Under the Skin

Scarlett un'aliena mangiauomini conturbante

Terzo lungometraggio di Jonathan Glazer, regista di noti clip musicali e di due titoli cult (Birth Io sono Sean e Sexy beast), non è destinato a piacere a tutti. Come dimostrarono le controverse accoglienze a Venezia 2013, anzi, ad alcuni può anche dispiacere: ma di certo il suo radicalismo estetico non lascia indifferenti. Il che, fra tanto cinema formattato in circolazione, è già cosa notevole. Sull'autostrada, un misterioso motociclista raccoglie il corpo di una donna e lo porta in un veicolo, dove una creatura non meno misteriosa assume un'identità femminile. La giovane, Laura, percorre le strade della Scozia a bordo di un furgone. fermandosi per raccogliere uomini solitari: li seduce e li porta in un ambiente onirico dove le sue prede, in attesa di un rapporto sessuale con lei, spariscono in una pozza di liquido nero. Laura sembra non avere nessuna reazione emotiva quando un nuotatore cerca di salvare una coppia che sta annegando, lei uccide il soccorritore e abbandona il bambino piccolo sulla spiaggia Poco a poco, però, comincia a cambiare atteggiamento verso gli umani. Incontrato un giovane deforme, lo conduce nel luogo dei sacrifici ma gli risparmia la vita. In seguito fa l'amore con uno degli uomini che incontra. Coinvolta nella natura umana, la "visitatrice" cede alla curiosità; forse prova sentimenti. Che la porteranno alla rovina. Laura s'inoltra nei boschi, perdendo la strada. Quando un energumeno cerca di violentarla, lotta: la sua pelle si strappa, rivelando chi è veramente... Under the skin è un film che non somiglia a nessun altro. Muovendo da un soggetto fantascientifico (l'inizio cita esplicitamente 2001: Odissea nello spazio) e con una traccia narrativa che evoca L'uomo che cadde sulla Terra (con David Bowie nella parte dell'alieno), Glazer rivolta le carte in tavola. Invitandoci a guardare il mondo attraverso gli occhi di un'aliena, trasforma il suo in un film di "fantascienza esistenziale", quasi un'indagine sulla solitudine: solitudine dell'aliena e solitudine degli umani. Cosa ancor più inedita per il genere, Glazer adotta registri visivi opposti. Per la maggior parte delle scene utilizza una telecamera Gopro nascosta, effettuando riprese in stile documentaristico all'insaputa dei soggetti fotografati (nella scena in cui la protagonista cade per strada, bisognava fare pause tra un ciak e l'altro perché i passanti non s'avvedessero che si trattava di un film). Le alterna, però, con altre estremamente stilizzate, psichedeliche e quasi astratte. Visivamente, molte immagini rimandano alle esperienze plastiche dell'arte contemporanea Che ci fa, allora, in tutto questo la diva Scarlett Johansson? È interessante sapere che, in origine, il regista non voleva una star per impersonare l'aliena, poi si è piegato alle esigenze del mercato affidando la parte a una delle più conclamate. Ne è stato abbondantemente premiato. Vero è che l'attrice, in quest'ultima stagione, pare interamente consegnata a ruoli di ultracorpo al femminile: dalla voce sexy dell'intellgenza artificiale di Her alla Vedova Nera di Captain America-The winter soldier, alla Lucy di Luc Besson in arrivo sui nostri schermi. Qui però Scarlett si mette a nudo (anche letteralmente) prestando il suo corpo, già oggetto di ossessione per Woody Allen e altri cineasti, a una "creatura" caduta dal cielo - dapprima minacciosa nella sua indifferenza, poi smarrita e vulnerabile - che è diflicile dimenticare.
da La Repubblica, 31 agosto 2014


di Roberto Nepoti, 31 agosto 2014