andrea giostra
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mercoledì 4 dicembre 2013
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la spettacolarizzazione della violenza!
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport, le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV e sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother, come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”.
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La spettacolarizzazione della violenza estrema in un reality futurista, potente strumento di controllo delle masse in un futuro post-apocalittico in cui una minoranza borghese e opulenta, che vive nel lusso e nello spreco, domina su un popolo sottomesso e affamato di pane e di emozioni. Lo strumento del potere non è più lo sport, le telenovele, o i reality con “artisti” dimenticati o “già comete” che vengono opportunamente riesumati ed incipriati per attirare e monopolizzare l’attenzione dei Peeping Tom televisivi che aspettano impazienti e spasmodici di piazzarsi eccitati davanti alla TV e sperimentare emozioni mediate e vissuti di protagonisti addestrati allo show. Un popolo, secondo questa prospettiva, ridimensionato ad essere semplice voyeurista catturato e sbalordito da pirotecnici e violenti imprevisti centellinati da un occulto Big Brother, come profeticamente anticipato dal grande George Orwell nel 1950 con il famoso best seller “1984”.
Nella società futurista rappresentata nel primo episodio della trilogia da Gary Ross, e in questo secondo episodio da Francis Lawrence, il controllo avviene attraverso un reality in cui la violenza, il sangue, l’omicidio, la sopraffazione, la cattiveria, la prepotenza, diventano strumento efficace di controllo e di potere. I primi due episodi della trilogia, nella costruzione e nella scenografia, sono certamente influenzati dai più noti e originali “The Thruman Show” (1998) di Peter Weir, “Battle Royale” (2000) di Kinji Fukasaku, “Mindhunters” (2005) di Renny Harlin, “The Condemned” (2007) di Scott Wiper, “Predators” (2010) di Nimród Antal.
Come il primo, anche il secondo, seppur assai migliore del primo, non è un gran film, ma, per l’importanza del tema sociale trattato, vale certamente la pena vederlo.
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michele marconi
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giovedì 28 novembre 2013
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il preludio alla rivolta è più lento e intenso
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Capitol City, distopica capitale del regno di Panem, è costretta a guardarsi allo specchio e confrontarsi con gli orrori sui quali sta costruendo il suo eccessivo benessere. I gesti di Katniss nel corso della precedente edizione degli Hunger Games hanno rotto gli schemi ed ora, tra i distretti sottomessi, c’è chi alza la testa. Il presidente Snow, preoccupato di mantenere saldo e forte il suo regime, non da tregua alla protagonista e la riconduce nell’incubo dell’arena con la speranza che trovi la morte o la disperazione che distrugga sia quell’artificiale e finta immagine di sé che affascina il popolo di Capitol City che quella (più autentica e sconsiderata) di ribelle che ha ispirato le lotte in tutto il paese.
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Capitol City, distopica capitale del regno di Panem, è costretta a guardarsi allo specchio e confrontarsi con gli orrori sui quali sta costruendo il suo eccessivo benessere. I gesti di Katniss nel corso della precedente edizione degli Hunger Games hanno rotto gli schemi ed ora, tra i distretti sottomessi, c’è chi alza la testa. Il presidente Snow, preoccupato di mantenere saldo e forte il suo regime, non da tregua alla protagonista e la riconduce nell’incubo dell’arena con la speranza che trovi la morte o la disperazione che distrugga sia quell’artificiale e finta immagine di sé che affascina il popolo di Capitol City che quella (più autentica e sconsiderata) di ribelle che ha ispirato le lotte in tutto il paese.
Nel fiorire cinematografico del fantasy di Suzanne Collins, si tocca questa volta un nuovo livello di fiera indipendenza e differenziazione nei confronti delle pellicole teen con le quali la saga è stata prepotentemente confrontata e che fanno delle relazioni sentimentali tra i protagonisti il cuore pulsante della narrazione. Il personaggio di Katniss, ben lungi dall’altalenare tra i vertici di un triangolo amoroso, si posiziona prepotentemente al di fuori di ogni speculazione. In un mondo distrutto da una società al potere vuota, il simbolo della rivolta si dimostra estremamente umana e ferita perlomeno nella capacità di condurre una vita interiore. Ed è proprio il divenire simbolo della resistenza che contrasta con il languido paradosso che chi ha osato affrontare il potere di Capitol City è stata depauperata dell’amore. Sotto il versante emotivo Katniss è, infatti, un personaggio estremamente involuto. La sua impulsività e gli attacchi di panico (ed ira) lo dimostrano di continuo.
La lotta per la sopravvivenza personale e per quella degli affetti sono la sola benzina che fomenta la denuncia sociale del regime, ruolo che la protagonista si ritrova a vestire senza intenzione. Manca, infatti, di una consapevolezza idealistica negli atti che fomentano le rivolte nei distretti. È proprio questa spontaneità che incanta e intriga.
Una riflessione va certamente dedicata a Jennifer Lawrence (reduce dall’oscar per Il Lato Positivo) che è riuscita a calarsi nel personaggio con una recitazione così profonda da meritare pienamente il lungo ed eloquente primo piano dell’ultima scena: il degno finale per il film di una saga che si prepara a una svolta meno televisiva.
Considerando l’opera come preparazione e sviluppo delle pellicole future si riesce a intuire il motivo della ben più lenta nella narrazione rispetto al primo episodio. Vista la scelta (prettamente commerciale) di dividere l’ultima fonte in due parti, si è avvertito il bisogno di prendere per mano lo spettatore per educarlo a considerare il finale della saga con un ritmo meno incalzante.
Riconferme anche per la colonna sonora che, combinata con una fotografia in continuità con il primo episodio, dà una grossa mano a regista ed attori nel creare atmosfere avvolgenti e coinvolgenti.
La Ragazza di Fuoco, insomma, supera l’esame e schiva i pericoli della narrazione insoddisfatta che rischiano sempre di schiantarsi sugli episodi di mezzo delle saghe cinematografiche. Se pur non perfettamente concludente, il film fa il suo dovere: costruisce le basi e crea attesa (come se il filone ne avesse bisogno..). Aspettando i prossimi capitoli, non resta che consigliare la visione a chi, negli ultimi anni, ha invocato con forza la svolta nel cinema teen verso qualcosa di più impegnato e meno morboso.
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(di valeguitar)
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 30 novembre 2013
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adrenalina e suspence per un film all’altezza
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Cosa pensare di un film che dura quasi due ore e mezzo e quando finisce sembrano passati pochi minuti? Che sicuramente è un bel film, anzi un ottimo film, se quando ci alziamo vorremmo che non finisse e che continuasse ancora.
Certo continuerà perché la terza parte di questo “Hunger Games” si preannuncia sicuramente ricca e spumeggiante, ma per ora dobbiamo accontentarci di questa seconda parte dell’ennesima trilogia di film che sta diventando una costante di Hollywood.
E un’altra costante è quella di vedere secondi film di trilogie che mantengono intatto tutto il fascino del primo film.
Accade anche in “Hunger Games – la ragazza di fuoco” dove forse, il lato sentimentale prende più spazio che nel primo film, ma la trama, le scene, i combattimenti e soprattutto la suspence rimangono inalterati, anzi forse addirittura superiori perché le scene nella foresta non sono statiche come nel primo film ma possiedono più azione.
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Cosa pensare di un film che dura quasi due ore e mezzo e quando finisce sembrano passati pochi minuti? Che sicuramente è un bel film, anzi un ottimo film, se quando ci alziamo vorremmo che non finisse e che continuasse ancora.
Certo continuerà perché la terza parte di questo “Hunger Games” si preannuncia sicuramente ricca e spumeggiante, ma per ora dobbiamo accontentarci di questa seconda parte dell’ennesima trilogia di film che sta diventando una costante di Hollywood.
E un’altra costante è quella di vedere secondi film di trilogie che mantengono intatto tutto il fascino del primo film.
Accade anche in “Hunger Games – la ragazza di fuoco” dove forse, il lato sentimentale prende più spazio che nel primo film, ma la trama, le scene, i combattimenti e soprattutto la suspence rimangono inalterati, anzi forse addirittura superiori perché le scene nella foresta non sono statiche come nel primo film ma possiedono più azione.
In questo secondo capitolo della trilogia, poi entrano a pieno titolo l’ambiguità, il dubbio, la diffidenza. Mentre nel primo episodio i ruoli dei protagonisti erano chiari fin dal principio qui la situazione è diversa e come nella vita reale non è possibile sapere se fidarsi o no di una persone che sembra amica ma che sai che potrebbe essere pronta ad ammazzarsi.
Soltanto alla fine del film questo segreto viene svelato in parte.
Poi entra in campo anche la voglia di ribellione, di libertà che nel primo episodio era solo accennato mentre invece qui esplode in tutta la sua drammatica
Ciò che colpisce in questo secondo capitolo è la bravura degli attori: la capacità che hanno di trasmettere al pubblico le emozioni del personaggio che interpretano: la giovane attrice Jennifer Lawrence, già premio oscar per “Il lato positivo” dimostra grande capacità espressiva e il regista Francis Lawrence (i due non sono parenti) indugia molte volte primi piani, sugli sguardi della giovane guerriera, sulle lacrime che scendono dal volto, sulla rabbia che traspare dalle sue parole dai suoi gesti, ma soprattutto sugli occhi della giovane attrice.
La differenza tra il primo e il secondo film che è sicuramente superiore, sotto certi aspetti, riguarda i personaggi: se il primo si basa quasi esclusivamente si Katniss e Peeta, in questo secondo episodio prendono più spessore i personaggi di contorno che bene o male, in qualche modo, diventano protagonisti nei singoli ruoli.
La storia, insomma si amplia e questo non può che fare bene al film che scivola velocemente verso alla fine, tanto che alzarsi quando arrivano i titoli di coda, è davvero un dispiacere.
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ilaria pasqua
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giovedì 28 novembre 2013
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adattamento fedelissimo
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"Ricorda chi è il vero nemico" è la frase fondamentale che è rimasta nella mia mente da quando sono uscita dalla sala. La frase che racchiude in sé tutto il film.
Katniss Everdeen e Peeta Mellark, i due amanti sfortunati degli Hunger Games, stanno tendando di riprendersi dallo shock di quei giorni infernali.
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"Ricorda chi è il vero nemico" è la frase fondamentale che è rimasta nella mia mente da quando sono uscita dalla sala. La frase che racchiude in sé tutto il film.
Katniss Everdeen e Peeta Mellark, i due amanti sfortunati degli Hunger Games, stanno tendando di riprendersi dallo shock di quei giorni infernali. Ma non durerà a lungo: presto inizierà infatti il tour della vittoria che li trascinerà di Distretto in Distretto per le celebrazioni. La situazione si è fatta bollente. I Distretti sono in tumulto e il temibile Presidente Snow, sempre un incisivo Donald Sutherland, deve spegnere quel focolare di speranza a ogni costo. Le minacce a Katniss, sempre più consapevole del suo ruolo, funzionano, ma la recita che lei e Peeta mettono in piedi non convince chi dovrebbe. C'è bisogno di qualcosa di più forte, perchè la ghiandaia imitatrice ha finito per trasformare tutti i vincitori in simboli di rivolta. Si devono stroncare i vincitori.
Perciò in questo nuovo anno, verranno celebrati i giochi della memoria, e la mietitura avverrà... tra i vincitori.
Katniss e Peeta si ritrovano di nuovo nell'arena, un'arena completamente nuova, con nuovi e pericolosissimi nemici, ma anche tanti importanti alleati che sembrano saperla lunga...
Tanta attesa per uscire dalla sala completamente soddisfatta. Un film che è quasi l'adattamento perfetto. Il migliore, fedele quasi nei minimi dettagli, sono proprio pochissime le cose che sono rimaste fuori. Vedendolo, ho ricordato ogni singolo momento dei libri. Avevo paura che il trailer raccogliesse, come di solito succede, tutto il meglio del film, e invece il film è tutto una bomba.
Ciò che ho notato subito, è il perfetto equilibrio fra le sue parti. Leggendo il libro si notava questa sorta di divisione tra l'inizio della rivolta, le conseguenze e infine l'arena. Nel film è stato perfettamente trasposto. Ha una forte armonia.
È stato reso bene nella prima parte sia lo stordimento post giochi dei due ragazzi, il cambiamento delle dinamiche, l'intrusione delle telecamere nella loro vita e la profonda presa di coscienza, la consapevolezza di essere in trappola con tutte le conseguenze psicologiche che ne derivano, sia il tumulto, sempre meno sotterraneo, e la paura del Presidente Snow che vuole sconfiggere questi movimenti con altrettanta paura, con furbizia, mettendo nell'arena i vincitori "affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City" , e insieme sguinzagliare in giro un bel po' di Pacificatori, che tanto pacificatori non sono.
Le new entry sono illustri: a partire dal grande Philip Seymour Hoffman, nel ruolo dell'ambiguo Plutarch, a Jena Malone nel ruolo di Johanna Mason, e fa piacere, perchè era da Donnie Darko che non mi capitava davanti. Poi Sam Claflin che interpreta uno splendido e ironico Finnick, riconosciuto nel ruolo all'istante dopo la domanda che tutti noi ci aspettavamo: "Vuoi una zolletta di zucchero?". Infine la dolce Mags e il geniale Beetee. Tutti adatti.
E poi come non parlare dell'arena? Sembrano averla strappata dalle pagine per quanto è identica. I giochi sono emozionanti e spettacolari come ci si aspetta e il finale esatto. Per non parlare della cura degli ambienti, oltre che dell'arena, da Capitol City, più sfarzosa che mai, ai nuovi interni ed esterni sommersi da un'infinità di comparse. È chiaro sin da subito l'aumento di budget... devo trovare un difetto? No, scusate, ora proprio non mi viene. Ah sì (SPOILER volevo vedere l'orologio di Plutarch!! FINE SPOILER)
Insomma, un adattamento con i controfiocchi, sono entrata in sala trattenuta dai miei brutti presentimenti, ma ne sono uscita felice.
Consigliato? Inutile dirlo, no? Correte a vederlo!
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mickey97
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martedì 10 dicembre 2013
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ricorda chi è il vero nemico
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Katniss Everdeen è la vincitrice dei settantaquattresimi hunger games.
La ragazza di fuoco si è battuta molto bene agli hunger games ma erano giochi, nel caso di una guerra vera come si comporterebbe? Tutti i distretti vedono in lei la ghiandaia imitatrice, l'esponente principale di un'imminente rivolta, la ragazza in fiamme senza volerlo ha prodotto una scintilla che se non contenuta potrebbe degenerare sino al punto di scatenare una guerra con migliaia di morti. Quel giochetto con le bacche velenose è stato inteso come un gesto di sfida e non di amore da parte di tutti i distretti di Panem, allora il sistema è davvero fragile se compromesso da una manciata di bacche e in effetti lo è, Katniss Everdeen è intesa come una minaccia specialmente dal presidente Snow che la vuole morta a tutti i costi sempre per il fine di salvaguardare l'immagine già rovinata di Capitol City ma un ulteriore rovina non è consentita.
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Katniss Everdeen è la vincitrice dei settantaquattresimi hunger games.
La ragazza di fuoco si è battuta molto bene agli hunger games ma erano giochi, nel caso di una guerra vera come si comporterebbe? Tutti i distretti vedono in lei la ghiandaia imitatrice, l'esponente principale di un'imminente rivolta, la ragazza in fiamme senza volerlo ha prodotto una scintilla che se non contenuta potrebbe degenerare sino al punto di scatenare una guerra con migliaia di morti. Quel giochetto con le bacche velenose è stato inteso come un gesto di sfida e non di amore da parte di tutti i distretti di Panem, allora il sistema è davvero fragile se compromesso da una manciata di bacche e in effetti lo è, Katniss Everdeen è intesa come una minaccia specialmente dal presidente Snow che la vuole morta a tutti i costi sempre per il fine di salvaguardare l'immagine già rovinata di Capitol City ma un ulteriore rovina non è consentita. La ragazza di fuoco ha riportato quella speranza andata perduta, ma una volta ritrovata bisogna saperla cogliere al volo. Ma se i distretti hanno intenzione di cogliere al volo la rivolta anche il presidente Snow fa lo stesso in questa terza edizione della memoria, decidendo di far gareggiare i vincitori rimasti in vista. Nel secondo capitolo da un lato abbiamo i distretti che devono trovare il coraggio di ribbellarsi mentre risultano ugualmente speranzosi del fatto che il regime totalitario di Capitol City un giorno deve finire invece dall'altro lato abbiamo il presidente Snow, il quale prende la palla al balzo con questa edizione della memoria sperando di mettere per sempre fuori gioco Katniss Everdeen, la quale, non sapendo più domare il fuoco che lei stessa ha alimentato, è come se autorizzasse i distretti alla rivolta quando in realtà lei non ne vuole fare parte nè tantomeno vuole essere rappresentata come un punto di riferimento. Tutto questo dimostra quanto un semplice gesto possa portare alla rovina, il Presidente Snow ha giurato vendetta e se non risulterà convinto dell'amore che prova Katniss nei confronti di Peeta, ucciderà tutti quelli a cui tiene compreso Gale, l'amico più fidato. La ragazza in fiamme può anche aver sfidato il regime ma è come se fosse sottomessa e in effetti lo è da Snow, il quale le impone l'amore eterno con Peeta proprio mentre si ritrova sentimentalmente confusa. Snow è sin troppo crudele e anzichè eliminarla la fa ritornare nell'arena insieme ad altri vincitori, i quali si conoscono fra di loro e per giunta risultano essere assassini alquanto esperti. Katniss parte svantaggiata e con lei anche l'amico e tributo Peeta Mellark naturalmente, ma pensa solo ad armarsi di arco e frecce oltre che del suo coraggio per un ulteriore combattimento mortale. Così si viene proiettati nel cuore di una foresta tropicale sovrastata da un campo di forza che pone un limite a un'arena in realtà divisa in settori con i rispettivi pericoli, in verità è un orologio e di questo se ne rende conto Wiress. L'arena quindi richiama le tipiche bellezze tropicali ma vi sono insiti pericoli ad ore a cui risulta difficilissimo sfuggire, il tutto comunque risulta a dir poco geniale e definirei tale Suzanne Collins, la quale descrive minuziosamente quest'arena affascinante e letale al tempo stesso, alla fine viene eseguita una brillante trasposizione sul grande schermo, il film segue pedissequamente il libro senza tralasciarne i particolari. Libro e film si equivalgono, ma quest'ultimo fa venire i brividi in scene a dir poco importanti. Anzichè rimanere in superficie il secondo capitolo degli Hunger Games va sempre più a fondo pensando di stupire il pubblico, così come Capitol City non ha badato a spese per la terza edizione della memoria anche la Lionsgate fa lo stesso consentendo un budget di ben 150 milioni e si vede. Un blockbuster alquanto ricco di trucchi e piacevolissime sorprese decisamente più risolto e definito del primo capitolo, il quale faceva intendere la crudeltà degli Hunger Games e ne spettacolorizzava la violenza mettendo da parte i pericoli ugualmente ed in parte presente. Possiamo comunque dire che in questo capitolo abbiamo un opposto modello di arena che non richiama la violenza corpo a corpo ma solo quella della natura allo scadere dell'ora. Il film in tutto questo risulta sempre più fresco e potente del primo episodio, più funzionale e congeniale e vi figura molta vivacità nei colori e nei costumi perfino ribelli, le scenografie sono a dir poco stupende e si sposano perfettamente con il triste clima espresso nella povertà del distretto dodici e nel contempo con lo speranzoso clima della rivolta. Il preludio alla rivolta alla fine si fa sempre più lento ed intenso sino al giorno in cui sfocierà brutalmente e sarà la nostra eroina Katniss Everdeen a coinvolgerci nel bel mezzo della rivolta per il fine di combattere il vero nemico, il presidente Snow e Capitol city e basta essere memori di questo per trovare il coraggio di reagire contro un male destinato a sparire.
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(di hollyver07)
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(di mickey97)
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micis
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domenica 1 dicembre 2013
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film spettacolre, jennifer lawrence talento unico
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Questa saga ha per protagonosta una ragazza ostinata e caparbia, ritrovatasi a combattere un potere più grande di lei. Il film è scritto benissimo, c'è spazio sia al combattimento che a momenti in cui si emergono le relazioni che legano i personaggi (toccante il rapporto che lega Katniss alla sorellina Prim). Certamente viene fuori il talento incredibile di Jennifer Lawrence (già premio oscar a 23 anni, e destinata in futuro ad altre statuette), che riesce a dare uno spessore alla protagonista insolito per un film di questo genere. Grande cast, mostri sacri come Donald Sutherland e Philip Seymour Hoffman nella parte dei cattivi e una scintillante Elizabeth Banks.
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Questa saga ha per protagonosta una ragazza ostinata e caparbia, ritrovatasi a combattere un potere più grande di lei. Il film è scritto benissimo, c'è spazio sia al combattimento che a momenti in cui si emergono le relazioni che legano i personaggi (toccante il rapporto che lega Katniss alla sorellina Prim). Certamente viene fuori il talento incredibile di Jennifer Lawrence (già premio oscar a 23 anni, e destinata in futuro ad altre statuette), che riesce a dare uno spessore alla protagonista insolito per un film di questo genere. Grande cast, mostri sacri come Donald Sutherland e Philip Seymour Hoffman nella parte dei cattivi e una scintillante Elizabeth Banks. Bravo Hutcherson, bravino Hemsworth junior. Hunger Games non potrà raggiungere i livelli di incasso di Harry Potter ma per la mia generazione ne è quasi la "continuazione".Neanche lontanamente paragonabile all'abominio di Twilight.
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eleonora panzeri
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giovedì 5 dicembre 2013
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la vera faccia dell’eroe
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Il secondo capitolo della trilogia degli Hunger Game segue in modo molto fedele il libro da cui è tratto; Katniss e Peeta tornano al loro distretto come vincitori, ma si trovano ben presto a dover fare i conti con la nuova edizione dei giochi della memoria. Il film a differenza del libro, da più spazio al presidente Snow e agli organizzatori dei giochi, permettendo così di avere più rapidamente una quadro generale degli eventi. Il risultato è molto convincente, c’è da dire però che chi non ha letto il libro, potrà in certi momenti non capire alcune parti del film, rendendolo così meno apprezzabile. L’idea di un reality dove il premio è la propria vita è di per se inquietante e non così irrealistico, questo concetto tuttavia è già stato il fulcro centrale del primo episodio.
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Il secondo capitolo della trilogia degli Hunger Game segue in modo molto fedele il libro da cui è tratto; Katniss e Peeta tornano al loro distretto come vincitori, ma si trovano ben presto a dover fare i conti con la nuova edizione dei giochi della memoria. Il film a differenza del libro, da più spazio al presidente Snow e agli organizzatori dei giochi, permettendo così di avere più rapidamente una quadro generale degli eventi. Il risultato è molto convincente, c’è da dire però che chi non ha letto il libro, potrà in certi momenti non capire alcune parti del film, rendendolo così meno apprezzabile. L’idea di un reality dove il premio è la propria vita è di per se inquietante e non così irrealistico, questo concetto tuttavia è già stato il fulcro centrale del primo episodio. La novità in questo secondo capitolo è per me la vera faccia dell’eroe. Katniss è preoccupata solo della sorte dei suoi affetti, per lo più è incurante nei confronti della causa di cui a suo malgrado è simbolo. Emerge dunque che il più delle volte gli eroi, siano solo dei burattini, manovrati da mani più esperte e ambiziose. Le ambientazioni sono molto realistiche e ho apprezzato l’uso misurato degli effetti speciali. Sin dal primo capitolo non condivido molto la scelta degli attori che interpretano Peeta e Gale, che secondo me si somigliano troppo e si confondo tra loro. Mi ha colpita molto il personaggio di Johanna Mason interprato da Jena Malone, che da un po’ di brio a momenti che sarebbero altrimenti un po’ troppo melensi e artificiosi. Trovo superficiale chi giudica questo solo come un film per ragazzi, perché al di la di qualche scena poco credibile e a una sceneggiatura alla lunga un po’ troppo meccanica cela dei messaggi appassionanti e profondi.
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tanuz95
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domenica 1 dicembre 2013
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sequel che non delude, anzi....
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Hunger Games: La ragazza di fuoco è un sequel di tutto rispetto,fotografia spettacolare, effetti speciali migliorati di molto ed anche lo stile di riprese è migliorato nettamente grazie al cambio di regia (Nulla da togliere a Gary ross,regista del primo film, che ha fatto un'ottimo lavoro) Colonna sonora ottima (Mi ricorda molto quella del primo film). Adattamente fedelessimo al libro, qualche differenza la si trova ma nulla che comprette l' avanzare della trama che ha un ritmo molto veloce,soprattutto nellla secondà metà.
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Hunger Games: La ragazza di fuoco è un sequel di tutto rispetto,fotografia spettacolare, effetti speciali migliorati di molto ed anche lo stile di riprese è migliorato nettamente grazie al cambio di regia (Nulla da togliere a Gary ross,regista del primo film, che ha fatto un'ottimo lavoro) Colonna sonora ottima (Mi ricorda molto quella del primo film). Adattamente fedelessimo al libro, qualche differenza la si trova ma nulla che comprette l' avanzare della trama che ha un ritmo molto veloce,soprattutto nellla secondà metà..Questo film di sicuro non delude le aspettative, anzi!unica ''pecca'' del film e il finale troppo aperto per essere un film cinematografico, ma non si poteva fare altrimenti visto che il finale del libro è lo stesso!
Ultima cosa, ma non da meno, il magnifico lavoro del cast...sono tutti molto bravi ed in grado di emozzionarti, soprattuto jennifer lawrence (interpreta Katniss everdeen)! Lo consiglio a tutti dai più piccoli a gli adulti visto che la trama si va facendo più ''seria''/''matura'' inconfronto al primo film! Vedremo come saranno sviluppati gli ultimi due film!
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mickey97
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domenica 8 dicembre 2013
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capolavoro! una cura dei dettagli impressionante
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Dopo aver vinto la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, Katniss Everdeen ritorna a casa insieme all'amico Peeta Mellark., ma il sapore della vittoria è più amaro di quanto sembri dal momento che è obbligatorio intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria ovvero il giro di tutti i distretti e guardare in faccia le famiglie dei tributi caduti. Ma lungo la strada, Katniss percepisce un'imminente rivolta mentre il presidente Snow sta preparando la settantacinquesima edizione dei giochi ( The Quarter Quell) una gara che potrebbe mutare per sempre la sorte della nazione di Panem.
Snow: Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
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Dopo aver vinto la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, Katniss Everdeen ritorna a casa insieme all'amico Peeta Mellark., ma il sapore della vittoria è più amaro di quanto sembri dal momento che è obbligatorio intraprendere il cosiddetto Tour della Vittoria ovvero il giro di tutti i distretti e guardare in faccia le famiglie dei tributi caduti. Ma lungo la strada, Katniss percepisce un'imminente rivolta mentre il presidente Snow sta preparando la settantacinquesima edizione dei giochi ( The Quarter Quell) una gara che potrebbe mutare per sempre la sorte della nazione di Panem.
Snow: Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.
La notizia scoinvolge tutti, Katniss sta per ritornare nell'arena ma vuole salvare Peeta, così va da Haymitch, il quale la accoglie dicendole: potresti vivere cento vite e ancora non le meriteresti.
Katniss: Haymitch promettimi che salverai Peeta, lui vive e io muoio, promettimelo.
Haymitch alla fine cede alla supplica ma fa una premessa: se vengo sorteggiato io e Peeta si offre volontario, non posso fare più niente per lui.
Ma al momento del sorteggio... il tributo maschio che rappresenterà il distretto 12 ai settantacinquesimi hunger games sarà Haymitch Abernarthy ma Peeta si offre come tributo volontario, a questo punto Haymitch ritorna nuovamente nei panni di mentore ma può ugualmente aiutarlo.
Haymitch: Dimenticate quello che credete di sapere sugli Hunger Games, l'anno scorso è stato facile, stavolta vi troverete di fronte assassini esperti.
Katniss: Un ultimo consiglio?
Haymitch: Resta viva.
Effie Trinket: Capitol City non ha badato a spese, nuovo centro di addestramento, nuovi appartantementi e un'arena davvero molto speciale.
Eh, sì Effie ha proprio ragione, l'arena è proprio speciale, bella ma letale, a dir poco mortale e tende a testimoniare il budget di ben 150 milioni di euro e non solo... c'è dell'altro.
- costumi, trucco e parrucco: il personaggio di Effie è coloratissimo, piacevolissimo, nel primo film sembrava un clown fuori posto ma in questo capitolo è fantastica, la stessa cosa dicasi naturalmente per la ragazza di fuoco Katniss Everdeen, i suoi abiti sono a dir poco magnifici per non parlare poi dell'abito da sposa... c'è da rimanere sia senza fiato che senza parola, Peeta invece è di un'incredibile eleganza.
- scenografie di forte impatto: il distretto dodici in inverno, il villaggio dei vincitori, l'arena, il palazzo presidenziale. Tutto è curato nei minimi dettagli.
- effetti speciali: davvero imponenti, qualitativamente superiori al primo film.
Un film a dir poco perfetto, cura qualsiasi cosa senza tralasciare mai niente ed andando sempre più a fondo mentre risulta fedelissimo ad un libro fin troppo dettagliato.
Un film bellissimo con un cast sublime sempre capitanato da una Jennifer Lawrence da oscar.
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catcarlo
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giovedì 26 dicembre 2013
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la ragazza di fuoco
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Fino a che questo resta il film di Attila (sì, cioè, di Donald Sutherland nei perfidi panni del presidente Snow), la seconda puntata della saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins funziona in modo soprendente per essere un prodotto segmentato su di un pubblico adolescente. La vittoria congiunta di Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson) nell’episodio precedente ha dimostrato che ci si può ribellare alla società un po’ nazistoide basata sui distretti sottomessi a un ferreo potere centrale: il tour della vittoria fa da scintilla per alcuni focolai di rivolta, così Snow (su viscido consiglio del Plutarch di un Philip Seymour Hoffman sottoutilizzato in maniera clamorosa) trova il modo di ributtare nella mischia la ragazza e il relativo compare di sventura – con lo scopo di far fuori almeno lei – inventandosi una sfida tra i vincitori ancora in vita.
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Fino a che questo resta il film di Attila (sì, cioè, di Donald Sutherland nei perfidi panni del presidente Snow), la seconda puntata della saga tratta dai romanzi di Suzanne Collins funziona in modo soprendente per essere un prodotto segmentato su di un pubblico adolescente. La vittoria congiunta di Katniss (Jennifer Lawrence) e Peeta (Josh Hutcherson) nell’episodio precedente ha dimostrato che ci si può ribellare alla società un po’ nazistoide basata sui distretti sottomessi a un ferreo potere centrale: il tour della vittoria fa da scintilla per alcuni focolai di rivolta, così Snow (su viscido consiglio del Plutarch di un Philip Seymour Hoffman sottoutilizzato in maniera clamorosa) trova il modo di ributtare nella mischia la ragazza e il relativo compare di sventura – con lo scopo di far fuori almeno lei – inventandosi una sfida tra i vincitori ancora in vita. Tutta questa parte è sostenuta da un più che discreto ritmo e da una sceneggiatura che riesce a coinvolgere anche lo spettatore di passaggio: c’è il consueto contrasto tra la miseria ovvero l’opacità dei distretti e lo sfarzo colorato della capitale, la scelta delle squadre per la preparazione ai giochi, la sfarzosa presentazione al pubblico in televisione sullo sfondo di scenografie (e all’interno di inquadrature) alla Leni Riefenstahl – peccato solo che Stanley Tucci abbia meno spazio nei panni del luciferino presentatore Caesar, mentre Cinna (Lenny Kravitz) si inventa per Katniss un vestito ‘ribelle’ che gli costerà caro. Poi iniziano i giochi veri e propri, causando un vero e proprio crollo di interesse: il nuovo regista Francis Lawrence risparmia al pubblico i faticosissimi (per la vista) traballamenti della camera a mano utilizzata dal predecessore Gary Ross, ma si resta dalle parti del videogame di sopravvivenza pieno di effetti, ma con qualche trovata banale (la nebbia, le scimmie), i personaggi degli altri tributi delineati solo in maniera grossolana e persino i dialoghi che paiono qua e là tirati via. Di positivo c’è che questa seconda parte occupa meno di un terzo della durata complessiva e termina quasi di colpo con un mini-ribaltone dopo il quale manca solo la scritta ‘continua’ sullo schermo, ma, si sa, questo è il prezzo da pagare alla trasposizione di successi letterari a puntate. A proposito di durata complessiva: due ore e mezza sono un po’ troppe, una bella bonifica di personaggi e situazioni avrebbe giovato al risultato finale, ma in questi casi il pubblico di riferimento non avrebbe perdonato le dimenticanze o le forzature rispetto al testo originale (così, però, una trasposizione di ‘Guerra e pace’ durerebbe almeno dodici ore…). Tocca perciò accontentarsi di una pellicola in cui la regia diligente di Lawrence – che però funziona meglio, anche a livello complessivo, di quella di Ross – mette per immagini una storia più coerente e attenta alle sfumature della ‘lotta di classe’ rispetto a quella del primo film, oltre a ridurre la violenza che vi serpeggiava in maniera eccessiva: merito di un team di sceneggiatori nuovo di zecca composto da due che non sono gli ultimi arrivati come Simon Beaufroy ("Full Monty", "The Millionaire") e Michael Arndt ("Toy Story 3", "Little Miss Sunshine"). Insomma, nel complesso il giocattolone si fa apprezzare più del suo predecessore e lo stesso devono avere pensato in produzione, visto che regista e sceneggiatori sono stati confermati per il capitolo finale (che, accidenti alle strategie di marketing, arriverà in due puntate). Ovviamente ci saranno anche tutti i personaggi chiave della vicenda con i relativi volti: da quello bello e intenso di Jennifer Lawrence a quello ruvido dell’ex ‘assassino nato’ Woody Harrelson (il cui Haymitch ha qui ridotto il consumo di alcool) per finire a quelli con meno presonalità dei giovani protagonisti maschili – anche se il nuovo arrivato Sam Claflin (Finnick) alza un po’ la media. Da notare, infine, la furba colonna sonora: oltre alla partitura di James Newton Howard, ecco spuntare Coldplay, Of Monsters and Man, The Lumineers (tutti sui titoli di coda), The National e molti altri, inclusa Patti Smith.
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