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paolp78
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martedì 1 febbraio 2022
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scorcio della storia usa da una visuale insolita
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Sono tanti i film che narrano la storia degli Stati Uniti d’America, ripercorrendone i momenti salienti. Negli ultimi anni molte di queste pellicole hanno portato sul grande schermo storie che riguardano le lotte per i diritti civili della comunità nera: questa pellicola diretta dall’afroamericano Lee Daniels appartiene a quest’ultimo filone e si distingue dalle altre per avere scelto un protagonista alquanto insolito (il maggiordomo della Casa Bianca) dal cui angolo visuale, certamente privilegiato, vengono visti e narrati questi arcinoti accadimenti che attraversano vari decenni della vita americana ed i mandati di vari presidenti.
In realtà ci sono molte pellicole più incisive da un punto di vista storiografico, ma quest’opera di Daniels si fa apprezzare perché aggiunge alla narrazione degli eventi di carattere generale, la toccante rappresentazione delle vicende familiari del protagonista e particolarmente il combattuto e commovente rapporto di quest’ultimo con il figlio, tanto che la pellicola è principalmente un’opera biografica.
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Sono tanti i film che narrano la storia degli Stati Uniti d’America, ripercorrendone i momenti salienti. Negli ultimi anni molte di queste pellicole hanno portato sul grande schermo storie che riguardano le lotte per i diritti civili della comunità nera: questa pellicola diretta dall’afroamericano Lee Daniels appartiene a quest’ultimo filone e si distingue dalle altre per avere scelto un protagonista alquanto insolito (il maggiordomo della Casa Bianca) dal cui angolo visuale, certamente privilegiato, vengono visti e narrati questi arcinoti accadimenti che attraversano vari decenni della vita americana ed i mandati di vari presidenti.
In realtà ci sono molte pellicole più incisive da un punto di vista storiografico, ma quest’opera di Daniels si fa apprezzare perché aggiunge alla narrazione degli eventi di carattere generale, la toccante rappresentazione delle vicende familiari del protagonista e particolarmente il combattuto e commovente rapporto di quest’ultimo con il figlio, tanto che la pellicola è principalmente un’opera biografica. Daniels se la cava bene ad intrecciare i due piani narrativi, riuscendo in un’operazione non semplice, tuttavia la narrazione non è sempre fluida incontrando qualche punto morto di troppo che appesantisce l’opera.
Molto interessante la carrellata di presidenti americani, da Eisenhower a Reagan, di cui è proprio quest’ultimo, interpretato da Alan Rickman, che appare quello meglio riuscito, forse perché, a differenza di alcuni altri come Kennedy e Nixon, non era mai stato fatto oggetto di precedenti celebri messe in scena cinematografiche.
Il cast annovera numerosi attori di colore, tra i migliori di Hollywood: il protagonista è Forest Whitaker autore di una interpretazione di livello; gli altri ruoli più importanti sono ricoperti dal giovane David Oyelowo, nel ruolo chiave del figlio del protagonista, e dalla celebre Oprah Winfrey, personaggio arcinoto ed amatissimo negli USA; si devono citare poi i sempre bravi Cuba Gooding Jr. e Terrence Howard, quest’ultimo in una parte minore, e la rockstar Lenny Kravitz, che se la cava egregiamente anche come attore.
Il cast è completato dagli interpreti a cui sono affidati i presidenti americani: oltre al già citato Rickman si devono menzionare Robin Williams, Liev Schreiber e John Cusack rispettivamente nelle parti di Eisenhower, Lyndon Johnson e Nixon; ci sono infine anche Jane Fonda nei panni di Nancy Reagan e Vanessa Redgrave in un piccolo ruolo all’inizio del film.
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fabri
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lunedì 26 ottobre 2020
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molto bello
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Molto interessante ed appassionante, tratto da una storia vera.
Commovente il giusto, ripercorre la recente storia americana attraverso gli occhi di un maggiordomo di colore che ha servito diversi presidenti.
Consigliato.
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elgatoloco
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venerdì 7 aprile 2017
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film assolutamente importante
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">The Butler", film del 2013, ripercorre con grande intelligenza e accuratezza storica la vicenda del maggiordomo(Butler, appunto)alla"White House"per trent'anni, con sette presidenti, quasi tutti rappresentati, da Ike(Eisenhower)a Reagan, passando per Kennedy(trattato ampiamente), Johnson(accennato, direi), Nixon(ampiamente trattato), Carter(accennato solo bevemente), Reagan(trattato ampiamente). Il tutto visto con gli occhi"impolitici"del protagonista, dapprima appunto scettico in politica, "non partigiano"(nell'accezione letterale, però)poi con il figlio già membro dei"Black Panthers", poi deputato del"Democratic Parthy" a manifestare contro le titubanze di Reagan riguardo alla decisione dell'ONU contro il Sudafrica dell'"apartheid".
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">The Butler", film del 2013, ripercorre con grande intelligenza e accuratezza storica la vicenda del maggiordomo(Butler, appunto)alla"White House"per trent'anni, con sette presidenti, quasi tutti rappresentati, da Ike(Eisenhower)a Reagan, passando per Kennedy(trattato ampiamente), Johnson(accennato, direi), Nixon(ampiamente trattato), Carter(accennato solo bevemente), Reagan(trattato ampiamente). Il tutto visto con gli occhi"impolitici"del protagonista, dapprima appunto scettico in politica, "non partigiano"(nell'accezione letterale, però)poi con il figlio già membro dei"Black Panthers", poi deputato del"Democratic Parthy" a manifestare contro le titubanze di Reagan riguardo alla decisione dell'ONU contro il Sudafrica dell'"apartheid". Ritratto molto efficace di un tempo e di un personaggio quasi"calato là per caso", ad opera del caso, dove l'ambiente storico-sociale fa la persona, la "condiziona"o meglio(per non cadere nel behaviorisme più radicale)le dà un"imprinting"decisico. Molto efficace nella rappresentazione complessiva, decisamente a tutto tondo, della comunità"black", "afroamerican"proveniente dal Sud tradizionalmente razzista(il figlio rischia di venir bruciato in un autobus attaccato dai razzisti, appunto), con qualche"partigianeria"nella trattazione dei presidenti(troppo idealizzata la rappresentazione di Kennedy, di cui solo emergono colpe storiche gravissime, anche a proposito della valutazione del nazismo, tra l'altro, troppo negativa quella di Nixon di contro, per limitarci a due soli esempi), mentre altro viene, necessariamente, eluso o comunque "sorvolato", come prevede il metraggio del film, che altrimenti sarebbe stato esageratamente lungo... Forest Whitaker è protagonista impeccabile, Ophra Winfrey nel ruolo della moglie altrettanto. Truppi i premi conseguiti, una volta tanto, sono pienamente meritati... El Gato
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fabio1957
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mercoledì 3 giugno 2015
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notevole
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Grande affresco dell'america degli ultimi 70 anni,film notevole per le tematiche politiche e sociali,grande interpretazione di tutti.
Notevole
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bob11_17
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venerdì 6 febbraio 2015
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un grande uomo
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"The Butler- Un maggiordomo alla casa bianca" è una pellicola drammatica ispirata a una storia vera, scritta e diretta dal regista afro-americano Lee Daniels. Dopo il grande successo in "Precious", Daniels ripropone al pubblico un'altra toccante storia incentrata sulla discriminazione razziale e lo schiavismo della popolazione africana in America. Tutto iniziò nel 1926, dove il Giovane Cecil Ganes interpretato dal premio Oscar Forest Whitaker, lavorava in una piantagione di cotone di proprietà di una ricca famiglia bianca del Westfall. Un giorno il brutale padrone portò la madre del ragazzo nel fienile e la violentò, scatenando in seguito l'ira del marito che fu subito ucciso sotto gli occhi del figlio che non potè far altro che piangere e disperare sul corpo del povero genitore.
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"The Butler- Un maggiordomo alla casa bianca" è una pellicola drammatica ispirata a una storia vera, scritta e diretta dal regista afro-americano Lee Daniels. Dopo il grande successo in "Precious", Daniels ripropone al pubblico un'altra toccante storia incentrata sulla discriminazione razziale e lo schiavismo della popolazione africana in America. Tutto iniziò nel 1926, dove il Giovane Cecil Ganes interpretato dal premio Oscar Forest Whitaker, lavorava in una piantagione di cotone di proprietà di una ricca famiglia bianca del Westfall. Un giorno il brutale padrone portò la madre del ragazzo nel fienile e la violentò, scatenando in seguito l'ira del marito che fu subito ucciso sotto gli occhi del figlio che non potè far altro che piangere e disperare sul corpo del povero genitore. Da quel giorno la vita di Cecil cambiò radicalmente, perchè dopo quella tragedia a cui aveva assistito, fu preso a cuore dall'anziana padrona bianca della famiglia che lo accolse in casa e lo fece diventare un "negro di casa", insegnandogli tutti i rudimenti del servizio che tutti i neri sono obbligati ad avere quando entrano in contatto con i padroni bianchi. Compiuti diciotto anni Cecil decise di andare via e iniziare una nuova vita lontano da quella casa. Riuscì dopo un pò di tempo a trovare lavoro in una pasticceria, poi succesivamente andò a servire in un hotel di lusso fino a che un influente politico di Washington lo raccomandò per servire come maggiordomo alla Casa Bianca. Diventato nel frattempo padre di famiglia Cecil servì con umiltà e impegno tutti i presidenti degli stati uniti dal 1957 fino al 1980.
Questo film arriva dritto nel cuore dello spettatore, perchè oltre alla denuncia che il regista fa sulle distinzioni di razza, racconta un percorso fatto da un umile uomo che nonostante le ostilità e i pregiudizi dell'epoca riesce a ottenere da parte dei "bianchi" un sorta di rispetto e ammirazione. La sua vita e le sue idee vanno però in contrasto con la famiglia, soprattutto con il suo primo figlio Louis, un giovane ambizioso che rivendica i propri diritti civili della sua gente partecipando a manifestazioni e proteste spesso violente. Lo scorrere degli avvenimenti storici sono appena accennati, come ad esempio la guerra del Vietnam o l'ascesa di Martin Luther King, una scelta comprensibile, visto che Daniels è riuscito a ripercorrere più di quarant'anni di storia Americana in una pellicola che dura poco più di due ore.
Ma trascurando questi dettagli produttivi, bisogna dire che il film è sicuramente di grande livello, e da la possibilità al pubblico di rivivere quelle ambientazioni prevalentemente dominate da una società malata, povera e con pregiudizi infondati che costrinsero le popolazioni africane e non solo a dover sopportare le peggiori torture e condizioni di vita. Cecil Gaines dimostra di essere per la popolazione afro-americana e non solo un'icona importante, come lo furono anche Martin Luther King e Nelson Mandela.
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stefano bruzzone
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domenica 11 gennaio 2015
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imperdibile
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Attraverso la storia del primo maggiordomo alla casa Bianca il film ripercorre i conflitti razziali americani dagli anni 50 sino ai giorni nostri passando in rassegna tutti i presidenti americani in carica e alternando scene di politica ad immagini vere a storie di vita quotidiana e difficile di Cecil Gaines, maggiordomo di colore, interpretato da uno straordinario Forest Whitaker a tratti commovente. Un cast ricchissimo fra i quali spicca una sorprendente Oprah Winfrey nel ruolo della moglie alcolizzata del protagonista e un malinconico Robin Williams in una delle sue ultime apparizioni. Film imperdibile.
Voto: 7,5
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ultimoboyscout
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martedì 28 ottobre 2014
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servire senza essere servile.
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Cecil Gaines, maggiordomo afroamericano alla Casa Bianca, è testimone di molti dei principali eventi dello scorso secolo, al servizio di otto diversi Presidenti. Il film è tratto dalla biografia del vero "butler" Eugene Allen, rimasto nella residenza presidenziale ininterrottamente dal 1952 al 1986, da Truman fino a Reagan. Storia scoperta e raccontata da Will Haygood, sul "Washington Post" nel 2008 con l'articolo "A butler well served by this election", oggi tra i produttori della pellicola, e poi nel libro "The butler". Il film si prende diverse libertà rispetto ai fatti realmente accaduti ma ha comunque incassato quasi sei volte il suo costo complessivo e il regista, l'anticonformista Lee Daniels, più che cercare la verità storica ha cercato la verità del personaggio e la sua anima più profonda, trovandole.
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Cecil Gaines, maggiordomo afroamericano alla Casa Bianca, è testimone di molti dei principali eventi dello scorso secolo, al servizio di otto diversi Presidenti. Il film è tratto dalla biografia del vero "butler" Eugene Allen, rimasto nella residenza presidenziale ininterrottamente dal 1952 al 1986, da Truman fino a Reagan. Storia scoperta e raccontata da Will Haygood, sul "Washington Post" nel 2008 con l'articolo "A butler well served by this election", oggi tra i produttori della pellicola, e poi nel libro "The butler". Il film si prende diverse libertà rispetto ai fatti realmente accaduti ma ha comunque incassato quasi sei volte il suo costo complessivo e il regista, l'anticonformista Lee Daniels, più che cercare la verità storica ha cercato la verità del personaggio e la sua anima più profonda, trovandole. Oltre ad un buon equilibrio tra emozioni e spessore dei personaggi, realtà e immaginazione. Nel film rivivono temi cari a Daniels, dal razzismo all'animo buio dell'uomo fino alla capacità di reagire ma l'opera del regista, seppur intensa e commovente, riesce solo in parte, troppi i didascalismi e le invenzioni, senza risparmiare violenza e brutalità, pur essendo molto addomesticato a livello politico. A Daniels va comunque riconosciuta la notevolissima capacità di cambiare pelle ad ogni film, pur mantenendo nitidi i temi centrali della propria filmografia (razzismo, diversità e violenza che generano, su tutti), facendolo però attraverso generi e punti di vista ogni volta totalmente differenti. Stavolta la pellicola si iscrive al filone presidenziale, un biopic-drammatico a sfondo storico con intenti progressisti, che racconta con grande enfasi tanti anni di storia americana e una vita, quella del silente servitore di Presidenti, testimone del dipanarsi della Storia.
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cicalina
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giovedì 28 agosto 2014
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buonismo americano
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Film di impronta storica e biografica. Come sempre ottimo casting, scenografia e fotografia, ma questo non è sufficiente per farne un buon film. Quando parlo e penso al "buon cinema", la mente corre ai grandi registi (cohen, allen, cinema iraniano, israeliano), dove il pensiero è intuizione, immagine non didascalica e esci dalla sala con un"qualcosa" al quale non avevi pensato o quanto meno non in maniera approfondita. Come sempre il cinema americano è un modello di perfezione tecnica ma le idee vengono soffocate, in questo caso, dalla moralità con il solito e "vissero felici...." cicalina
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alexander 1986
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mercoledì 9 luglio 2014
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il maggiordomo incolore della casa bianca
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Storia semi-vera di Eugene Allen, maggiordomo afroamericano con più di trent'anni di carriera alla Casa Bianca, da Truman a Reagan. Qui diventa Cecil Gaines ed è interpretato dal sempre valido Forest Whitaker.
Il film ovviamente non tratta il rapporto tra il protagonista e i suoi potenti datori di lavoro (sarebbe stata una palla..) ma l'apparente contraddizione tra la sua stessa figura di nero frequentatore della stanza dei bottoni durante il lungo periodo in cui i neri, fra i tentativi pacifisti di M. L. King e i meno accomodanti Malcolm X e Black Panthers, fuori fra le strade combattevano per la parità dei diritti. Contraltare al buon Cecil, occupato a servire vassoi e a elargire sorrisi, è il figlio Louis (Daniel Oyelowo), ribelle in prima linea fra le grandi contestazioni del tempo.
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Storia semi-vera di Eugene Allen, maggiordomo afroamericano con più di trent'anni di carriera alla Casa Bianca, da Truman a Reagan. Qui diventa Cecil Gaines ed è interpretato dal sempre valido Forest Whitaker.
Il film ovviamente non tratta il rapporto tra il protagonista e i suoi potenti datori di lavoro (sarebbe stata una palla..) ma l'apparente contraddizione tra la sua stessa figura di nero frequentatore della stanza dei bottoni durante il lungo periodo in cui i neri, fra i tentativi pacifisti di M. L. King e i meno accomodanti Malcolm X e Black Panthers, fuori fra le strade combattevano per la parità dei diritti. Contraltare al buon Cecil, occupato a servire vassoi e a elargire sorrisi, è il figlio Louis (Daniel Oyelowo), ribelle in prima linea fra le grandi contestazioni del tempo. Il rapporto poco pacifico tra i due, rappresentanti un conflitto non solo di mentalità ma anche generazionale in seno alla comunità afro, è il motore principale di un film per il resto abbastanza lineare.
La sua chiave di lettura viene esplicata da un personaggio secondario: il domestico nero non è il simbolo della sottomissione, ma il più grande dei sovversivi perché con la sua dignità e la sua eleganza abbattono le barriere sociali più di tutte le rivolte, più di tutte le proteste. Sarebbe però stato più interessante se tale saggia asserzione fosse stata espressa nell'azione filmica. Così non è, purtroppo. 'The Butler' si limita a concretizzarsi in una corposa parata di stelle o presunte tali (Oprah Winfrey nel ruolo della moglie di Cecil, Lenny Kravitz in quello di un collega) utilizzate per gag riempitive di una sceneggiatura banale. Come banale, in modo quasi scandaloso, è la celebrazione di Obama verso la fine.
Bel film didascalico ma certo non meritevole della candidatura agli Oscar 2014 preventivata al tempo della sua uscita.
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renato c.
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martedì 3 giugno 2014
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un bel film storico!
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Un bel film storico, almeno per quel che riguarda la storia recente degli Stati Uniti. Inizia con una scena raccapricciante: lavoratori di cotone in una piantagione dove ad un certo punto arriva il perfido proprietario desideroso di sfogare i suoi bassi istinti con una lavoratrice mulatta, e, davanti agli occhi del marito e del figlio(bambino!)se la porta in casa da cui si sentono provenire urla della povera donna. e quando il farabutto torna nella piantagione ed il marito della malcapitata lo guarda con occhi di rimprovero, piglia una pistola e lo uccide davanti agli occhi del figlio! La sequenza porta la data del 1926!! Ma la schiavitù non era stata abolita da Abramo Lincoln intorno al 1865?! Purtroppo, durante la schiavitù i proprietari degli schiavi erano liberi di ucciderli e restare impuniti, ma nel 1926 era ancora possibile!!!!???? Il ragazzo poi diventa uomo, si fa furbo, fugge prima di morire ammazzato anche a lui, va a lavorare come cameriere partendo dai locali più infimi fino ad arrivare agli alberghi più lussuosi e ha la fortuna di essere notato dal capo del personale di servizio della Casa Bianca che lo assume come maggiordomo! Davanti a lui passano 7 presidenti: da Eisenhower a Reagan: ed il personale di colore non osa sbilanciarsi con nessuno! Classico l'esempio di Nixon, vice-presidente di Eisenhower e candidato alla Casa Bianca contro J.
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Un bel film storico, almeno per quel che riguarda la storia recente degli Stati Uniti. Inizia con una scena raccapricciante: lavoratori di cotone in una piantagione dove ad un certo punto arriva il perfido proprietario desideroso di sfogare i suoi bassi istinti con una lavoratrice mulatta, e, davanti agli occhi del marito e del figlio(bambino!)se la porta in casa da cui si sentono provenire urla della povera donna. e quando il farabutto torna nella piantagione ed il marito della malcapitata lo guarda con occhi di rimprovero, piglia una pistola e lo uccide davanti agli occhi del figlio! La sequenza porta la data del 1926!! Ma la schiavitù non era stata abolita da Abramo Lincoln intorno al 1865?! Purtroppo, durante la schiavitù i proprietari degli schiavi erano liberi di ucciderli e restare impuniti, ma nel 1926 era ancora possibile!!!!???? Il ragazzo poi diventa uomo, si fa furbo, fugge prima di morire ammazzato anche a lui, va a lavorare come cameriere partendo dai locali più infimi fino ad arrivare agli alberghi più lussuosi e ha la fortuna di essere notato dal capo del personale di servizio della Casa Bianca che lo assume come maggiordomo! Davanti a lui passano 7 presidenti: da Eisenhower a Reagan: ed il personale di colore non osa sbilanciarsi con nessuno! Classico l'esempio di Nixon, vice-presidente di Eisenhower e candidato alla Casa Bianca contro J.F. Kennedy che cerca di procurarsi i voti del personale di colore; poi è stato battuto da Kennedy (elezioni del 1960). Ma se il personale si fosse sbilanciato con Kennedy, quando poi si sarebbero ritrovati Nixon alla Casa bianca dopo le elezioni del 1968, quale sarebbe stata la sua reazione?! Quindi anche coi protettori dei loro diritti, Kennedy e Johnson l’unico commento che facevano era “Ha bisogno d’altro Signore!” Bella anche la contrapposizione tra il protagonista ed il figlio combattivo, al quale poi alla fine il padre si unisce! E l’invito a cena da parte di Reagan al tavolo con loro! (Jane Fonda sembrava proprio la vera Nancy Reagan!). Il film termina con l’elezione alla Casa Bianca di Barac Obama! Le minoranze etniche hanno avuto la loro rivincita! Certo che hanno patito, hanno sofferto, ma alla fine hanno vinto, anche se purtroppo il ku-klux clan esiste ancora e molti razzisti son sono ancora rassegnati! Film forse un po’ pesante, in alcuni punti, ma altamente educativo!
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