maramaldo
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giovedì 18 settembre 2014
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no,scarlett, non dovevi...
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...far questo a noi, tuoi fans da sempre che vengono a vederti (ad occhi chiusi, stavo per dire), incuranti di trama, regia, critica, ecc. E così siamo incorsi nell'infortunio di questo film anche se c'è stato di peggio: ricordi l'accoppiata con Penelope Cruz (senza far nomi). Non è , poi, che te la sei cavata male mettendoti nei panni (si fa per dire) di un'extraterrestre cui hai concesso il minimo sindacale di espressione umanoide per la quale non occorrono corsi di recitazione. E in quanto all'esposizione integrale del fisico, questo avrebbe sollevato più entusiasmi se non fosse stato immerso nella semi-oscurità da quel - come si chiama?- Glazer al quale voglio dire due parole.
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...far questo a noi, tuoi fans da sempre che vengono a vederti (ad occhi chiusi, stavo per dire), incuranti di trama, regia, critica, ecc. E così siamo incorsi nell'infortunio di questo film anche se c'è stato di peggio: ricordi l'accoppiata con Penelope Cruz (senza far nomi). Non è , poi, che te la sei cavata male mettendoti nei panni (si fa per dire) di un'extraterrestre cui hai concesso il minimo sindacale di espressione umanoide per la quale non occorrono corsi di recitazione. E in quanto all'esposizione integrale del fisico, questo avrebbe sollevato più entusiasmi se non fosse stato immerso nella semi-oscurità da quel - come si chiama?- Glazer al quale voglio dire due parole.
Dear Jonathan, e così hai fatto sciencefiction, eh? Con quei trucchetti homemade da videoclip quando, oggi, per far fare una smorfia ad una scimmia s'impiegano 800 computer.
Tha location? Scotland.To day? Da come hai dipinto il Paese io, al tuo posto, non starei tranquillo.Questi, il people degli Scots, tra poco saranno indipendenti. Gente tosta. Pensa: gli antichi Romani preferirono lasciarli perdere e per non incontrarli costruirono chilometri di muro.
E tu, che fai? Raffiguri ambiente e paesaggio in modo da far passar a chiunque la voglia di andarci, frustrando gli sforzi dell'Ente del Turismo.
In questi giorni gli Scozzesi hanno fatto sapere di avere un reddito pro capite tra i più alti d'Europa e tu, insisti a descrivere catapecchie lugubri e pozzanghere fangose. Non parliamo di come hai trattato ...gli indigeni.
E qui apriamo un discorso un po' noioso.Mostrare individui più o meno malmessi o malridotti (peggio, farli andare per la brughiera, ignudi, con quell'umidità) può apparire una trovata intellettualistica densa di significati ma alla fine si rivela un'esercitazione impietosa e sadica che porta alla ripugnanza per quello che fai vedere. Se,poi, ci aggiungi grottesche simulazioni di pratiche di sesso raggiungi le vette del disgusto.
Ma chi credi di essere? Lars von Trier?
Non la faccio lunga sul collegamento nudità - bellezza - piacere - eros - arte (c'è Wikipedia) ma un'osservazione fammela fare, scolastica, elementare. C'era una volta Venere, dea dell'Amore e della Bellezza (guarda caso) che amava andare in giro à poil (come dicono a Parigi).
Sai dov'è nata? A Citera , una delle mille isolette tra Ionio e Egeo dove vai per tonificarti, abbronzarti integralmente e non solo: spiagge dorate, cielo azzurro, mare ancor di più. Capisci il nesso? Se non vuoi deprimerti e deprimere sta' lontano dalle Orcadi e dalle Shetland.
Infine, un suggerimento. Perchè non fare un bel western?...Magari con Penelope Cruz (Scarlett si riposi). Immagina : Penelope , in déshabillé, che fugge su un cavallo senza sella, inseguita ( e raggiunta per farle la festa, sennò non c'è gusto) dai cattivi ( che - mi raccomando - benchè cattivi, siano aitanti, prestanti, tonici, con fattezze regolari, gradevoli meglio se belloni). E, soprattutto: praterie sconfinate, orizzonti di fuoco, cieli azzurri. Only blue skies, please.
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[+] ...e il nulla dilaga...
(di calamn)
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fedes 9 3
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martedì 9 settembre 2014
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sotto la pelle, oltre la morale.
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Al di là del bene e del male.
Nel caos quotidiano del banale, le striature del bene si intersecano con quelle de male, dando vita a l'a-morale. L'imperante volontà di potenza assume i connotati dell'alieno(a) umano, "troppo umano". Scarlet jhoannsonn è spettatrice e partecipante, osservatrice e agente. Si riflette nei suoi occhi la tragedia umana, si estrinseca nella sua volontà la naturale brama del nutrimento. C'è vita e vita. C'è lo schiavo, e c'è il padrone. C'è una "dialettica" che nel suo apparente oltre-determinismo, si scopre esser tutt'altro che determinata. La perfezione amorale del padrone cede il passo ad uno sguardo riflessivo che trascende il superficiale, ricercandone il vero senso.
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Al di là del bene e del male.
Nel caos quotidiano del banale, le striature del bene si intersecano con quelle de male, dando vita a l'a-morale. L'imperante volontà di potenza assume i connotati dell'alieno(a) umano, "troppo umano". Scarlet jhoannsonn è spettatrice e partecipante, osservatrice e agente. Si riflette nei suoi occhi la tragedia umana, si estrinseca nella sua volontà la naturale brama del nutrimento. C'è vita e vita. C'è lo schiavo, e c'è il padrone. C'è una "dialettica" che nel suo apparente oltre-determinismo, si scopre esser tutt'altro che determinata. La perfezione amorale del padrone cede il passo ad uno sguardo riflessivo che trascende il superficiale, ricercandone il vero senso. L'alieno diventa superficie, il costume umano diventa il senso. Il padrone diventa schiavo.
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ilquercia
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giovedì 4 settembre 2014
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quando l'estetica diventa etica
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Under the Skin è una di quelle pellicole con un destino al bivio: o la strada del capolavoro, o la via, molto più battuta, dell'oblio. Dovessi personalmente scegliere dove dirigerlo, non esiteri a montare i binari sulla prima, la strada del capolavoro - malgrado il termine sia improprio, ed un tantino esagerato. Under the Skin è un film "difficile", a tratti imperscrutabile, in cui si rischia di essere inghiottiti da un'estetica con reminescenze kubrickiane tanto quanto le vittime della storia sono inghiottite dalla "bellezza" dell'affascinante "aliena"- ma anche qui il termine è improprio, stavolta riduttivamente - interpretata da una magistrale, enigmatica, prima gelida e poi fragile Scarlett Johansson.
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Under the Skin è una di quelle pellicole con un destino al bivio: o la strada del capolavoro, o la via, molto più battuta, dell'oblio. Dovessi personalmente scegliere dove dirigerlo, non esiteri a montare i binari sulla prima, la strada del capolavoro - malgrado il termine sia improprio, ed un tantino esagerato. Under the Skin è un film "difficile", a tratti imperscrutabile, in cui si rischia di essere inghiottiti da un'estetica con reminescenze kubrickiane tanto quanto le vittime della storia sono inghiottite dalla "bellezza" dell'affascinante "aliena"- ma anche qui il termine è improprio, stavolta riduttivamente - interpretata da una magistrale, enigmatica, prima gelida e poi fragile Scarlett Johansson. E, proprio per questo, una gran parte dei giudizi è stata impietosa, giudicando il film lento, non adatto ai canoni del genere, ripetitivo e, infine, incosistente. Sotto la pelle, nulla, si è detto. Eppure, malgrado l'effettiva lentezza e la dose elevata, ma mai eccessiva, di pennellate kubrickiane e forzatamente oniriche, Under the Skin necessita di una chiave di lettura difficile da trovare, soprattutto se si fa l'errore, banale, di considerarlo un film di fantascienza: Under the Skin non è un film di fantascienza. Bisogna trascenderne sia il piano narrativo, che a dispetto di quanto se ne dica è di buon livello, sia quello estetico, che Glazer valorizza con una fotografia fosca e a tratti "dark", schizofrenica ma solenne, per coglierne non un messaggio, ma un'etica: l'etica della Bellezza. L'estetica di Glazer si risolve in un'etica della bellezza, coadiuvata da un plot essenziale ed efficace (mai noioso). Così, dimenticando che Scarlett Johansson è un'aliena, ed al contempo trascendendo questo aspetto nel suo valore più alto, cioè il concetto di diversità, si può notare come la sua ricerca di nutrimento, e quindi di Vita, tramite la Bellezza, diventi Ricerca della Bellezza tramite la Vita. Non comprendo come si sia parlato di film "carente di sentimento". L'etimologia di sentimento è il latino "sentire", cioè percepire con i sensi, ed è proprio questo che Glazer ci fa fare (e fa fare alla bella Scarlett): vedere, ascoltare (e la sillabazione iniziale in cui sembra s'impari a parlare non è un caso), toccare il Mondo. E i paesaggi non sono "sfondo", come ci si è limitato a dire per salvare del film l'ambientazione: la Scozia di Glazer è l'immensità, la pericolosità, la vastità del mondo in cui ci perdiamo. La scena finale è emblema di questa polarizzazione tra Bellezza e Vita: la loro coincidenza ,la Bellezza di una diversità che cerca, ri-cerca la Vita, è al contempo inevitabile frattura, la Vita che ri-cerca la Bellezza ed è annientata dalla diversità, dalla paura che essa genera. Ed ecco che le geniali trovate estetiche della prima parte si riescono anche a "dimenticare", facendo dormire sonni tranquilli a chi si è spaventato per il confronto con Kubrick - e che pure non è così blasfemo.
Under the Skin non è un capolavoro, ma attenzione a leggerlo con la chiave giusta, nei piani giusti: è un film che lascia vedere molto meno di quello che alla fine si vede, è un film che nel suo essere un pugno allo "stomaco" (all'occhio) dello spettatore in parte lo acceca stordendolo e distraendolo, ma che alla fine risulta essere un profondo testamento di Valori Universali come Vita, Bellezza, Diversità, Morte, Paura.
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senji
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giovedì 4 settembre 2014
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un'interpretazione incomprensibile
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Aspettavo con grande curiosità questo film, avendo letto ed molto apprezzato il libro ero proprio curioso di vedere com'era stato trasposto.
Intanto diciamo che nell'adattare un romanzo al cinema, che il regista/sceneggiatore faccia delle modifiche e dei tagli o che re-interpreti un po' a suo piacimento è normale, è sempre successo e sempre succederà. Ma che ci sia un totale stravolgimento, nelle “forme” e nei contenuti, come in questo caso è un qualcosa di deprecabile e francamente incomprensibile. Glazer trascende completamente l'opera di Faber, reinterpretandola in modo criptico, confuso, visionario e pretenzioso, dando vita ad un film che, per chi non avesse letto il libro, risulterà incomprensibile, lento, assurdo, si inquietante com'è anche il romanzo ma in modo diverso e “sbagliato”.
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Aspettavo con grande curiosità questo film, avendo letto ed molto apprezzato il libro ero proprio curioso di vedere com'era stato trasposto.
Intanto diciamo che nell'adattare un romanzo al cinema, che il regista/sceneggiatore faccia delle modifiche e dei tagli o che re-interpreti un po' a suo piacimento è normale, è sempre successo e sempre succederà. Ma che ci sia un totale stravolgimento, nelle “forme” e nei contenuti, come in questo caso è un qualcosa di deprecabile e francamente incomprensibile. Glazer trascende completamente l'opera di Faber, reinterpretandola in modo criptico, confuso, visionario e pretenzioso, dando vita ad un film che, per chi non avesse letto il libro, risulterà incomprensibile, lento, assurdo, si inquietante com'è anche il romanzo ma in modo diverso e “sbagliato”.
Glazer sembra essere stato preso da una sorta di deriva ermetico-artistoide che gli ha fatto dimenticare plausibilità, coerenza, logica, senso della storia, e le molte emozioni che nel romanzo di Faber impregnano i personaggi, dalla tormentata protagonista, alle vittime, ai personaggi secondari.
Il quadro, poi, è ulteriormente peggiorato dalle numerose scene del tutto inventate e che non hanno, tra l'altro, nessun senso.
Insomma, un film strambo e mediocre, tutt'al più una curiosità per qualche fan del romanzo e/o qualche fan di Scarlett Johansonn, qui in una forma spettacolare.
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orco66
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mercoledì 3 settembre 2014
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di alieno c'e' solo il film
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Io e mia moglie abbiamo deciso,dopo aver vagliato le proposte delle varie sale, di andare a vedere questo film,sono stati 107 minuti di noia,una sequela impressionante di ripetizioni,la stessa scena riproposta più e più volte senza avere la decenza o il pudore di modificare sostanzialmente nè i dialoghi nè l'aspetto dei malcapitati,(possibile che in Scozia si somiglino tutti?)unica nota differente il "poveraccio"dal viso mostruoso.
Indubbiamente sono molti gli spunti che avrebbero reso il film se non proprio bello almeno decente,ma puntualmente sono stati disattesi.
E dal tempo di "misteriose forme di vita" che non assistevamo ad una simile schifezza,quasi quasi facevamo il tifo per lo stupratore,che per inciso solo un'alieno non l'avrebbe riconosciuto per tale al primo sguardo,a tal proposito ci siamo domandati,come mai l'emulo di Victor l'eliminatore di Bessoniana memoria non fosse pronto e presente per salvare la sua protetta dal bruto.
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Io e mia moglie abbiamo deciso,dopo aver vagliato le proposte delle varie sale, di andare a vedere questo film,sono stati 107 minuti di noia,una sequela impressionante di ripetizioni,la stessa scena riproposta più e più volte senza avere la decenza o il pudore di modificare sostanzialmente nè i dialoghi nè l'aspetto dei malcapitati,(possibile che in Scozia si somiglino tutti?)unica nota differente il "poveraccio"dal viso mostruoso.
Indubbiamente sono molti gli spunti che avrebbero reso il film se non proprio bello almeno decente,ma puntualmente sono stati disattesi.
E dal tempo di "misteriose forme di vita" che non assistevamo ad una simile schifezza,quasi quasi facevamo il tifo per lo stupratore,che per inciso solo un'alieno non l'avrebbe riconosciuto per tale al primo sguardo,a tal proposito ci siamo domandati,come mai l'emulo di Victor l'eliminatore di Bessoniana memoria non fosse pronto e presente per salvare la sua protetta dal bruto.
Solamente la presenza della johansson,usata veramente come un'esca,ha attirato un certo numero di spettatori,senza la quale moltissimi non avrebbero certo preso in considerazione questo film.
purtroppo non si può chiedere il rimborso del biglietto,ma certamente la visione del seppur spettacolare paesaggio scozzese, nonchè delle grazie dell'avvenente attrice protagonista, non valgono nemmeno il costo del trasporto per giugere al cinema.
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fabrizio dividi
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mercoledì 3 settembre 2014
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la bella e le bestie
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Ci sono due modi per valutare “Under the skin” di Jonatan Glazer. Se lo si considerasse un film autoriale, come il trailer allude, accostando il nome del giovane regista di “Io sono Sean” a quello di Stanley K. (per non reiterarne la blasfemia non ne nomineremo il cognome), il giudizio sarebbe impietoso. Lento, ripetitivo e –soprattutto- pretenzioso e affetto da una sindrome da citazione al limite del patologico.
Le potenzialità registiche sono senz’altro notevoli, figlie della dimestichezza di Glazer con gli spot girati a inizio carriera: è apprezzabile l’uso di una fotografia plumbea e di un montaggio schizofrenico accompagnati da un tappeto sonoro sincopato e da inquadrature mobili sospese che inquietano.
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Ci sono due modi per valutare “Under the skin” di Jonatan Glazer. Se lo si considerasse un film autoriale, come il trailer allude, accostando il nome del giovane regista di “Io sono Sean” a quello di Stanley K. (per non reiterarne la blasfemia non ne nomineremo il cognome), il giudizio sarebbe impietoso. Lento, ripetitivo e –soprattutto- pretenzioso e affetto da una sindrome da citazione al limite del patologico.
Le potenzialità registiche sono senz’altro notevoli, figlie della dimestichezza di Glazer con gli spot girati a inizio carriera: è apprezzabile l’uso di una fotografia plumbea e di un montaggio schizofrenico accompagnati da un tappeto sonoro sincopato e da inquadrature mobili sospese che inquietano. Anche i temi toccati sono interessanti e coinvolgono seppur solo in superficie: come alcune riflessioni sulla bellezza, mera maschera esteriore, e su una banalità del male che sembra pervadere inesorabilmente il genere umano. Il film purtroppo si trascina con lentezza esasperante per tutta la sua parte centrale, e non bastano le inquadrature furbissime e una Scarlett Johansson in versione dark che contribuiscono comunque a tenere alta la tensione narrativa.
Ma è considerandolo un piccolo film di genere che “Under the skin” guadagna posizioni e pregio. Fantascienza e horror, si sa, sono materia di cultori, talvolta di bocca buona (anche troppo): appassionati capaci di digerire di tutto a partire da quei mitici Anni ’50 che hanno portato migliaia di spettatori al cinema con film meravigliosamente bizzarri popolati di mostri, alieni, tarantole e aragoste giganti. Una produzione sterminata, di un genere spesso sottovalutato, che ha saputo però formare registi di pregio come Robert Wise, George Lucas, Peter Jackson, Sam Raimi, Steven Spielberg e tanti altri.
“Under the skin” va commisurato per quel che è: un discreto b-movie, senza pretese e qualitativamente ben oltre la media del genere. Gli stilemi lo dimostrano e ci sono tutti. Il mostro, il tema della bella e la bestia, gli specchi, le ombre, la mutazione e quel tocco di indeterminato che fece la fortuna del cinema horror grottesco spagnolo e italiano degli Anni ’60 (da Franco a Bava).
Un sano bagno di umiltà non farebbe che valorizzare un buon prodotto ma per favore, lasciamo che i maestri riposino in pace. @fabdividi
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(di kondor17)
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pear�
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martedì 2 settembre 2014
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e stasera, foie gras (di) scozzese!!
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E' necessario un minimo di attenzione per notare, prima, e accettare, poi, che - per quanto distante dal libro - questo film rimane un'opera sullo Specismo.
Glazer è molto chiaro e onesto nel comunicarcelo sia per la scelta di una colonna sonora originale, particolarmente azzeccata, che per la presenza - minima - di linee di testo comprensibili allo spettatore. Lo spettatore deve accettare la propria condizione di animale da laboratorio, che può solo vedere l'operatore/ricercatore/macellaio al di là della finestra. Non ne può udire, e men che meno comprendere, i dialoghi e neppure può realizzare di essere all'interno di una struttura: solo la parete oltre il vetro di un corridoio (nero in questo caso) è visibile.
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E' necessario un minimo di attenzione per notare, prima, e accettare, poi, che - per quanto distante dal libro - questo film rimane un'opera sullo Specismo.
Glazer è molto chiaro e onesto nel comunicarcelo sia per la scelta di una colonna sonora originale, particolarmente azzeccata, che per la presenza - minima - di linee di testo comprensibili allo spettatore. Lo spettatore deve accettare la propria condizione di animale da laboratorio, che può solo vedere l'operatore/ricercatore/macellaio al di là della finestra. Non ne può udire, e men che meno comprendere, i dialoghi e neppure può realizzare di essere all'interno di una struttura: solo la parete oltre il vetro di un corridoio (nero in questo caso) è visibile.
La fotografia, così ispirata ed essenziale (chirurgica), comunica quasi di più dell'oggetto stesso rappresentato, che poco più può dirci in sé in quanto la maggior parte delle volte si tratta di situazioni di quotidianità o poco al limite della stessa. Il punto di osservazione del narratore è il fulcro, la chiave di lettura del film.
Chi vede, chi narra, non lo fa a nostro beneficio; il messaggio ci raggiunge grazie alla amalgama (una melma oscura e lucida) di suoni, luci e forme, che esce dallo schermo per avvolgerci.
Magari il messaggio non ci appare subito lineare o intelleggibile. Ma, come quando si impara a comunicare con il proprio gatto, la prima reazione è di totale fascinazione, una muta empatia inspiegabile e impronunciabile ma pienamente trasparente; poi, gradualmente e in modo impercettibile, il nuovo linguaggio è assimilato e, d'un tratto, comprensibile.
Chi preferisce i cani, comunque, non si disperi: in uscita il 18 settembre 2014 lo aspettano le Tartarughe Ninja.
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flyanto
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martedì 2 settembre 2014
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quando si aggira un'alieno(a) tra di noi
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Film in cui si racconta di una bella aliena che alla guida di un camion percorre le autostrade andando all ricerca di prede umane maschili. Seducendole col suo aspetto le elimina finchè nel corso del suo vagare comincia a scoprirsi avere degli accenni, come quello di sanguinare, che la farebbero, forse, avvicinare alla razza umana. Ma la sua natura di essere alieno privo di sentimenti e sensazioni fisiche prevale conducendola ad un destino certo di distruzione.
Questa pellicola di Jonathan Glazer in tutta sincerità lascia molto perplessi non tanto per la tematica che può venire considerata originale, quanto per come la materia viene presentata in maniera alquanto confusa e, oserei dire, pretenziosa.
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Film in cui si racconta di una bella aliena che alla guida di un camion percorre le autostrade andando all ricerca di prede umane maschili. Seducendole col suo aspetto le elimina finchè nel corso del suo vagare comincia a scoprirsi avere degli accenni, come quello di sanguinare, che la farebbero, forse, avvicinare alla razza umana. Ma la sua natura di essere alieno privo di sentimenti e sensazioni fisiche prevale conducendola ad un destino certo di distruzione.
Questa pellicola di Jonathan Glazer in tutta sincerità lascia molto perplessi non tanto per la tematica che può venire considerata originale, quanto per come la materia viene presentata in maniera alquanto confusa e, oserei dire, pretenziosa. A torto il regista per questa sua opera è stato paragonato, sia pure alla lontana, a Stanley Kubrick ma egli purtroppo non si avvicina nemmeno un poco al genio del grande regista inglese ormai scomparso e soprattutto, a mio parere, non ha saputo affatto trasmettere e rappresentare il contenuto del suo pensiero che, ripeto, viene presentato in modo confuso, pasticciato, volutamente criptico e pure, in alcuni punti, monotono. Il tema dell'alieno tra gli esseri umani, del resto, non costituisce una novità ormai nel mondo del cinema d'oggi e per poter essere di un qualche interesse è richiesta sicuramente una padronanza della materia nonchè un'originalità di pensiero al di fuori del comune.
L'unico elemento di spicco e senza alcun dubbio di lode è la presenza dell'attrice Scarlett Johansson che si rivela essere l'unica attrattiva del film. Non solo per la sua avvenenza misteriosa e conturbante ma soprattuto per le sue doti di attrice che qui molto egregiamente ha saputo dimostrare ed esplicare al meglio impersonando un essere seducente, ambiguo, svanito, a volte persino fortemente in crisi, insomma, difficile da decifrare, vista la sua natura appunto di aliena, per tutti coloro che le stanno vicino.
Pertanto, concludendo, il film vale la pena di essere visto solo se si è estimatori della Johansson e nulla di più.
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[+] rimandato a settembre
(di pear�)
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luxlux
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lunedì 1 settembre 2014
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per amanti della fantscienza
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film sontuoso, ipnotico, per nulla noioso come dicono alcuni, gran musica e fotografia. per veri amanti dello stile fantascientifico ma non solo.
[+] macchefilm hai visto!!!!
(di orco66)
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(di luxlux)
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rikvins
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domenica 31 agosto 2014
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orribile
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Non capisco come possano trasmettere film come questo nelle sale!!! assolutamente orribile!!
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