola chiave per spiegare il perchè di Wall Street tra i film che questa pellicola richiama.
La storia racconta di fatti realmente accaduti ma non essendo un documentario alla Moore, serviva una drammatizzazione da Studios, per impersonare il giovane peccatore, il guru/diavolo tentatore, il conflitto morale, la redenzione.
Tutto è già raccontato (meglio) in epoche diverse, nel film di Stone.
Cosa ci lascia 99 homes? Una drama discreto ma come spesso succede in questi docufilm,
si rimane più impressionati nel sapere che sono eventi reali, che dalla pellicola stessa.
Nonostante la buona recitazione dei protagonisti, il film esplora troppo superficialmente un problema di ben altre dimensioni. Tutto si riduce a pochi dialoghi interessanti tra il novizio e il suo "tentatore", con una sequenza di fatti un pò banali sulle emozioni della povera gente derubata delle loro case.
Film da vedere? Se avete già visto i due film sopracitati, questo non aggiungerà nulla di più.
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gaiart
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sabato 30 agosto 2014
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home sweet home !! private property no trespassing
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Un ritmo serratissimo, lo stesso sceneggiatore di Vegas, il geniale e sempre migliore, anche di se stesso, Micheal Shannon, già basterebbero a spingerti dentro.
A questo si aggiunga l'ottima regia dell’iraniano-americano Ramin Bahrami, una storia reale, inquietante, geniale nel senso del male e dell’imbroglio economico specialmente oggi con la crisi economica. A livello di Dr. Faustus.
La storia è quella di tutti quelli che hanno un mutuo in America e non solo li. Ambientato in Florida, il film 99 Homes, tocca chiunque non sia più in grado di pagare il debito contratto con banche per l'acquisto di una casa.
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Un ritmo serratissimo, lo stesso sceneggiatore di Vegas, il geniale e sempre migliore, anche di se stesso, Micheal Shannon, già basterebbero a spingerti dentro.
A questo si aggiunga l'ottima regia dell’iraniano-americano Ramin Bahrami, una storia reale, inquietante, geniale nel senso del male e dell’imbroglio economico specialmente oggi con la crisi economica. A livello di Dr. Faustus.
La storia è quella di tutti quelli che hanno un mutuo in America e non solo li. Ambientato in Florida, il film 99 Homes, tocca chiunque non sia più in grado di pagare il debito contratto con banche per l'acquisto di una casa.
Nella congiuntura economica odierna, il film assume una doppia valenza. Da un lato diviene strumento psicologico, sociologico e analitico nelle reazioni dei Winners or Losers in cui l'America viene da sempre divisa. Ad esempio su tematiche quali: il porto d'armi di ciascun cittadino, il valore della proprietà; No trespassing ovunque, gli orrori e soprusi commessi dallo stato, Giustizia (IN-giustizia) e polizia inclusi. infatti ad un certo punto si afferma che gli USA non sono uno stato per perdenti, ma solo per vincitori.
D'altro lato il film, portando in auge una storia vera, quella di un essere umano, giovane genitore carpentiere, privo di lavoro da mesi, diviso tra bene e male, tra giusto e sbagliato, valori ormai capovolti, vende l'amina al diavolo, (Shannon, l'immobiliarista delle case perdute) per proteggere suo figlio dalla perdita della casa ciò che ne consegue.
Il film sa quindi essere commovente, veritiero e inoltre funge da acuta denuncia sociale ed economica verso stati e banche sempre più ladroni.
Come DARGLI torto?
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