paolp78
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domenica 10 maggio 2020
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artificioso, stucchevole
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Grossa delusione dall'autore dell'ottimo "Crash- contatto fisico", pluripremiato alla notte degli Oscar.
Anche in questa pellicola Haggis intreccia una pluralità di storie (quelle principali sono tre, molte di meno che in Crash) e anche qui si pone l'obiettivo ambizioso di trattare un argomento impegnativo: se in Crash la tematica era quella sociale dell'integrazione e convivenza tra razze ed etnie diverse, in "Third Person" viene scandagliato l'animo umano alle prese con i dilemmi morali causati dal senso di colpa e dalla naturale propensione a fuggire dalle proprie responsabilità.
Questa volta però Haggis ha fallito clamorosamente il bersaglio.
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Grossa delusione dall'autore dell'ottimo "Crash- contatto fisico", pluripremiato alla notte degli Oscar.
Anche in questa pellicola Haggis intreccia una pluralità di storie (quelle principali sono tre, molte di meno che in Crash) e anche qui si pone l'obiettivo ambizioso di trattare un argomento impegnativo: se in Crash la tematica era quella sociale dell'integrazione e convivenza tra razze ed etnie diverse, in "Third Person" viene scandagliato l'animo umano alle prese con i dilemmi morali causati dal senso di colpa e dalla naturale propensione a fuggire dalle proprie responsabilità.
Questa volta però Haggis ha fallito clamorosamente il bersaglio.
Lo schema delle varie storie che si intrecciano, che era funzionato così bene in Crash, tenendo alto l'interesse dello spettatore per ciascuna situazione narrata, qui invece è male adoperato. Nessuna delle tre storie riesce mai a coinvolgere seriamente ed il passagio continuo da una all'altra impedisce a ciascuna di esse di entrare nel vivo.
Il film è imbolsito e non regala emozioni.
La profondità della tematica affrontata richiederebbe interpretazioni di altissimo spessore artistico, viceversa quelle offerte sono recitazioni affettate e convenzionali, in alcuni casi (Moran Atias) persino gravemente insufficienti per un'opera di questo livello internazionale: salvo solo Liam Neeson, che non fa niente di eccezionale comunque. Restando agli attori, dispiace vedere una sex symbol come Kim Basinger in un ruolo talmente triste e lontano da quelli che l'hanno resa celebre: secondo me farebbe bene a ritirarsi per non intaccare il ricordo di ciò che ha rappresentato nell'immaginario colletivo.
Triste la descrizione di noi italiani: cafoni, inospitali, razzisti e ben poco professionali ... beh forse si è persino esagerato, la birra (non bira) ghiacciata è arrivata anche qui da noi, posso garantirlo.
Musiche tristi che accentuano il carattere forzatamente serioso della pellicola, appesantendo ulteriormente tutto.
Il finale sembra lasciare intendere che due delle tre storie siano in realtà parto della fantasia dello scrittore interpretato da Liam Neeson ... mah, francamente non si capisce bene e soprattutto non se ne coglie il senso.
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vali
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mercoledì 22 aprile 2020
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aiutatemi a dare un senso al finale
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L'ho visto ieri sera per la prima volta, e mi sto scervellando per capire quale sia il collegamento tra le 3 storie (di per sè insignificanti e anche un po' al limite, quasi squallide) che - credo - venga spiegato nella conversazione finale tra Michael (Liam Neeson) e la moglie Elaine (Kim Basinger): la mia sensazione, forse sbagliata, è che lo scrittore (Liam Neeson, Michael) e la sua amante Anna (Olivia Wilde) siano gli unici personaggi "veri", mentre gli altri lo siano del libro che sta scrivendo, e che rispettivamente ripercorrono, dagli esordi alla rovinosa fine, la vita sentimentale dello scrittore, evidentemente traumatizzata. Ma chiedo ai gentili lettori di darmi la loro versione, perchè sto letteralmente impazzendo per trovare una quadra.
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L'ho visto ieri sera per la prima volta, e mi sto scervellando per capire quale sia il collegamento tra le 3 storie (di per sè insignificanti e anche un po' al limite, quasi squallide) che - credo - venga spiegato nella conversazione finale tra Michael (Liam Neeson) e la moglie Elaine (Kim Basinger): la mia sensazione, forse sbagliata, è che lo scrittore (Liam Neeson, Michael) e la sua amante Anna (Olivia Wilde) siano gli unici personaggi "veri", mentre gli altri lo siano del libro che sta scrivendo, e che rispettivamente ripercorrono, dagli esordi alla rovinosa fine, la vita sentimentale dello scrittore, evidentemente traumatizzata. Ma chiedo ai gentili lettori di darmi la loro versione, perchè sto letteralmente impazzendo per trovare una quadra.
Gli indizi sarebbero i seguenti: (1) sebbene le tre storie siano ambientate a Roma (Adrien Brody e Morgan Atias, rispettivamente Sean e Monika), New York (Mila Kunis e James Franco, rispettivamente Julia e Rick) e Parigi (Liam Neeson e Olivia Wilde, rispettivamente Micheal e Anna), durante il film Julia (che dovrebbe essere a NY) si ritrova a sistemare la stanza piena di rose bianche di Anna (che dovrebbe essere a Parigi), e Michael (che dovrebbe essere a Parigi) nel dialogo finale con la moglie Elaine le dice che Roma è come al solito calda e umida: quindi si trova a Roma? Mi sono persa il viaggio? Anche quando insegue Anna (e le altre protagoniste che, man mano, sostituiscono la nivea figura della sua amante tradita) si ritrova infine in Piazza di Spagna; (2) nella conversazione telefonica tra Sean e l'ex moglie Theresa (Maria Bello), si evince che la figlia della ex coppia sarebbe morta annegata in piscina perchè lui si sarebbe distratto 30 secondi per rispondere a una telefonata di lavoro; (3) a tale ultimo proposito, nella conversazione finale tra Michael ed Elaine, Michael di punto in bianco dice alla moglie che "non era per lavoro" (e lei rispone sbigottita "eri con lei? e lui lo sapeva?"), quasi a confessare che il figlio dello scrittore sarebbe morto per una disgrazia perchè lui si era distratto per rispondere non già a una telefonata di lavoro bensì per intrattenersi con la sua amante Anna, ricollegandosi alla giustificazione di Sean.
Forse dovrei rivederlo per cogliere alcuni particolari che evidentemente mi sono persa, ma visto che vorei evitarlo chiedo a voi appassionati se avete notato questi (e/o altri) particolari e cosa ne pensate, al fine di dare un senso a un film che altrimenti mi sembra non all'atezza della fama del regista.
Soprassiedo sull'immagine stereotipata e non veritiera che Haggis vuole dare dell'italiano. Grazie a tutti
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samanta
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lunedì 20 gennaio 2020
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cosa ci tocca vedere!
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Film con una sceneggiatura confusa delle vicende di 3 coppie a Roma (e Taranto), Parigi e New York a tratti inverosimile (la storia della coppia a Roma) con un cast di riguardo che recita male, non per nulla il film costato 28 milioni di $ ne ha incassatri neanche 3). Il regista dal suo primo film è in caduta verticale.
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lorenzodv
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domenica 1 settembre 2019
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l'angusto spazio di due ore e un quarto
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La visione del film mi ha lasciato un senso di incompiuto che non mi sono spiegato immediatamente, cercavo di capire, con la mia scarsa cultura in materia, se fosse stata colpa della regia o della sceneggiatura ed ero fuori strada.
I bambini (tutti i cuccioli) hanno bisogno di protezione; il film esamina tre modi sbagliati (rectius malati) di fornire protezione ai piccoli: l'eccesso, il pretesto, il possesso. Tre storie si dipanano senza aver nulla in comune che il tema di base, lo scarsissimo intreccio è troppo artificioso per offrire la sensazione di continuità e tutta l'opera risulta disorganica.
Il matematico Fermat aveva l'abitudine di scrivere le sue osservazioni sul margine delle pagine del libro di algebra, fintanto che non giunse ad enunciare un teorema la cui dimostrazione (che è o andata persa oppure mai scritta) "non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina".
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La visione del film mi ha lasciato un senso di incompiuto che non mi sono spiegato immediatamente, cercavo di capire, con la mia scarsa cultura in materia, se fosse stata colpa della regia o della sceneggiatura ed ero fuori strada.
I bambini (tutti i cuccioli) hanno bisogno di protezione; il film esamina tre modi sbagliati (rectius malati) di fornire protezione ai piccoli: l'eccesso, il pretesto, il possesso. Tre storie si dipanano senza aver nulla in comune che il tema di base, lo scarsissimo intreccio è troppo artificioso per offrire la sensazione di continuità e tutta l'opera risulta disorganica.
Il matematico Fermat aveva l'abitudine di scrivere le sue osservazioni sul margine delle pagine del libro di algebra, fintanto che non giunse ad enunciare un teorema la cui dimostrazione (che è o andata persa oppure mai scritta) "non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina". Ripensando alla storia dell'ultimo teorema di Fermat ho capito cosa è mancato a questo film: il tempo. Per sviluppare le tre storie sarebbe stata adeguata una trilogia. Mi spiace banalizzare, è dovuto al fatto che è banale. PS: Il resto è perfetto ad iniziare dallo splendido lavoro degli attori.
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matteo
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domenica 5 maggio 2019
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parigi in new york
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Il film in se, pur rispecchiando i canonici clichè che plasmano la vita di ogni giorno, tra amore e menzogne,non riesce nell’intento di trasmettere allo spettatore la possibilità di immedesimarsi nelle storie vissute dai protagonisti.
il buco spazio/temporale in cui il regista Paul Haggins collega le due storie tra New York e Parigi rende meno credibili i dialoghi e il racconto tra i protagonisti ed evidenzia una scarsa attenzione nei “particolari”; come è
possibile essere a Parigi, uscire dalla camera del hotel e sperare di arrivare in tempo con il taxi a New York ?
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filippo catani
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lunedì 5 settembre 2016
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uno sparo nel buio
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Roma, New York e Parigi sono i tre palcoscenici in cui si sviluppano le storie dei protagonisti. A Roma un uomo si innamora di una ragazza Rom appena conosciuta in un bar. A Parigi uno scrittore cerca di ritrovare la vena creativa e di fare i conti con un tormentato passato e una giovane e complicata amante. A New York una ex attrice deve fare i conti con un passato incidente domestico.
Da Haggis è lecito aspettarsi qualcosa di più. Questa volta ci troviamo davanti ad un'idea appena abbozzata e sviluppata ancora peggio. Insomma poco più di uno sparo nel buio. La storia ambientata a Roma è veramente inverosimile e a tratti sfiora il ridicolo. La storia parigina potrebbe essere un pelino più interessante ma alla fine si riduce al classico scrittore di successo che non ritrova la vena poetica ed è perseguitato dai sensi di colpa e da una moglie che ha lasciato da poco.
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Roma, New York e Parigi sono i tre palcoscenici in cui si sviluppano le storie dei protagonisti. A Roma un uomo si innamora di una ragazza Rom appena conosciuta in un bar. A Parigi uno scrittore cerca di ritrovare la vena creativa e di fare i conti con un tormentato passato e una giovane e complicata amante. A New York una ex attrice deve fare i conti con un passato incidente domestico.
Da Haggis è lecito aspettarsi qualcosa di più. Questa volta ci troviamo davanti ad un'idea appena abbozzata e sviluppata ancora peggio. Insomma poco più di uno sparo nel buio. La storia ambientata a Roma è veramente inverosimile e a tratti sfiora il ridicolo. La storia parigina potrebbe essere un pelino più interessante ma alla fine si riduce al classico scrittore di successo che non ritrova la vena poetica ed è perseguitato dai sensi di colpa e da una moglie che ha lasciato da poco. La storia americana potrebbe reggere un filo di più se non si reggesse quasi per intero sulle spalle della Kunis decisamente fuori ruolo. Le storie sono ovviamente legate da un filo che finisce per essere il fatto che nessuna delle tre funziona veramente per cui addio ad ogni altra riflessione. Insomma questo film passa alle cronache come ampiamente il peggiore di Haggis e per uno spreco assoluto di talento e cast con Neeson che appare un pesce fuor d'acqua e un Brody sperduto e davvero sprecato.
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liuk!
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venerdì 6 maggio 2016
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dispersione finale
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Il problema di Third Person è che se si leggono recensioni di differenti critici o post in differenti forum, ognuno dà una diversa interpretazione del finale e del senso complessivo della trama. E non è un problema da poco.
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stuff
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domenica 19 luglio 2015
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la kunis prende un taxi a parigi e arriva a n.york
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forse non ho seguito bene il film, però chiedo: se Neeson e Wilde sono a Parigi e la Kunis e la cameriera che pulisce la loro stanza (tanto da perdere li l'indirizzo del dibattimento), come fa a prendere un taxi e arrivare dalla Bello a New York?
Brody e Atias come arrivano da Roma a Taranto?
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astromelia
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venerdì 1 maggio 2015
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opinabile
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il film non è male,bella fotografia, ma la storia risulta in gran parte confusa o non perfettamente seguibile,la prima parte sembrano scene montate a spezzoni,ma quello che alla fine mi è venuto da pensare è che brody fosse neesom da giovane che rivedesse la sua vita dopo la morte del bambino,molte incongruenze me l'hanno fatto pensare,oppure il film me lo sono fatto io,mah....
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no_data
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lunedì 13 aprile 2015
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no ma che davero
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ma scusate. ma quindi lei se la fa con il daddy? ma quindi lui è un sadico? ma james franco è gay? ma nella lingua zingara c'è una radice anglosassone?
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