angelo bottiroli - giornalista
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domenica 22 giugno 2014
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frizzante ed originale
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Generalmente i film francesi, profondamente diversi dai nostri, possono apparire statici e noiosi, soprattutto i film commedia; non è il caso di questo “Rompicapo a New York” dove la mano di Luc Besson si vede tutta anche se a firmare la regia è Cedric Klapish (L’appartamento spagnolo, Parigi, Bambole russe).ù
In pratica è un film francese con tutti attori francesi, quasi interamente girato a New York, ma non la solita metropoli che vediamo nei film americani.
In questo film si vede la News York dei sobborghi, delle persone povere che sbarcano il lunario come possono e soltanto in lontananza si vedono i grattacieli di Manhattan.
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Generalmente i film francesi, profondamente diversi dai nostri, possono apparire statici e noiosi, soprattutto i film commedia; non è il caso di questo “Rompicapo a New York” dove la mano di Luc Besson si vede tutta anche se a firmare la regia è Cedric Klapish (L’appartamento spagnolo, Parigi, Bambole russe).ù
In pratica è un film francese con tutti attori francesi, quasi interamente girato a New York, ma non la solita metropoli che vediamo nei film americani.
In questo film si vede la News York dei sobborghi, delle persone povere che sbarcano il lunario come possono e soltanto in lontananza si vedono i grattacieli di Manhattan.
Il film avrebbe potuto essere ambientato in qualsiasi altra città, ma forse la scelta del regista è caduta sulla metropoli Usa perché solo così forse, poteva trattare il difficile problema dell’immigrazione, anche se al centro di tutto il film c’è una storia di una famiglia moderna separata, di amici etero e di lesbiche e un uomo, il protaginista, alle prese con i normali problemi dovuti alla separazione dalla moglie.
La trama, scritta così non sembra nulla di trascendentale, ma in realtà non è così: il film è bello, frizzante e soprattutto originale.
Ottimi tutti gli attori: dal protagonista Romain Duris che ha recitato in quasi tutti i film del regista alla tre donne che ruotano attorno a lui: la moglie, l’amante e l’amica.
Una citazione particolare però merita Cecile De France (Hereafter, il giro del mondo in 80 giorni e molti altri) nel ruolo della donna gay, amica intima del protaginista.
Alla fine siamo di fronte ad una commedia piacevole, che non disdegna di trattare alcuni problemi comuni a molte persone, da vedere per l’originalità con cui tutto viene trattato.
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emylio spataro
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mercoledì 18 giugno 2014
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un delizioso rompicapo cinese a new york
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SE non conosci New York e se (come me) ti ha sempre spaventato l'idea di andarci a vivere, con questo film forse riconfermerai lo spavento o ti ricrederai vedendo la Grande Mela da una differente prospettiva: più umanamente varia, caoticamente vivibile e tutto sommato divertente, seppur molto complicata... Tanto per usare un pudico eufemismo, essendo la situazione del protagonista a dir poco incasinata in un labirintico rompicapo, combattuto tra i nuovi modelli familiari allargati o ristretti, dai nuclei mono-omo-genitoriali alle coppie di fatto, mirando comunque verso la realizzazione e il trionfo di un sempieterno legame amoroso.
Non credo di svelare nulla della trama, essendo già comprensibile nel trailer, se dico che Xavier è uno scrittore e nel suo libro autobiografico racconta che sta per essere lasciato dalla moglie per un ricco americano di Manatthan.
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SE non conosci New York e se (come me) ti ha sempre spaventato l'idea di andarci a vivere, con questo film forse riconfermerai lo spavento o ti ricrederai vedendo la Grande Mela da una differente prospettiva: più umanamente varia, caoticamente vivibile e tutto sommato divertente, seppur molto complicata... Tanto per usare un pudico eufemismo, essendo la situazione del protagonista a dir poco incasinata in un labirintico rompicapo, combattuto tra i nuovi modelli familiari allargati o ristretti, dai nuclei mono-omo-genitoriali alle coppie di fatto, mirando comunque verso la realizzazione e il trionfo di un sempieterno legame amoroso.
Non credo di svelare nulla della trama, essendo già comprensibile nel trailer, se dico che Xavier è uno scrittore e nel suo libro autobiografico racconta che sta per essere lasciato dalla moglie per un ricco americano di Manatthan. E a New York si trasferisce per occuparsi dell'educazione dei suoi figli, accolto da un'amica lesbica che aspetta un bambino da lui. Così si installa nella ex casa della compagna cinese dell'amica saffica a Cinataw, dopo aver sposato a sua volta la figlia di un tassista cinese per ottenere la cittadinanza americana, prima che arrivi la sua antica fidanzata francese con prole.
Ecco i tasselli fondamentali del puzzle da comporre in questo delizioso terzo film di una saga cominciata nel 2002 con "L'appartamento Spagnolo", grande successo di pubblico e critica del regista Cedric Klapische. L'Attore Roman Duris e le interpreti femminili sono rimasti invariati, prima fra tutte in splendore Audrey Tautou che, pur entrando nel rompicapo soltanto nella seconda parte, illumina lo schermo di luce propria... per risolverlo definitivamente o per lasciare un finale aperto ad altre evoluzioni? "Tu sei come la mia fidanzata" è la frase che l'editore del romanzo work in progress trova più di richiamo per il lancio del libro, e a sussurrarla allo scrittore è la sua amica omosessuale. Da vedere accompagnati dai genitori, libertari o meglio se conservatori. Il titolo originale è "Casse Tete Chinois", che come al solito tradotto letteralmente sarebbe stato preferibile al titolo imposto dai distributori italiani: Rompicapo Cinese.
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veritasxxx
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mercoledì 18 giugno 2014
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l'appartamento spagnolo - troisième partie
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Mesdames et messieurs, voilà "L'appartamento spagnolo - troisième partie". In tempi di serializzazioni selvagge anche gli studenti Erasmus vengono seguiti da una telecamera nelle loro quotidiane vicissitudini, ad intervalli regolari di dieci anni. La domanda che sorge spontanea è: ma ce n'era davvero bisogno? Passi un secondo (fiacco) film che riprendeva i personaggi di un'insperato successo commerciale anni '90 che ha definito la generazione degli studenti universitari che in Europa hanno la possibilità di fare un anno di studio all'estero. Il problema è che mentre la pellicola originale, nella sua ingenuità, poteva risultare simpatica nel presentare un inedito melange di gioventù europea che si ritrova più simile di quanto non creda nonostante le differenze linguistiche e culturali, il secondo e il terzo film della serie si crogiolano nell'autocommiserazione della commedia leggera francese e dei suoi antieroi con vite incasinate, ma in fondo taaanto simpatici.
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Mesdames et messieurs, voilà "L'appartamento spagnolo - troisième partie". In tempi di serializzazioni selvagge anche gli studenti Erasmus vengono seguiti da una telecamera nelle loro quotidiane vicissitudini, ad intervalli regolari di dieci anni. La domanda che sorge spontanea è: ma ce n'era davvero bisogno? Passi un secondo (fiacco) film che riprendeva i personaggi di un'insperato successo commerciale anni '90 che ha definito la generazione degli studenti universitari che in Europa hanno la possibilità di fare un anno di studio all'estero. Il problema è che mentre la pellicola originale, nella sua ingenuità, poteva risultare simpatica nel presentare un inedito melange di gioventù europea che si ritrova più simile di quanto non creda nonostante le differenze linguistiche e culturali, il secondo e il terzo film della serie si crogiolano nell'autocommiserazione della commedia leggera francese e dei suoi antieroi con vite incasinate, ma in fondo taaanto simpatici. La sceneggiatura ce la mette tutta per risultare scorrevole e alla moda: ci sono tutti gli elementi sociologici che ci si aspetta da un film "moderno": le lesbiche che fanno figli con il seme del migliore amico, il rapporto conflittuale con i genitori con cui si parla poco (mentre invece i giovani papà, chissà perchè, sono esemplari di genitore vicini alla perfezione), le coppie che si scoppiano ma si riaccoppiano con nuovi partners in tempi record, le nuove famiglie incasinate piene zeppe di figli degli altri, i matrimoni a tavolino per ottenere la green card, il multiculturalismo che fa tanto cool perchè "siamo tutti stranieri" in questo pazzo mondo. Ma basta una sveltina...e tutto si ricompone e ci si vuole bene di nuovo, così i bambini sono contenti e crescono più sereni. Anche se alcune situazioni strappano una mezza smorfia (un sorriso è chiedere troppo da un film del genere) e il film complessivamente si lascia vedere con il suo finalino ottimista, il compito di una sana critica è di condannare operazioni commerciali di questo tipo. Non vi sognate neanche di andare a New York a meno che non abbiate tanti soldi o un contratto di lavoro. Non credete alle favole. Mogli e buoi dei paesi tuoi. Mal comune, mezzo gaudio. E l'ultimo, chiuda la porta.
Come diceva un vecchio P2ista, "State bboni".
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flyanto
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lunedì 16 giugno 2014
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continuano le "traversie" del protagonista frances
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Film in cui si racconta di un quarantenne che, dopo la separazione dalla propria moglie ed al di lei trasferimento da Parigi a New York, al fine di poter stare insieme ai propri figli, decide anch'egli di trasferirsi nella Grande Mela e qui iniziare nuovamente una vita. Dal momento del suo arrivo in città, il protagonista dovrà affrontare ovviamente una realtà del tutto nuova: e cioè dividersi con l'ex moglie ed il suo nuovo compagno le visite ed il tempo da trascorrere con i propri figli, cercare un appartamento dove vivere, cercarsi un lavoro più o meno "regolare", al fine di non vivere in clandestinità e soprattutto tentare di ottenere la cittadinanza americana sposandosi con una giovane donna orientale.
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Film in cui si racconta di un quarantenne che, dopo la separazione dalla propria moglie ed al di lei trasferimento da Parigi a New York, al fine di poter stare insieme ai propri figli, decide anch'egli di trasferirsi nella Grande Mela e qui iniziare nuovamente una vita. Dal momento del suo arrivo in città, il protagonista dovrà affrontare ovviamente una realtà del tutto nuova: e cioè dividersi con l'ex moglie ed il suo nuovo compagno le visite ed il tempo da trascorrere con i propri figli, cercare un appartamento dove vivere, cercarsi un lavoro più o meno "regolare", al fine di non vivere in clandestinità e soprattutto tentare di ottenere la cittadinanza americana sposandosi con una giovane donna orientale. In aggiunta a tutto ciò, riconoscere la propria paternità nei confronti di una bimba che la sua amica omosessuale e vivente a New York con la propria compagna ha avuto da lui tramite un'inseminazione artificiale e le svariate visite di una sua amica francese, separata anch'ella con due bambini, nonchè sua ex fidanzata. Riuscirà alla fine a mettere in ordine la propria caotica e confusa esistenza ed a ricostruirsi felicemente la propria vita.
Quest'ultima commedia firmata Cédric Klapisch consiste nel terzo ed ultimo capitolo della "saga" del regista iniziato con "L'appartamento Spagnolo" e continuato poi con "Bambole Russe" ed in cui il protagonista (lo stesso Romain Duris) viene rappresentato nelle varie fasi della sua esistenza: dal periodo degli studi universitari a quello più adulto di giovane uomo di quasi trent'anni. Qui, appunto, il terzo capitolo prende in esame la sua vita di uomo di quarant'anni, una vita sempre caotica ed all'insegna di scombinate e controverse storie sentimentali. In ogni caso, anche questo terzo capitolo, è presentato dal regista alla stessa maniera dei due precedenti, e cioè in forma sottilmente ironica, piena di avvenimenti che si incastrano gli uni con gli altri, insomma, il tutto presentato in uno stile leggero ma piacevole. Molte delle vicende e delle situazioni risultano forse poco probabili, ma la veridicità assoluta e completa di certi episodi sicuramente non determinano affatto una grande importanza per Klapisch a cui interessa maggiormente rappresentare il caos della vita e dei sentimenti degli individui con levità. Pertanto la pellicola va presa come un puro e semplice divertissement e nulla di più, ma ideale al fine di trascorrere circa due ore in serenità e spensieratezza.
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melvin ii
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sabato 14 giugno 2014
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anche peter pan invecchia
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Il biglietto d’acquistare per “Rompicapo a New York” è : 3)Di Pomeriggio
“Rompicapo a New York” è un film del 2014 scritto e diretto da Cédric Klapisch con : Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile De France, Kelly Reilly, Sandrine Holt.
Non amo particolarmente le trilogie o comunque i film o i libri che si trascinano nel corso degli anni con sequel sempre più scadenti e inutili. Guerre Stellari, Il Signore degli Anelli, Harry Potter e pochi altri casi si sono potuti permettere certi lussi. Tutte le storie anche le più belle hanno un inizio e una fine senza dover allungare troppo il brodo per amore di ipotetici guadagni.
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Il biglietto d’acquistare per “Rompicapo a New York” è : 3)Di Pomeriggio
“Rompicapo a New York” è un film del 2014 scritto e diretto da Cédric Klapisch con : Romain Duris, Audrey Tautou, Cécile De France, Kelly Reilly, Sandrine Holt.
Non amo particolarmente le trilogie o comunque i film o i libri che si trascinano nel corso degli anni con sequel sempre più scadenti e inutili. Guerre Stellari, Il Signore degli Anelli, Harry Potter e pochi altri casi si sono potuti permettere certi lussi. Tutte le storie anche le più belle hanno un inizio e una fine senza dover allungare troppo il brodo per amore di ipotetici guadagni. Questo è il caso di “Rompicapo a New York” terzo episodio delle avventure del nostro amico Xavier (Duris) che abbiamo conosciuto studente di Eramus a vent’anni nel 2002 con “L’appartamento spagnolo”, poi trentenne in cerca di conferme nel 2005 con “Bambole Russe”. Klapisch voleva raccontare la generazione Erasmus e i loro sogni e speranze attraverso gli occhi e i pensieri di Xavier. Se “L’Appartamento spagnolo” è diventato un piccolo cult e ha divertito il pubblico, già con “Bambole Russe” la magia era sparita, perdendo la storia d’originalità e freschezza. Lo spettatore nei primi due episodi ha assistito alla crescita di Xavier sia in campo lavorativo che nella sfera sentimentale tra errori , incontri e litigi. “Rompicapo a New York” rappresenta il passaggio all’età matura del nostro protagonista. Ha quasi quarant’anni, scrittore di discreta fama, padre di due figli avuti dalla compagna Wendy(Reilly).Sembra un quadro idilliaco, ma è solo apparenza. La coppia scoppia, Wendy è infelice e insoddisfatta e decide di tornare a New York perché è innamorata di un altro uomo. Isabelle(Cecile), l’amica lesbica, messa la testa a posta con Ju( Holt) vuole un figlio e chiede aiuto a Xavier, che anche se riluttante le darà.
Xavier realizza che senza i suoi figli non può stare e cosi molla tutto e si trasferisce a New York, stravolgendo la sua vita. Decide di scrivere un nuovo romanzo su come la vita possa essere a volte un vero rompicapo. Sulla scena appare anche la terza donna di Xavier ,Martine (Tautou), anche lei signle e madre di due figli. Gli amici di Barcellona si ritrovano a New York e si confrontano con la realtà e i problemi legati ai cambiamenti del tempo.
La sceneggiatura vorrebbe raccontare la delicata fase di passaggio dall’eterno Peter Pan a all’età adulta del protagonista, ma la struttura narrativa e il suo sviluppo non convincono a pieno. Piace l’idea d’ambientare la storia nella caotica e precaria New York. “La città che non dorme mai” con i suoi paesaggi e ambienti si presta bene all’alternarsi delle scene dei vari protagonisti, ma il film nel complesso un ritmo lento e solo a sprazzi riesce a coinvolgere e divertire. Il personaggio Xavier solo in parte riesce ad esprimere l’inquietudine e le incertezze dei quarantenni d’oggi , esitanti a diventare padri responsabili e sicuri del proprio lavoro.
Le figure femminili sono centrali e intono ad esse ruota la vita di Xavier. Sono donne insicure, romantiche, vogliose di fare una famiglia, ma che intenzionate a primeggiare nel lavoro. Sicuramente il mondo femminile attuale risulta descritto con più attenzione e introspezione.
Piace l’idea di paragonare la costruzione e sviluppo di un libro alla vita, dove la ricerca della trama giusta da scrivere è l’essenza di tutto . La regia è senza fronzoli e particolari guizzi creativi, se si escludono i divertenti dialoghi di Xavier con Schopenhauer e Hegel sulla vita e sull’amore.
L’intero cast recita in maniera dignitosa, ma senza suscitare particolari sussulti emotivi per lo spettatore.
Il finale anche se prevedibile e scontato, piace per quella sensazione di chiusura del cerchio per i protagonisti e invita questa generazione a credere a un futuro positivo possibile.
“Rompicapo a New York” magari non era necessario farlo, ma lo spettatore dopo averlo visto si chiederà come l’editore di Xavier se il lieto fine è più credibile nella vita o in un romanzo.
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