facc8
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martedì 10 settembre 2024
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da evitare come la peste
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Attori eccezionali come James Franco, Liam Neeson e Adrien Brody sbattuti in un film che più brutto non si può. Non si capisce come un regista come Haggins abbia potuto allestire un pasticcio di storia pretenziosa quanto balorda come questa. Un film da evitare come la peste bubbonica!
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mercoledì 19 giugno 2024
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incomprensione
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Buonasera! Ma anche il personaggio di Anna (Olivia Wilde) è frutto della sua immaginazione?
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samuelacitt
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lunedì 5 settembre 2022
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third person, ovvero una storia raccontata in terz
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Penso che gli unici personaggi reali siano lo scrittore, la sua ex moglie, la sua amante, il padre di lei e l''editor. Tutti gli altri sono i personaggi del romanzo che l''uomo sta scrivendo e che ricalcano in un modo o nell''altro la tragedia della perdita del figlio. I non sequitur e gli indizi che vengono lanciati agli spettatori rendono probabile questa interpretazione. La scena finale di lui che rincorre l''amante per i vicoli
(di Taranto/Roma ?) non è reale, fa parte della scena finale del romanzo che lui termina alla stessa scrivania dello stesso albergo di Parigi. Infine Third person secondo me indica proprio la forma letteraria scelta dallo scrittore per raccontare la sua storia in terza persona.
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samuelacitt
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lunedì 5 settembre 2022
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third person, ovvero una storia raccontata in terz
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Penso che gli unici personaggi reali siano lo scrittore, la sua ex moglie, la sua amante, il padre di lei e l''editor. Tutti gli altri sono i personaggi del romanzo che l''uomo sta scrivendo e che ricalcano in un modo o nell''altro la tragedia della perdita del figlio. I non sequitur e gli indizi che vengono lanciati agli spettatori rendono probabile questa interpretazione. La scena finale di lui che rincorre l''amante per i vicoli
(di Taranto/Roma ?) non è reale, fa parte della scena finale del romanzo che lui termina alla stessa scrivania dello stesso albergo di Parigi. Infine Third person secondo me indica proprio la forma letteraria scelta dallo scrittore per raccontare la sua storia in terza persona.
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samanta
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domenica 25 luglio 2021
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un trittico mal riuscito
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Il film è uscito nel 2013 con la regia di Pual Haggis che è anche sceneggiatore e produttore, Haggis conseguì per il film Crash un Oscar per la sceneggiatura e una nomination per la regia (oltre l'Oscar per il migliore film) successivamente diresse: Nella valle di Elah e The next three days. Il film non ebbe successo di critico e fu un flop al box office: a fronte di un budget di 28 milioni di $ ne incassò 3. Il film si colloca nella linea di Crash o di There After (di Clint Eastwood) nei quali 3 diverse storie si intrecciano per risolversi in un finale comune.
Nel nostro film Michael (Liam Neeson) scrittore americano di successo ma ormai in declino, ha lasciato la moglie e si trova a Parigi in un Hotel di lusso con la giovane amante (Olivia Wilde: Legami di sangue, 7 giorni per cambiare), con cui ha un rapporto conflittuale provocato dal carattere capriccioso di lei che nasconde un segreto (un marito che la perseguita).
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Il film è uscito nel 2013 con la regia di Pual Haggis che è anche sceneggiatore e produttore, Haggis conseguì per il film Crash un Oscar per la sceneggiatura e una nomination per la regia (oltre l'Oscar per il migliore film) successivamente diresse: Nella valle di Elah e The next three days. Il film non ebbe successo di critico e fu un flop al box office: a fronte di un budget di 28 milioni di $ ne incassò 3. Il film si colloca nella linea di Crash o di There After (di Clint Eastwood) nei quali 3 diverse storie si intrecciano per risolversi in un finale comune.
Nel nostro film Michael (Liam Neeson) scrittore americano di successo ma ormai in declino, ha lasciato la moglie e si trova a Parigi in un Hotel di lusso con la giovane amante (Olivia Wilde: Legami di sangue, 7 giorni per cambiare), con cui ha un rapporto conflittuale provocato dal carattere capriccioso di lei che nasconde un segreto (un marito che la perseguita). Un storia vede Scott (Adrien Brody: Oscar per Il Pianista, King Kong, Gran Budapest Hotel) un americano che si reca a Roma per trafugare disegni di vestiti di alta moda per poi rivenderli a sartorie più modeste e che ruba senza motivo a Marika (Moran Atias) una bella gitana, 5000 $ che servivano a lei per pagare il riscatto del figlio sequestrato, Scott si pente e cerca di rimediare ma viene coinvolto in un giro losco costretto a pagare sempre di più: ma la donna è vittima o complice? La terza storia riguarda una giovane atttrice Julia (Mila Kunis) che ridotta in miseria fa la cameriera precaria in un Hotel di lusso di New York, per la sua svogliatezza perde una "chance" di lavoro stabile e non ottiene la custodia del figlio.
In questo film Hagis non è riuscito a realizzare una storia come quella innovativa di Crash, qui siamo in presenza di un puzzle irrisolvibile, come se avessi un puzzle con slo il 60%dei pezzi, gli altri appartengono a diversi altri puzzle. il film è pieno di contraddizioni ad esempio: Julia che fa la camerire a New Yorh entra in una camera dell'Albergo di Parigi e senza volerlo sottraee un biglietto importante scritto da Michael, Scott ruba 5.000 $ ma tranquillamente ne versa 100.000 per liberare il bambino, le vicende poi sono piene di uoghi comuni una Taranta inesistente, gli italiani sono macchiette (ci descrivevano così 60 anni fa)! Molti errori di montaggio: Olivia cacciata da Michael dalla sua camera corre completamente nuda per i corridoi e le scale dell'albergo per rientrare in camera con le mutandine e così via.
Il film è troppo lungo e noioso poco coinvolgente, con una recitazione complessivamente mediocre, lo stesso Liam Neeson è poco convinto, Olivia Wilde è una bella statuina inespressiva, Adrien Brody recita male una macchietta. Non ho compreso come finisca il film: potrebbe essere una storia vera oppure inventata da Michael che sta scrivendo un nuovo romanzo.
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(di federica)
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giulio andreetta
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giovedì 27 maggio 2021
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un grande punto interrogativo
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Al di là della qualità della recitazione (ottima), e dell'argomento tristemente melò, il film a mio parere ricorda molto da vicino un'altra pellicola in cui i destini individuali dei personaggi si intrecciavano in un grande racconto corale, The Hours. Ma a differenza di quest'ultimo film, Third Person lascia l'amaro in bocca per i molti sentieri narrativi lasciati a metà (forse volutamente), e la mancanza di un 'filo rosso' in grado di tracciare un risveglio emotivo, almeno nel mio caso. Ciò detto, l'interpretazione di Liam Neeson è molto interessante e centrata, come anche quella di Olivia Wilde, ed in generale di tutto il cast.
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Al di là della qualità della recitazione (ottima), e dell'argomento tristemente melò, il film a mio parere ricorda molto da vicino un'altra pellicola in cui i destini individuali dei personaggi si intrecciavano in un grande racconto corale, The Hours. Ma a differenza di quest'ultimo film, Third Person lascia l'amaro in bocca per i molti sentieri narrativi lasciati a metà (forse volutamente), e la mancanza di un 'filo rosso' in grado di tracciare un risveglio emotivo, almeno nel mio caso. Ciò detto, l'interpretazione di Liam Neeson è molto interessante e centrata, come anche quella di Olivia Wilde, ed in generale di tutto il cast. Non sono stato particolarmente suggestionato dalla fotografia, che sembra dipanarsi tra una Roma piuttosto anonima e turistica, Parigi e New York. Inoltre, verso il finale, l'intreccio narrativo sembra complicarsi parecchio... 2 stelline
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fabrizio degiovanni
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giovedì 15 aprile 2021
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fuorviante, patetico e inutilmente triste
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Il film è girato a Roma nei due episodi , romano e parigino. Infatti si riconoscono (per l'episodio ambientato a Parigi) via Veneto in esterno (cafè de paris) e l'hotel Boscolo di piazza della repubblica in interno.
Il particolare è che fanno passare Roma come una sorta di città del terzo mondo e Parigi come città di classe e stile.
Non capisco perché le produzioni americane debbano sempre fare così.
Le tre storie sono comunque patetiche.
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paolp78
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domenica 10 maggio 2020
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artificioso, stucchevole
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Grossa delusione dall'autore dell'ottimo "Crash- contatto fisico", pluripremiato alla notte degli Oscar.
Anche in questa pellicola Haggis intreccia una pluralità di storie (quelle principali sono tre, molte di meno che in Crash) e anche qui si pone l'obiettivo ambizioso di trattare un argomento impegnativo: se in Crash la tematica era quella sociale dell'integrazione e convivenza tra razze ed etnie diverse, in "Third Person" viene scandagliato l'animo umano alle prese con i dilemmi morali causati dal senso di colpa e dalla naturale propensione a fuggire dalle proprie responsabilità.
Questa volta però Haggis ha fallito clamorosamente il bersaglio.
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Grossa delusione dall'autore dell'ottimo "Crash- contatto fisico", pluripremiato alla notte degli Oscar.
Anche in questa pellicola Haggis intreccia una pluralità di storie (quelle principali sono tre, molte di meno che in Crash) e anche qui si pone l'obiettivo ambizioso di trattare un argomento impegnativo: se in Crash la tematica era quella sociale dell'integrazione e convivenza tra razze ed etnie diverse, in "Third Person" viene scandagliato l'animo umano alle prese con i dilemmi morali causati dal senso di colpa e dalla naturale propensione a fuggire dalle proprie responsabilità.
Questa volta però Haggis ha fallito clamorosamente il bersaglio.
Lo schema delle varie storie che si intrecciano, che era funzionato così bene in Crash, tenendo alto l'interesse dello spettatore per ciascuna situazione narrata, qui invece è male adoperato. Nessuna delle tre storie riesce mai a coinvolgere seriamente ed il passagio continuo da una all'altra impedisce a ciascuna di esse di entrare nel vivo.
Il film è imbolsito e non regala emozioni.
La profondità della tematica affrontata richiederebbe interpretazioni di altissimo spessore artistico, viceversa quelle offerte sono recitazioni affettate e convenzionali, in alcuni casi (Moran Atias) persino gravemente insufficienti per un'opera di questo livello internazionale: salvo solo Liam Neeson, che non fa niente di eccezionale comunque. Restando agli attori, dispiace vedere una sex symbol come Kim Basinger in un ruolo talmente triste e lontano da quelli che l'hanno resa celebre: secondo me farebbe bene a ritirarsi per non intaccare il ricordo di ciò che ha rappresentato nell'immaginario colletivo.
Triste la descrizione di noi italiani: cafoni, inospitali, razzisti e ben poco professionali ... beh forse si è persino esagerato, la birra (non bira) ghiacciata è arrivata anche qui da noi, posso garantirlo.
Musiche tristi che accentuano il carattere forzatamente serioso della pellicola, appesantendo ulteriormente tutto.
Il finale sembra lasciare intendere che due delle tre storie siano in realtà parto della fantasia dello scrittore interpretato da Liam Neeson ... mah, francamente non si capisce bene e soprattutto non se ne coglie il senso.
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vali
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mercoledì 22 aprile 2020
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aiutatemi a dare un senso al finale
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L'ho visto ieri sera per la prima volta, e mi sto scervellando per capire quale sia il collegamento tra le 3 storie (di per sè insignificanti e anche un po' al limite, quasi squallide) che - credo - venga spiegato nella conversazione finale tra Michael (Liam Neeson) e la moglie Elaine (Kim Basinger): la mia sensazione, forse sbagliata, è che lo scrittore (Liam Neeson, Michael) e la sua amante Anna (Olivia Wilde) siano gli unici personaggi "veri", mentre gli altri lo siano del libro che sta scrivendo, e che rispettivamente ripercorrono, dagli esordi alla rovinosa fine, la vita sentimentale dello scrittore, evidentemente traumatizzata. Ma chiedo ai gentili lettori di darmi la loro versione, perchè sto letteralmente impazzendo per trovare una quadra.
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L'ho visto ieri sera per la prima volta, e mi sto scervellando per capire quale sia il collegamento tra le 3 storie (di per sè insignificanti e anche un po' al limite, quasi squallide) che - credo - venga spiegato nella conversazione finale tra Michael (Liam Neeson) e la moglie Elaine (Kim Basinger): la mia sensazione, forse sbagliata, è che lo scrittore (Liam Neeson, Michael) e la sua amante Anna (Olivia Wilde) siano gli unici personaggi "veri", mentre gli altri lo siano del libro che sta scrivendo, e che rispettivamente ripercorrono, dagli esordi alla rovinosa fine, la vita sentimentale dello scrittore, evidentemente traumatizzata. Ma chiedo ai gentili lettori di darmi la loro versione, perchè sto letteralmente impazzendo per trovare una quadra.
Gli indizi sarebbero i seguenti: (1) sebbene le tre storie siano ambientate a Roma (Adrien Brody e Morgan Atias, rispettivamente Sean e Monika), New York (Mila Kunis e James Franco, rispettivamente Julia e Rick) e Parigi (Liam Neeson e Olivia Wilde, rispettivamente Micheal e Anna), durante il film Julia (che dovrebbe essere a NY) si ritrova a sistemare la stanza piena di rose bianche di Anna (che dovrebbe essere a Parigi), e Michael (che dovrebbe essere a Parigi) nel dialogo finale con la moglie Elaine le dice che Roma è come al solito calda e umida: quindi si trova a Roma? Mi sono persa il viaggio? Anche quando insegue Anna (e le altre protagoniste che, man mano, sostituiscono la nivea figura della sua amante tradita) si ritrova infine in Piazza di Spagna; (2) nella conversazione telefonica tra Sean e l'ex moglie Theresa (Maria Bello), si evince che la figlia della ex coppia sarebbe morta annegata in piscina perchè lui si sarebbe distratto 30 secondi per rispondere a una telefonata di lavoro; (3) a tale ultimo proposito, nella conversazione finale tra Michael ed Elaine, Michael di punto in bianco dice alla moglie che "non era per lavoro" (e lei rispone sbigottita "eri con lei? e lui lo sapeva?"), quasi a confessare che il figlio dello scrittore sarebbe morto per una disgrazia perchè lui si era distratto per rispondere non già a una telefonata di lavoro bensì per intrattenersi con la sua amante Anna, ricollegandosi alla giustificazione di Sean.
Forse dovrei rivederlo per cogliere alcuni particolari che evidentemente mi sono persa, ma visto che vorei evitarlo chiedo a voi appassionati se avete notato questi (e/o altri) particolari e cosa ne pensate, al fine di dare un senso a un film che altrimenti mi sembra non all'atezza della fama del regista.
Soprassiedo sull'immagine stereotipata e non veritiera che Haggis vuole dare dell'italiano. Grazie a tutti
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(di samuelacitt)
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(di federica)
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