Tutti i rumori del mare |
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Un film di Federico Brugia.
Con Sebastiano Filocamo, Benn Northover, Orsi Tóth, Malika Ayane, Mimmo Craig.
continua»
Thriller,
durata 95 min.
- Italia, Ungheria 2012.
- Maremosso
uscita venerdì 24 agosto 2012.
MYMONETRO
Tutti i rumori del mare
valutazione media:
2,63
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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La foschia di un'esistenza e di un filmdi Riccardo TavaniFeedback: 33555 | altri commenti e recensioni di Riccardo Tavani |
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domenica 26 agosto 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La vicenda è una esplicita ripresa della situazione rappresentata in “Le conseguenze dell'amore” di Paolo Sorrentino, interpretato da Toni Servillo. Qui, però, e tutto più radicalizzato, “esasperato”. A partire dalla solitudine esistenziale del protagonista e del suo alloggio sì in un albergo come nel film di Sorrentino, ma disabitato, mai finito di costruire e in via di sfacelo. Un albergo fantasma con un ospite fantasma che si chiama soltanto “X”. La camorra nostrana è sostituita da quella magiara, le lingue parlate dai personaggi non il napoletano ma l'inglese e l'ungherese. Il traffico non è quello della valuta ma degli esseri umani. La radicalizzazione pare, però, una variante debole sul tema, in chiave più calligrafica che veramente stilistica e formale. “X” riceve l'ordine dall'organizzazione magiara che gli commissiona da anni i “lavori” di prelevare una persona in Ungheria e di portarla clandestinamente in Italia. Lui esegue tutto perfettamente, nitidamente, senza mai la minima sbavatura di errore. Per questo si fidano di lui, lo rispettano e lo compensano lautamente. Sono per lo più giovani ragazze da avviare presumibilmente alla prostituzione, senza radici familiari o legami che possano un domani far scattare una ricerca dell'Interpol sulla loro scomparsa. Ragazze, come nel caso qui messo in scena, prelevate anche dall'orfanotrofio, senza più alcun retroterra alle spalle e persino nella memoria. La vicenda questa volta, però, si aggroviglia subito e la situazione si complica maledettamente. L'azione sia del il ministro di polizia magiaro che quella di una banda rivale convergono per far saltare il solito perfetto trasporto di “X” e sollevare un polverone. Ora “X” deve abbandonare per strada, di notte la sua merce, ma per una serie di circostanze e di impercettibili tentennamenti non ci riesce. Da qui le “conseguenze”... ma possiamo dire dell'amore? Non sembrerebbe proprio. Il personaggio interpretato da Toni Servillo nel film di Sorrentino mette la sua vita coscientemente, sul piatto dello spietato gioco camorristico, come conseguenza ineluttabile di una scelta, di un tirare amaramente le somme esistenziali, che si esprime anche come una sfida ai suoi padroni malavitosi. Il film di Sorrentino ha davvero una più profonda e tragica eco che riverbera in tutti i gangli del presente. “X”, invece, si trova incastrato dentro un meccanismo non voluto da lui, dal quale si adopera anche per uscire nel migliore dei modi. Servillo non scappa, “irrompe” con la sua maschera mortale nel covo prima amico che diventa il peggior nemico, creando una situazione freudianamente “perturbante”. Nel film di Brugia tutti questa tessitura di riferimenti e invisibili evocazioni manca, e d'altronde non si può prendere un modello precedente senza esserne all'altezza in un inevitabile confronto. C'è da dire, però, che la regia sa rendere, con tratto discreto ma incisivo, certe atmosfere di sospensione e rarefazione però, lo abbiamo detto, prevalentemente, anche se non sempre, in una chiave calligrafica, con una cura dei dettagli e dei primi piani da film pubblicitario. La leggera foschia che pervade tutta l'ambientazione stradale della pellicola è anche la nebbia della sua cifra stilistica, la quale, purtroppo, toglie delle possibilità di espressione in più che poteva avere la pur ottima interpretazione di Sebastiano Filocamo nei panni di “X”.
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