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maria rosa giannalia
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domenica 29 settembre 2013
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come una tragedia greca
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Via Castellana Bandiera è un'opera prima veramente eccezionale. La regista Emma Dante ha mantenuto nel linguaggio cinematografico la struttura del linguaggio teatrale le cui quinte sono costituite appunto dalla strada che dà il titolo al film. Due donne Rosa (Emma Dante) e Samira (Elena Cotta) per caso trovatesi sulla stessa strada, stretta come alcune strade periferiche di Palermo e invase da case ingombranti e abusive, anche queste assolutamente realistiche, si fronteggiano per una questione di precedenza. Nessuna delle due cede il passo. Entrambe ingaggiano una lotta dura e silenziosa fino all'ultimo, mentre intorno a loro si avvicendano le vite degli altri e quelle le loro stesse, mostrate anticipatamente nel prologo del film.
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Via Castellana Bandiera è un'opera prima veramente eccezionale. La regista Emma Dante ha mantenuto nel linguaggio cinematografico la struttura del linguaggio teatrale le cui quinte sono costituite appunto dalla strada che dà il titolo al film. Due donne Rosa (Emma Dante) e Samira (Elena Cotta) per caso trovatesi sulla stessa strada, stretta come alcune strade periferiche di Palermo e invase da case ingombranti e abusive, anche queste assolutamente realistiche, si fronteggiano per una questione di precedenza. Nessuna delle due cede il passo. Entrambe ingaggiano una lotta dura e silenziosa fino all'ultimo, mentre intorno a loro si avvicendano le vite degli altri e quelle le loro stesse, mostrate anticipatamente nel prologo del film. La vicenda ha la struttura della tragedia greca classica infatti di questa ha tutte le parti , l'impianto strutturale e l'esito finale. Le due donne sono portatrici di un carico di dolore, una mancanza irrimediabile Samira, ferita profondamente dalla morte della figlia, una colpa irredimibile Rosa, persuasa a non tornare mai più a Palermo ma costretta dall'amore per la sua giovane compagna Clara (Alba Rohrwacher)a ritornarci suo malgrado. Nella stradina fatale in cui si incontrano le due donne si innesca il più feroce conflitto, quasi una Ybris nell'atteggiamento della protagonista Rosa che non lascia il passo alla più anziana donna, né si piega al compromesso che, specie in quella città, è alla base della convivenza sociale: vuole comunque affermare il suo diritto in una terra dove il diritto è solo una parola del vocabolario. La folla che emerge attraverso l'avvicendamento dei personaggi, è il coro che sottolinea i vari momenti degli episodi, li commenta e li piega al suo conformismo fatto dalla scommessa, dall'immancabile pranzo cui vengono invitati tutti i protagonisti oltre ai componenti della famiglia allargata, assai realistica, dove comunque, anche nella miseria morale in cui tutti sembrano vivere, non mancano elementi di pietas e di generosità ( i piatti di pasta offerti alle due contendenti sudate e affaticate da quella lotta muta ma dura). Questa Palermo che emerge dagli episodi del film è molto connotativa del luogo ed è stupefacente come la regista sia riuscita, attraverso l'uso del linguaggio e dell'ambiente così degradati, a ricostruire tutte le parti della tragedia classica. La catastrofe infatti non tarda a realizzarsi: la morte di Samira precipita anche tutti gli altri protagonisti verso la rovina finale. Bellissima l'ultima scena: la strada, diventata larga e quindi estranea e non necessaria al conflitto, si anima del flusso di tutti i suoi abitanti verso il baratro in cui va a precipitare l'automobile dove Samira giace ormai cadavere, trascinando tutti nel destino fatale contro cui nessuno può lottare. Due raffinatezze finali: la canzone che sottolinea con il canto ritmato " chi ha dovuto morire, è morto, chi è dovuto partire è partito, chi è dovuto rimanere è rimasto" dove lo stesso verbo "dovere" non fa altro ricondurre tutti i protagonisti di questa storia al loro destino segnato dal fato. Ultimo il bambino che, anche se distanziato da tutti gli altri abitanti della strada, pure non si ferma ma si avvia inesorabilmente al precipizio finale. Veramente bello!
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franco57s
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domenica 29 settembre 2013
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la noia
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Samira (Elena Cotta premio miglior inetrpretazione femminile Venezia. Ma non avevano nessun' altra attrice da premiare?) è una signora anziana che durante tutto il film non dice una parola, sta tornando dal mare con i nipoti il genero e la figlia.
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Samira (Elena Cotta premio miglior inetrpretazione femminile Venezia. Ma non avevano nessun' altra attrice da premiare?) è una signora anziana che durante tutto il film non dice una parola, sta tornando dal mare con i nipoti il genero e la figlia. In un'altra macchina due amiche/amanti stanno andando a un matrimonio. Quando le due autiste (l'altra é la regista) si incontrano in una via stretta nella periferia degradata di Palermo, via Castellana Bandiera appunto, nessuna delle due, contrariamente al buon senso, vorrà fare retromarcia. Inizia così una guerra di logoramento tra le due donne, in una sorta di duello western sotto il sole, con inquadrature e sguardi che lo ricordano moltissimo, così fino al mattino e alla caduta nel vicino burrone della vecchietta che non aveva tirato il freno a mano stile 'oggi le comiche'.
Mentre è abbastanza bello osservare quello che si svolge nella vietta tra la gente di quel povero quartiere, altrettanto non si può dire della noia nell'osservare le due donne che per tutto il tempo si guardano in cagnesco mentre lo spettatore aspetta invano di capire il vero motivo dell'ostinazione delle due donne. Appena sufficiente
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carpenzano
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sabato 28 settembre 2013
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andatelo a vedere, non fatevelo sfuggire!
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Un film bellissimo e intenso
Questa bravissima regista ha realizzato un record: la minima distanza possibile tra gli elementi fondamentali della storia, i loro segni primari, e il piano della loro connessione. Il film è improntato ad una pronunciata logica processuale dove la laconicità della circostanza si rivela come un labirinto tematico. Commovente e intriso di una certa libertà narrativa e di espressione che permette di scoprire, in parte, quella verità che certo cinema di successo tende a nascondere nel suo ansioso riprodursi in una moltitudine di tendenze e linguaggi spesso servili al mercato.
Brava Emma Dante!!!
Orazio Carpenzano
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agnesina
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venerdì 27 settembre 2013
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film incomprensibile
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Un film che,escludendo la bellissima fotografia ed il brano musicale finale, nette a nudo la crisi profonda nella quale versa l'Italia e quindi anche le espressioni artistiche. Il libro esprime molto bene il disagio delle due donne ognuna con un vissuto da elaborare ma dal film nulla del travaglio interiore delle due donne si evince. Sembra un duello fra due donne,sicuramente violentate dalla vita, attraverso il quale ognuna sente il bisogno di vincere sull'altra pensando così di elaborare anni di frustrazioni e dolori senza ricorrere ad un analista. Ma il risultato è perdente e il film risulta noioso oltre che offensivo nei confronti di una comunità rappresentata come primitiva e ignorante.
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Un film che,escludendo la bellissima fotografia ed il brano musicale finale, nette a nudo la crisi profonda nella quale versa l'Italia e quindi anche le espressioni artistiche. Il libro esprime molto bene il disagio delle due donne ognuna con un vissuto da elaborare ma dal film nulla del travaglio interiore delle due donne si evince. Sembra un duello fra due donne,sicuramente violentate dalla vita, attraverso il quale ognuna sente il bisogno di vincere sull'altra pensando così di elaborare anni di frustrazioni e dolori senza ricorrere ad un analista. Ma il risultato è perdente e il film risulta noioso oltre che offensivo nei confronti di una comunità rappresentata come primitiva e ignorante.Film sostanzialmente inutile.
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pressa catozzo
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mercoledì 25 settembre 2013
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duel
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Un opera meritevole di visione e di attenzione. Le stesse sensazioni di quando vidi DUEL . Bella la storia ottima la regia la fotografia e gli interpreti che rendono questa opera credibile. Il riassuntino di quello che ho visto lo lascio a altri scrittori di questa rubrica. W IL CINEMA SEMPRE!!!!!!
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mammut
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mercoledì 25 settembre 2013
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duello femminile, al maschile gattuso zamparini
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Veramente originale e simpatico il duello di sguardi alla western proposto da Emma Dante. Ancora piu' intrigante quando si e' passati alle scommesse. Assolutamente da vedere
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flyanto
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martedì 24 settembre 2013
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un tragico duello fatto solo di sguardi
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Film in cui si narra di una coppia di donne omosessuali le quali ritornano nella periferia di Palermo in occasione del matrimonio di un loro amico. Mentre cercano con la macchina di districarsi tra il dedalo di strade e viuzze al fine di raggiungere la propria meta, esse imboccano ad un certo punto Via Castellana Bandiera, una via scalcinata ed a doppio senso in cui non vige praticamente ( o non se ne tiene affatto conto) alcuna regola del codice stradale, e pure morale. Pertanto, incocciando la propria macchina quella di una famiglia lì di residenti, guidata da una signora alquanto anziana, ne sorge immediatamente tra le due guidatrici delle autovetture una muta disputa al fine di non cedere il passo l'una alla'altra.
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Film in cui si narra di una coppia di donne omosessuali le quali ritornano nella periferia di Palermo in occasione del matrimonio di un loro amico. Mentre cercano con la macchina di districarsi tra il dedalo di strade e viuzze al fine di raggiungere la propria meta, esse imboccano ad un certo punto Via Castellana Bandiera, una via scalcinata ed a doppio senso in cui non vige praticamente ( o non se ne tiene affatto conto) alcuna regola del codice stradale, e pure morale. Pertanto, incocciando la propria macchina quella di una famiglia lì di residenti, guidata da una signora alquanto anziana, ne sorge immediatamente tra le due guidatrici delle autovetture una muta disputa al fine di non cedere il passo l'una alla'altra. Così, facendo, non inserendo nè l'una nè l'altra la retromarcia, le due contendenti con i rispettivi familiari arriveranno a trascorrere l'intero pomeriggio della giornata festiva, nonchè l'intera notte, ferme nelle proprie postazioni, fino ad un epilogo quanto mai tragico ed assurdo. Quest'opera prima della regista Emma Dante, di cui peraltro ella ha scritto anche la sceneggiatura, è tratta dal suo omonimo romanzo e risulta come una rappresentazione assai cruda di un mondo e di un certo tipo di umanità prevalentemente ignorante, gretta e meschina, che vive quasi ai margini della società arroccandosi dietro a dei principi ed a delle regole di vita assurde e quanto mai nocive. Tutti gli esseri umani di questa vicenda infatti, salvo pochi, per non dire, forse, uno solo, e cioè uno dei giovani figli del capo famiglia, non meritano alcuna scusante o, meglio, assoluzione per il proprio comportamento. Un comportamento alquanto deplorevole dal punto di vista umano, che degenera sempre più assumendo anche una connotazione cinica, come quello di arrivare addirittura a scommettere da parte di alcuni protagonisti e di tutto il circondario che assiste alla vicenda delle somme di denaro sulla probabile vincitrice tra le due disputanti. E pure la giovane donna, ormai emigrata fuori Palermo, interpretata dalla stessa Emma Dante, non si discosta molto da questo tipo di comportamento irrazionale, quasi avesse cancellato tutti gli anni di lontananza dalla miseria e dalla grettezza morale di quel luogo. O, forse, il suo atteggiamento è da intendersi come una forma quasi di ritorsione nei confronti di quell'ambiente per lei probabilmente così zeppo di amari ricordi, e causato dall'eccessivo caldo? Non si sa e non viene nemmeno spiegato, in ogni caso la regista termina il film in maniera assai tragica e senza alcuna speranza o possibilità di riscatto per alcuno, rivelando e denunciando quanto mai la mancanza di raziocinio e di comprensione reciproca, riesca a portare gli esseri umani ad un livello quasi bestiale di comportamento. Ed il duello muto tra le due donne le coinvolge e le accomuna nello stesso tempo per il medesimo destino di sofferenza vissuto e per l' eguale forza ed asprezza di carattere, ponendole mirabilmente una di fronte all'altra come in uno specchio. La protagonista anziana, interpretata egregiamente da Elena Cotta e valendosi della sua recitazione composta solo di sguardi ed espressioni del volto significative già di per sè, senza mai un' emissione verbale, è stata giustamente premiata della Coppa Volpi all'ultimo Festival di Venezia. Ma per nulla da sottovalutare, a mio parere, risulta pure il modo di fare cinema di Emma Dante stessa, qui, ribadisco, al suo encomiabile, sebbene spietato, esordio. Da non perdere assolutamente per chi è interessato ad un certo cinema di protesta di nicchia.
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[+] protesta di nicchia
(di angelo umana)
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aldot
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martedì 24 settembre 2013
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irrisolto
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Dunque Emma Dante. Diversi suoi lavori teatrali sono impressi nella mia mente, uno per tutti Vita Mea. Certo in molti suoi lavori ad un certo punto proprio non si trattiene dal mettere una musica strappalacrime al limite del retorico e farci sopra un'azione plateale..una volta ok..due passi...tre diventa ripetitivo...quattro e vabbè basta. Ecco, l'idea del film è molto bella...belle sequenze..viene resa molto bene questa forza tutta femminile tipica del sud che nello steso tempo sembra completamnete schaicciata dal maschio nulla facente. Ma il film nell'insieme è come irrisolto...non ha di per se un ritmo che ti porta da qualche parte e soprattutto....ecco alla fine la musica strappa-cuore e l'azione teatrale al limite del ridicolo di quelle corse che non finiscono mai.
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Dunque Emma Dante. Diversi suoi lavori teatrali sono impressi nella mia mente, uno per tutti Vita Mea. Certo in molti suoi lavori ad un certo punto proprio non si trattiene dal mettere una musica strappalacrime al limite del retorico e farci sopra un'azione plateale..una volta ok..due passi...tre diventa ripetitivo...quattro e vabbè basta. Ecco, l'idea del film è molto bella...belle sequenze..viene resa molto bene questa forza tutta femminile tipica del sud che nello steso tempo sembra completamnete schaicciata dal maschio nulla facente. Ma il film nell'insieme è come irrisolto...non ha di per se un ritmo che ti porta da qualche parte e soprattutto....ecco alla fine la musica strappa-cuore e l'azione teatrale al limite del ridicolo di quelle corse che non finiscono mai...e ovviamente il bimbo alla fine. Retorico.
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angelo umana
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lunedì 23 settembre 2013
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il lato oscuro di noi
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Succede, a volte succede, che carichi del proprio fardello di tensioni e preoccupazioni, si affrontino situazioni o incontri non previsti reagendo in modo insospettabile, perfino inconsulto. Così avviene nel caso di Rosa (Emma Dante, regista e protagonista) e di Samira (Elena Cotta). La prima è tornata di malavoglia a Palermo, al volante della sua Multipla, per condurre a una festa di nozze la sua giovane compagna Clara (Alba Rohrwacher). E’ tesa perché le torna davanti il suo difficile rapporto con la madre, che risiede in quella città, e per i momenti di stanca usuali nelle coppie. L’anziana e silenziosa Samira guida invece la sua Punto riportando a casa dalla spiaggia la sua famiglia acquisita e farraginosa, che forse mal sopporta, i cui elementi di “punta” sono il volgare genero – un magnifico e assolutamente credibile nella sue “macchiette” siciliane Renato Malfatti - e il nipote 16enne, l’unico per cui lei provi un sincero affetto.
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Succede, a volte succede, che carichi del proprio fardello di tensioni e preoccupazioni, si affrontino situazioni o incontri non previsti reagendo in modo insospettabile, perfino inconsulto. Così avviene nel caso di Rosa (Emma Dante, regista e protagonista) e di Samira (Elena Cotta). La prima è tornata di malavoglia a Palermo, al volante della sua Multipla, per condurre a una festa di nozze la sua giovane compagna Clara (Alba Rohrwacher). E’ tesa perché le torna davanti il suo difficile rapporto con la madre, che risiede in quella città, e per i momenti di stanca usuali nelle coppie. L’anziana e silenziosa Samira guida invece la sua Punto riportando a casa dalla spiaggia la sua famiglia acquisita e farraginosa, che forse mal sopporta, i cui elementi di “punta” sono il volgare genero – un magnifico e assolutamente credibile nella sue “macchiette” siciliane Renato Malfatti - e il nipote 16enne, l’unico per cui lei provi un sincero affetto. L’abbiamo vista ad inizio film visitare la tomba di sua figlia, morta giovane a 38 anni, lutto che le ha provocato un vuoto tremendo, il silenzio in cui è immersa e forse un senso di allontanamento dal resto del genere umano, fatto salvo il rapporto col nipote. Nel cimitero ciba dei cani che sembrano abituati a quell’appuntamento e si distende sul marmo della tomba come ad abbracciare la sua figliola.
Le due auto si fronteggiano in senso opposto nell’angusta Via Castellana Bandiera, un fatale appuntamento, nessuna delle due vuole fare marcia indietro e risolvere la “singolar tenzone”, apparentemente una contesa come ne avvengono nelle nostre città dove vige la legge (o il diritto) del più forte, o del più cocciuto o di chi “ha le corna più dure” (riflessione di Rosa). Queste due donne affrontano così la situazione, ne fanno una guerra psicologica da un giorno e una notte, il genero e gli uomini della strada ne fanno invece un fatto cruento e parolaio, come è dato vedere a volte nella realtà.
La strada diventa un parlamento dove ogni abitante ha la soluzione giusta, finché tutti se ne vanno a cenare e poi a dormire, non prima di essersi inventati una riffa su quale delle due donne cederà per prima: è una foto fedele delle nostre periferie, il gioco, le fazioni, i traffici. Restano nelle loro auto le due donne che hanno intrapreso la sfida, il duello di nervi. Alcune inserzioni della regista fanno supporre che in fondo le due abbiano trovato un’occasione per ripensare a sé stesse, una pausa, un accordo per sostare: Samira fa l’occhiolino a Rosa che la fronteggia da dietro il suo parabrezza, sembra dire “ci risolviamo ora da sole la nostra disputa” ma quell’occhiolino si direbbe pure una mutua intesa. Rosa dal canto suo lampeggia con gli abbaglianti quando vede l’anziana Samira appisolarsi sul volante, preoccupata che non stia bene.
Se però per Rosa è chiaro che quella pausa-duello è volta ad accertare chi “ha le corna più dure”, uno spirito di rivalsa originato dalle sue tensioni dovute all’odiato viaggio e ai rapporti con sua madre, per Samira si può pensare ad un desiderio di morte, si chiude dentro l’auto, in fondo detesta il mondo che ha attorno e si ricongiungerebbe volentieri a sua figlia nell’aldilà (vedasi l’abbraccio alla tomba). La tensione di Rosa si stempera nell’abbraccio notturno a Clara, distese a dormire nella Multipla, mentre per Samira si compie il dramma, forse voluto, forse ineluttabile.
Una canzone siciliana sui titoli di coda, “Com’è sula sta’ strata” (Come è sola questa strada), dice “Cu avia di moriri, murìu, cu avìa di chiangiri, chiangìu, cu avìa di partiri, partìu”: a ciascuno il suo, le cose vanno come devono andare, tutto si compie o del fatalismo siciliano.
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no_data
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domenica 22 settembre 2013
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soporifero
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Se a qualcuno piace confondere un film fondamentalmente sgangherato, soporifero e altezzoso con un oggetto d'arte, solo perchè porta una firma di lusso si accomodi pure. È un vizio tutto italiano quello di guardare la griffe prima del tessuto e del taglio di un abito. L'unico effetto che ha avuto su di me e sulle persone che erano con me è stato un prolungato sbadiglio, bella metafora certo, due automobili si incorciano in una via strettissima e nessuna delle due accetta di indietreggiare e lasciar passare l'altra, ma un'ora e venti di immagini didascaliche e sciatte, di dialoghi quasi sempre banali, di tentennamenti verso la commedia più trita, di personaggi inutili che appaiono e scompaiono senza lasciare alcun segno mi sembrano un po' troppo.
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Se a qualcuno piace confondere un film fondamentalmente sgangherato, soporifero e altezzoso con un oggetto d'arte, solo perchè porta una firma di lusso si accomodi pure. È un vizio tutto italiano quello di guardare la griffe prima del tessuto e del taglio di un abito. L'unico effetto che ha avuto su di me e sulle persone che erano con me è stato un prolungato sbadiglio, bella metafora certo, due automobili si incorciano in una via strettissima e nessuna delle due accetta di indietreggiare e lasciar passare l'altra, ma un'ora e venti di immagini didascaliche e sciatte, di dialoghi quasi sempre banali, di tentennamenti verso la commedia più trita, di personaggi inutili che appaiono e scompaiono senza lasciare alcun segno mi sembrano un po' troppo. Girato meglio sarebbe stato un buon corto.
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[+] noia mortale
(di lilly55)
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