snozzillo
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lunedì 9 dicembre 2013
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meno reality e più realtà
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Francis Lawrence, già conosciuto per la regia dell'horror apocalittico "Constantine", decide di proseguire con il secondo capitolo della saga di Suzanne Collins; sembra così essere un'accoppiata vincente, vista la trama che caratterizza la trilogia degli Hunger Games. La protagonista Katniss deve ora subire le conseguenze dell'azione che ha permesso a lei e al suo amico Peeta di uscire intatti dalla carneficina del gioco-reality di Capitol City. Con il presidente Snow alle calcagna, che la osserva in stile "1984", la giovane, in un tour post-vittoria per tutti i poveri distretti attorno alla ricca capitale, è testimone della pericolosa speranza che ha lei stessa fatto infiammare nei cuori del popolo.
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Francis Lawrence, già conosciuto per la regia dell'horror apocalittico "Constantine", decide di proseguire con il secondo capitolo della saga di Suzanne Collins; sembra così essere un'accoppiata vincente, vista la trama che caratterizza la trilogia degli Hunger Games. La protagonista Katniss deve ora subire le conseguenze dell'azione che ha permesso a lei e al suo amico Peeta di uscire intatti dalla carneficina del gioco-reality di Capitol City. Con il presidente Snow alle calcagna, che la osserva in stile "1984", la giovane, in un tour post-vittoria per tutti i poveri distretti attorno alla ricca capitale, è testimone della pericolosa speranza che ha lei stessa fatto infiammare nei cuori del popolo. Tra ribellioni, maltrattamenti e minacce, il film si concentra di più, attenendosi al libro, sull'aspetto veritiero di una possibile rivoluzione all'interno di un regno dispotico e conservatore. Ma dopo un'ora di introduzione all'aspetto sociale, del tutto giustificata e a parer mio, ciò che rende davvero interessante e "adulta" la rivisitazione cinematografica, i due protagonisti si ritrovano ancora una volta nell'arena e, ancora una volta, la loro già deturpata psicologia viene messa alla prova in una seconda edizione degli Hunger Games.
Non apprezzo la scelta contenutistica di farli ricapitare nel reality, anche se con un fine del tutto diverso (come si vedrà nelle ultime scene di questo secondo episodio), poiché sembra un semplice modo per deviare il problema di come proseguire il racconto. Detto questo, che riguarda più la storia in sé che la pellicola, non ho trovato tecnicamente adatti alcuni tagli di scene, come l'elenco degli avversari dell'arena, che risulta lacunoso, o l'intervista all'inaugurazione dell'edizione dei giochi, nella quale alcuni giocatori vengono intervistati in coppia, altri da soli. Tutte piccolezze che, nonostante tutto, lasciano perplessi per circa 2 minuti.
Il fatto di essere paragonata a saghe adolescenziali, dove preponderanti sono i rapporti sentimentali tra i protagonisti, mentre l'effettivo contenuto viene lasciato giacere di sottofondo (come Twilight), viene sconfitto con più forza nella versione di Francis Lawrence; come dicevo prima, l'aver scelto di evidenziare il carattere psicologico, non solo dei personaggi principali, ma anche di tutta la popolazione, stanca di accontentarsi e decisa, in seguito al gesto di due semplici adolescenti, di ribellarsi, è ciò che rende il film adatto a tutti. Chiaramente, rimane quel gusto commerciale, enfatizzato da simboli, frasi e gesti, che garantisce l'audience dei più giovani, ma senza, secondo me, rendere sfacciatamente superficiale la pellicola.
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mickey97
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domenica 8 dicembre 2013
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capolavoro! una cura dei dettagli impressionante
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Dopo aver vinto la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, Katniss Everdeen ritorna a casa insieme all'amico Peeta Mellark., ma il sapore della vittoria è più amaro di quanto sembri dal momento che è obbligatorio intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria ovvero il giro di tutti i distretti e guardare in faccia le famiglie dei tributi caduti. Ma lungo la strada, Katniss percepisce un'imminente rivolta mentre il presidente Snow sta preparando la settantacinquesima edizione dei giochi ( The Quarter Quell) una gara che potrebbe mutare per sempre la sorte della nazione di Panem.
Snow: Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
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Dopo aver vinto la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, Katniss Everdeen ritorna a casa insieme all'amico Peeta Mellark., ma il sapore della vittoria è più amaro di quanto sembri dal momento che è obbligatorio intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria ovvero il giro di tutti i distretti e guardare in faccia le famiglie dei tributi caduti. Ma lungo la strada, Katniss percepisce un'imminente rivolta mentre il presidente Snow sta preparando la settantacinquesima edizione dei giochi ( The Quarter Quell) una gara che potrebbe mutare per sempre la sorte della nazione di Panem.
Snow: Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
La notizia scoinvolge tutti, Katniss sta per ritornare nell'arena ma vuole salvare Peeta, così va da Haymitch, il quale la accoglie dicendole: potresti vivere cento vite e ancora non le meriteresti.
Katniss: Haymitch promettimi che salverai Peeta, lui vive e io muoio, promettimelo.
Haymitch alla fine cede alla supplica ma fa una premessa: se vengo sorteggiato io e Peeta si offre volontario, non posso fare più niente per lui.
Ma al momento del sorteggio... il tributo maschio che rappresenterà il distretto 12 ai settantacinquesimi hunger games sarà Haymitch Abernarthy ma Peeta si offre come tributo volontario, a questo punto Haymitch ritorna nuovamente nei panni di mentore ma può ugualmente aiutarlo.
Haymitch: Dimenticate quello che credete di sapere sugli Hunger Games, l'anno scorso è stato facile, stavolta vi troverete di fronte assassini esperti.
Katniss: Un ultimo consiglio?
Haymitch: Resta viva.
Effie Trinket: Capitol City non ha badato a spese, nuovo centro di addestramento, nuovi appartantementi e un'arena davvero molto speciale.
Eh, sì Effie ha proprio ragione, l'arena è proprio speciale, bella ma letale, a dir poco mortale e tende a testimoniare il budget di ben 150 milioni di euro e non solo... c'è dell'altro.
- costumi, trucco e parrucco: il personaggio di Effie è coloratissimo, piacevolissimo, nel primo film sembrava un clown fuori posto ma in questo capitolo è fantastica, la stessa cosa dicasi naturalmente per la ragazza di fuoco Katniss Everdeen, i suoi abiti sono a dir poco magnifici per non parlare poi dell'abito da sposa... c'è da rimanere sia senza fiato che senza parola, Peeta invece è di un'incredibile eleganza.
- scenografie di forte impatto: il distretto dodici in inverno, il villaggio dei vincitori, l'arena, il palazzo presidenziale. Tutto è curato nei minimi dettagli.
- effetti speciali: davvero imponenti, qualitativamente superiori al primo film.
Un film a dir poco perfetto, cura qualsiasi cosa senza tralasciare mai niente ed andando sempre più a fondo mentre risulta fedelissimo ad un libro fin troppo dettagliato.
Un film bellissimo con un cast sublime sempre capitanato da una Jennifer Lawrence da oscar.
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andre89lost
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domenica 8 dicembre 2013
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ottimo sequel.. in attesa del gran finale
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Il film dura tanto ma scorre via velocemente grazie ad una trama accattivante e spietata. Assolutamente consigliato.. Hunger Games si conferma una delle migliore saghe degliu ultimi anni..
Voto: 9
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paolo salvaro
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sabato 7 dicembre 2013
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un buon seguito con alcuni difetti del primo film
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Avevo smontato senza troppi complimenti la prima pellicola, ma non mi sento di fare la stessa cosa con questa. Forse, per la prima volta nella storia del cinema, il cambio di regia è realmente servito a qualcosa. Molto meno piacere mi ha fatto sapere che il terzo ed ultimo capitolo della saga verrà spaccato in due parti : l'influenza twilightiana campeggia sinistramente come il simbolo dei Mangiamorte sulla saga di Hunger Games.
Una delle cose che più mi avevano deluso del primo film era il modo eccessivamente leggero in cui erano stati trattati i duelli ed i combattimenti : voglio dire, sono 24 ragazzi lanciati dentro ad un'arena in cui dovranno scannarsi l'un l'altro fino a che non resterà un solo superstite .
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Avevo smontato senza troppi complimenti la prima pellicola, ma non mi sento di fare la stessa cosa con questa. Forse, per la prima volta nella storia del cinema, il cambio di regia è realmente servito a qualcosa. Molto meno piacere mi ha fatto sapere che il terzo ed ultimo capitolo della saga verrà spaccato in due parti : l'influenza twilightiana campeggia sinistramente come il simbolo dei Mangiamorte sulla saga di Hunger Games.
Una delle cose che più mi avevano deluso del primo film era il modo eccessivamente leggero in cui erano stati trattati i duelli ed i combattimenti : voglio dire, sono 24 ragazzi lanciati dentro ad un'arena in cui dovranno scannarsi l'un l'altro fino a che non resterà un solo superstite ... e bisogna andare a cercare le gocce di sangue con la lente d'ingrandimento? Ma che è, un film della Disney? Almeno da questo punto di vista, qui non ci si può lamentare: le scene d'azione sono buone e cruente quanto basta ed i cataclismi naturali sono corredati da ottimi effetti speciali, niente da dire a riguardo. Solo che, solo che, solo che ..... non posso fare a meno di farmi delle domande. Quante frecce può portare Katniss con sè? Usa l'arco al massimo 2-3 volte in tutti i film perchè deve centellinare i pochi colpi a sua disposizione? Lo stilista Cinna non era stato preso a sorpresa di spalle, quindi che fine ha fatto visto che non lo si nomina nemmeno più? E soprattutto, torno a chiedermi: la super-forza di Peeta a cui si era accennato nel primo capitolo, servirà a qualcosa entro la fine del quarto film? Il personaggio di Gale è inserito così da schifo anche nei libri o è proprio una sua peculiarità l'essere sempre e costantemente inutile? Non venitemi a dire, vi prego, che alla fine Peeta morirà e questo qui si mette con Katniss. Anche perchè non avrebbe senso a questo punto visto che te lo ha detto pure lei chiaro e tondo, quello che si era capito dopo venti secondi del primo film: tu per lei sei solo un amico e non te la dà!
Cosa mi è piaciuto quindi, rispetto al primo film: una maggiore serietà nel trattare l'argomento, sebbene i giochi veri e proprio comincino forse troppo tardi e durino troppo poco; le interpretazioni di Jennifer Lawrence e Jena Malone, una volta di più idolo dei teenagers dopo Donnie Darko e Il lato positivo; ed in generale l'approccio al materiale del neoregista che pur avendo tra le mani una sceneggiatura lacunosa ha saputo tirar su un buon film. Tuttavia questo continuo non trattare gli argomenti fino in fondo in vista dei film conclusivi alla fine rovinerà il risultato finale.
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[+] grande commento
(di zikutomo)
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niekerson
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venerdì 6 dicembre 2013
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colossal mancato, ma d'intense emozioni
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Film assolutamente coinvolgente, che pur non avendo grandi attori, grazie ad una sceneggiatura sopra le righe, coinvolge,angoscia e commuove.
il secondo capitole della trilogia scritta da Susan Collins e condatta da Francis Lawrence è un capolavoro in emozione trasmesse. Alcuni dialoghi e alcune scene forzate non lo classificano nell'olmpio dei colossal; comunque un film che consiglio di non perdere.
Finale di grande effetto che lascia pero un po l'amoro in bocca.
Niekerson
Il FALSO intenditore
ma VERO appassionato :-D
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tanuz95
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venerdì 6 dicembre 2013
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rivisto...
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Ho visto più volte questo film e posso semplicemente dire che è fantastico!
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eleonora panzeri
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giovedì 5 dicembre 2013
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la vera faccia dell’eroe
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Il secondo capitolo della trilogia degli Hunger Game segue in modo molto fedele il libro da cui è tratto; Katniss e Peeta tornano al loro distretto come vincitori, ma si trovano ben presto a dover fare i conti con la nuova edizione dei giochi della memoria. Il film a differenza del libro, da più spazio al presidente Snow e agli organizzatori dei giochi, permettendo così di avere più rapidamente una quadro generale degli eventi. Il risultato è molto convincente, c’è da dire però che chi non ha letto il libro, potrà in certi momenti non capire alcune parti del film, rendendolo così meno apprezzabile. L’idea di un reality dove il premio è la propria vita è di per se inquietante e non così irrealistico, questo concetto tuttavia è già stato il fulcro centrale del primo episodio.
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Il secondo capitolo della trilogia degli Hunger Game segue in modo molto fedele il libro da cui è tratto; Katniss e Peeta tornano al loro distretto come vincitori, ma si trovano ben presto a dover fare i conti con la nuova edizione dei giochi della memoria. Il film a differenza del libro, da più spazio al presidente Snow e agli organizzatori dei giochi, permettendo così di avere più rapidamente una quadro generale degli eventi. Il risultato è molto convincente, c’è da dire però che chi non ha letto il libro, potrà in certi momenti non capire alcune parti del film, rendendolo così meno apprezzabile. L’idea di un reality dove il premio è la propria vita è di per se inquietante e non così irrealistico, questo concetto tuttavia è già stato il fulcro centrale del primo episodio. La novità in questo secondo capitolo è per me la vera faccia dell’eroe. Katniss è preoccupata solo della sorte dei suoi affetti, per lo più è incurante nei confronti della causa di cui a suo malgrado è simbolo. Emerge dunque che il più delle volte gli eroi, siano solo dei burattini, manovrati da mani più esperte e ambiziose. Le ambientazioni sono molto realistiche e ho apprezzato l’uso misurato degli effetti speciali. Sin dal primo capitolo non condivido molto la scelta degli attori che interpretano Peeta e Gale, che secondo me si somigliano troppo e si confondo tra loro. Mi ha colpita molto il personaggio di Johanna Mason interprato da Jena Malone, che da un po’ di brio a momenti che sarebbero altrimenti un po’ troppo melensi e artificiosi. Trovo superficiale chi giudica questo solo come un film per ragazzi, perché al di la di qualche scena poco credibile e a una sceneggiatura alla lunga un po’ troppo meccanica cela dei messaggi appassionanti e profondi.
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moghi
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mercoledì 4 dicembre 2013
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ke esagerazione per un nulla
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Il primo film era bello tosto e mostrava una neo eroina emergere in un mondo offuscato da precedenti conflitti che avevano portato all'egemonia di una provincia che tutto controlla e tutto impone. Fame e miseria sono il quotidiano delle province sconfitte e devono sottostare all'obbligo di partecipare alla romanica mattanza dei loro giovani negli Hunger games. Ciò che avviene in tale vicenda è storia nota ed è ripresa in questo assurdo sequel dove la splendida Katniss -diventata un simbolo tra la sua gente- dovrà ripetere il gioco contro i vincitori di altre edizioni del gioco stesso. Tutto sotto l'occhio Orwelliano di sofisticati sistemi televisivi che proporranno le rabbiose scene di morte ad un pubblico che spazia dal morboso all'angoscitao.
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Il primo film era bello tosto e mostrava una neo eroina emergere in un mondo offuscato da precedenti conflitti che avevano portato all'egemonia di una provincia che tutto controlla e tutto impone. Fame e miseria sono il quotidiano delle province sconfitte e devono sottostare all'obbligo di partecipare alla romanica mattanza dei loro giovani negli Hunger games. Ciò che avviene in tale vicenda è storia nota ed è ripresa in questo assurdo sequel dove la splendida Katniss -diventata un simbolo tra la sua gente- dovrà ripetere il gioco contro i vincitori di altre edizioni del gioco stesso. Tutto sotto l'occhio Orwelliano di sofisticati sistemi televisivi che proporranno le rabbiose scene di morte ad un pubblico che spazia dal morboso all'angoscitao. L'impatto visivo del film è certamente notevole ma è tutto fumo e l'arrosto è già stato bello e che mangiato nel primo episodio. La trama del film si distingue per una lunghissima prefazione kitsch che niente aggiunge e poco significa (a parte i pruriti di Katniss) ed una irreale sequenza di avvenimenti action che trascinano ai sussulti finali. Qualcuno ha postato dicendo che il film è noioso, io dico che è un pastrocchio che serve solo a far soldi. Il primo film ha detto tutto e questo fa fatica a dire le stesse cose! Peggio che mai sembra che questa saga debba ancora continuare. Da una bella storia ad un pasticcio completo, buon divertimento se ci riuscite
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tanza1991
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mercoledì 4 dicembre 2013
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ottimo
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mi è piaciuto molto, il libro è anche meglio :)
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andrea giostra
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mercoledì 4 dicembre 2013
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la spettacolarizzazione della violenza!
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport, le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV e sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother, come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”.
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport, le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV e sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother, come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”.
Nella società futurista rappresentata nel primo episodio della trilogia da Gary Ross, e in questo secondo episodio da Francis Lawrence, il controllo avviene attraverso un reality in cui la violenza, il sangue, l’omicidio, la sopraffazione, la cattiveria, la prepotenza, diventano strumento efficace di controllo e di potere. I primi due episodi della trilogia, nella costruzione e nella scenografia, sono certamente influenzati dai più noti e originali “The Thruman Show” (1998) di Peter Weir, “Battle Royale” (2000) di Kinji Fukasaku, “Mindhunters” (2005) di Renny Harlin, “The Condemned” (2007) di Scott Wiper, “Predators” (2010) di Nimród Antal.
Come il primo, anche il secondo, seppur assai migliore del primo, non è un gran film, ma, per l’importanza del tema sociale trattato, vale certamente la pena vederlo.
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