the thin red line
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venerdì 7 novembre 2014
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e alla fine non successe nulla
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Tralasciando di commentare la trasposizione dal titolo originale a quello italiano scandalosa come spesso accade eviterò pure di raccontare la trama di questo film che non mi è piaciuto e anzi mi ha deluso profondamente per diversi aspetti e mi limiterò ad analizzarlo cercando di spiegare cosa non è funzionato. In primo luogo la sceneggiatura appare forte dal trailer ma si rivela piatta e insignificante e senza fantasia nel suo svolgimento; le storie di prigionia di guerra hanno fatto il loro corso cinematografico e continuano ad attirare spettatori forse per questo motivo sarebbe stato utile proporre qualcosa di innovativo magari con immagini più forti di ciò che effettivamente ci è stato proposto da "The Railway Man".
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Tralasciando di commentare la trasposizione dal titolo originale a quello italiano scandalosa come spesso accade eviterò pure di raccontare la trama di questo film che non mi è piaciuto e anzi mi ha deluso profondamente per diversi aspetti e mi limiterò ad analizzarlo cercando di spiegare cosa non è funzionato. In primo luogo la sceneggiatura appare forte dal trailer ma si rivela piatta e insignificante e senza fantasia nel suo svolgimento; le storie di prigionia di guerra hanno fatto il loro corso cinematografico e continuano ad attirare spettatori forse per questo motivo sarebbe stato utile proporre qualcosa di innovativo magari con immagini più forti di ciò che effettivamente ci è stato proposto da "The Railway Man". Francamente quando scrivo una recensione di un film che ho gradito non trovo difficoltà nell'analisi ma qui sono piuttosto basito. Questa pellicola non rende assolutamente l'idea di ciò che voleva raccontare e si perde presto per strada pur cercando con l'ottima tecnica del salto temporale di non farci annoiare (ma non funziona). Anche il finale è piuttosto deludente e non presente alcun colpo di scena: vendetta o perdono sarebbero stato lo stesso ma manca completamente di pathos. Come già detto la sceneggiatura davvero povera rovina un film comunque ben fatto a livello fotografico e ben supportato dall'interpretazione solida di Colin Firth che continua a migliorare. La regia non è male anzi avrebbe dei buoni spunti anche se la tecnica registica nelle sequenze della prigionia non si discostano dallo stile utilizzato nelle sequenze degli anni 80 a parer mio un errore madornale che intristisce lo spettatore e rende la visione meno interessante. Male anche la Kidman che a mio avviso non si presta alla parte con dovuta dedizione e manca totalmente di espressività. L'ennesima delusione in un periodo cinematografico davvero povero di novità e di buoni prodotti.
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mario nitti
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sabato 13 settembre 2014
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non basta che la storia sia vera, deve sembrarlo
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Un uomo è perseguitato dai suoi fantasmi. Durante la 2° guerra mondiale, giovane soldato, era stato tenuto per mesi prigioniero dei giapponesi e sottoposto a prolungate torture. Una donna si innamora di lui, lo sposa, e lo porta con determinazione ad affrontare il passato con i suoi demoni.
Per raccontare questa storia il regista aveva a disposizione dei buoni attori e la trama apriva finestre sulle tenebre del cuore umano, sull’impossibilità di cancellare il passato, su quanto un dolore ci segna veramente, sul superamento dei traumi e su come ciò che è accaduto ci tiene prigionieri fino a quando non lo affrontiamo.
Non è facile spiegare esattamente perché il regista non riesca a sfruttare le ottime carte di cui dispone, ma è un fatto che dalla sala delusi.
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Un uomo è perseguitato dai suoi fantasmi. Durante la 2° guerra mondiale, giovane soldato, era stato tenuto per mesi prigioniero dei giapponesi e sottoposto a prolungate torture. Una donna si innamora di lui, lo sposa, e lo porta con determinazione ad affrontare il passato con i suoi demoni.
Per raccontare questa storia il regista aveva a disposizione dei buoni attori e la trama apriva finestre sulle tenebre del cuore umano, sull’impossibilità di cancellare il passato, su quanto un dolore ci segna veramente, sul superamento dei traumi e su come ciò che è accaduto ci tiene prigionieri fino a quando non lo affrontiamo.
Non è facile spiegare esattamente perché il regista non riesca a sfruttare le ottime carte di cui dispone, ma è un fatto che dalla sala delusi. La fotografia sempre troppo luminosa? L’eccessiva velocità con cui gli eventi si evolvono? Le facce troppo belline dei militari? Tutto insieme?. E’ che chi guarda non riesce mai a credere veramente a quello che sta vedendo e così la consapevolezza che si tratti di una finzione non viene mai meno, quindi non si riescono a prendere troppo sul serio le urla, le torture, le botte, i sentimenti, il dolore, la morte e questo è uccide un film.
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foffola40
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venerdì 12 settembre 2014
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violenza gratuita
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la storia ritoccata in molti punti, come oaccade nel cinema, è soltanto un pretesto per mostrare la violenza delle torture fra i giapponesi e gli inglesi prigionieri di guerra. Ogni momemto della narrazione si serve di flash back per mostrare le efferatezze della violenza dell'uomo sull'uomo. Anche quando sarebbe necessario, per la limpidezza del racconto, continuare con le immagini usuali si interrompe la visione per tornare alle torture. Gli attori, notoriamente bravi, appaiono spaesati come non convinti di quanto stanno recitando.Non si rimedia con il finale irrealmente positivo e con le diciture della lunga vita dei due malcapitati protagonisti come a dire, nonostante tutto, sono vissuti a lungo.
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